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Incidenti sul lavoro: il trauma psicologico, un costo silenzioso da non sottovalutare

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  • Nel 2024, si sono registrati 1.090 decessi sul lavoro in Italia.
  • L'11,3% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica/sessuale.
  • Oltre il 26% degli adulti italiani soffre di dolore cronico.
  • Fino all'85% dei pazienti con dolore cronico sviluppa depressione.
  • Il trauma vicario colpisce sempre più medici e soccorritori.

Un grave incidente agricolo a Monleale, Alessandria, ha visto un uomo di 41 anni trasportato d’urgenza in elisoccorso, portando nuovamente alla ribalta una questione di crescente rilevanza: il trauma psicologico derivante dagli incidenti sul lavoro. Eventi come la tragica morte di Pietro Zito, schiacciato da una porta blindata a soli 35 anni, o l’esplosione in una fabbrica a Borgo Panigale che ha causato due decessi, non rappresentano solo statistiche o danni fisici immediati. Essi celano un impatto psicologico profondo e spesso sottovalutato, le cui conseguenze possono protrarsi ben oltre la guarigione delle ferite visibili. In Italia, dati del 2024 riportano 1.090 morti sul lavoro, un numero inquietante che sottolinea la persistenza del rischio, acuito per categorie come stranieri e ultrasessantacinquenni. Tuttavia, al di là di queste cifre drammatiche, emerge un “costo silenzioso” che affligge le vittime sopravvissute e i loro familiari: il trauma psicologico.

Trauma Psicologico: Il trauma psicologico è una reazione a un evento traumatico che supera la capacità di un individuo di farvi fronte in modo efficace. Può portare a sintomi come ansia, depressione e PTSD (Disturbo da Stress Post-Traumatico), noti da anni negli studi scientifici.

Il termine “trauma” affonda le sue radici nel greco, significando “ferita”, e indica una risposta psicologica complessa a eventi altamente stressanti o a una serie di esperienze dolorose. Queste ferite invisibili possono manifestarsi in modi diversi, influenzando non solo la persona colpita ma anche, come suggerito da recenti studi, i suoi eredi attraverso il concetto di trauma intergenerazionale. La cronaca quotidiana ci restituisce immagini di magazzini sovraffollati dove carrelli elevatori e pedoni si incrociano senza chiare separazioni, o di contesti lavorativi in cui le misure precauzionali si rivelano inadeguate, creando un terreno fertile per l’insorgenza di tali traumi.

La ricerca ha evidenziato che tra i lavoratori esposti a situazioni traumatiche, un numero crescente di professionisti, come medici e soccorritori, sperimenta il trauma vicario, una condizione psicologica sviluppata attraverso l’esposizione alla sofferenza di altre persone, con effetti simili al PTSD [GAM Medical].

Professione Rischio di Trauma Vicario
Medici e Infermieri Elevato
Psicologi e Psichiatri Elevato
Forze dell’Ordine Elevato
Assistenti Sociali Moderato
Soccorritori Elevato

Le esperienze traumatiche, se non elaborate adeguatamente, possono portare a una “rottura” nella psiche dell’individuo, lasciando tracce profonde che permangono nel tempo e che possono avere ripercussioni sul funzionamento emotivo, comportamentale, cognitivo, sociale e fisico. La ricerca nel campo della salute mentale sta sempre più riconoscendo la complessità di questi effetti, evidenziando la necessità di un approccio che vada oltre la mera risoluzione del danno fisico per abbracciare la dimensione psicologica e neurologica del trauma. Negli ultimi cinque anni, ad esempio, in Italia l’11,3% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha denunciato violenze fisiche o sessuali, dimostrando come il corpo spesso “tenga traccia” di queste esperienze dolorose, rendendo imprescindibile l’intervento terapeutico per elaborare e superare le cicatrici invisibili del trauma.

Neuroscienze, dolore cronico e patologie psicologiche: un legame indissolubile

La condizione nota come dolore cronico è caratterizzata da una persistenza superiore a 3-6 mesi rispetto ai normali tempi di recupero e costituisce un fenomeno diffuso all’interno della società. Essa si manifesta attraverso diverse patologie quali la lombalgia e la cervicalgia oppure disturbi articolari come l’artrosi e la fibromialgia. Si può anche manifestare in forma neuropatica sia diabetica sia post-erpetica. Questo disagio va ben oltre una mera sensazione fisica; infatti, esso si traduce in ciò che viene etichettato come malattia dolore, ristrutturando radicalmente la qualità della vita degli individui colpiti. Tale condizione incide su aspetti fondamentali quali lo stato d’animo personale, i legami sociali instaurati così come le competenze professionali ed economiche disponibili. Il dolore vissuto da chi ne soffre non coinvolge solamente il piano somatico ma abbraccia complessivamente l’essenza stessa dell’individuo.

Statistiche attuali indicano che più del 26% degli adulti italiani vive con questa situazione problematica del dolore cronico, generando impatti rilevanti sulla quotidianità dei soggetti interessati e sulla loro salute mentale, [Fisiosalus]. È stato osservato che fino all’85% dei pazienti affetti da dolore cronico può sviluppare stati depressivi, mentre il 39% presenta sintomi clinici di depressione e il 40% segni clinici di ansia. Questo legame è così stretto che dolore cronico e depressione condividono meccanismi neurofisiologici e aree cerebrali comuni nel sistema nervoso centrale.

Scoperta Neuroscientifica: Recenti studi hanno dimostrato che il dolore cronico altera la struttura e la funzione del cervello, indicando che il sistema nervoso centrale è influenzato sia dal dolore fisico che dagli stati emotivi di depressione e ansia.

La persistenza del dolore genera uno stato di stress e frustrazione che può facilmente sfociare in tristezza, demoralizzazione, sconforto, percezione di impotenza e rassegnazione, sintomi tipici della depressione. Al contempo, l’ansia cronica aumenta il rischio di sviluppare condizioni di dolore cronico, inclusi disturbi neuropatici, e ne aggrava la percezione, compromettendo il rapporto con i medici e l’aderenza alle terapie. Un’affascinante interconnessione emerge dalle recenti scoperte delle neuroscienze. La relazione tra dolore persistente e depressione si manifesta attraverso alterazioni significative nella morfologia e nel funzionamento del cervello. Ciò che colpisce è come alcuni farmaci, classificabili come antidepressivi e ansiolitici, operino sugli stessi neurotrasmettitori – quali serotonina e noradrenalina. Tali sostanze non solo attenuano il dolore, ma contribuiscono anche a un miglioramento dell’umore.

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Approcci Terapeutici Integrati per il Dolore Cronico

La gestione del dolore cronico, con le sue molteplici dimensioni fisiche e psicologiche, richiede un approccio integrato e multidisciplinare che vada ben oltre la sola somministrazione farmacologica. Riconosciuto anche dalla Legge n.38 del 15 marzo 2010 in Italia, l’attenzione alla prevenzione e cura del dolore cronico è cresciuta, enfatizzando la necessità di una visione olistica. Questo significa che team di specialisti, inclusi medici, fisioterapisti, psicologi e infermieri, devono collaborare per una valutazione multidimensionale che superi la semplice scala del dolore e consideri gli aspetti fisici, emotivi, cognitivi e sociali dell’individuo.

La gestione psicoterapeutica delle sofferenze persistenti si rivela cruciale nel rafforzare il benessere dei soggetti affetti da tali disturbi. È fondamentale garantire che questi interventi terapeutici siano guidati da professionisti altamente qualificati nel campo medico. L’intento primario di tale strategia multidisciplinare non consiste soltanto nel contenimento della percezione dolorosa sul piano somatico, ma implica anche una ricerca attiva per limitare le ripercussioni a livello emotivo, abilitando così gli individui verso esperienze quotidiane più gratificanti e appaganti. Riconoscere il fatto che la problematica relativa al dolore cronico risiede in una rete intricata fra dimensione corporea ed aspetti psichici costituisce un presupposto indispensabile per avviare percorsi terapeutici efficaci uniti a un’autentica forma di sostegno durante i processi rigenerativi.

Oltre la diagnosi: comprendere e curare il trauma profondo

Il percorso attraverso il quale il trauma psicologico, specialmente in contesti lavorativi, si evolve in dolore cronico e altera la salute mentale, è un esempio lampante della profonda interconnessione tra mente e corpo. Un concetto fondamentale nella psicologia cognitiva e comportamentale è che le nostre percezioni e interpretazioni degli eventi non sono passive, ma attivamente costruite dal nostro cervello. Quando sperimentiamo un evento traumatico, il cervello elabora e immagazzina le informazioni in un modo che può portare a risposte disfunzionali. La nozione avanzata di “neuroplasticità male adattiva” ci insegna che, a seguito di un trauma o di un dolore prolungato, le reti neurali del cervello possono consolidarsi in schemi che perpetuano la sofferenza.

Glossario:
  • PTSD: Disturbo da Stress Post-Traumatico, una condizione mentale che può svilupparsi dopo aver vissuto o assistito a eventi traumatici.
  • Trauma Vicario: È definita come quella condizione psichica che emerge dalla percezione del dolore altrui senza essere stati direttamente coinvolti negli avvenimenti traumatizzanti.
  • Neuroplasticità: Indica l’abilità intrinseca del cervello nel rimodellarsi variando sia nella struttura che nelle funzioni in seguito a nuove esperienze.

Un’analisi approfondita delle suddette esperienze è fondamentale; tale processo include non solo una disamina dei complessi dettagli neurali associati al fenomeno doloroso, ma anche l’attuazione efficace delle specifiche tecniche terapeutiche. Questa riflessione ci conduce verso l’importanza cruciale della modalità con cui interpretiamo ciò che accade attorno a noi: essa ha un impatto determinante sulla sfera tanto fisica quanto emozionale dell’individuo. Consideriamo per esempio come i timori legati ai ricordi o alle sensazioni possano paralizzare una potenziale guarigione, trasformandola piuttosto in un’incessante spirale dolorosa. Questo ci porta inevitabilmente ad apprezzare enormemente la dimensione della consapevolezza e dell’atteggiamento paziente; risulta imperativo adottare un metodo terapeutico integrato capace realmente di valorizzare ogni singolo individuo nella sua interezza e non semplicemente catalogarlo quale somma esclusivamente sintomatologica. Affrontare il trauma, che può essere sia latente che espresso attraverso sofferenza duratura, non equivale a una semplice fuga dalla realtà; si configura piuttosto come una dinamica proattiva di rivalutazione e reintegrazione dell’individuo. Questo viaggio si orienta verso la riscoperta delle proprie capacità di resilienza.

Un approccio integrato per un benessere complessivo

L’approccio integrato e multidisciplinare alla cura del dolore cronico è imprescindibile, dato il suo vasto raggio d’azione fisica e psicologica; non si può limitare esclusivamente all’utilizzo di farmaci. Tale aspetto è stato ufficialmente sancito dalla Legge n. 38 datata 15 marzo 2010 in Italia, promuovendo l’urgenza della prevenzione nella trattazione delle sofferenze croniche con una visione globalmente orientata.

All’interno del {Centro Fisiosalus Perugia}, implementiamo percorsi riabilitativi progettati ad hoc che fondono insieme pratiche come la psicoterapia con interventi fisioterapici e applicazioni di neurostimolazione; ciò avviene nel rispetto dei principi basilari della medicina su misura. La necessità di adattare i trattamenti alle specifiche condizioni individuali dei pazienti, affiancata dall’assistenza professionale da parte degli esperti, rappresenta un elemento fondamentale per perseguire efficacemente l’obiettivo nella gestione delle problematiche legate al dolore.

Conclusioni

La consapevolezza crescente del trauma psicologico e dei suoi effetti a lungo termine sottolinea l’importanza di un approccio multidisciplinare integrato nella gestione degli incidenti sul lavoro e del dolore cronico. È essenziale che professionisti del settore, imprese e istituzioni collaborino per creare ambienti di lavoro sicuri e sostenere la salute mentale dei lavoratori, affinché non si ripetano tragedie umane e si possano prevenire i costi silenziosi del trauma psicologico.

Note

Nell’ambito della salute mentale e delle strategie terapeutiche relative al dolore cronico, è opportuno riferirsi a nuove ricerche e articoli accademici freschi di pubblicazione.

Tipologia di Trattamento Descrizione
Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) Aiuta a identificare e modificare pensieri e comportamenti disfunzionali legati al dolore.
Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno (ACT) Favorisce l’accoglimento del disagio corporeo accompagnato da attenzione consapevole.
Terapia del Movimento e Rieducazione Posturale Favorisce l’utilizzo sinergico di esercitazioni fisiche atto a ottimizzare le capacità motorie.
Cure farmacologiche Prescrizioni anamnestiche corrispondenti ai necessari allevianti specifici: analgesici e antinfiammatori accanto ad antidepressivi e alternative naturali come l’agopuntura.

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