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La psicologa italiana a Los Angeles che ha curato le ferite psicologiche della pandemia

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  • Il 21% ha notato un peggioramento dei rapporti familiari durante la pandemia.
  • Aumento del 25% dei disturbi d'ansia e depressione post-lockdown.
  • Il 50% ha percepito maggiore fatica in ambito lavorativo.

La crisi sanitaria mondiale provocata dal COVID-19 ha generato ripercussioni profonde e multiformi sulla salute mentale delle società contemporanee; ciò ha rivelato sia situazioni di fragilità che possibilità di resilienza collettiva. All’interno dell’affascinante scenario urbano rappresentato da Los Angeles—una città dalle molteplici sfaccettature—queste problematiche si sono rivelate particolarmente accentuate nelle comunità meno tutelate. In questo contesto emerge la figura cruciale della psicoterapeuta originaria di Piacenza: il suo intervento fornisce un’importante analisi sui problemi affrontati durante la pandemia così come sulle modalità impiegate per mitigarne gli effetti sulla psiche degli individui. La sua attività non consiste semplicemente nell’analisi dei fenomeni sociali; al contrario, essa è segnata da un partecipativo sostegno verso quei soggetti che già prima del virus vivevano situazioni precarie o disagiate. Tale area metropolitana —con il suo alto grado d’insediamento umano e una marcata diversificazione economica — ha aggravato i disturbi esistenti all’origine del malessere diffuso fra i cittadini nel bisogno urgente d’interventi psicologici mirati. La crisi pandemica si è comportata da catalizzatore, mettendo in luce le carenze esistenti già radicate nella società ed accelerando i processi di vulnerabilità. Si è manifestata così una chiara evidenza delle disuguaglianze riguardanti l’accesso alle risorse vitali e ai servizi destinati alla salute mentale.

Dall’analisi condotta attraverso interviste sul campo emerge che numerosi individui insieme alle loro famiglie hanno dovuto confrontarsi non soltanto con il timore del contagio o l’assenza dei propri cari, ma anche con un’esacerbazione delle difficoltà relazionali, finanziarie e abitative. In base ai risultati ottenuti dallo studio condotto da Humanitas University, è emerso che ben il 21% dei partecipanti ha segnalato una diminuzione della qualità nelle relazioni con i partner; addirittura il 50% ha comunicato un aumento della sensazione di affaticamento avvertita durante lo svolgimento delle proprie mansioni professionali. In queste situazioni critiche, l’approccio terapeutico ha subito una necessaria evoluzione verso una visione olistica. Tale visione contempla non solo il welfare personale, ma anche le intricate dinamiche esistenti tra le famiglie e le collettività. Grazie alla sua passione e professionalità, la psicoterapeuta proveniente da Piacenza ha saputo rappresentare al meglio questa attitudine all’adeguamento e alla resilienza, garantendo un sostegno fondamentale durante periodi caratterizzati da notevole ambiguità e vulnerabilità.

Le sfide travolgenti delle comunità vulnerabili

La città californiana di Los Angeles presenta una composizione demografica ampia ed è caratterizzata da notevoli disuguaglianze sociali; ciò l’ha trasformata in un contesto ideale per il peggioramento delle questioni psicologiche durante il periodo pandemico. Le categorie maggiormente vulnerabili – immigrati, membri della comunità LGBTQIA+, ex-affiliati a bande criminali e persone che hanno subito molteplici traumi o abusi – si sono trovate dinanzi a una crescita mai vista prima delle loro problematiche quotidiane. La crisi sanitaria globale ha accentuato ulteriormente la vulnerabilità, imponendo a molti cittadini situazioni abitative precarie: monolocali occupati da cinque o più soggetti dove le elevate densità abitative e l’assenza totale di spazi privati hanno provocato una spirale crescente dei conflitti domestici oltre alla riattivazione dell’eco dei loro vissuti traumatici.

Margherita Mera, rinomata psicologa proveniente dalla provincia piacentina, riferisce come il periodo del lockdown abbia fornito momentanea liberazione agli individui afflitti da problemi d’ansia sociale oppure molestati; tuttavia questo isolamento rappresentava anche una prova complessa nel preparare queste persone al reinserimento in una vita normale che negli Stati Uniti rimaneva ed è tuttora percepita come assai distante. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha segnalato che, nel periodo immediatamente successivo al lockdown, si è osservato un aumento dei casi di disturbi d’ansia e depressione pari al 25% a livello globale . L’attività intrapresa si focalizza sulla gestione delle complesse situazioni dei pazienti; essa mira non soltanto a trattare i segni esteriori del malessere, ma si sforza altresì di affrontarne le radici più profonde. Un elemento fondamentale dell’operato risiede nella capacità di offrire uno spazio caratterizzato da fiducia e sicurezza, nel quale gli individui possono immergersi nelle loro esperienze traumatiche ed elaborare nuove modalità operative per far fronte alle difficoltà.

Il metodo adottato dalla dottoressa Mera rappresenta una chiara illustrazione del fatto che la professione psicoterapeutica deve ampliare il proprio ambito d’azione, soprattutto nei momenti critici; questa espansione implica l’accoglimento anche dell’aspetto sociale e comunitario. Il coinvolgimento con tali gruppi richiede infatti una profonda sensibilità culturale, una chiara comprensione delle dinamiche sociali, accompagnata da un impegno incessante volto a realizzare percorsi riabilitativi su misura. L’emergenza ha reso evidente l’urgenza di costruire un sistema sanitario più solido e attento ai bisogni psichici degli individui, rendendo cruciale l’integrazione della salute mentale all’interno dei servizi pubblici disponibili.

Statistica Percentuale
Aumento dei disturbi d’ansia e depressione 25%
Persone che hanno notato un peggioramento nei rapporti familiari 21%
Aumento della fatica percepita in ambito lavorativo 50%
Studenti con calo della concentrazione 70%

Cosa ne pensi?
  • Che storia meravigliosa! Un esempio di come la psicologia......
  • Purtroppo l'articolo non menziona le cause strutturali......
  • Interessante notare come la pandemia abbia agito da lente d'ingrandimento... 🧐...

Strategie terapeutiche e percorsi di resilienza

La risposta alle crescenti problematiche di salute mentale in un contesto post-pandemico come quello di Los Angeles richiede un adattamento continuo delle strategie terapeutiche. La psicoterapeuta piacentina ha dimostrato come un approccio flessibile e orientato alla comunità sia fondamentale. Il suo percorso formativo, iniziato all’Università Cattolica di Piacenza e culminato con un master alla University of Southern California nel maggio del 2019, l’ha preparata ad affrontare la complessità dei traumi e delle interazioni umane.

La sua vocazione iniziale di essere una “forza positiva e un catalizzatore di cambiamento” nelle vite dei giovani non solo si è mantenuta intatta, ma si è rafforzata di fronte alle nuove sfide imposte dalla crisi sanitaria. Il lavoro con i pazienti in difficoltà, in particolare quelli che vivono in spazi ristretti o hanno vissuto esperienze traumatiche, ha permesso di sviluppare percorsi terapeutici mirati. Questi percorsi spesso implicano l’applicazione di tecniche cognitivo-comportamentali per la gestione dell’ansia e dello stress, ma anche l’implementazione di interventi sistemici per affrontare i conflitti familiari.

La resilienza, ovvero la capacità di affrontare e superare le avversità, è diventata un tema centrale nel suo lavoro, non solo a livello individuale ma anche comunitario. Si incoraggiano i pazienti a trovare e rafforzare le proprie risorse interne ed esterne, creando reti di supporto e promuovendo l’empowerment personale. L’importanza di questo lavoro è sottolineata dalla consapevolezza che la salute mentale è una componente fondamentale del benessere generale e che la sua cura è una forma di prevenzione a lungo termine.

Studi recenti sulla salute mentale post-pandemia:

Secondo il Rapporto Salute Mentale 2023, oltre il 49,4% dei giovani tra i 18 e i 25 anni ha riportato disturbi d’ansia o depressione . La psicoterapia, lungi dall’essere stigmatizzata o vista con sospetto, si afferma come un elemento cruciale nella gestione dei disagi personali e nella promozione di esistenze più armoniose. È proprio questa realtà che viene sottolineata da diversi esponenti pubblici, dimostrando così l’evoluzione della percezione del supporto psicologico nella società contemporanea. In un contesto permeato da difficoltà permanenti e incertezze diffuse, il ruolo degli esperti della psicoterapia emerge con chiarezza: essi sono in prima linea nel processo di individuazione e nel rafforzamento delle dinamiche che permettono a individui ed intere comunità di fiorire anche dinanzi a sfide significative.

Riflessioni sulla salute mentale nell’era delle crisi globali

L’episodio riguardante Margherita Mera, apprezzata psicologa originaria di Piacenza attiva nella vibrante città di Los Angeles, invita a un’intensa meditazione sulla condizione della salute mentale in un periodo caratterizzato da crisi mondiali senza precedenti. Si osserva chiaramente come situazioni catastrofiche—quali le pandemie—non abbiano impatto esclusivamente sul corpo umano ma sconvolgano profondamente l’equilibrio del benessere psichico, sia su scala individuale che collettiva. Nel campo della psicologia cognitiva emerge con chiarezza l’importanza dell’interpretazione soggettiva degli avvenimenti nelle nostre risposte emotive.

Di fronte all’incertezza legata alla diffusione virale globale, tende a emergere nella mente umana un’inclinazione verso schemi mentali distorti capaci di incrementare stati d’animo quali ansia e paura ed amplificare sentimenti d’isolamento sociale. Qui entra in gioco l’indispensabile attività del terapeuta: deve fornire supporto per riformulare quei pensieri disfunzionali, tagliando attraverso gli ostacoli mentali per valorizzare le capacità intrinseche delle persone, nonché ristabilire connessioni significative con l’ambiente circostante anche nei momenti più turbolenti.

Approfondendo ulteriormente questa dinamica relazionale, sappiamo dalla prospettiva comportamentista quanto sia decisivo l’influsso ambientale sulle nostre azioni. In contesti di estrema privazione, come i monolocali sovraffollati menzionati, la limitazione degli spazi personali e l’aumento dei conflitti non sono semplici “effetti collaterali”, ma veri e propri stimoli ambientali che possono scatenare o riacutizzare traumi. La resilienza, in questo senso, non è solo una qualità intrinseca dell’individuo, ma è anche il risultato di interventi mirati che mirano a modificare le dinamiche comportamentali disfunzionali e a promuovere quelle adattive.

La nozione avanzata da considerare è quella del trauma collettivo, non solo individuale. Quando intere comunità subiscono perdite, isolamento e incertezza, il trauma si insinua nel tessuto sociale, manifestandosi in forme diverse: dalla sfiducia nelle istituzioni all’aumento delle divisioni sociali. Affrontare il trauma collettivo richiede un approccio che vada oltre la terapia individuale, promuovendo la coesione sociale, la narrazione condivisa delle esperienze e la creazione di spazi sicuri dove il dolore possa essere elaborato e la speranza ricostruita.

La storia di Margherita Mera ci ricorda che la vera forza risiede nella capacità di guardare al di là del singolo, di comprendere l’interconnessione tra individuo e contesto, e di agire con empatia e competenza per costruire un futuro più sano e resiliente per tutti. È un invito a riflettere sul nostro ruolo nel sostenere la salute mentale, non solo per noi stessi, ma per l’intera collettività.

Glossario:

  • PTSD: Disturbo post-traumatico da stress, una condizione psicologica che può svilupparsi dopo aver vissuto eventi traumatici.
  • Empowerment: Processo attraverso il quale gli individui acquisiscono maggiore controllo su aspetti della loro vita, aumentando la loro capacità di autodeterminazione.
  • Resilienza: Capacità di affrontare e superare le avversità, adattandosi a situazioni difficili.

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