Stella Maris: come l’approccio cognitivo rivoluziona la cura dei disturbi alimentari

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  • Negli ultimi 10 anni, Stella Maris ha ricoverato oltre 130 pazienti con gravi disturbi alimentari.
  • In Italia, circa 3,5 milioni di persone soffrono di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione.
  • Il 50% dei disturbi mentali dell'adulto può risalire all'infanzia.

Nel panorama della sanità italiana, l’IRCCS Stella Maris di Calambrone emerge come punto di riferimento nella cura e nello studio dei disturbi alimentari in età evolutiva. Recenti notizie riportano l’organizzazione di un importante convegno nazionale incentrato proprio su questa complessa tematica, previsto per il 28 giugno 2025. L’evento si configura come un momento cruciale di confronto e approfondimento per specialisti del settore, testimoniando l’attenzione crescente verso una condizione che affligge un numero significativo di giovani pazienti. Negli ultimi dieci anni, la Stella Maris ha ricoverato oltre 130 pazienti in età evolutiva con gravi disturbi alimentari, un dato che sottolinea l’urgenza di comprendere e affrontare questa “epidemia silenziosa”. Di questi, un numero considerevole, stimato intorno ai 35, presenta forme particolarmente severe che richiedono interventi terapeutici complessi e personalizzati.

Il convegno rappresenta un’opportunità per condividere le esperienze maturate sul campo, analizzare i modelli di intervento più efficaci e promuovere la ricerca di terapie sempre più innovative. La concentrazione su pazienti in età evolutiva evidenzia la specificità delle sfide legate ai disturbi alimentari in bambini e adolescenti, dove le dinamiche di crescita e sviluppo si intrecciano indissolubilmente con la manifestazione del disturbo. Secondo dati recenti, in Italia circa 3,5 milioni di persone, pari al 6% della popolazione, soffrono di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, con un aumento del 64% delle diagnosi annuali dal 2019 [Ospedale Bambino Gesù]. La Stella Maris, grazie a un’esperienza che abbraccia diversi decenni nel dominio della neuropsichiatria infantile, emerge come la sede perfetta per dare vita a un’iniziativa così significativa. Essa mette al servizio la propria competenza e le sue strutture, contribuendo in tal modo all’avanzamento scientifico e clinico nella battaglia contro i disturbi alimentari.
Questo convegno assume noteevole importanza all’interno di un panorama più vasto caratterizzato da una sempre maggiore attenzione nei confronti della salute mentale giovanile. Viene messa in evidenza la necessità di attuare interventi tempestivi ed efficaci al fine di assicurare il benessere tanto psicologico quanto fisico delle generazioni future.

Cognizioni e azioni: analizzare le basi sottili alla radice dei disturbi alimentari

Esaminare i disturbi alimentari implica immergersi nelle sfide intricate dei loro meccanismi fondamentali; occorre infatti riconoscere che le origini di tali problematiche non sono esclusivamente connesse a fattori estetici o nutrizionali. Le radici si estendono a complesse interazioni tra processi cognitivi e comportamentali. Secondo la teoria <a class="crl" target="_blank" rel="nofollow" href="https://www.stateofmind.it/2016/04/teoria-cognitivo-<a class="crl" target="_blank" rel="nofollow" href="https://www.ospedalemarialuigia.it/disturbi-comportamento-alimentare/disturbi-alimentari-dca/”>comportamentale-transdiagnostica-disturbi-alimentazione/”>cognitivo-comportamentale — attualmente considerata la più autorevole — i disturbi alimentari emergono da una causa duplice: da una parte troviamo delle cognizioni errate o distorte, dall’altra dei comportamenti disfunzionali. Un aspetto cruciale è rappresentato dall’eccessiva enfasi riposta sulla forma fisica e sul peso del corpo; questi elementi fungono da prisma attraverso il quale l’individuo esamina il mondo circostante ed elabora il proprio senso di autovalutazione. Tali pattern cognitivi rigidi, quindi, sfociano in condotte sia restrittive sia compulsive oppure purgative tese al controllo di una silhouette ritenuta insoddisfacente.
È come se l’intelletto seguisse il ritmo di una melodia deformata che ordina passi diretti verso un’inevitabile impasse. La psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT-E, Enhancing Cognitive Behavioural Therapy) si configura proprio come un intervento mirato ad agire sui meccanismi di mantenimento del disturbo, aiutando il paziente a riconoscere e modificare i pensieri disfunzionali e ad adottare nuovi comportamenti più adattivi. La CBT-E, considerata l’unico trattamento applicabile con minime modifiche a tutti i disturbi alimentari, si basa sulla teoria cognitivo-comportamentale transdiagnostica, evidenziando come vi siano fattori comuni che alimentano i diversi tipi di disturbo (anoressia, bulimia, binge-eating).

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  • Ottimo articolo! 🎉 Finalmente un approccio che guarda......
  • 🤔 Interessante l'approccio cognitivo, ma non trascuriamo......
  • I disturbi alimentari come linguaggio silenzioso... 💔 Un'analisi......

Dati sulla prevalenza

Tipo di disturbo Prevalenza (%)
Anoressia 0.2 – 0.8
Bulimia 1 – 5
ARFID 5
Binge Eating Disorder 22
OSFED (Other Specified Feeding or Eating Disorders) 47

I disturbi dell’alimentazione sono, in questa ottica, principalmente dei disturbi cognitivi, dove la percezione distorta di sé e del proprio corpo gioca un ruolo predominante. Le manifestazioni di rifiuto alimentare, comunemente riscontrabili durante l’età dello sviluppo, possono fungere da indicatori preoccupanti. Tali episodi emergono spesso in contesti caratterizzati da critiche e mutamenti nella vita del bambino o dell’adolescente. È essenziale approfondire queste complessità psicologiche al fine di progettare approcci terapeutici mirati; tali interventi dovrebbero andare oltre la semplice gestione dei sintomi per affrontare invece le origini delle problematiche e i processi psicologici che ne garantiscono la persistenza.

Prospettive terapeutiche innovative: nuove frontiere nella cura dei DCA

Il panorama terapeutico dei disturbi alimentari è in costante evoluzione, con la ricerca che spinge verso soluzioni sempre più efficaci e personalizzate, che vanno oltre gli approcci tradizionali. Tra le terapie innovative che stanno guadagnando rilevanza, spiccano quelle che integrano elementi tecnologici e nuovi modelli di intervento psicologico. La Realtà Virtuale e l’Intelligenza Artificiale, ad esempio, stanno iniziando a ricoprire un ruolo significativo nella cura dei DCA, offrendo strumenti innovativi per affrontare le paure legate al cibo, all’immagine corporea e alle situazioni sociali connesse all’alimentazione.

Queste terapie digitali permettono di creare ambienti controllati e simulazioni realistiche, utili per desensibilizzare i pazienti e aiutarli a modificare le risposte emotive e comportamentali disfunzionali. Nel Centro Auxologico, sono già in corso studi che dimostrano l’efficacia della Realtà Virtuale nel trattamento dei disturbi del comportamento alimentare, apportando una clamorosa differenza nel modo in cui i pazienti percepiscono il loro corpo e le loro abitudini alimentari [Auxologico].

Nuovi approcci terapeutici

Approcci:
  • Terapia Cognitivo Comportamentale
  • Realtà Virtuale
  • Intelligenza Artificiale
  • Neuromodulazione
  • New Maudsley Model

Accanto a queste innovazioni tecnologiche, si affermano anche nuovi modelli psicoterapeutici che pongono l’accento sul ruolo dell’ambiente e delle relazioni familiari. Il New Maudsley Model è un esempio significativo, strutturato per fornire un supporto comprensivo ai familiari che assistono una persona affetta da disturbi alimentari. Questo modello si concentra sulla comprensione dell’impatto psico-sociale e biologico del disturbo da parte dei carer, coinvolgendoli attivamente nel percorso di cura e fornendo loro gli strumenti per supportare la ripresa del proprio caro. Accanto alla CBT-E, che rimane un pilastro dei trattamenti basati sull’evidenza, altre terapie comportamentali di terza onda, pur con indicazioni specifiche per alcuni disturbi (come la bulimia nervosa e il disturbo da binge-eating), contribuiscono ad ampliare il ventaglio delle opzioni terapeutiche. Il fine ultimo rimane costante: supportare il paziente nella scoperta del valore intrinseco delle sue azioni, affinché si possa successivamente orientarlo verso una trasformazione significativa e perdurante.

Oltre la diagnosi: la complessità dei DCA e l’interconnessione con la salute mentale

I gravi disturbi alimentari rappresentano una questione complessa che si estende oltre le sole anomalie nelle abitudini alimentari. Questi fenomeni riflettono, infatti, il segnale di un notevole disagio psicologico, il quale è spesso intrecciato con ulteriori problematiche riguardanti la salute mentale. Diversi studi in ambito psichiatrico mettono in luce come una percentuale significativa dei disturbi mentali dell’adulto, indicativamente pari al 50%, possa risalire all’infanzia. [State of Mind]. Questo dato sottolinea l’importanza cruciale dell’intervento precoce e di un approccio olistico alla salute mentale, che consideri l’individuo nella sua interezza e ne esplori la storia evolutiva.

Segnali precoci e interventi

  • Osservare cambiamenti nei comportamenti alimentari
  • Riconoscere segnali di ansia o depressione
  • Supportare attraverso un contesto familiare empatico

Sebbene gli articoli forniti si concentrino sui disturbi alimentari, è interessante notare come la Stella Maris sia attiva anche in altri ambiti della neuropsichiatria infantile, come l’autismo, dove vengono seguite centinaia di nuovi pazienti ogni anno. Questo focus sull’età evolutiva e sull’interconnessione tra diverse manifestazioni del disagio psicologico è un elemento distintivo dell’approccio della Stella Maris. Eventi e iniziative, come i simposi che superano gli specialismi per una visione più ampia e integrata della salute mentale, dimostrano l’impegno nel superare le barriere tra le diverse discipline e nel promuovere una comprensione più completa dei complessi quadri clinici.

Riflessioni sulla mente che nutre il corpo e viceversa

Quando affrontiamo il tema dei disturbi alimentari, tendiamo a concentrare l’attenzione su aspetti quali il cibo, le sue restrizioni e le varie forme di compulsione. In realtà però ciò che appare potrebbe fuorviare da una comprensione più profonda; ciò che giace sotto la superficie racchiude una verità complessa. La psicologia cognitiva evidenzia come i nostri pensieri ed elaborate convinzioni influenzino profondamente comportamenti e azioni. Nei contesti dei disturbi alimentari questo meccanismo si manifesta in maniera quasi teatrale: risultano prevalenti delle credenze errate riguardanti sia il proprio corpo sia il cibo stesso, contribuendo a formare percezioni alterate del valore personale; queste convinzioni agiscono dunque come veri padroni su scelte dannose per il benessere fisico e mentale.
In aggiunta a ciò, la psicologia comportamentale mette in luce come questi stessi pensieri possano concretizzarsi in schemi rigidi e disfunzionali, dando vita a rituali talvolta autodistruttivi ma capaci di fornire un’apparente sensazione di controllo all’interno di una realtà avvertita come caotica e ostile. Si genera così un ciclo vizioso: esperienze mentali negative stimolano comportamenti disfunzionali i quali rinforzano ulteriormente quegli stessi schemi negativi già esistenti.
Andando un po’ più a fondo, nel regno della psicologia cognitiva avanzata, si parla di schemi maladattivi precoci. Questi sono pattern di pensiero e di sentimento profondamente radicati, che si formano spesso nell’infanzia in risposta a esperienze negative o a bisogni evo lutivi insoddisfatti. Immaginiamo un bambino che non si senta visto, amato o sufficientemente valido. Potrebbe sviluppare uno schema di “deprivazione emotiva” o di “inadeguatezza/difettività”. Questi schemi, come lenti distorte, influenzeranno poi la percezione di sé e del mondo nell’adulto, rendendolo particolarmente vulnerabile a sviluppare patologie, inclusi i disturbi alimentari.
Il cibo, in questo contesto, può diventare un modo per gestire emozioni intense, per cercare un senso di controllo, per punirsi o per auto-consolarsi. È un linguaggio silenzioso che parla di dolore, di insicurezze, di bisogni inespressi. Riflettere su questo ci porta a considerare l’importanza di una cultura che promuova la salute mentale fin dall’infanzia, che insegni ai bambini e agli adolescenti a riconoscere e gestire le proprie emozioni, a sviluppare un’immagine corporea positiva e a costruire relazioni sane. Perché guarire dai disturbi alimentari non significa solo “mangiare bene”, ma riconnettersi con sé stessi, curare le ferite invisibili dell’anima e imparare a nutrirsi di amore, accettazione e comprensione, sia verso sé stessi che verso gli altri.

Glossario:
  • DCA: Disturbi del comportamento alimentare, comprendono disturbi come anoressia, bulimia, e binge eating disorder.
  • CBT-E: Terapia Cognitivo Comportamentale Evolutiva, una forma di terapia psicologica per affrontare i disturbi alimentari.
  • ARFID: Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, caratterizzato da ridotte varietà di alimenti consumati.
  • Neuropsichiatria infantile: Area della medicina che si occupa delle patologie mentali che colpiscono i bambini e gli adolescenti.

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