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Trauma intergenerazionale: come interrompere il ciclo e proteggere le future generazioni

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  • 7 persone su 10 affrontano eventi traumatici nella vita.
  • Aumento dei ricoveri psichiatrici in Ucraina: da 433,4 a 552 al mese.
  • 17,3% dei ricoveri psichiatrici in Ucraina legati al PTSD.

L’eco silente del trauma risuona attraverso le generazioni, un’eredità invisibile che modella il presente e il futuro. Sette persone su dieci, nel corso della loro esistenza, si confrontano con eventi traumatici, e nel 14% dei casi questo può sfociare in un disturbo post-traumatico da stress (PTSD). Questo dato, emerso con forza durante il Congresso Mondiale di Psichiatria tenutosi a Praga, pone l’accento su una problematica globale, acuita dai conflitti e dalle violenze che affliggono il nostro tempo.

Lacerazioni Silenziose: L’Impatto Psichico della Guerra

Le immagini provenienti da zone di conflitto, come l’Ucraina e Gaza, non narrano solamente la distruzione fisica, ma anche le profonde ferite psicologiche che si insinuano nelle menti delle persone. Un recente studio, “The Lancet Psychiatry Commission on mental health in Ukraine”, ha evidenziato un preoccupante aumento dei ricoveri psichiatrici in seguito all’inizio del conflitto, con un incremento da 433,4 al mese nel gennaio 2022 a 552 nell’aprile 2024. Nonostante questo aumento, la percentuale di ricoveri legati al PTSD è rimasta relativamente stabile, attestandosi al 17,3%.

La psichiatra Oksana Lyzak, dell’Università Medica Nazionale di Leopoli Danylo Halytsky, ha sottolineato, durante il 50° Congresso Nazionale della Società Italiana di Psichiatria a Bari, le conseguenze devastanti sui bambini ucraini. Liliana Dell’Osso, presidente della Società Italiana di Psichiatria e professore ordinario all’Università di Pisa, ha ribadito l’importanza di garantire standard internazionali di cura, formazione e tutela per restituire dignità e futuro a chi sopravvive al trauma. Dell’Osso ha affermato che questa non è soltanto una necessità clinica, ma un profondo impegno morale a livello mondiale, volto a forgiare una psichiatria capace di accogliere e medicare le lesioni non visibili causate da conflitti e brutalità.

Emi Bondi, direttore del DSM dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha esteso questo impegno a tutta la psichiatria europea, sottolineando la necessità di un’azione congiunta per affrontare le conseguenze psicologiche dei traumi.

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Il Trauma Indiretto: Vittimizzazione e Media

Massimo Clerici, vicepresidente SIP e professore di psichiatria all’Università Bicocca di Milano, ha evidenziato come il trauma psicologico non derivi solamente da esperienze dirette, come ferite o trasferimenti forzati, ma anche dall’esposizione mediatica a eventi traumatici. La “vittimizzazione”, una condizione ancora poco esplorata, fa riferimento alla potenziale trasformazione di una persona in aggressore dopo aver vissuto esperienze traumatiche legate alla violenza. Questo aspetto è particolarmente rilevante nei bambini e negli adolescenti esposti a eventi violenti, anche indirettamente.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha delineato sei principi cardine per la prevenzione e l’intervento, testati con successo in contesti complessi. Questi includono una guida chiara e coerente da parte delle istituzioni, una filosofia comune della cura basata su principi etici, l’integrazione di sanità, scuola, servizi sociali e comunità, l’uso della comunicazione come strumento terapeutico e la costruzione di reti operative tra professionisti e istituzioni per garantire continuità e stabilità agli interventi.

Memorie Vive: Trauma Intergenerazionale ed Epigenetica

La ricerca scientifica ha rivelato che l’impatto del trauma può lasciare tracce non solo nella mente, ma anche nel corpo, e può essere trasmesso biologicamente da una generazione all’altra. Questa condizione, conosciuta come PTSD epigenetico o trauma transgenerazionale, descrive come le ripercussioni di un’esperienza traumatica vissuta da un individuo possano manifestarsi anche nei suoi discendenti, pur in assenza di un’esperienza traumatica diretta.

Esperimenti condotti su animali hanno dimostrato che un trauma può alterare l’espressione dei geni in modi ereditabili. Ad esempio, ratti esposti a un forte stress generano prole con una maggiore predisposizione alla reattività allo stress, anche se cresciuti in ambienti non traumatici. *Al di là della sua componente biologica, il PTSD transgenerazionale incorpora in modo significativo aspetti psicologici e culturali. Le pene irrisolte delle generazioni che ci hanno preceduto possono passare di padre in figlio come segreti, storie spezzate, modelli familiari problematici o la riproduzione simbolica degli eventi stessi.

Angela Iannitelli e Massimo Biondi, in un editoriale pubblicato sulla “Rivista di Psichiatria”, hanno sottolineato come le conseguenze delle guerre si estendano oltre la generazione direttamente esposta, influenzando la salute mentale e fisica dei discendenti. Hanno evidenziato come il trauma possa trasmettersi tra le generazioni anche attraverso meccanismi epigenetici, modificando l’attività genica senza alterare il DNA.

Interrompere il Ciclo: Psicoterapia e Resilienza

Nonostante la gravità delle conseguenze del trauma intergenerazionale, è fondamentale sottolineare che non si tratta di un destino ineluttabile. Lo sviluppo di un individuo dipende non solo dai fattori di rischio, ma anche dai fattori di protezione, come relazioni significative, educazione consapevole, percorsi terapeutici, ambienti sicuri, talenti e comunità.

La psicoterapia rappresenta uno strumento potente per interrompere il ciclo del trauma intergenerazionale. Intervenire su esperienze traumatiche non solo permette alla persona che ne è stata vittima direttamente di riprendere in mano la propria vita, ma impedisce anche la trasmissione delle conseguenze alle generazioni future. Studi recenti hanno dimostrato che la Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso Movimenti Oculari (EMDR) può modulare l’epigenetica di pazienti affetti da Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), suggerendo che la psicoterapia può cambiare gli effetti biologici del trauma.

Un Futuro di Cura e Consapevolezza: La Responsabilità Collettiva

Le guerre non terminano con il cessate il fuoco. Le loro ripercussioni si estendono alle generazioni future, incidendo sulla salute mentale, sull’armonia familiare e comunitaria e sulla regolazione biologica dello stress. Riconoscere, prevenire e curare precocemente il trauma è una responsabilità collettiva che riguarda la salute mentale di tutti. La Società Italiana di Psichiatria da tempo auspica l’implementazione di percorsi dedicati e approcci olistici all’interno dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) italiani, al fine di rispondere alle necessità di migranti e altre categorie di individui che hanno subito gravi violenze.

Una comunicazione efficace, concepita come strumento terapeutico, e lo sviluppo di reti collaborative tra professionisti e istituzioni, sono elementi cruciali per garantire la continuità e la stabilità degli interventi, trasformando le soluzioni efficaci emerse in situazioni di crisi in politiche durature. Solo attraverso un impegno congiunto e una maggiore consapevolezza possiamo sperare di alleviare il peso del trauma e costruire un futuro più sereno per le generazioni a venire.

Oltre le Ferite: Un Nuovo Orizzonte di Speranza

Il tema del trauma intergenerazionale è complesso e profondamente umano. È importante comprendere che le esperienze traumatiche possono lasciare un’impronta duratura, ma non definiscono il nostro destino. Un concetto fondamentale della psicologia cognitiva è la plasticità cerebrale, ovvero la capacità del cervello di modificarsi e adattarsi in risposta all’esperienza. Questo significa che, anche se siamo portatori di un’eredità traumatica, possiamo attivamente lavorare per cambiare i nostri schemi di pensiero e comportamento.

Un concetto più avanzato, proveniente dalla psicologia comportamentale, è quello del condizionamento operante. Questo principio ci insegna che i nostri comportamenti sono influenzati dalle conseguenze che producono. Se, ad esempio, abbiamo imparato a evitare determinate situazioni per paura di rivivere un trauma, possiamo gradualmente esporci a queste situazioni in un ambiente sicuro e controllato, imparando nuove associazioni e riducendo l’ansia.

Riflettiamo: cosa possiamo fare, nella nostra vita quotidiana, per prenderci cura della nostra salute mentale e per interrompere il ciclo del trauma? Forse possiamo iniziare dedicando del tempo all’autoriflessione, cercando il supporto di un professionista, o semplicemente parlando apertamente delle nostre esperienze con persone di fiducia. Ricordiamoci che non siamo soli e che il cambiamento è possibile.*


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