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Sconvolgente: il lutto inaspettato scatena traumi profondi — Come affrontarlo?

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  • Studio: perdita improvvisa aumenta rischio disturbi psichiatrici in 30.000 persone.
  • L'anedonia prolungata può segnalare un disturbo psichiatrico.
  • La dissociazione frammenta l'esperienza e altera la personalità.

Attraverso l’analisi di film come “Estranei” e studi scientifici, si evidenzia la necessità di una comprensione più approfondita e di un approccio terapeutico mirato per affrontare queste sfide.

Il Lutto, il Trauma e la Dissociazione: Un Intreccio Complesso

Il film “Estranei” (All of Us Strangers), diretto da Andrew Haigh e ispirato al romanzo di Taichi Yamada, offre una potente rappresentazione della sofferenza legata al lutto, alla solitudine e ai traumi infantili. Il protagonista, Adam, interpretato da Andrew Scott, è un uomo di circa 40 anni che vive in un grattacielo a Londra, isolato dal mondo e intrappolato nel suo passato. La sua incapacità di relazionarsi con gli altri è accentuata dalla visita alla casa in cui è cresciuto, un luogo segnato dalle angherie del padre e dal silenzio sulla propria omosessualità.

Adam è un personaggio segnato da traumi irrisolti, incapace di elaborare il lutto per la perdita dei genitori e di comunicare la propria identità. Questo silenzio interiore lo confina in un isolamento emotivo profondo. L’incontro con Harry, il suo vicino di casa interpretato da Paul Mescal, rappresenta un tentativo di connessione e di accettazione di sé. Entrambi i personaggi sono accomunati dall’esperienza di essere “fermi nel tempo”, intrappolati nei ricordi e incapaci di superare le ferite del passato. Il film, quindi, non offre una speranza di guarigione, ma piuttosto una rappresentazione cruda della condizione di chi è intrappolato nel proprio mondo interiore.

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Lutto Inaspettato e Rischio di Disturbi Psichiatrici

Uno studio epidemiologico condotto dalla Columbia University e dal Boston Children’s Hospital su quasi 30.000 persone ha evidenziato come la perdita inaspettata di una persona cara possa aumentare il rischio di sviluppare disturbi psichiatrici. Questa scoperta non è del tutto nuova, ma sottolinea l’importanza di considerare la modalità della perdita.

A differenza di una morte preceduta da una malattia, che permette una preparazione mentale, una scomparsa improvvisa può generare uno shock traumatico. Questo può portare allo sviluppo di un disturbo da stress post-traumatico (PTSD), caratterizzato da flashback, pensieri ossessivi e la sensazione di rivivere l’evento traumatico. Come afferma Carlo Altamura, direttore della clinica psichiatrica dell’ospedale Maggiore-Policlinico di Milano, “non conta solo la perdita, ma anche la modalità in cui avviene”.

Negli ultimi anni, il lutto è stato oggetto di un acceso dibattito nel campo della psichiatria. Con l’uscita della <a class="crl" target="_blank" rel="nofollow" href="https://www.amazon.it/DSM-5-TR-diagnostico-statistico-disturbi-mentali/dp/883285516X”>quinta edizione del DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), il lutto è stato incluso tra le patologie, equiparandolo alla depressione. Questa inclusione ha suscitato controversie, con alcuni psichiatri che sostengono che il lutto sia una reazione fisiologica a una perdita, mentre altri sottolineano la somiglianza tra i sintomi del lutto e della depressione.

La difficoltà sta nel distinguere tra un lutto “normale” e una condizione patologica. Un elemento chiave è l’anedonia, ovvero l’incapacità di provare piacere o interesse in qualsiasi attività. Se questa condizione persiste per un periodo prolungato, può essere un segnale di un disturbo psichiatrico che richiede un intervento terapeutico.
È importante sottolineare che anche la perdita di un animale domestico può rappresentare un evento traumatico, soprattutto per chi vive solo. In questi casi, la rottura di una simbiosi affettiva può generare una sofferenza intensa che necessita di essere riconosciuta e trattata adeguatamente.

La Dissociazione come Meccanismo di Difesa

La dissociazione è un fenomeno psicologico complesso che si manifesta come una difficoltà nell’integrare le esperienze personali in una storia di vita coerente e unitaria. *In parole semplici, rappresenta una notevole difficoltà nell’armonizzare i diversi aspetti della personalità, con un impatto significativo sul senso di identità e una conseguente alterazione della personalità stessa. Mentre l’integrazione permette di distinguere il passato dal presente e di mantenere un senso di continuità, la dissociazione frammenta l’esperienza, portando a una sensazione di estraneità e di non appartenenza.

La dissociazione può manifestarsi in diversi modi, tra cui l’amnesia (perdita di ricordi), la depersonalizzazione (sensazione di essere estranei a se stessi) e la derealizzazione (sensazione che il mondo circostante sia irreale). Questi sintomi possono essere percepiti come strani e spaventosi, portando la persona a sentirsi “pazza”.

La dissociazione si origina spesso come un meccanismo di difesa di fronte a esperienze traumatiche o soverchianti. Quando un evento è troppo minaccioso per essere integrato, la mente si “disconnette” per proteggere la persona dal dolore. Questo può portare alla formazione di “parti dissociative” della personalità, ognuna con i propri ricordi, emozioni e comportamenti.
Esistono due tipi principali di parti dissociative: quelle che gestiscono la vita quotidiana, focalizzate sull’evitamento dei ricordi traumatici, e quelle che rimangono bloccate nelle esperienze traumatiche, vivendo nel passato come se fosse il presente. Queste parti possono avere gradi diversi di consapevolezza reciproca e possono essere in disaccordo su questioni importanti per la persona.

La comprensione dei processi dissociativi è fondamentale per un trattamento terapeutico efficace. Molte persone che soffrono di dissociazione non arrivano in terapia lamentando una difficoltà con il senso di sé, ma piuttosto per altri problemi come depressione, ansia o difficoltà relazionali. È quindi importante che il terapeuta sia in grado di riconoscere i sintomi dissociativi e di adattare l’intervento terapeutico di conseguenza.

Verso un Approccio Terapeutico Integrato

La psicoterapia, in particolare quella orientata al trauma, offre strumenti efficaci per affrontare la dissociazione e le sue conseguenze. L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è una tecnica che si è dimostrata efficace nel trattamento del PTSD e della dissociazione, ma richiede un adattamento specifico per i casi di traumatizzazione complessa.
Un elemento fondamentale del trattamento è la stabilizzazione e il potenziamento delle capacità di regolazione emotiva del paziente. Questo implica la creazione di un ambiente sicuro e di supporto, in cui il paziente possa esplorare i propri vissuti traumatici senza sentirsi sopraffatto. È inoltre importante favorire la presa di consapevolezza e il dialogo tra le diverse parti dissociative della personalità, al fine di promuovere l’integrazione e la coerenza.
La terapia sensomotoria si focalizza sull’aspetto corporeo, dove risiedono le tracce delle prime esperienze, mentre la teoria polivagale illustra come una disregolazione del sistema nervoso autonomo derivi dalla costante attivazione dei meccanismi di difesa individuali in risposta a traumi severi e prolungati.
In conclusione, la comprensione dei processi dissociativi è essenziale per un trattamento terapeutico efficace e sicuro. Un approccio integrato, che tenga conto degli aspetti cognitivi, emotivi e corporei del trauma, può aiutare le persone che soffrono di dissociazione a ritrovare un senso di sé e a ricostruire una vita più piena e significativa.

Oltre la Superficie: Riflessioni sulla Resilienza e la Ricostruzione del Sé

Affrontare il lutto, il trauma e la dissociazione richiede un profondo atto di coraggio e una volontà di esplorare le profondità della propria psiche. Non si tratta di cancellare il passato, ma di integrarlo in una narrazione coerente e significativa.* La resilienza non è l’assenza di dolore, ma la capacità di crescere e trasformarsi attraverso di esso.

Un concetto fondamentale della psicologia cognitiva è la “schema therapy”, che si concentra sull’identificazione e la modifica degli schemi maladattivi precoci, ovvero modelli di pensiero e comportamento disfunzionali che si sviluppano durante l’infanzia a seguito di esperienze traumatiche o deprivanti. Questi schemi possono influenzare profondamente le relazioni interpersonali, l’autostima e la capacità di gestire le emozioni.

Un concetto più avanzato è quello della “mentalizzazione”, ovvero la capacità di comprendere e interpretare il comportamento proprio e altrui in termini di stati mentali (pensieri, emozioni, desideri). La mentalizzazione è fondamentale per lo sviluppo di relazioni sane e significative, ma può essere compromessa in individui che hanno subito traumi o abusi.

Riflettiamo su come le nostre esperienze passate, anche quelle più dolorose, abbiano contribuito a plasmare chi siamo oggi. Chiediamoci quali sono i nostri schemi maladattivi e come possiamo modificarli per vivere una vita più autentica e appagante. Cerchiamo di sviluppare la nostra capacità di mentalizzazione, per comprendere meglio noi stessi e gli altri.

Ricordiamoci che non siamo soli in questo percorso. Ci sono professionisti qualificati e comunità di supporto pronte ad accoglierci e ad aiutarci a superare le nostre difficoltà. Non esitiamo a chiedere aiuto quando ne abbiamo bisogno.


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