- Fino a un adolescente su quattro soffre di disturbi mentali.
- Il 26,9% soffre di depressione, il 29,8% di ansia.
- Dal 2023, gli assistiti sono passati da 15,8 a 25 milioni.
L’aspetto cruciale della salute mentale fra i giovani. Le indagini più recenti dimostrano come fino a un adolescente ogni quattro sia affetto da disturbi mentali; tale dato si rivela particolarmente inquietante perché supera nettamente le statistiche riscontrate nei coetanei provenienti da nazioni con economie più avanzate. Quest’emergenza sottovalutata è ulteriormente complicata dalla presenza di normative antiquate insieme alla carenza di cure adeguate ed è ulteriormente ostacolata da un intenso stigma sociale.
Nell’ambito di uno studio esaustivo apparso su PLOS ONE nel corso del 2021 si è osservato come circa sette ragazzi su cento, nella regione subsahariana dell’Africa debbano fare fronte a significative problematiche psicologiche; inoltre quasi il dieci percento rispettava i requisiti per ricevere una diagnosi psichiatrica formale. Attraverso l’analisi effettuata sui dati riguardanti circa novantamila adolescenti provenienti dall’Africa nello spazio temporale compreso tra il 2008 e il 2020 emerge con chiarezza quanto siano allarmanti le rilevazioni relative a depressione (26,9%), ansia (29,8%), problematiche emotive e comportamentali (40,8%), esperienze relative a stress post-traumatico (21,5%) oltre ai pensieri suicidari (20,8%). Tutte queste cifre non si limitano ad essere semplicemente delle statistiche; costituiscono infatti un’autentica emergenza pandemica necessitante azioni decisive soprattutto alla luce della previsione secondo cui entro la metà del secolo attuale gli individui appartenenti alla fascia giovanile africana sotto ai venticinque anni potrebbero superare quota un miliardo.
Oltre alle tipiche sfide dell’adolescenza, i giovani africani sono esposti a ulteriori fattori di rischio, quali condizioni di estrema povertà, la disintegrazione dei nuclei familiari, la violenza, le conseguenze dell’HIV/AIDS e gli impatti psicologici della pandemia da COVID-19. La Mentally Aware Nigeria Initiative denuncia la quasi totale assenza di risposte istituzionali, con leggi spesso obsolete risalenti all’epoca coloniale, come il “Lunacy Act” in Nigeria. Le infrastrutture sanitarie sono scarse, con dotazioni insufficienti e concentrate solo in poche nazioni. Solamente 16 dei 54 Stati africani hanno fornito dati significativi su tale problematica. La stigmatizzazione sociale verso la malattia mentale disincentiva ulteriormente la diagnosi e l’accesso alle terapie.
Le Risposte Inadeguate e le Pratiche Disumane
Il difficile destino dei malati mentali nel continente africano si presenta frequentemente come drammatico.
Si osserva un utilizzo estremo della medicalizzazione: gli individui vengono spesso trattati con farmaci somministrati senza criterio volto esclusivamente alla sedazione; questo processo può durare anche un’intera esistenza priva di veri approcci terapeutici.
Le pratiche disumane continuano ad affliggere molti pazienti: il ricorso alla reclusione o all’incatenamento costituisce una violazione dei diritti umani più basilari.
A partire dall’aprile del 2023 la crisi scoppiata in Sudan ha aggravato ulteriormente queste problematiche già gravose.
La situazione ha generato una grave emergenza umanitaria contrassegnata dallo spostamento forzoso di milioni d’individui e da un fabbisogno crescente d’aiuto immediato.
Il totale degli assistiti è aumentato drasticamente passando da 15,8 milioni all’impareggiabile cifra raddoppiata successivamente fino ai 25 milioni.
L’assenza di risorse adeguate e la carenza di infrastrutture idonee rappresentano un significativo ostacolo alle iniziative di aiuto, impedendo così il raggiungimento delle categorie più fragili.
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Un Raggio di Speranza: L’Impegno di Grégoire Ahongbonon
Sebbene ci si possa imbattere in una realtà decisamente allarmante, emergono tuttavia motivi di speranza. Un esempio illuminante proviene da Grégoire Ahongbonon: originario del Benin ed ex gommista, egli nel 1990 scelse la via del servizio verso coloro che vivono con disturbi mentali. Fu allora che fondò l’associazione San Camillo de Lellis; all’inizio operava raccogliendo soltanto alcuni pazienti all’interno di spazi precari, dove liberò questi individui dai vincoli fisici imposti dalla società offrendo loro le necessarie cure mediche. Attualmente la sua organizzazione opera efficacemente nei territori della Costa d’Avorio, Benin, Togo e Burkina Faso attraverso vari centri volti ad accogliere queste persone, contribuendo così a porre fine alle ingiustizie quotidiane subite dall’intera categoria.
Il percorso tracciato da Ahongbonon suggerisce chiaramente come sia percorribile una nuova rotta basata sulla dignità, sull’attenzione attenta verso i vulnerabili assortita a pratiche empatiche quale il vero ascolto autentico. Tuttavia ciò richiede uno sforzo collettivo considerevole sia dai governi locali sia dalla comunità mondiale affinché possano fronteggiare con efficacia questa persistente crisi umanitaria. Sono imperativi approcci normativi inclusivi insieme a investimenti orientati al campo della salute mentale affiancati ad una vera rivoluzione culturale capace di smantellare ogni forma discriminatoria associata allo stigma sociale presente riguardo tale tematica.
Inoltre, iniziative come la campagna nazionale in Namibia, nell’ambito dell’iniziativa dell’Unione Africana “End Learning Poverty for All in Africa”, rappresentano un passo importante verso la promozione del benessere dei giovani e la prevenzione dei disturbi mentali.
Verso un Futuro di Cura e Inclusione
Nella discussione sulla salute mentale giovanile nell’Africa subsahariana, emerge una questione articolata che necessita di un intervento integrato su più fronti. Investimenti cruciali devono essere indirizzati verso il potenziamento della formazione degli specialisti nel campo della salute mentale; altresì rilevante è il miglioramento dell’accessibilità ai servizi sanitari adeguati. Contestualmente, si rende necessario elevare il livello di consapevolezza riguardo ai disturbi mentali a favore del pubblico generale. Non si possono trascurare le radici profonde del problema: problematiche come povertà endemica, conflitti armati e atteggiamenti discriminatori giocano ruoli fondamentali nel perpetuare questa crisi.
L’Africa costituisce attualmente uno dei nodi principali per quanto concerne le origini da cui provengono vittime della tratta umana; sono molteplici i percorsi attraverso i quali gli individui sono sfruttati o traffici internazionali subiscono epiloghi tragici all’interno del continente stesso o oltre i suoi confini. Questo fenomeno drammatico incide pesantemente sulla condizione psichica degli interessati: essi vivono esperienze traumatiche molto gravi con conseguenze durature sul loro stato emotivo. La lotta contro questo odioso crimine deve andare di pari passo con l’offerta di supporto psicologico orientato verso chi ha subito simili atrocità.
D’altra parte, l’intelligenza artificiale offre innovative possibilità nell’ambito dell’animazione sull’intero territorio africano. Sfondando ostacoli legati a fattori economici oltre a limitazioni logistiche, questa tecnologia facilita anche lo sviluppo dell’elaborazione artistica volta alla valorizzazione delle tradizioni culturali locali nonché all’affermazione identitaria del popolo africano.
Tale azione potrebbe avere un ruolo determinante nel potenziare l’autostima e nel favorire un profondo sentimento di appartenenza, aspetto che risulta cruciale per i giovani, poiché permette di diminuire le probabilità di insorgenza di problematiche legate alla salute mentale.
Un Imperativo Morale: Costruire un Futuro di Benessere Mentale
La crisi della salute mentale giovanile in Africa subsahariana non è solo un problema sanitario, ma anche un imperativo morale. Non possiamo permettere che una generazione intera sia compromessa da disturbi mentali curabili. È necessario agire ora, con determinazione e compassione, per costruire un futuro in cui tutti i giovani africani abbiano l’opportunità di raggiungere il loro pieno potenziale e vivere una vita sana e felice.
La resilienza dei giovani africani è una risorsa preziosa che non possiamo sprecare. Investendo nella loro salute mentale, investiamo nel futuro del continente e del mondo intero. È tempo di rompere il silenzio e di dare voce a chi soffre, offrendo loro il sostegno e la cura di cui hanno bisogno.
Amici, riflettiamo un attimo. La psicologia cognitiva ci insegna che i nostri pensieri influenzano direttamente le nostre emozioni e i nostri comportamenti. In Africa subsahariana, lo stigma legato alla salute mentale crea un circolo vizioso: la paura del giudizio impedisce alle persone di cercare aiuto, alimentando così la sofferenza e l’isolamento. Una nozione avanzata ci dice che la terapia cognitivo-comportamentale (TCC) potrebbe essere adattata ai contesti culturali specifici di queste comunità, aiutando i giovani a identificare e modificare i pensieri negativi che contribuiscono ai loro disturbi mentali. Immaginate se ogni villaggio avesse accesso a un terapeuta formato, capace di offrire un ascolto empatico e strumenti pratici per affrontare le sfide della vita. Non sarebbe fantastico?
- Pagina UNICEF con dati e approfondimenti sulla salute mentale adolescenziale globale.
- Informazioni sull'organizzazione MANI, che si occupa di salute mentale in Nigeria.
- Approfondimento sui dati UNICEF relativi alla salute mentale giovanile.
- Approfondimento sul contesto nigeriano e la sua legislazione obsoleta sulla salute mentale.