- Solo il 15% dei bambini palestinesi ha accesso al sostegno psicologico.
- Il 50% dei bambini palestinesi mostra sintomi di PTSD.
- Il Soleterre Center offrirà 1.200 colloqui psicologici individuali.
Questo centro, situato a pochi passi dall’ospedale pubblico di Beit Jala, si propone come un presidio stabile per la cura del trauma psicologico infantile da guerra, offrendo un luogo sicuro dove i bambini possono elaborare le proprie esperienze e ricostruire un senso di normalità. La gravità della situazione è evidente: stando al Palestinian Health Report del 2022, appena il 15% dei bambini palestinesi ha accesso a sostegno psicologico, mentre un rapporto del Mental Health & Psychosocial Support Network del 2025 evidenzia che la metà di essi manifesta sintomi riconducibili al disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Il 58% fatica a concentrarsi e quasi il 40% smette di parlare o si isola. In Palestina, dove risiedono 5,5 milioni di persone ma sono presenti soltanto 250 psicologi, il trauma non è un’emergenza occasionale: rappresenta una costante della vita quotidiana.
La Sindrome Palestinese: Normalizzare l’Inaccettabile
Damiano Rizzi, psicoterapeuta, psico-oncologo e fondatore di Soleterre, sottolinea come i bambini in Cisgiordania non vivano solo la malattia, ma anche la guerra che si è “cucita addosso”. Questo stato viene definito “sindrome palestinese”, una serie di manifestazioni cliniche che scaturiscono dalla coesistenza ininterrotta con il timore, la perdita e l’ingiustizia. I traumi si palesano in svariate modalità, tra cui incubi notturni, silenzio selettivo, regressioni improvvise e ansia legata alla separazione. Alcuni bambini smettono di giocare, altri di mangiare, molti di fidarsi. Il danno più profondo, secondo Rizzi, è la trasformazione della paura in normalità, la convinzione che la violenza sia inevitabile e che la vita valga meno in certi luoghi. Il Soleterre Children Center si propone di affrontare questo trauma psicologico complesso e collettivo, trasformando la paura in linguaggio, riattivando le capacità di autoregolazione e ricostruendo fiducia, senso di sicurezza e legami affettivi primari. Il centro offrirà oltre 1.200 colloqui psicologici individuali per 400 bambini con patologie pediatriche croniche, sostegno psicologico a familiari e personale ospedaliero, terapie di gruppo, attività educative e ludiche, formazione continua e supervisione per operatori sanitari e psicosociali.

- ❤️ Che bello vedere iniziative concrete per aiutare questi bambini......
- 😡 È inaccettabile che i bambini debbano vivere in queste condizioni......
- 🤔 La "sindrome palestinese": un concetto che sfida la nostra comprensione del trauma......
Similitudini e Differenze tra i Traumi di Guerra
Sebbene il dolore non abbia nazionalità, il modo in cui viene elaborato dipende dal contesto e dal supporto ricevuto. In Ucraina, le ferite emotive derivano dai bombardamenti inaspettati e dalla distruzione di un passato percepito come stabile. Nella Cisgiordania, è la natura protratta del conflitto a marcare profondamente i bambini, che crescono sotto un’occupazione che si estende da tre generazioni. In molte zone dell’Africa occidentale, la brutalità è spesso congiunta a condizioni di fame e disuguaglianza estreme. In tutti questi luoghi, i bambini assorbono il dolore, lo trattengono e lo esprimono nei modi più silenziosi e drammatici: somatizzazioni, regressione, isolamento, comportamenti autolesivi, idee suicidarie. La cura psicologica, anche in contesti dove manca tutto, è una priorità assoluta, un seme per un futuro migliore. Senza adeguato supporto psicologico, la vita rischia di ridursi a mera sopravvivenza. La cura del trauma non deve essere un privilegio per pochi, ma una necessità urgente, anche se spesso l’accesso è negato o ostacolato. Se un bambino traumatizzato non riceve aiuto, svilupperà una percezione ostile del mondo e potrebbe a sua volta replicare la violenza subita. Tuttavia, se quel bambino beneficia di sostegno, affetto e uno spazio per l’elaborazione, si apre una via verso la guarigione e lo sviluppo.
Curare è Resistere: Un Atto Politico e Umano
In Palestina, dove gli ospedali sono un bersaglio, le ambulanze vengono colpite e i medici interrogati, ogni azione di cura assume una valenza politica. Fornire assistenza è un atto di resistenza, una riaffermazione della dignità umana in mezzo alla disumanizzazione. La salute mentale non è solo una questione clinica, ma politica, il riflesso di un’occupazione che invade le menti. La psicologia occidentale parla di “disturbo post-traumatico”, ma in Palestina il trauma non è “post”, è quotidiano, strutturale, sistemico. È la “sindrome palestinese”, il checkpoint che blocca l’ambulanza, il drone che sorvola la scuola, la casa demolita, il padre arrestato, il figlio che non torna, la paura che non passa mai. Nonostante tutto, la gente resiste, con il _sumud_, la perseveranza, il radicamento, la resistenza interiore. E si osserva anche la resilienza vicaria, ovvero la capacità di coloro che operano con i sopravvissuti di attingere forza dalla loro stessa capacità di resistere. In Palestina, ogni operatore sanitario è anche un testimone, ogni psicologo è anche un sopravvissuto, ogni atto di cura è anche un atto politico.
Oltre la Sopravvivenza: Seminare Speranza e Resilienza
Amici, riflettiamo un attimo su quanto abbiamo letto. La psicologia cognitiva ci insegna che i traumi infantili possono alterare profondamente i processi di pensiero e la percezione della realtà. I bambini esposti a violenza e stress cronico possono sviluppare schemi mentali disfunzionali, che influenzano il modo in cui interpretano gli eventi e interagiscono con il mondo.
Ma non tutto è perduto. La psicologia comportamentale ci offre strumenti efficaci per aiutare questi bambini a rielaborare i propri traumi e a sviluppare strategie di coping più adattive. Tecniche come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e la terapia dell’esposizione possono aiutare i bambini a modificare i propri pensieri negativi e a ridurre l’ansia e la paura.
Un concetto avanzato, ma fondamentale, è quello della _plasticità neuronale_. Il cervello dei bambini è particolarmente plastico, il che significa che è in grado di adattarsi e di cambiare in risposta alle esperienze. Questo significa che, anche dopo aver subito traumi gravi, i bambini possono recuperare e sviluppare nuove competenze e abilità.
La chiave è offrire loro un ambiente sicuro e di supporto, dove possano sentirsi ascoltati, compresi e accettati. E iniziative come il Soleterre Children Center sono un passo importante in questa direzione. Ricordiamoci sempre che la resilienza è una forza potente, che può aiutarci a superare anche le sfide più difficili.
- Dettagli sull'inaugurazione del centro e i suoi obiettivi di cura.
- Pagina di Soleterre dedicata ai progetti in Palestina, per approfondire l'impegno.
- Sito ufficiale di Fondazione Soleterre, fornisce informazioni sulle attività e progetti.
- Pagina ufficiale di Fondazione Soleterre dedicata ai progetti in Palestina.