Tragico crollo nel salento: l’ombra inattesa del trauma sul lavoro

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  • Il 19 agosto 2025, Sergio Casarano è morto schiacciato da un camion.
  • In Puglia, nei primi 5 mesi del 2025, 26 persone sono morte sul lavoro.
  • La media è di 77 infortuni al giorno e 15,3 decessi per milione.
  • Il DSPT colpisce circa il 9% della popolazione nel corso della vita.
  • Multe da 2.500 a 6.400 euro per mancata valutazione rischi stress.

Un tragico epilogo sulla provinciale salentina

Il 19 agosto 2025, una tragica fatalità lavorativa ha profondamente colpito la comunità salentina e messo a nudo le fragilità legate ad alcune professioni specifiche. Sergio Casarano, meccanico sessantacinquenne originario della località Racale, ha trovato la morte in circostanze sconvolgenti mentre eseguiva le sue mansioni lungo la strada provinciale 374, collegante Miggiano e Taurisano nella provincia di Lecce. In forza presso una ditta dedicata all’assistenza tecnica per veicoli pesanti – ambito nel quale esperienza e reattività rappresentano requisiti fondamentali – l’uomo stava affrontando uno dei suoi tipici interventi quotidiani.

L’episodio fatale si è consumato nelle prime ore pomeridiane: Casarano era stato convocato per risolvere i problemi legati a un camion bloccatosi improvvisamente a causa della necessità urgente della sostituzione dell’apposita gomma. Mentre effettuava delicati manovramenti utilizzando un cric meccanico predisposto per alzare il carico imponente del veicolo guasto, si è avuto uno sciagurato crollo. Il sollevatore non ha retto il peso previsto ed il camion stesso si è inclinato repentinamente travolgendo l’operaio sottostante. Conseguenza terribile: Casarano si è ritrovato intrappolato sotto il massiccio mezzo; vi riporterà gravi danni causati da schiacciamento insieme a una violenta ferita cranica secondo quanto riferito dai soccorritori accorsi sul posto.

I vigili del fuoco di Gallipoli sono intervenuti tempestivamente per liberare l’uomo, la cui situazione è apparsa immediatamente critica. Trasportato d’urgenza in codice rosso all’ospedale “Cardinale Panico” di Tricase, le sue condizioni erano considerate disperate dal personale medico del 118, e nonostante gli sforzi, Sergio Casarano è deceduto poco dopo il ricovero. Le autorità competenti hanno avviato indagini approfondite per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto. Sul posto sono giunti gli agenti del commissariato di Taurisano, gli ispettori dello Spesal (Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro), e la Polizia Locale per la gestione del traffico. La procura di Lecce ha disposto il sequestro del camion per ulteriori accertamenti, un passo standard in questo tipo di incidenti al fine di analizzare ogni dettaglio che possa aver contribuito alla tragedia.

Questo evento riaccende i riflettori sulla sicurezza sul lavoro, non solo nel Salento ma in tutta la regione Puglia. Secondo i dati raccolti dalla Cgil, i primi cinque mesi del 2025 hanno visto in Puglia un totale di 11.644 infortuni denunciati, con una media allarmante di 77 casi al giorno e 26 vittime mortali. Questi numeri collocano la regione nella “zona rossa” per incidenza di mortalità, con 15,3 decessi per milione di occupati, un dato significativamente superiore alla media nazionale di 11,6[Il Sole 24 Ore].

Periodo Infortuni Registrati Vittime Mortali
Gennaio – Maggio 2025 11.644 26
Media Giornaliera 77

Altre stime suggeriscono che dall’inizio del 2025 le morti sul lavoro in Puglia siano già 34, con oltre 14.000 infortuni registrati nei primi sei mesi, evidenziando una situazione critica che richiede attenzione e interventi urgenti.

Il disturbo da stress post-traumatico nei lavori manuali: una pericolosa vulnerabilità che trascende l’elemento corporeo

L’incidente mortale occorso a Sergio Casarano, meccanico settantacinquenne, fa tornare prepotentemente alla ribalta i molteplici rischi associati alle professioni manuali. Questo evento tragico solleva interrogativi cruciali circa le profondissime ripercussioni psicologiche, fra cui spicca il disturbo da stress post-traumatico (DSPT). Nonostante il decesso causato da una ferita fatale e diretta agli organi del corpo umano dell’individuo interessato dal sinistro lavorativo – proprio con esso intendiamo enfatizzare l’impatto devastante anche sulla psiche – emergono importanti considerazioni riguardanti le persone collegate ad esperienze traumatiche. Infatti il fatto stesso d’essere prossimi ad avvenimenti drammaticamente perturbatori rappresenta una condizione propensa al sorgere delle sindromi elaborate per definire il disagio psichico dei lavoratori.

Un vasto numero di indagini condotte su scala globale ha chiarito quanto gli individui già toccati da infortuni professionali oppure soggetti ai rischiosi casi predisponenti verso accadimenti deleteri debbano necessariamente essere considerati entità particolarmente esposte all’evoluzione del DSPT. La sua caratteristica più rilevante appare dunque collegabile al dettaglio inatteso e repentino del trauma stesso, fungendo talora quale motore principale della sua manifestazione nei soggetti colpiti. Peraltro non ci si può limitare alla sola osservazione delle situazioni contrassegnate da attacchi violenti oppure catastrofi naturali; infatti questo variegato panorama abbraccia ogni evenienza in grado d’intaccare gravemente la sicurezza personale e collettiva nel contesto vitale quotidiano. Per i lavoratori manuali, questa minaccia è una costante implicita in molte mansioni.

Le ricerche nel campo della psicologia del lavoro hanno approfondito la sintomatologia, le tecniche di trattamento farmacologico e non farmacologico, oltre all’influenza che la struttura organizzativa del luogo di lavoro ha sull’insorgenza e la gestione del disturbo. Non è un caso che studi come quelli dedicati agli operatori di farmacia post-rapina o ai lavoratori dei macelli (i quali possono presentare sintomatologie riconducibili allo stress indotto dalla perpetrazione) dimostrino la pervasività del DSPT in contesti lavorativi molto diversi tra loro, accomunati però dall’esposizione a un elevato livello di stress o a eventi potenzialmente traumatici.

Il disturbo post-traumatico da stress è un disturbo invalidante caratterizzato da pensieri intrusivi, incubi, flashback, evitamento dei ricordi del trauma, cognizioni e umore negativi e ipervigilanza[MSD Manual]. La prevalenza della sintomatologia è significativa: circa il 9% della popolazione esperimenta il DSPT nel corso della vita, rendendo evidente l’importanza della prevenzione e dell’intervento.

Glossario:
  • Disturbo da stress post-traumatico (DSPT): una condizione psicologica che si sviluppa a seguito di un evento traumatico, caratterizzata da sintomi come ricordi intrusivi, evitamento e alterazioni del sonno.
  • Sicurezza sul lavoro: insieme di norme che garantiscono la protezione della salute fisica e psicologica dei lavoratori.

Nel contesto italiano, la consapevolezza di queste problematiche è crescente. Il D. Lgs. 81/2008 ha rappresentato un pilastro fondamentale, introducendo l’obbligo esplicito per il datore di lavoro di valutare tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, inclusi quelli legati allo stress lavoro-correlato. Questo obbligo, successivamente rafforzato da normative specifiche e accordi europei (come l’Accordo Europeo del 2004 che definisce lo Stress Lavoro-Correlato come una “condizione, accompagnata da sofferenze o disfunzioni fisiche, psichiche, e/o sociali”), ha spinto le aziende a considerare il benessere psicologico come una componente essenziale della sicurezza sul lavoro. Nonostante l’esistenza di un quadro normativo chiaro e definito, risulta evidente che l’applicazione concreta delle misure preventive e di supporto si manifesta in modo eterogeneo. Le sfide legate alla quantificazione e alla qualificazione del rischio psicologico si amplificano in presenza di una resistenza culturale significativa nel considerare la salute mentale con la medesima importanza attribuita alla sicurezza fisica; questo scenario implica che ci troviamo dinanzi a un cammino particolarmente arduo da percorrere. Gli incidenti come quello avvenuto a Taurisano sono centrati sull’aspetto materiale degli eventi accaduti; tuttavia, tali circostanze dovrebbero fungere da lezione necessaria per ampliare il dibattito sulle ripercussioni psicologiche – quelle stesse conseguenze che rimangono sovente trasparenti agli occhi dell’opinione pubblica ma sono comunque capaci di produrre effetti altrettanto catastrofici.

Supporto psicologico in Italia: uno scenario in evoluzione per i lavoratori manuali

La crescente incidenza degli incidenti sul posto di lavoro, insieme alla maggiore consapevolezza circa le conseguenze psicologiche associate—quali il disturbo da stress post-traumatico—ha portato a una rinnovata focalizzazione sui servizi psicosociali destinati agli operai italiani; ciò è particolarmente evidente nel settore delle professioni manuali. Nonostante l’Italia si trovi ancora nella fase iniziale della strutturazione completa dei propri interventi legislativi per garantire il benessere mentale negli ambienti lavorativi, sono stati avviati progressivi miglioramenti in tal senso. Nel contesto delle normative italiane attualmente vigenti e riconducibili al D. Lgs. 81/2008, risulta imperativo per i datori di lavoro effettuare una considerazione globale riguardante tutti i potenziali rischi legati alla salute e sicurezza dei dipendenti; tale norma include specificatamente anche lo stress collegato all’attività lavorativa quotidiana. Dalla data della sua implementazione ufficiale—31 dicembre 2010—a questo provvedimento è attribuito non soltanto un carattere vincolante ma anche essenziale all’interno del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR). Negligenza o insufficienza nella stima riguardante tali fattori possono tradursi nell’applicabilità di severe penalità pecuniarie che variano attorno ai due… 500 e 6.400 euro o arresti da 3 a 6 mesi nei casi più gravi[Gazzetta Ufficiale]. Ciò sottolinea l’importanza legale del benessere psicologico in azienda.

Parallelamente agli obblighi normativi, si sta affermando l’offerta di servizi di supporto psicologico specifici. Diverse realtà, sia pubbliche che private, propongono interventi mirati. Si va dal “Primo soccorso psicologico”, un manuale della WHO adattato per operatori sul campo, che si configura come una guida essenziale per le risposte immediate a situazioni traumatiche, a sportelli psicologici H24/7 a cui possono accedere lavoratori e familiari, offrendo percorsi personalizzati.

Sono emerse anche iniziative dedicate al benessere psicologico aziendale, come quelle offerte da “Mindwork” o “Stimulus Italia”, che propongono servizi di consulenza psicologica a distanza, spesso gratuiti, anonimi e confidenziali, per i dipendenti delle grandi organizzazioni. Questi servizi rappresentano un tentativo di anticipare e gestire le problematiche di salute mentale prima che degenerino in condizioni più gravi, come il DSPT. Anche i sindacati, come Manageritalia, hanno attivato programmi di “BenEssere Manager” per offrire supporto psicologico ai propri iscritti, segno di una crescente sensibilità su questi temi anche a livello di rappresentanza dei lavoratori. Nonostante questi passi avanti, permangono delle sfide. La mobilitazione manuale dei carichi e altre mansioni fisicamente impegnative sono tra i fattori di rischio che il medico competente deve considerare nel rilascio del giudizio di idoneità, ma l’aspetto psicologico non sempre riceve la stessa attenzione. Il pregiudizio ancora presente nei confronti dei problemi di salute mentale e la difficoltà di molti lavoratori nel chiedere aiuto sono ostacoli culturali che rallentano l’efficacia del supporto disponibile.

Proposta di Legge 2025: Introduzione di strumenti normativi per la protezione dal burnout e governance dei rischi psicosociali. Questa iniziativa, promossa dall’On. Carmen Di Lauro, punta a migliorare il benessere psicosociale e la salute mentale dei lavoratori.

La ricerca e le pubblicazioni, come il “Manuale italiano del metodo Individual Placement and Support” o gli studi sul “Manuale di intervento sul trauma”, contribuiscono a consolidare le basi teoriche e pratiche per un’assistenza più efficace. L’obiettivo è quello di creare un sistema integrato che non solo prevenga gli infortuni fisici ma che fornisca anche una rete di protezione robusta per la salute mentale dei lavoratori manuali, garantendo che ogni incidente non lasci dietro di sé solo danni fisici ma anche traumi psicologici troppo spesso ignorati.

Il peso invisibile delle professioni: una riflessione sulla salute mentale nel lavoro manuale

Il fardello occulto delle diverse occupazioni: un’analisi riguardo al benessere psicologico nelle mansioni artigianali

L’eco della tragedia di Sergio Casarano, risuonando, ci invita a una riflessione più profonda sul mestiere, sul suo intrinseco legame con la persona. In un’epoca dove il progresso tecnologico spesso occulta le fondamenta tangibili del nostro sistema, il lavoro manuale porta con sé un silenzioso fardello di rischi, visibili e invisibili. Nonostante l’attenzione mediatica si concentri comprensibilmente sul dramma dell’infortunio fisico, sarebbe miope ignorare l’ombra che il pericolo costante e i traumi, anche solo sfiorati, proiettano sulla psiche.

Una nozione basilare della psicologia comportamentale ci insegna come l’esposizione ripetuta a stimoli avversi o la minaccia percepita possa condurre a stati di ansia e ipervigilanza. Per un lavoratore manuale, il cric che improvvisamente cede, il mezzo pesante che si sbilancia, o anche solo la scena di un collega infortunato, non sono episodi isolati ma tasselli di un mosaico di stress che si compone giorno dopo giorno. La psicologia cognitiva ci ricorderebbe come la mente tenda a rielaborare continuamente questi eventi, creando “schemi di minaccia” che, se non gestiti, possono portare a fenomeni più complessi.

A un livello più avanzato, il concetto di “stress traumatico indotto dalla perpetrazione”, emerso dagli studi sui lavoratori dei macelli, ci offre uno spunto di analisi potente. Non si tratta qui solo di essere vittime o testimoni, ma di trovarsi in ruoli che, pur non essendo direttamente aggressivi, ci espongono a situazioni che possono generare un conflitto morale profondo o una dissonanza cognitiva. Sebbene non direttamente applicabile al caso Casarano, questa prospettiva ci invita ad ampliare il raggio di ciò che consideriamo un “trauma” legato al lavoro, includendo la fatica emotiva, la responsabilità silenziosa e il confronto costante con la finitezza della vita, aspetti che spesso accompagnano chi opera in contesti a rischio.

È fondamentale riconoscere che dietro ogni incidente e ogni statistica sugli infortuni si cela una persona con la sua storia, le sue paure e la sua fragilità. La salute mentale non è un lusso, ma una componente imprescindibile del benessere individuale e collettivo. La legislazione italiana riguardante lo stress correlato al lavoro segna un progresso notevole; tuttavia, la vera prova consiste nel tradurre tali principi all’interno di una cultura aziendale e sociale che apprezzi profondamente il lavoratore nella sua totalità. È imperativo dotarsi di strumenti per supporto psicologico che siano tanto proattivi quanto reattivi.

Ciò su cui dovremmo riflettere è se siamo realmente pronti ad affrontare questioni più profonde: siamo disposti a osservare ciò che si cela dietro le apparenze? Riconosciamo noi stessi l’onere invisibile sopportato da coloro i quali – attraverso sudore e dedizione – edificano e mantengono operativo ciò che ci circonda? Solo in questo modo potremmo sperare in ambienti professionali capaci non soltanto di offrire protezione al corpo fisico ma altresì di nutrire lo spirito dei lavoratori coinvolti.


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