Traumi infantili: come influiscono su cani e bambini e cosa fare

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  • I traumi nei primi 6 mesi di vita del cane ne influenzano la personalità.
  • La ruminazione rabbiosa ostacola la corretta regolazione delle emozioni.
  • L'incidenza della Shaken Baby Syndrome (SBS) varia tra 14 e 40 casi ogni 100.000 bambini.
  • In Italia, si stimano 3 casi di SBS ogni 10.000 bambini sotto l'anno.

Studi recenti hanno messo in luce l’importanza delle esperienze traumatiche sperimentate nell’infanzia per entrambe le specie: animali ed esseri umani. Un’analisi in particolare si è concentrata sui traumi affrontati dai cani nei loro primi sei mesi di vita. Questa ricerca ha evidenziato come atti di violenza, situazioni di abbandono e maltrattamenti influiscano notevolmente sullo sviluppo della personalità e sui comportamenti futuri dei cani. Parallelamente, nel contesto umano, un gran numero di pubblicazioni scientifiche ha esaminato con attenzione gli effetti negativi legati ai traumi infantili sulla salute mentale oltre che sul benessere emotivo degli individui coinvolti.

Prompt per l’AI: “Crea un’immagine iconica ispirata all’arte neoplastica e costruttivista. Visualizza un cane stilizzato con forme geometriche semplici (quadrati, rettangoli, triangoli) in una palette di colori freddi e desaturati (blu, grigio, bianco). Il cane è rappresentato in una posa che esprime vulnerabilità (ad esempio, accovacciato con la testa bassa). Accanto al cane, visualizza una figura umana stilizzata, anch’essa composta da forme geometriche, che si allontana dal cane, simboleggiando l’abbandono. Sullo sfondo, crea un motivo astratto di linee verticali e orizzontali che rappresentano la struttura della società e l’ambiente in cui il trauma si verifica. L’immagine non deve contenere testo e deve essere unitaria e facilmente comprensibile.”

Conseguenze emotive e comportamentali dei traumi infantili

I soggetti che hanno vissuto esperienze traumatiche nell’infanzia tendono a presentare una serie complessa di problematiche sia sul piano emotivo che comportamentale quando raggiungono l’età adulta. Tra tali problematiche si manifestano comunemente difficoltà nella gestione della propria rabbia, livelli molto ridotti di autoefficacia e una propensione a ricorrere a strategie non adattive per regolare le proprie emozioni. La rabbia emerge particolarmente come un elemento chiave nel perpetuarsi dei disturbi psicologici, specialmente tra coloro che hanno attraversato periodi caratterizzati da maltrattamenti. Un ulteriore ostacolo nella corretta regolazione delle emozioni è dato dalla ruminazione rabbiosa, ovvero quel modello mentale ricorrente focalizzato esclusivamente su stati d’animo o idee negative.
Una ricerca condotta nel 2020 si è concentrata sull’importanza dell’autoefficacia per gestire le emozioni nei soggetti adulti con storie segnate da abusi avvenuti durante l’infanzia all’interno delle strutture protette. I risultati dello studio indicano chiaramente che una scarsa autostima può fungere da intermediario nel legame esistente tra la capacità di regolare le emozioni stesse e gli scoppi d’ira, compromettendo significativamente il modo in cui si affrontano queste esperienze emotive.

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La sindrome del bambino scosso: una forma grave di maltrattamento

La “Shaken Baby Syndrome” (SBS), o sindrome del bambino scosso, è una grave forma di maltrattamento fisico che colpisce prevalentemente i bambini sotto i due anni di vita. Questa sindrome si verifica quando un adulto scuote violentemente il bambino, causando danni cerebrali irreversibili e, in molti casi, la morte. L’incidenza dell’AHT (Abusive Head Trauma), termine più moderno per definire la SBS, varia tra 14 e 40 casi ogni 100.000 bambini nei paesi industrializzati. In Italia, si stima che l’incidenza sia di circa 3 casi ogni 10.000 bambini di età inferiore a un anno.
La SBS è spesso scatenata dal pianto inconsolabile del bambino, che può portare il caregiver a compiere un gesto violento nel tentativo di calmarlo. I fattori di rischio associati a questa sindrome includono l’età materna giovanile, la depressione o i disturbi mentali del caregiver, l’uso di alcool o sostanze stupefacenti, la disoccupazione e la violenza domestica.

La “Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori”: un passo avanti nella tutela dei minori

L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ha presentato la “Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori”, un documento che definisce dieci punti fermi ispirati alla Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Questa carta mira a tutelare i diritti dei bambini e dei ragazzi che vivono la difficile esperienza della separazione dei genitori, garantendo loro il diritto di continuare ad amare ed essere amati da entrambi i genitori, di mantenere i loro affetti, di essere informati e aiutati a comprendere la separazione, di essere ascoltati e di non subire pressioni.

La Carta rappresenta un importante strumento per promuovere la centralità dei figli nel momento della crisi della coppia, sensibilizzando i genitori e la società sull’importanza di tutelare i diritti dei minori e di garantire loro un ambiente familiare sereno e stabile.

Resilienza e speranza: trasformare il dolore in forza

Affrontare le ripercussioni derivanti da traumi infantili rappresenta una sfida complessa ma assolutamente realizzabile. In questo ambito emerge la resilienza, definita come quella capacità umana di risollevarsi dopo eventi difficili, tramutando episodi sfortunati in occasioni favorevoli al miglioramento personale. Un intervento psicoterapeutico specifico, quale l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), si rivela particolarmente efficace nell’analizzare il trauma subito ed alleviare stati d’animo legati all’ansia o allo stress post-traumatico.
Risulta imperativo acquisire una profonda comprensione dei processi psicologici connessi ai traumi infantili; solo così potremo implementare metodologie terapeutiche realmente utili nella costruzione di una società più consapevole nella salvaguardia degli individui più giovani.

La conoscenza basilare del funzionamento della psicologia cognitiva ci insegna come gli elementi mentali che consideriamo possano avere ripercussioni notevoli sulle nostre emozioni nonché sui nostri atteggiamenti comportamentali quotidiani. Riguardo ai traumi infantili nel dettaglio, le credenze distorte o pessimistiche generate da esperienze nocive tendono a sostenere uno stato emotivo caratterizzato da risentimento profondo, malinconia persistente ed ansietà costante; ciò contribuisce a mantenere vivo il ciclo del dolore vissuto. La psicologia comportamentale offre una comprensione complessa: attraverso un’esposizione sistematica e monitorata ai fattori scatenanti del trauma, associata all’impiego di strategie per favorire il relax mentale e alla ristrutturazione delle interpretazioni cognitive errate, si potrà diminuire l’intensità dell’ansia oltre a trasformare quei modelli comportamentali considerati disfunzionali.

Occorre quindi riflettere su come ciascuno di noi possa adoperarsi affinché sia realizzato un ambiente sicuro per i bambini lontano da qualsiasi atto violento o abusivo; un contesto nel quale coloro che hanno vissuto esperienze traumatiche possano avere accesso al supporto necessario e alle risorse idonee per riprendersi e dare nuova forma alla propria esistenza.


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