- Studio Università Utrecht: aumento del benessere e diminuzione incubi nei veterani.
- Studio Purdue University: livelli inferiori d'ansia e depressione nei veterani con cani.
- I cani interrompono crisi d’ansia e garantiscono la sicurezza ai veterani.
Il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) si configura come una patologia particolarmente debilitante che colpisce numerosi veterani delle forze armate; essa porta con sé ripercussioni significative riguardo alla salute psichica degli individui interessati e alla loro esistenza quotidiana. In tempi recenti ha preso piede una metodologia terapeutica innovativa: l’uso di cani d’assistenza. Questi animali sono stati formati in modo preciso per offrire sostegno emotivo, oltre a servire come ausilio pratico nelle varie attività giornaliere. Le evidenze suggeriscono che possano rappresentare una risorsa valida accanto ai trattamenti convenzionali.
Un caso emblematico è quello della sergente Heather O’Brien: ex internata in Iraq e segnata dall’esperienza bellica su più fronti psicologici, quali ansia persistente e depressione profonda. La svolta nella sua esistenza si è manifestata attraverso la relazione instaurata con Albus – incrocio fra Barboncino e Labrador Retriever – il quale le ha donato nuova speranza. Tale narrazione non è isolata, ma viene spesso riportata anche dagli altri ex militari; ciò pone in evidenza l’efficacia dei cani d’assistenza nel ridurre i segni tipici del PTSD, consentendo ai soggetti colpiti il recupero verso uno stato di vita più equilibrato e appagante.

Evidenze Scientifiche a Supporto dell’Efficacia dei Cani da Assistenza
Sebbene esistano numerosi resoconti aneddotici sulla questione, la comunità scientifica ha iniziato a esaminare più minuziosamente l’efficacia dei *cani da assistenza nella terapia per il PTSD. Un’indagine realizzata dall’Università di Utrecht, situata nei Paesi Bassi, si è concentrata sull’impatto dei cani guida sui sintomi dell’PTSD nei veterani. I dati raccolti hanno mostrato che pur senza registrare cambiamenti significativi nei livelli di cortisolo – noto come “ormone dello stress” – vi era invece un sostanziale aumento nel senso generale di benessere tra i partecipanti. Nello specifico, sono stati notati una diminuzione degli incubi notturni, un netto incremento nella qualità del riposo e una riduzione marcata delle manifestazioni cliniche correlate al disturbo post-traumatico da stress.
Inoltre, uno studio svolto presso il Purdue University College of Veterinary Medicine ha messo in luce come i veterani affetti da PTSD, in possesso di cani da assistenza, abbiano dimostrato livelli nettamente inferiori d’ansia e depressione rispetto ai loro coetanei privi di tali animali. La semplicità nella cura dell’amico a quattro zampe, assieme alla robustezza della relazione instaurata fra ciascun ex combattente e il proprio compagno animale, risultano essere elementi chiave nel favorire un processo positivo per la salute mentale complessiva.
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Il Ruolo Attivo dei Cani da Assistenza nel Mitigare i Sintomi del PTSD
I cani impiegati come supporto non si limitano semplicemente all’offerta d’affetto e compagnia; essi ricevono formazione specifica per assolvere mansioni concrete che permettono ai veterani di affrontare le manifestazioni del PTSD. Le funzioni che svolgono comprendono:
*Interrompere crisi d’ansia: gli animali riescono a riconoscere indicatori precoci legati agli attacchi d’ansia o alle crisi paniche intervenendo opportunamente per distogliere l’attenzione del veterano dalla propria angustiante esperienza, stabilendo una presenza calmante o seguendo precise indicazioni.
*Garantire la sicurezza: una parte significativa dei veterani con PTSD vive in uno stato costante d’allerta accentuata. I canini supportivi contribuiscono ad attenuare questo stato mentale avvertendo chi li accompagna rispetto a possibili rischi presenti nel contesto circostante, rendendoli quindi più sereni e al sicuro.
*Svegliarli dai sogni agitati: ripetuti sogni inquietanti rappresentano una manifestazione tipica del PTSD. Questi animali specializzati hanno la capacità di riprendere dolcemente dal sonno coloro che mostrano segnali evidenti d’angoscia durante le ore notturne, offrendo così sostegno emotivo ed incoraggiamento.
*Stabilire una routine e rinvigorire il proprio fine esistenziale: occuparsi di un cane d’assistenza comporta il seguire uno schema giornaliero costante, il quale si rivela estremamente vantaggioso per quei veterani che combattono contro stati depressivi o forme di isolamento sociale. Assumere la responsabilità verso un’altra creatura vivente offre opportunità per riscoprire un motivo valido per alzarsi al mattino, generando effetti positivi sul tono dell’umore e sull’impegno personale.
Scoprendo un’Ottica Olistica nel Trattamento del PTSD: L’Incontro tra Interventi con Animali e Cura Psicologica
I risultati di questi studi e le testimonianze dei veterani evidenziano il potenziale degli Interventi Assistiti con Animali (IAA) come parte integrante di un approccio olistico al trattamento del PTSD. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in collaborazione con lo Stato Maggiore dell’Esercito, ha condotto il progetto “Veterani in Sella”, uno dei primi studi europei a focalizzarsi sulla salute mentale dei veterani attraverso la relazione con i cavalli. I risultati hanno dimostrato che la relazione con un cavallo può aiutare nella gestione dei disturbi da stress post-traumatico, favorendo anche le abilità relazionali interpersonali.
Francesca Cirulli, che ricopre il ruolo di dirigente di ricerca presso il Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale dell’ISS, ha evidenziato come cani e cavalli siano gli animali più frequentemente impiegati negli IAA. Questo è dovuto alla loro prolungata storia di co-evoluzione con l’uomo, che ha permesso loro di sviluppare un sistema di comunicazione non verbale altamente sofisticato, fondamentale per la loro capacità di interagire con la sfera emozionale umana.
Conclusione: Un Futuro Promettente per la Salute Mentale dei Veterani
L’utilizzo dei cani da assistenza insieme ad altri animali nelle Terapie Assistite (IAA) per il trattamento del Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD) si configura come una novità intrigante nella sfera della salute mentale. Anche se è imperativo procedere con ulteriori indagini al fine di esplorare a fondo i meccanismi sottostanti ai risultati positivi ottenuti tramite tali approcci terapeutici, gli studi disponibili fino ad ora indicano chiaramente come possano avere un impatto considerevole sul miglioramento della *vita quotidiana* dei veterani colpiti dal PTSD.
Risulta essenziale che scienziati, enti governativi e associazioni senza scopo di lucro lavorino in sinergia per incentivare il progresso nella ricerca scientifica riguardante queste terapie innovative; ciò è cruciale tanto per accrescere l’sensitivity awareness, quanto per assicurare accessibilità a chiunque tra coloro possa trarne vantaggio all’interno della comunità militare.
Prendiamoci un momento d’introspezione. L’approccio fornito dalla psicologia cognitiva ci rammenta quanto profondamente sia interconnesso il legame tra pensiero ed emozione; soprattutto nei casi complessi come quelli afferenti al PTSD: qui memorie disturbanti tendono ad evocare forme maladattive di pensiero negativo capaci di alimentare l’ansia nonché dell’umore depresso. In tale contesto critico gli animali d’assistenza si pongono quali figure stabilizzanti attraverso una presenza rassicurante accoppiata all’affetto disinteressato offerto dal cane stesso; questo può quindi permettere uno stop efficace al circolo vizioso creatosi attorno alla sofferenza emotiva degli individui coinvolti. Tuttavia, esiste un altro aspetto rilevante. L’approccio della psicologia comportamentale rivela come l’esposizione progressiva alle paure all’interno di uno spazio controllato possa mitigare l’ansia e promuovere il superamento dei timori stessi. I cani da assistenza hanno dunque l’opportunità di affiancare i veterani durante tali esperienze sfidanti; forniscono infatti non solo supporto emotivo ma anche quel prezioso senso di protezione capace di accelerare il processo terapeutico.
Adesso voglio proporre una riflessione ulteriore: considerate per un attimo cosa significhi vivere una situazione traumatica capace di imprimere cicatrici profonde nell’anima; potete immaginare lo stato continuo di allerta o gli incubi ripetitivi accompagnati dall’incapacità di riporre fiducia negli altri? In circostanze simili, un animale affettuoso sul quale poter contare con assoluta certezza diventa essenziale.
La morale fondamentale scaturente da tale narrazione implica chiaramente come eliminare l’idea della solitudine nella cura personale sia cruciale.* È evidente, infatti, quanto talvolta necessitiamo del sostegno esterno.
Innumerevoli volte questo benefattore invisibile assume forme animate pronte ad accompagnarci; sono quegli amici speciali dotati delle proverbiali “quattro zampe” seguite dalla vivace coda scintillante.