- Nel 2023, la senatrice Valente ha rivelato che 535 figli sono stati uccisi da un genitore in 20 anni.
- Solo il 13% dei figlicidi è commesso da madri, spesso vittime di violenza.
- Uno studio inglese del 2014 stima in 8.1 miliardi di sterline la spesa sanitaria legata alla mancata tutela.
La cronaca nera, purtroppo, ci pone di fronte a realtà drammatiche che interrogano profondamente la nostra società. Il caso di Trieste, con una madre che uccide il figlio di nove anni, riaccende i riflettori su un tema delicato e spesso stigmatizzato: la salute mentale delle madri. Questo tragico evento, come l’accoltellamento di una donna a Milano, rischia di alimentare un’associazione pericolosa tra problemi di salute mentale e pericolosità sociale. Ma è proprio in questi momenti che è necessario un approccio lucido e responsabile, che vada oltre il sensazionalismo e si concentri sulla comprensione delle cause e sulla ricerca di soluzioni.
La senatrice Valeria Valente, nel 2023, ha reso noto un dato allarmante: _535 figli uccisi da un genitore in vent’anni_. Una cifra che, seppur datata, evidenzia la gravità del fenomeno. È importante sottolineare che l’87% dei figlicidi è commesso da uomini, mentre il 13% è imputabile alle madri, spesso in contesti di violenza, sofferenza o pericolo, in molti casi denunciati e non adeguatamente considerati.

Le voci inascoltate: testimonianze di abbandono e sofferenza
Gisella Trincas, presidente dell’Associazione Sarda per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica (Asarp) e dell’Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale (Unasam), sottolinea come la sofferenza mentale sia spesso percepita come una condizione irreversibile, una colpa da espiare con l’isolamento. La sua esperienza, maturata in anni di attivismo nel campo della salute mentale, è costellata di testimonianze di donne abbandonate dal sistema pubblico, madri che hanno perso i loro figli per mano propria o a causa di allontanamenti traumatici. Storie di interruzioni di gravidanza forzate, di bambini strappati alle loro madri e inseriti in istituti, di donne rinchiuse negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
Queste storie ci raccontano di vite spezzate dall’indifferenza e dall’ignoranza, di diritti negati e di opportunità mancate. Ci interrogano sulla capacità del nostro sistema di intercettare e comprendere la richiesta di aiuto che proviene dalle persone, dalle famiglie, dalla comunità. Ci chiamano in causa come società, chiedendoci di recuperare umanità e solidarietà, di pretendere dallo Stato una presenza e una competenza capillare sul territorio.
- Finalmente un articolo che affronta il tema della salute mentale materna......
- Trovo che l'articolo cada nel solito errore di vittimismo......
- Invece di puntare il dito, non dovremmo cambiare prospettiva e chiederci......
Un sistema che non funziona: le conseguenze sui bambini
Quando una donna, e in particolare una madre, entra in crisi, è fondamentale evitare che i bambini diventino vittime di un sistema che non funziona. L’allontanamento dei minori, spesso traumatizzante, o l’abbandono in situazioni di grande sofferenza sono conseguenze inaccettabili. È necessario un approccio che metta al centro il benessere del bambino, garantendo al contempo il sostegno e la cura della madre.
La tutela della salute mentale materna è un investimento sul futuro. Studi scientifici dimostrano che lo stress prolungato in gravidanza e nel postparto può alterare i parametri ematochimici materno-fetali, con conseguenze sullo sviluppo emotivo, cognitivo e relazionale del bambino. Queste ripercussioni si aggravano considerevolmente per chi si trova in contesti di disagio socio-culturale ed economico.
Secondo uno studio inglese del 2014, per ogni singola coorte di bambini nati in Gran Bretagna, la spesa sanitaria globale legata alle conseguenze avverse sulla salute del bambino ammonta a 8.1 miliardi di sterline. Un dato che evidenzia l’impatto economico, oltre che umano, della mancata tutela della salute mentale materna.
Oltre lo stigma: un appello alla responsabilità collettiva
È fondamentale superare lo stigma che accompagna la malattia mentale materna, promuovendo campagne di informazione e sensibilizzazione corrette. Dobbiamo impegnarci a chiedere alle mamme come si sentono veramente, incoraggiandole a cercare aiuto se emotivamente sofferenti. Per affrontare le crisi e promuovere un benessere mentale duraturo, è indispensabile istituire una rete accessibile di servizi comunitari e professionisti della salute (per adulti e minori), culturalmente sensibili e altamente qualificati.
È imperativo salvaguardare i minori, senza infliggere loro ulteriori danni confinandoli in istituzioni “perché la mamma è in difficoltà”. Dobbiamo collaborare attivamente con le famiglie, supportandole affinché non si chiudano in sé stesse, e assicurando che non vengano mai lasciate sole.
È necessario un sistema che operi in sinergia tra sanitario, sociale, società civile e scuola, che ascolti i bisogni reali delle persone e che superi le drammatiche disuguaglianze sociali e territoriali, la povertà e l’emarginazione.
Un Futuro Possibile: Umanità, Solidarietà e Competenza
La tragedia di Trieste, come tante altre, ci ricorda che la salute mentale materna è un’emergenza che ci interpella tutti. Non possiamo più ignorare le voci inascoltate, le sofferenze silenziose, le vite spezzate dall’indifferenza. È necessario un cambio di paradigma, un investimento concreto in risorse e competenze, un impegno collettivo per costruire una società più umana, solidale e responsabile. Una società in cui la salute mentale non sia più un tabù, ma un diritto fondamentale per ogni donna e per ogni bambino.
Amici, riflettiamo un attimo. La psicologia cognitiva ci insegna che i nostri schemi mentali, le nostre convinzioni profonde, influenzano il modo in cui percepiamo il mondo e reagiamo agli eventi. Se associamo la malattia mentale alla pericolosità, rischiamo di alimentare lo stigma e di allontanare le persone dal chiedere aiuto. Un concetto base, ma fondamentale.
E ora, una nozione più avanzata: la teoria dell’attaccamento. Questa teoria ci spiega come le prime relazioni con le figure di riferimento, in particolare con la madre, plasmino il nostro sviluppo emotivo e sociale. Se una madre soffre di problemi di salute mentale, la relazione con il bambino può essere compromessa, con conseguenze a lungo termine sul suo benessere psicologico.
Quindi, cosa possiamo fare? Possiamo iniziare a informarci, a sensibilizzare, a combattere lo stigma. Possiamo sostenere le associazioni che si occupano di salute mentale materna. Possiamo, semplicemente, ascoltare con empatia le donne che ci circondano, offrendo loro uno spazio sicuro in cui esprimere le proprie difficoltà. Perché, come ci ricorda la tragedia di Trieste, la salute mentale materna è un affare di tutti.
- Comunicato UIL che menziona il DDL contro il figlicidio promosso dalla senatrice Valente.
- Pagina di Sardegna Salute con i contatti dell'ASARP e informazioni sull'assistenza sociale.
- Intervista alla Presidente UNASAM, Gisella Trincas, rilevante per approfondire le sue posizioni.
- Pagina del Burlo Garofolo dedicata alla salute mentale in gravidanza e post-partum.








