- Catherine Gildiner esplora 5 viaggi verso la guarigione.
- La relazione terapeutica è un elemento cardine per la guarigione.
- I traumi infantili portano a schemi disfunzionali che influenzano le relazioni.
L’opera di Catherine Gildiner, “Buon giorno, mostro. Cinque viaggi eroici verso la guarigione”, pubblicata nel 2024, si rivela un’esplorazione profonda e toccante del potere trasformativo della psicoterapia. Attraverso le storie di cinque pazienti, l’autrice ci conduce in un viaggio attraverso il dolore, la resilienza e la capacità di ricostruire se stessi.
Un viaggio nel profondo dell’animo umano
Gildiner, psicoterapeuta di grande esperienza, intreccia il rigore scientifico della psicoterapia con la potenza della narrazione, offrendo al lettore uno sguardo intimo e autentico sul processo terapeutico. Le storie di Laura, Peter, Danny, Alana e Madeline, i cinque pazienti protagonisti, sono accomunate da traumi profondi e da un desiderio di superare le proprie sofferenze. Ognuno di loro si presenta con una sfida immediata, ma ben presto emerge una sofferenza sepolta da tempo, un “mostro interiore” da affrontare e integrare nella propria storia di vita.

L’autrice non edulcora la realtà del percorso terapeutico, ma mostra le difficoltà, le battute d’arresto e i momenti di crisi che inevitabilmente lo costellano. Allo stesso tempo, evidenzia il ruolo fondamentale della relazione terapeutica, uno spazio di fiducia e di ascolto in cui il dolore può essere nominato e accolto.
- Un libro toccante che celebra la resilienza... 💖...
- Psicoterapia: non sempre una soluzione, ma un percorso... 😔...
- E se i 'mostri' fossero solo parti di noi...? 🤔...
La relazione terapeutica come elemento cardine
Uno degli aspetti più significativi del libro è l’attenzione che Gildiner dedica alla relazione terapeutica. L’autrice sottolinea come questo legame, basato sull’empatia, l’accettazione e la comprensione, sia essenziale per la guarigione. La terapia non viene presentata come una soluzione magica o un percorso lineare, ma come un processo complesso e dinamico in cui terapeuta e paziente lavorano insieme per affrontare il dolore e ricostruire una nuova narrazione di sé. La relazione terapeutica emerge come un faro nella notte, una guida sicura per affrontare le tempeste interiori.
Gildiner non si atteggia a figura onnisciente, ma si propone invece come una preziosa alleata che affianca i pazienti nei momenti di vulnerabilità, facilitando il ritrovamento della loro voce autentica e l’attribuzione di un significato alle loro esperienze. Questo approccio conferisce al libro un’elevata dose di realismo e aderenza alla pratica clinica, dimostrando che la guarigione non è una destinazione finale, ma piuttosto un flusso continuo di crescita e mutamento.
Storie di resilienza e trasformazione
Le storie dei cinque pazienti sono diverse tra loro, ma tutte accomunate da un filo conduttore: la capacità di trasformare il dolore in un’opportunità di crescita. Le vicende narrate comprendono quelle di un musicista di successo di origini cinesi, immigrato di prima generazione, alle prese con un disturbo della sfera sessuale. C’è anche la storia di una giovane donna lasciata sola dal padre a soli nove anni in un’abitazione isolata durante il rigido inverno, con l’onere di occuparsi dei fratellini minori. Non manca il racconto di una professionista brillante e dedita al lavoro in modo quasi ossessivo, la cui madre, una figura narcisista e incurante, la accoglieva ogni mattina con la frase “Buongiorno, Mostro”.
Ognuno di questi personaggi affronta un percorso difficile e doloroso, ma alla fine riesce a superare le proprie ferite e a costruire una vita più autentica e significativa. Le loro storie sono un inno alla resilienza umana, alla capacità di rialzarsi dopo una caduta e di trovare la forza di andare avanti nonostante le difficoltà. Queste narrazioni ci ricordano che il dolore non definisce chi siamo, ma che possiamo scegliere il modo in cui affrontarlo e trasformarlo.
Uno sguardo “dietro le quinte” della psicoterapia: Riflessioni conclusive
“Buon giorno, mostro” offre uno sguardo privilegiato “dietro le quinte” dello studio di psicoterapia, svelando la complessità e l’intensità del lavoro terapeutico. Gildiner sa unire con maestria il rigore scientifico a un linguaggio chiaro e accessibile, rendendo il libro di facile lettura sia per gli esperti della salute mentale che per chiunque sia affascinato dalle storie di superamento personale. Il volume ci ricorda il valore inestimabile dell’ascolto attento e di una comprensione profonda, spingendoci a riflettere sulla nostra stessa capacità di riedificarci nonostante le ferite subite.
Amici lettori, spero che questo viaggio attraverso le pagine di “Buon giorno, mostro” vi abbia toccato il cuore e stimolato la mente. Vorrei condividere con voi una nozione base di psicologia cognitiva: il concetto di schema. Uno schema è una struttura mentale che organizza la nostra conoscenza del mondo e influenza il modo in cui percepiamo, interpretiamo e ricordiamo le informazioni. I traumi infantili, come quelli vissuti dai protagonisti del libro, possono portare alla formazione di schemi disfunzionali, che influenzano negativamente le nostre relazioni e il nostro benessere emotivo.
E ora, una nozione più avanzata: la teoria dell’attaccamento. Questa teoria, sviluppata da John Bowlby, spiega come le nostre prime esperienze relazionali con i caregiver influenzino il nostro stile di attaccamento, ovvero il modo in cui ci relazioniamo con gli altri in età adulta. Un attaccamento insicuro, derivante da esperienze di abbandono o trascuratezza, può portare a difficoltà nelle relazioni intime e a una maggiore vulnerabilità allo stress e ai disturbi mentali.
Vi invito a riflettere su come queste nozioni possano aiutarvi a comprendere meglio le vostre esperienze e le vostre relazioni. Chiedetevi: quali sono i miei schemi? Qual è il mio stile di attaccamento? Come posso lavorare per superare gli schemi disfunzionali e costruire relazioni più sane e soddisfacenti? La consapevolezza è il primo passo verso la guarigione e la crescita personale.