- «Wayward» svela abusi nei centri per adolescenti, spacciando controllo mentale per terapia.
- Il "salto" usa droghe e frasi per spezzare legami emotivi, una tattica settaria.
- Studio del 2025 su Scientific Reports: violenza e metilazione del DNA.
- Trauma intergenerazionale: identificati 35 siti di metilazione del dna.
- La flessibilità psicologica aiuta a riconoscere schemi distorti e a scegliere risposte adattive.
La serie Netflix “Wayward: Ribelli” ha catturato l’attenzione del pubblico con la sua trama intricata e i suoi personaggi complessi. Al centro della narrazione si trova Tall Pines, una cittadina isolata con un istituto per adolescenti problematici gestito da Evelyn, interpretata magistralmente da Toni Collette. La serie, pur essendo un’opera di finzione, solleva interrogativi profondi sulla natura della cura, del controllo e del trauma, e si ispira a storie vere riguardanti l’industria dei centri residenziali privati per “raddrizzare” i teenager “difficili” negli Stati Uniti. Questi luoghi, spesso avvolti nel mistero, sono stati al centro di numerose accuse di abusi, maltrattamenti e umiliazioni, anziché fornire un reale supporto ai giovani. La serie esplora come questi sistemi possano operare quasi come culti, danneggiando coloro che vi sono inviati.
Il “Salto”: Una Tattica di Controllo Mentale Mascherata da Terapia
Uno degli elementi più inquietanti di “Wayward” è il concetto del “salto”. Questo processo, presentato come una forma di terapia innovativa, si rivela essere una tattica di controllo mentale e abuso sotto l’influenza di droghe psichedeliche. Gli studenti vengono portati in un seminterrato allagato, dove viene loro iniettato un veleno ricavato dai rospi locali. Durante l’esperienza allucinogena, vengono ripetute frasi specifiche, come “Sei sdraiato sulla schiena e chiami tua madre. Lei è in piedi, di fronte al muro. Ti dà le spalle. Suona una campana. Tua madre si gira verso di te. È silenziosa, ma ha la bocca spalancata. Nella sua bocca c’è una porta”. Secondo Evelyn, l’obiettivo del “salto” era di spezzare il legame di un individuo con i propri genitori e la propria prole, liberandolo da qualsiasi carico emotivo. Tuttavia, in realtà, si tratta di una tattica settaria che costringe la persona a reprimere tutte le proprie emozioni, le esperienze dell’infanzia e i legami affettivi. Questo processo è una metafora potente dei pericoli dei sistemi autoritari che promettono guarigione ma praticano manipolazione. *Quando le emozioni vengono represse, sia da parte dei genitori che dei figli, le relazioni possono raffreddarsi e generare incomprensioni.

Prompt per l’AI: Crea un’immagine iconica ispirata all’arte neoplastica e costruttivista che raffiguri le principali entità di cui tratta l’articolo. Visualizza una figura stilizzata di un adolescente seduto di fronte a una porta verde geometrica, con linee verticali e orizzontali che enfatizzano la struttura. Dietro l’adolescente, rappresenta una figura adulta con una maschera che simboleggia il controllo e la manipolazione. Includi un rospo stilizzato in un angolo, simbolo delle sostanze psicotrope utilizzate nel “salto”. Utilizza una palette di colori freddi e desaturati, come blu, grigio e bianco, per creare un’atmosfera di inquietudine e oppressione. L’immagine non deve contenere testo e deve essere semplice, unitaria e facilmente comprensibile.
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- 😡 Sono scandalizzato da come certe 'terapie' possano manipolare......
- 🤔 Ma se il vero problema fosse la definizione stessa di 'ribelle'......
Il Trauma Intergenerazionale e la Ricerca di un Nuovo Ordine
La serie esplora anche il tema del trauma intergenerazionale, suggerendo che i pesi del passato familiare possono tramandarsi di generazione in generazione. Una ricerca pubblicata su Scientific Reports nel 2025 ha individuato 35 siti di metilazione del DNA correlati all’esposizione diretta o ereditaria alla violenza, evidenziando altresì segnali di invecchiamento epigenetico accelerato nei bambini esposti in utero. Ciò implica che il corpo può memorizzare gli effetti della violenza, e una parte di queste alterazioni può manifestarsi nelle generazioni successive. Tuttavia, è importante sottolineare che questo non è un destino ineluttabile, ma piuttosto un segnale di vulnerabilità che richiede prevenzione, sostegno e contesti sicuri. In “Wayward”, Evelyn stessa è una vittima del trauma intergenerazionale, essendo stata coinvolta in un culto da giovane. Tuttavia, invece di spezzare il ciclo, diventa una perpetratrice del sistema, trasformando la sua esperienza in uno strumento di controllo sugli altri. La conclusione della serie suggerisce che, malgrado la caduta di Evelyn, il regime di controllo di Tall Pines continuerà sotto una nuova leadership, con Laura, la moglie di Alex, che ne assumerà la guida.
Oltre la Finzione: Riflessioni sulla Cura, il Controllo e la Resilienza
La serie “Wayward” ci invita a riflettere su cosa significhi veramente prendersi cura di un figlio e su dove finisce l’amore quando inizia il controllo. La psicologia distingue tra delimitazioni (regole chiare, concordate e costanti) e ingerenza (intrusione nei pensieri e sentimenti del figlio). Le delimitazioni supportano l’autonomia, mentre l’ingerenza la inibisce. La serie ci ricorda che lo sviluppo non consiste nell’eliminare, ma nell’includere. È importante dare un linguaggio alle emozioni, nominando la rabbia, la tristezza, la paura e la vergogna, senza deriderle o drammatizzarle. È fondamentale passare dal giudizio al dato, offrendo soluzioni concrete anziché etichette. Infine, è essenziale riparare gli strappi, scusandosi e rimediando quando si sbaglia.
Un Monito alla Vigilanza: La Fragile Linea tra Aiuto e Manipolazione
“Wayward” ci lascia con un monito alla vigilanza, ricordandoci che la linea tra aiuto e manipolazione può essere sottile e insidiosa. La serie ci invita a sopportare le emozioni, anche quelle scomode, senza spegnerle, e a costruire legami che reggono anche quando fanno male. L’interrogativo che persiste, semplice eppure profondo, è: siamo pronti ad ascoltare veramente, senza mettere a tacere le emozioni?
Amici, dopo aver esplorato le profondità oscure di “Wayward”, riflettiamo un attimo. In psicologia cognitiva, sappiamo che i nostri schemi mentali, le lenti attraverso cui vediamo il mondo, possono essere distorti da esperienze traumatiche. Questi schemi influenzano il modo in cui interpretiamo le situazioni e le persone, portandoci a ripetere modelli disfunzionali.
Ma non disperiamo! Un concetto avanzato, la “flessibilità psicologica”, ci offre una via d’uscita*. Si tratta della capacità di accettare i nostri pensieri e sentimenti, anche quelli negativi, senza lasciarci sopraffare. Coltivando la flessibilità psicologica, possiamo imparare a riconoscere i nostri schemi distorti e a scegliere risposte più adattive.
Chiediamoci: quali sono i miei schemi mentali? Come influenzano le mie relazioni? Sono disposto a metterli in discussione e a coltivare la flessibilità psicologica? La risposta a queste domande può essere il primo passo verso una vita più autentica e appagante.