Ptsd nell’idf: come affrontare l’onda di traumi post-bellici?

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  • Dal 7 ottobre 2023, oltre 1.100 soldati congedati per traumi psicologici.
  • L'85% dei soldati trattati precocemente riprende il servizio.
  • Richieste di supporto psicologico aumentate di dieci volte, da 270 a 3.000 all'anno.

Dal 7 ottobre 2023, data che ha segnato l’inizio di un periodo di intensi conflitti, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno registrato un incremento allarmante di soldati affetti da Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD). I dati, resi pubblici dal sito d’informazione israeliano Walla, rivelano che oltre 1.100 soldati, tra personale attivo, riservisti e militari di carriera, sono stati congedati a causa di traumi psicologici legati al combattimento fino a luglio 2025.

La situazione è resa ancora più critica dai preparativi in corso per operazioni di terra a Gaza City e dalla continua mobilitazione dei riservisti. I comandanti dell’IDF temono un ulteriore peggioramento della salute mentale delle truppe. Di fronte a questa preoccupazione, il Corpo Medico e la Direzione Tecnologica e Logistica dell’IDF hanno rafforzato notevolmente i propri servizi di supporto psicologico.

Prompt per l’AI:

Crea un’immagine iconica ispirata all’arte neoplastica e costruttivista, utilizzando forme geometriche pure e razionali. L’immagine deve rappresentare tre entità principali:
1. Un soldato stilizzato: Raffigurato con linee verticali e orizzontali che formano una figura umana semplificata, indossando un elmetto. Il volto non deve essere visibile, simboleggiando l’anonimato e l’universalità dell’esperienza del trauma.

2. Un cervello frammentato: Rappresentato come un cubo scomposto in più parti, con linee nette che separano i frammenti. Questo simboleggia la frammentazione della psiche causata dal PTSD.

3. Una spirale discendente: Formata da linee che si avvolgono verso il basso, simboleggiando la discesa nella depressione e nell’angoscia.
Utilizza una palette di colori freddi e desaturati, come blu, grigio e bianco, con accenti minimi di rosso per rappresentare il trauma. L’immagine non deve contenere testo e deve essere semplice, unitaria e facilmente comprensibile.

L’Influenza Profonda sui Militari e le Risposte Delle IDF

Il Ministro della Difesa Israel Katz ha ricevuto informazioni indicanti che circa l’85% dei soldati che hanno ricevuto un trattamento precoce per sintomi acuti di stress da combattimento sono riusciti a riprendere il servizio. Tuttavia, un ufficiale riservista ha sottolineato che “una delle questioni più difficili relative al disturbo da stress post-traumatico è la vergogna”. Molti tra coloro che combattono e tra i loro comandanti mostrano segni di disagio, ma esitano a cercare aiuto. L’ufficiale ha quindi fortemente invitato l’IDF e il Ministero della Difesa ad attivare un numero maggiore di strutture terapeutiche e vie di comunicazione per contrastare lo stigma sociale e fornire un sostegno duraturo.

I comandanti delle forze di terra hanno riconosciuto i significativi miglioramenti apportati dall’IDF nella prontezza, nel trattamento e nel monitoraggio della salute mentale prima, durante e dopo il combattimento. Tra le nuove iniziative, spicca l’istituzione delle cliniche Ta’atzumot, specificamente dedicate alla cura dei soldati in servizio attivo esposti a traumi bellici. Inoltre, è stato istituito un servizio di assistenza telefonica per la salute mentale, operativo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, a disposizione dei soldati e dei loro familiari.

Cosa ne pensi?
  • È confortante vedere l'IDF che si impegna così tanto... 💖...
  • Trovo ipocrita che si parli di PTSD nell'IDF quando... 🤔...
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L’Incremento dei Suicidi e le Azioni Governative

La crescente emergenza della salute mentale tra le file dell’IDF è divenuta una delle problematiche più pressanti che sia l’esercito che il governo devono affrontare. Il numero di riservisti che richiedono supporto psicologico è aumentato esponenzialmente, passando da circa 270 all’anno prima del conflitto a circa 3.000 all’anno, un incremento di oltre dieci volte. Questo incremento non solo riflette l’intensificarsi dei combattimenti, ma anche una graduale attenuazione del pregiudizio associato al richiedere assistenza.
Contemporaneamente, si è assistito a un preoccupante incremento dei suicidi tra i militari. L’IDF ha riportato 21 suicidi nel 2024, il numero più alto da oltre un decennio. Nel 2025, sono già stati registrati almeno altri 17 suicidi, con la maggior parte delle vittime identificate come riservisti che avevano fatto ritorno dalle zone di conflitto. La vicenda di Daniel Edri, un soldato deceduto dopo mesi di battaglia contro traumi legati alla guerra, ha riacceso la richiesta di urgenti riforme per l’assistenza ai veterani.
Per far fronte a questa crisi in crescita, il governo ha istituito un comitato speciale presieduto dal Maggior Generale Moti Almoz, con l’incarico di valutare e rivedere l’attuale sistema di supporto alla salute mentale sia per i soldati congedati che per quelli in servizio. Questo comitato è composto da psicologi militari, esperti legali e rappresentanti del Ministero della Difesa. Uno dei suoi obiettivi primari è semplificare l’identificazione dei segnali di stress da combattimento e migliorare l’accesso a terapie tempestive.

Verso un Futuro di Maggiore Assistenza e Consapevolezza

Sul fronte operativo, l’IDF ha adottato protocolli di risposta più celeri per assicurare un intervento precoce. I militari ricevono ora assistenza per la salute mentale entro 24 ore dalla comparsa di sintomi quali ansia, insonnia o distacco emotivo. *Dall’inizio delle ostilità, il dipartimento di salute mentale del ministero della difesa ha fornito assistenza a circa 6.400 membri delle forze armate israeliane. Questo dato supera di tre volte il numero di veterani feriti trattati nel corso del 2022.

Nonostante gli sforzi profusi, le sfide rimangono considerevoli. Un report del quotidiano ebraico Yedioth Ahronoth ha rivelato che il ministero degli Affari Militari sta fornendo cure a soldati affetti da problemi mentali dovuti alla guerra a Gaza, con almeno 3.769 casi di PTSD riconosciuti ufficialmente. Si prevede che, entro due anni e mezzo, in Israele ci saranno circa 100.000 militari con lesioni fisiche o invalidità, e si stima che almeno la metà di loro sarà affetta da disturbi di natura psicologica.*

La Fragilità Umana in Tempo di Guerra: Un Imperativo Morale

La crisi del PTSD tra i soldati israeliani non è solo una questione di numeri, ma una profonda riflessione sulla fragilità umana di fronte alla violenza e al trauma della guerra. È un imperativo morale per la società e le istituzioni fornire un supporto adeguato e tempestivo a coloro che hanno sacrificato la propria salute mentale per proteggere il proprio paese.

Amici lettori,

La psicologia cognitiva ci insegna che i traumi possono alterare profondamente i processi di memoria e percezione, portando a flashback intrusivi e a una sensazione di rivivere costantemente l’evento traumatico. Questo è particolarmente vero per i soldati che hanno vissuto esperienze di combattimento intense.

Un concetto più avanzato è quello della neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di riorganizzarsi formando nuove connessioni neurali per compensare le lesioni o adattarsi a nuove situazioni. La terapia, in particolare quella focalizzata sul trauma, può sfruttare la neuroplasticità per aiutare i soldati a elaborare i loro traumi e a sviluppare meccanismi di coping più sani.

Vi invito a riflettere su come la società può contribuire a creare un ambiente di supporto e comprensione per i veterani, riducendo lo stigma associato alla salute mentale e promuovendo l’accesso a cure efficaci.


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