- Incidente a Mozzecane: bimba sedicenne in mountain bike con amnesia post-traumatica.
- Il 40% dei traumi pediatrici deriva da incidenti in bicicletta.
- Memoria implicita: si sviluppa già in gravidanza, incide sulla gestione delle emozioni.
- EMDR e NET: terapie per integrare ricordi frammentati nei bambini.
- Traumi infantili modificano le strutture neuronali, riducendo l'ippocampo.
Gli episodi in cui sono coinvolti i bambini rappresentano una realtà purtroppo ricorrente e frequentemente associata a ripercussioni non soltanto fisiche ma anche estremamente significative sul piano psicologico. Prendiamo ad esempio la vicenda recente riguardante una bimba sedicenne residente a Mozzecane: quest’ultima è stata protagonista di un incidente mentre si cimentava in una gara di mountain bike presso Cavriana nel Mantovano. Pur mantenendo coscienza dopo il sinistro, la giovane non riesce a rammentare quanto accaduto; tale situazione evidenzia l’importanza della memoria implicita oltre alla necessità imprescindibile del supporto psicologico post-trauma. L’episodio si è verificato attorno alle ore 13:00 nelle vicinanze di Piazza San Sebastiano ed ha reso necessario l’intervento dell’elisoccorso per il trasferimento al prestigioso ospedale Papa Giovanni XXIII situato a Bergamo con codice giallo – ciò indica uno stato clinico relativamente stabile ma meritevole comunque d’attenta osservazione.
In molteplici altri casi analoghi si sono registrati incidenti aventi gravi conseguenze per i minori: ad esempio un bambino di soli tre anni è stato investito da un’automobile appena uscito dal cancello domestico nella località Rho circa un mese fa; fortunatamente le ferite riportate sono state classificate come gravi. Un altro caso ha visto una famiglia con un bambino di nove anni investita su viale del Tirreno a Calambrone, con il piccolo trasportato in elisoccorso all’ospedale Meyer di Firenze, e feriti anche il padre e lo scooterista coinvolto. Scene di paura si sono vissute anche sulle piste da sci: sei mesi fa a Piano Battaglia, tra i tredici feriti, figuravano due bambini agrigentini, mentre un uomo di trentotto anni di Canicattì ha subito un trauma toracico urtando una roccia.
- Gli incidenti stradali rappresentano una delle principali cause di morte per bambini.
- Il 40% dei traumi pediatrici deriva da incidenti in bicicletta.
- Ogni anno, migliaia di bambini necessitano di cure ospedaliere a seguito di incidenti.
La natura complessa di questi traumi infantili si manifesta spesso attraverso l’incapacità dei bambini di raccontare verbalmente l’accaduto. Si osserva una connessione intrinseca tra questo fenomeno e la memoria implicita, un tipo di memoria priva di linguaggio o rappresentazioni mentali chiare, che emerge attraverso il nostro corpo, i nostri comportamenti e le emozioni. Ricerche contemporanee hanno dimostrato che lo sviluppo della memoria implicita inizia già durante la gravidanza nei neonati; inoltre, vissuti traumatici in tenera età possono imprimere tracce significative nel sistema corporeo dell’individuo, incidendo negativamente sulla sua capacità di gestire emozioni da adulto.

La memoria implicita: quando il corpo narra ciò che la mente non può
Molti genitori sono sconcertati dall’incapacità dei loro figli di verbalizzare un’esperienza traumatica, o addirittura dalla loro apparente amnesia riguardo ad essa. La realtà è che i bambini spesso non parlano del trauma perché non possono, non perché non vogliono. Le esperienze traumatiche vissute nella prima infanzia, specialmente nei primi anni di vita, vengono codificate principalmente a livello corporeo e sensoriale, in una forma definita memoria implicita. Secondo Daniel Siegel, la memoria implicita è presente fin dalla nascita ed elabora emozioni, percezioni sensoriali e risposte motorie, mentre la memoria esplicita, che si sviluppa pienamente solo dopo i due o tre anni di età, consente di richiamare un ricordo, collocarlo nel tempo e associarlo a parole.
Le ricerche hanno dimostrato che i traumi infantili possono modificare le strutture neuronali, in particolare l’ippocampo, il centro della memoria e dell’apprendimento, che risulta ridotto nei bambini esposti a esperienze traumatiche [Teicher, 2016].
Un bambino che ha vissuto un’esperienza traumatica può manifestare reazioni apparentemente sproporzionate, inspiegabili o incoerenti con la situazione attuale. Tra gli esempi più comuni si annoverano: stati di allerta continua (iperattivazione), reazioni aggressive a stimoli innocui, regressione a fasi evolutive precedenti (come enuresi, suzione del dito, o l’uso di un linguaggio infantile), e disturbi del sonno o dell’alimentazione. Tutti questi segnali possono essere interpretati come attivazioni della memoria implicita traumatica. In quei momenti, il bambino non è semplicemente “capriccioso” o “disubbidiente”; sta piuttosto reagendo a un’esperienza interna che riattiva la paura, il dolore o la confusione vissuti in passato. Il trauma non elaborato è memorizzato come frammento somatico ed emotivo, non come narrazione coerente. Questo fatto rende indispensabile nel lavoro terapeutico con i bambini una lettura attenta dei segnali corporei e comportamentali, e l’impiego di strumenti che trascendano il linguaggio verbale.
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Il corpo ricorda: segnali somatici e comportamenti “inspiegabili”
Nel contesto clinico con i bambini, è fondamentale tenere presente che la capacità narrativa è ancora in fase di maturazione. Nei primi anni di vita, l’area cerebrale preposta al linguaggio (la corteccia prefrontale sinistra) è ancora in via di sviluppo, mentre le strutture coinvolte nella memoria implicita, come l’amigdala e il tronco encefalico, sono già attive. Inoltre, il trauma può interferire con l’integrazione interemisferica del cervello, ostacolando la capacità di esprimere verbalmente le proprie sensazioni. Durante un evento traumatico, l’attività corticale si riduce e prevale la risposta automatica del sistema limbico, portando a difficoltà nel narrare eventi traumatici.
La priorità nel setting terapeutico non è “far parlare” il bambino, ma piuttosto interpretare il linguaggio non verbale, utilizzando strumenti come il disegno, il gioco simbolico, e tecniche specifiche come l’EMDR con le immagini guida, per accedere ai contenuti emotivi in modo indiretto ma efficace.
“Il corpo ricorda ciò che la mente dimentica” – Bessel van der Kolk, 2015
Approcci terapeutici: integrare i ricordi frammentati per una crescita armonica
Il percorso terapeutico per i bambini che manifestano una memoria traumatica implicita è ancorato sulla forza della relazione e sulla sintonizzazione emotiva. Le ricerche sull’attaccamento e la regolazione affettiva dimostrano come il contatto empatico e coerente da parte del terapeuta possa aiutare il bambino a trasformare un’esperienza caotica in una relazione sicura. Tecniche specifiche come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), integrate con strumenti quali il gioco simbolico, le narrazioni terapeutiche e il lavoro corporeo (respirazione, posture, tecniche di radicamento), consentono di accedere alla memoria implicita e favorire la sua integrazione. La stimolazione bilaterale utilizzata nell’EMDR, per esempio, coordina l’attivazione degli emisferi cerebrali, facilitando il passaggio da memorie frammentate a ricordi più coerenti.
La relazione con il terapeuta diventa un modello di regolazione affettiva che il bambino può apprendere e replicare, migliorando la sua capacità di gestire le emozioni nel futuro.
Il terapeuta diventa allora un testimone sicuro, capace di accompagnare il bambino nei territori spesso oscuri della memoria corporea, restituendogli fiducia, significato e padronanza. Parallelamente all’EMDR, la Terapia dell’Esposizione Narrativa (NET) offre un approccio graduale al trauma, facilitando l’integrazione tra la memoria “calda” (implicita e involontaria, caratterizzata da sensazioni, risposte fisiologiche e immagini sensoriali intrusive) e la memoria “fredda” (esplicita e verbalmente accessibile, contestualizzata nel tempo e nello spazio).
L’importanza della relazione e della comprensione del trauma
L’approccio alla psicoterapia impiega metodologie come l’EMDR e il NET, le quali favoriscono la metamorfosi dei ricordi corporei in memorie integrate; ciò offre ai più giovani non soltanto una forma di sollievo, ma anche l’incredibile possibilità di svilupparsi con una mente meno oppressa e meglio strutturata. È importante sottolineare che il traumatico lasciato nelle primissime fasi della vita imprime cicatrici nella memoria implicita o procedurale: questa resta nascosta dalla coscienza deliberata del soggetto. In effetti, i bambini spesso evitano di esprimere verbalmente esperienze traumatiche semplicemente perché mancano degli strumenti necessari per farlo; tuttavia, tali eventi persistono all’interno delle loro espressioni corporee ed emozionali—ripercuotendosi nel gioco informale così come nei momentanei silenzi oppure manifestandosi tramite specifiche anomalie sintomatiche.
Nell’ambito della psicologia dello sviluppo, è cruciale comprendere il concetto di plasticità neuronale: questo fa riferimento alla notevole abilità del cervello infantile nell’adattarsi e riorganizzarsi a seguito dell’esperienza traumatica subita. È una risorsa incredibile che offre speranza e indica che, con il giusto supporto, il recupero è non solo possibile, ma spesso sorprendente.
Riflettiamo insieme: cosa possiamo fare, come individui e come comunità, per creare ambienti più sicuri e supportivi per i nostri bambini? È un impegno collettivo che va oltre la semplice prevenzione degli incidenti. Si tratta di costruire reti di supporto, di educare alla sensibilità emotiva, di essere presenti e di promuovere una cultura che riconosca il dolore invisibile del trauma infantile. Solo così potremo offrire ai nostri figli non solo protezione fisica, ma anche la possibilità di elaborare le ferite interiori e di sviluppare una resilienza duratura.
- Memoria implicita: forma di memoria che non comporta l’uso del linguaggio e si manifesta attraverso il corpo e le emozioni.
- EMDR: Questo approccio terapeutico si dedica al trattamento di situazioni traumatiche attraverso l’utilizzo di una stimolazione bilaterale, che agevola la rielaborazione delle memorie dolorose e disturbanti.
- Terapia dell’Esposizione Narrativa (NET): È un metodo che assiste i soggetti nell’elaborare e integrare gli eventi traumatizzanti nella propria narrazione biografica, contribuendo così alla coerenza della loro storia personale.