- Il progetto CNR INVENIT coinvolge otto istituti per la ricerca neurologica.
- L'ICD-11 dell'OMS riconosce il dolore cronico post-traumatico come condizione patologica a sé stante.
- Studio del CNR: dieta a ridotto apporto calorico attiva meccanismi anti-infiammatori.
Il vasto panorama della ricerca neurologica italiana si arricchisce di una nuova, promettente iniziativa: il progetto “CNR INVENIT”. Questa piattaforma multidisciplinare si configura come un vero e proprio laboratorio di frontiera, con l’ambizioso obiettivo di coniugare ricerca di base e applicata per portare a significative scoperte nel campo delle neuroscienze. Come evidenziato dalle recenti comunicazioni del Consiglio Nazionale delle Ricerche, INVENIT si focalizza in particolare sul “targeting neuronal and glial homeostasis”, ovvero sul mantenimento dell’equilibrio e della funzionalità di neuroni e cellule gliali, componenti fondamentali del sistema nervoso. Il progetto, che si estende ben oltre i confini di un singolo istituto, coinvolge infatti otto istituti del CNR, creando una rete di competenze e risorse senza precedenti. L’Istituto di Chimica Biomolecolare (ICB-CNR), ad esempio, è parte integrante di questa piattaforma, contribuendo con la sua expertise a vari aspetti della ricerca. Lo stesso Istituto di Scienze Marine (CNR-Ismar) è coinvolto in bandi collegati al progetto, dimostrando la vasta portata delle collaborazioni attivate da INVENIT.
Il progetto ha recentemente ricevuto maggiore attenzione per il suo impatto potenziale nella ricerca neurologica, come evidenziato in un articolo da [CNR], che ha descritto INVENIT come una “nuova frontiera nella ricerca neurologica” capace di aprire prospettive inedite nello studio e nel trattamento delle patologie neurologiche.
Il finanziamento di questo progetto di punta rientra nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), specificamente nella Missione 4, testimoniando l’importanza strategica attribuita a questa iniziativa a livello nazionale. Il Codice CUP E63C22002170007 identifica in modo univoco il progetto “CNR Multidisciplinary Advanced Platform for Targeting Neuronal and Glial Homeostasis – CNR-INVENIT”. L’impegno finanziario è significativo: si parla di bandi a cascata e di indagini esplorative di mercato per l’acquisizione di materiali e reagenti essenziali alla ricerca. Come documentato dalle procedure del CNR, l’acquisizione di materiale plastico e di reagenti e reattivi chimici rientra nelle attività operative del progetto.
Il conflitto celato del dolore neuropatico legato a traumi e la complicità nel silenzio istituzionale
Nonostante i progressi della ricerca neurologica, un aspetto cruciale legato al benessere psicofisico e all’impatto dei traumi resta ancora in ombra nel dibattito medico-legale e istituzionale: il dolore neuropatico post-traumatico. Questa condizione, spesso descritta come un “dolore che non sanguina”, rappresenta una realtà invalidante che colpisce migliaia di persone, molte delle quali vittime di incidenti di vario tipo. A differenza delle lesioni visibili, il dolore neuropatico ha origine da un danno o da una disfunzione del sistema nervoso stesso, portando a sensazioni dolorose intense e persistenti anche in assenza di una ferita evidente o dopo la sua guarigione.
Il principale ostacolo al riconoscimento e alla gestione adeguata di questa patologia risiede in una concezione medico-legale obsoleta, ancorata alla necessità di riscontrare lesioni tangibili per riconoscere un danno risarcibile. Come bittermente sottolineato da diverse voci nel settore, se non c’è una frattura o un tessuto lacerato, se la risonanza magnetica non mostra un’evidenza incontrovertibile, il danno viene spesso negato. Questa posizione, oltre ad essere anacronistica e smentita dalla letteratura scientifica più recente, è profondamente ingiusta nei confronti di coloro che convivono quotidianamente con una sofferenza invisibile ma devastante.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso l’aggiornato ICD-11, ha sancito che il dolore cronico post-traumatico è una condizione patologica a sé stante. Non si tratta di un sintomo passeggero o di una mera lamentela di natura psicogena, ma di una vera e propria malattia con caratteristiche specifiche, con un impatto dirompente sulla qualità della vita dei pazienti. Nonostante questa chiara certificazione scientifica, il sistema medico-legale italiano fatica ad adeguarsi, rimanendo impantanato in schemi valutativi che non contemplano il dolore neuropatico come un’entità risarcibile di per sé. Questo significa che le vittime di traumi non solo perdono la salute, ma si vedono anche negare il diritto alla giustizia e a un risarcimento equo per la sofferenza patita.
Questa situazione di stallo è inaccettabile. È urgente una svolta che porti all’adozione di linee guida medico-legali aggiornate. Servono strumenti diagnostici moderni che consentano l’obiettivazione del dolore neuropatico, superando la dipendenza dalla “visibilità” della lesione. Sono necessarie tabelle medico-legali che tengano conto dell’incidenza di questa condizione sulla qualità di vita, riconoscendone la gravità e l’impatto invalidante. È fondamentale che le istituzioni politiche si muovano, imponendo norme che garantiscano un risarcimento equo a coloro la cui esistenza è stata stravolta da un trauma che continua a infliggere dolore cronico. Trascurare il fenomeno del dolore neuropatico post-traumatico costituisce non soltanto un grave errore di natura scientifica, ma si traduce anche in una sostanziale responsabilità sia morale che legale. Non vi è più spazio per alibi o spiegazioni, poiché la fase in cui era possibile rimandare l’intervento è terminata. È imperativo intraprendere subito delle iniziative tangibili volte a confrontarsi con questa problematica e assicurare equità a coloro che, nell’ombra, portano un fardello di sofferenza.
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- E se il dolore neuropatico fosse una questione di memoria corporea... 🤔...
La ricerca del CNR sul dolore cronico: nuovi approcci e prospettive terapeutiche
Contestualmente all’ambizioso progetto denominato INVENIT, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) sta svolgendo un’importante attività di ricerca focalizzata sulla comprensione e sul trattamento del dolore cronico, includendo in tal contesto anche la componente neuropatica. Tali iniziative attestano la dedizione dell’ente nel far fronte a una problematica sanitaria e sociale di notevole rilevanza.
Tra i progetti degni di nota spicca quello relativo all’uso dei nanofili di silicio, applicati nello studio del dolore cronico. Questa innovativa tecnologia si fonda su una piattaforma MEA nanostrutturata, progettata per integrare nanofili di silicio (SiNWs) capaci di registrare segnali elettrici con un’elevata sensibilità. Grazie a questa metodologia avanzata, è possibile monitorare l’attività elettrica dei neuroni – in particolare quella dei nocicettori di tipo C, che costituiscono il fulcro della percezione dolorosa nel sistema nervoso periferico. Un’approfondita analisi dell’attività neurale associata ai nocicettori rappresenta un passaggio cruciale nella formulazione di nuove strategie terapeutiche specificamente orientate. Diverse news del CNR e di altre fonti scientifiche hanno evidenziato i risultati promettenti di questa ricerca, che apre la strada a trattamenti più efficaci per il dolore cronico, andando oltre la semplice gestione sintomatica per affrontare i meccanismi biologici alla base della patologia.
Un altro filone di ricerca del CNR esplora l’impatto della dieta sul dolore da neuropatia. Uno studio pubblicato nel gennaio 2019 ha dimostrato come un periodo limitato di dieta a ridotto apporto calorico sia in grado di attivare meccanismi anti-infiammatori, contribuendo a ridurre e persino prevenire la neuropatia dolorosa. Questi risultati suggeriscono un approccio terapeutico non farmacologico che potrebbe integrare le terapie tradizionali per il dolore neuropatico.
Infine, in un recente studio pubblicato sulla rivista Pain, si è rivelato che l’aumento della densità delle reti perineuronali nelle regioni chiave del cervello è direttamente collegato alla sensibilizzazione al dolore. Un eventuale cambiamento in tali strutture potrebbe configurarsi come un innovativo metodo per affrontare il dolore cronico, indicando che strategie farmacologiche specificamente dirette verso queste reti possano apportare benefici significativi nell’innalzamento delle soglie di dolore per i pazienti affetti da neuropatia. [Neuromed].
Esplorare il fenomeno del dolore persistente a seguito di un trauma: un’analisi attraverso le lenti delle neuroscienze cognitive e comportamentali
Nel contesto delle neuroscienze cognitive e comportamentali, il dolore cronico post-traumatico rappresenta un terreno fertile per la comprensione di complessi meccanismi mente-corpo. A livello basilare, possiamo considerare il dolore non come una semplice sensazione, ma come un’esperienza multidimensionale influenzata da fattori biologici, psicologici e sociali. Dopo un trauma fisico, il sistema nervoso può subire delle alterazioni, non solo a livello delle fibre nervose periferiche o del midollo spinale, ma anche a livello cerebrale.
Il nostro cervello non è un semplice recettore passivo del dolore, ma un elaboratore attivo che interpreta e modula i segnali dolorosi. Nel caso del dolore cronico post-traumatico, le connessioni neurali e i pathways del dolore possono essere rimodellati, portando a una sensibilizzazione centrale, dove stimoli normalmente non dolorosi vengono percepiti come intensamente sofferti. Questo suggerisce una sorta di “memoria del dolore” a livello neurale. Analizzando da una prospettiva più profonda, è possibile approfondire il fenomeno della neuroplasticità maladattiva. La neuroplasticità rappresenta la straordinaria attitudine cerebrale a trasformarsi in seguito a esperienze vissute. Tuttavia, nel caso specifico del dolore cronico, tale adattamento potrebbe divenire maladattivo, conducendo alla persistenza e all’esacerbazione dell’intensità dolorosa col passare del tempo. Questo processo interessa non soltanto le aree cerebrali dedite alla percezione sensoriale, ma si estende anche a quelle responsabili degli aspetti emotivi e cognitivi. Situazioni come ansia, depressione ed effetti dello stress post-traumatico tendono infatti a interagire con i meccanismi neurali legati al dolore, generando un circolo vizioso che complica ulteriormente la gestione della sofferenza.
Il CNR sta conducendo ricerche attraverso l’iniziativa INVENIT per esaminare le relazioni tra neuroplasticità e patologie dolorose croniche; l’obiettivo è scoprire nuovi potenziali bersagli terapeutici sul piano molecolare e cellulare. Le modalità terapeutiche come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) o l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), spesso menzionate nell’ambito delle problematiche traumatologiche, si basano proprio sulla loro abilità di intervenire sulle reti neuronali maladattive per ristrutturare le reazioni emozionali e cognitive associate sia ai traumi sia al malessere fisico.
- CNR: Consiglio Nazionale delle Ricerche, principale ente pubblico italiano di ricerca scientifica.
- ICD-11: International Classification of Diseases, undicesima revisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
- Neuroplasticità: Capacità del cervello di cambiare e adattarsi in risposta all’esperienza.
- EMDR: Eye Movement Desensitization and Reprocessing, una terapia psicologica per il trattamento di traumi.
Riflettere sul dolore cronico ci sfida a considerare la complessità dell’esperienza umana e l’importanza di un approccio olistico che integri la comprensione biologica con quella psicologica e sociale per affrontare efficacemente questa condizione.