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Neuroarchitettura: come le città influenzano la tua salute mentale

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  • L'organizzazione spaziale incide sulle reazioni neurologiche, dal piacere al disagio.
  • Passiamo circa 90.000 ore lavorando, importante progettare ambienti per il benessere.
  • Paesaggi naturali riducono la pressione sanguigna e l'attività elettrodermica [Jo et al., 2019].
  • La neuroarchitettura mira a migliorare la salute mentale e il benessere cognitivo.
  • Creare luoghi di aggregazione migliora la salute e la qualità della vita [Rapporto civico sulla salute 2023].

L’impronta dell’ambiente sulla psiche urbana

Nel fitto tessuto delle metropoli contemporanee, dove il cemento e l’acciaio disegnano orizzonti
frastagliati, si cela una connessione profonda e spesso sottovalutata: quella tra l’ambiente costruito e i
complessi meccanismi della mente umana. L’intersezione tra urbanistica e neuroscienze, un campo
emergente denominato “neuroarchitettura”, rivela come la configurazione spaziale delle nostre città non sia
una mera cornice statica, ma un’entità dinamica in grado di modellare le nostre funzioni cognitive,
influenzare i livelli di stress e plasmare il nostro stato d’animo
.

Questo legame intrinseco tra spazio e psiche è al centro di un dibattito sempre più acceso, che cerca di
andare oltre la semplice funzionalità degli spazi per esplorare il loro impatto sulla salute mentale e sul
benessere emotivo degli abitanti. Secondo l’Osservatorio Glickon, abbiamo trascorso circa 90.000 ore della
nostra vita lavorando, e questa porzione significativa di vita sottolinea l’importanza di progettare ambienti
che promuovano il benessere psicosociale [Fondazione Patrizio Paoletti]. L’organizzazione spaziale della città—comprendente non soltanto la disposizione
degli edifici
, ma anche l’ampiezza delle strade e la qualità dell’illuminazione—ha un impatto profondo
sulle reazioni neurologiche umane. La presenza o assenza di aree verdi influisce considerevolmente sulla
nostra percezione del mondo circostante; infatti, ogni dettaglio urbano può scatenare sentimenti
contrastanti: da quello del piacere al disagio.

Le indagini neuroscientifiche hanno chiaramente illustrato come ci sia un legame diretto tra gli ambienti
nei quali ci troviamo e le modifiche biochimiche che avvengono nel nostro cervello: le nostre cellule
nervose reagiscono variabilmente ai diversi stimoli urbanistici, permettendo, ad esempio, aumentate
secrezioni di cortisolo nei luoghi frenetici privi della serenità della natura oppure elevando i tassi
rilassanti della serotonina nelle zone più tranquille ed equilibrate.

Quando ci si immerge in habitat caratterizzati da un’elevata densità abitativa, dove scarseggiano impulsi
naturalistici, vi è quindi una propensione ad avere picchi significativi nell’ormone legato allo stress;
mentre invece, esperienze immersive nelle bellezze green espandono sensazioni piacevoli accompagnate
dalla pace interiore. Svariati studi confermano infine che contemplare paesaggi naturali ha effetti
benefici notabili sul processo rigenerativo rispetto allo stato ansioso del nostro organismo, grazie
all’attivazione automatica dei circuiti nervosi preposti al rilassamento fisiologico. [State of Mind].

Questa consapevolezza apre nuove prospettive per la progettazione urbana, suggerendo la necessità di un
approccio più olistico, che tenga conto non solo degli aspetti funzionali ed estetici, ma anche
dell’impatto psicologico e neurologico sull’individuo.

Studio interessante: Ricerca ha dimostrato che i paesaggi naturali possono ridurre la pressione sanguigna
e l’attività elettrodermica, suggerendo che il contatto con la natura migliora la salute psicologica [Jo et
al., 2019]
.

L’obiettivo è creare città che non siano solo luoghi di residenza e lavoro, ma veri e propri ecosistemi in
grado di nutrire la mente e lo spirito dei loro abitanti, promuovendo un benessere duraturo e
sostenibile nel tempo.

Cosa ne pensi?
  • 💡 Interessante come la neuroarchitettura possa migliorare la nostra vita......
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  • 🤯 Questo articolo mi ha fatto pensare: e se le nostre città fossero......

La città inclusiva come terapia

L’idea dietro a città inclusive ed accessibili costituisce un principio cardine per favorire sia la salute
mentale
sia il bene comune. Una realtà urbana che si fa carico della diversità—eliminando
ostacoli architettonici oltre a quelli sociali—può assicurare eguali diritti nell’utilizzo degli spazi pubblici
nonché dei servizi disponibili. Tale contesto tende a rafforzare il senso d’appartenenza nella comunità
locale mentre mitiga gli effetti negativi dello stress indotto dall’esclusione o dalla discriminazione.

Le conseguenze dell’assenza di ambienti sicuri dove poter interagire convivialmente, insieme alla
sensazione acuta di essere soggetti a stigma oppure esclusione—in aggiunta alle difficoltà nella mobilità
efficiente—creano una serie interminabile di effetti deleteri sulla salute psichica degli individui. L’emergere
continuo delle problematiche come l’ansia, l’isolamento sociale e la depressione sono
esperienze particolarmente amplificate tra le popolazioni più vulnerabili: tra queste vi è una
preponderanza delle persone LGBTQ+, frequentemente soggette a cicli incessanti di stress causato da
aggressioni fisiche o verbali assieme ad atteggiamenti discriminatorii capaci di influenzare
drammaticamente il loro vissuto quotidiano.

La progettazione urbana può e deve giocare un ruolo attivo nel contrastare queste dinamiche, creando
spazi pubblici che celebrino la diversità, che siano luoghi di incontro e di scambio culturale, e che
garantiscano la sicurezza e il benessere di tutti i cittadini, senza distinzioni di orientamento sessuale,
identità di genere, origine etnica o status sociale.

Riflessione sulla salute mentale: Creare luoghi di aggregazione e socializzazione aiuta a migliorare la
salute e la qualità della vita dei cittadini, promuovendo legami sociali [Rapporto civico sulla salute
2023]
.

La creazione di aree pedonali sicure, l’implementazione di sistemi di trasporto pubblico efficienti e
accessibili, la presenza di parchi e aree verdi attrezzate, la riqualificazione di spazi abbandonati in
luoghi di aggregazione e socializzazione, sono solo alcuni esempi di interventi che possono contribuire a
rendere le città più inclusive e accoglienti. Inoltre, è cruciale che la progettazione urbana tenga conto
delle esigenze specifiche delle diverse comunità, coinvolgendo attivamente i cittadini nei processi
decisionali e promuovendo forme di partecipazione dal basso.

Una città inclusiva non è solo una città più giusta ed equa, ma anche una città più sana e resiliente, in grado
di affrontare le sfide del futuro e di garantire un elevato livello di benessere per tutti i suoi abitanti.

Prospettive dalla neuroarchitettura

La fusione dei principi delle neuroscienze con i processi di progettazione urbana prende il nome di
neuroarchitettura, una disciplina innovativa che invita a esplorare modalità nuove per concepire
gli ambienti urbani. Questi luoghi non devono limitarsi a soddisfare esigenze pratiche ed estetiche;
dovrebbero altresì contribuire al miglioramento della salute mentale e del benessere cognitivo, come
testimoniano le interviste condotte con urbanisti rinomati, architetti visionari e psicologi specializzati
nell’ambiente sociale.

Un aspetto cruciale emerso da tali conversazioni è legato all’influenza che lo spazio costruito esercita
sulla nostra vita quotidiana: si parla infatti del modo in cui gli spazi influiscono sulla memoria
individuale o collettiva oltre che sulla capacità decisionale. Nello specifico ambito della
neuroarchitettura vi sono manifestazioni pratiche visibili nella creazione di aree destinate alla
socialità degli individui.

Le ricerche indicano chiaramente come variabiliuali layout urbano degli spazi aperti pubblici,
sistemazioni ergonomiche delle aree comuni e illuminotecnica studiata ad hoc, includendo aspetti
naturalistici, giochino un ruolo decisivo nel favorire momenti d’interconnessione sociale tra i cittadini
stessi, influenzando sensibilmente il modo in cui ci relazioniamo agli altri mentre siamo immersi nei
nostri contesti quotidiani.

Insight: La neuroarchitettura si basa anche su studi che evidenziano come la luce naturale e i materiali
utilizzati negli spazi influiscano sulla nostra salute e sul nostro benessere [Foster + Partners].

Allo stesso modo, la progettazione di aree verdi e parchi urbani, tenendo conto dei principi della
neuroarchitettura, può massimizzare i benefici per la salute mentale derivanti dal contatto con la
natura, promuovendo il rilassamento, riducendo lo stress e migliorando l’umore.

Studio sull’ambiente naturale: Ricerche suggeriscono che la visione di immagini di paesaggi naturali
produce effetti benefici, come la riduzione dello stress [Jo et al., 2019]. Un campo d’impiego
significativo concerne la creazione di percorsi urbani, concepiti per semplificare l’orientamento e
la navigazione degli individui; questo contribuisce a diminuisciere il disorientamento e l’ansia,
sensazioni frequentemente associate alla permanenza in contesti sconosciuti o articolati. Tale aspetto
risulta particolarmente cruciale nel caso delle persone affette da disabilità cognitiva o degli anziani.
Tuttavia, la neuroarchitettura non si esaurisce nei soli spazi pubblici; i suoi principi sono adattabili
anche nella progettualità relativa a edifici residenziali, uffici, istituzioni scolastiche e strutture
sanitarie. L’intento è quello di plasmare ambientazioni interne ottimali per le varie attività svolte
all’interno dei medesimi luoghi, tenendo conto delle specifiche necessità sia cognitive sia emotive dei
fruitori.

Questo metodo avanguardistico trova fondamento in un numero crescente d’evidenze scientifiche
comprovanti l’impatto positivo indirizzato verso il potenziamento della salute mentale nonché del
benessere globale dell’individuo attraverso certi interventi nella pianificazione urbana.

Riflessioni finali

Abbiamo iniziato a scorgere un filo invisibile che lega le pietre e l’asfalto delle nostre città al battito
quieto o affannato delle nostre menti. La neuroarchitettura ci insegna che gli spazi che abitiamo non
sono semplici sfondi, ma attori silenziosi che modellano il nostro sentire e il nostro agire. È un invito a
guardare oltre la mera funzionalità e a riconoscere la profondità emotiva e cognitiva degli ambienti
urbani. Pensiamo a quanto una strada stretta e buia possa suscitare un senso di inquietudine, mentre
un viale alberato e soleggiato possa infondere un senso di pace e apertura. Queste non sono solo
sensazioni soggettive, ma risposte cablate nel nostro cervello, forgiate dall’evoluzione.

Una nozione basilare di psicologia cognitiva applicabile a questo scenario riguarda il concetto di affordance,
ovvero le possibilità d’azione che un ambiente offre a un individuo. Una panchina in un parco “afforda” la
possibilità di sedersi e riposare, un percorso ben segnalato “afforda” la possibilità di orientarsi. Le città
ben progettate sono ricche di affordance positive, che incoraggiano l’esplorazione, l’interazione sociale e
l’attività fisica, contribuendo al benessere psicologico.

Su un piano più avanzato, possiamo riflettere sul concetto di “terreno” nel trauma e nella guarigione,
reinterpretato in chiave urbana. I traumi, che possono essere causati anche da esperienze negative
nell’ambiente urbano come la paura, la discriminazione o l’isolamento, non si manifestano solo a livello
individuale, ma si inscrivono anche nel tessuto sociale e spaziale. Una città che è stata teatro di violenza
o discriminazione può continuare a rappresentare un “terreno” fertile per l’attivazione di risposte
traumatiche.

Riflessione terapeutica: Creare spazi sicuri e accoglienti è un intervento terapeutico collettivo,
fondamentale per il benessere delle comunità vulnerabili [Jo et al., 2019].

Propongo una meditazione su un tema fondamentale: in che misura gli ambienti che frequentiamo
influenzano la nostra identità?
Quali aree della vostra comunità evocano sentimenti di sicurezza, calore e
ispirazione? Al contrario, quali angoli potrebbero risvegliare sensazioni spiacevoli o d’ansia? Comprendere
questa relazione profonda tra l’ambiente fisico e lo stato mentale rappresenta il punto di partenza
necessario per richiedere e sostenere l’idea di città concepite non soltanto come habitat quotidiani, ma
anche come centri vitali capaci di generare bellezza, benessere e opportunità per ogni individuo.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)

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