Ia e salute mentale: stiamo perdendo il controllo?

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  • Nel 2021, oltre 4,2 miliardi di utenti attivi sui social media.
  • L'oms indica che 1 su 8 soffre problemi psichici.
  • Il 3,1% degli adolescenti italiani ha problemi con i videogiochi.

L’ombra crescente dell’IA sulla salute mentale

L’avvento dell’era digitale ha aperto orizzonti nuovi in termini di efficienza; tuttavia, esso porta con sé delle ombre inquietanti che pongono in discussione i principi base della nostra salute mentale. La rapidissima evoluzione dell’Intelligenza Artificiale (IA), accompagnata dall’incessante diffusione delle tecnologie digitali, non solo trasforma il nostro quotidiano, ma altera profondamente anche i meccanismi cognitivi e il benessere psichico collettivo. Analisi dettagliate sulle correnti attuali mettono in luce un allarmante aumento nei casi clinici legati all’utilizzo dei chatbot intelligenti; questo problema si somma ai già notori rischi associati alle piattaforme social per quanto riguarda la salute mentale tra i giovani.

Nel corso del 2021 sono stati più di 4,2 miliardi gli utenti globalmente attivi sui social media: una cifra imponente che continua ad aumentare vertiginosamente nel presente scenario storico. Questo incremento di accesso sollecita una riflessione profonda sugli effetti duraturi causati dalla costante esposizione alle nuove tecnologie. Come indicato dall’OMS, uno su otto individui vive afflitto da difficoltà legate alla propria vita psichica—un segnale inequivocabile della necessità urgente affinché venga elevata a priorità universale la tematica del benessere psicologico. [Organizzazione Mondiale della Salute]

La promessa di un’IA più empatica e responsabile, come quella che OpenAI sta cercando di implementare in ChatGPT attraverso aggiornamenti mirati a valutare e mitigare l’impatto sulla salute mentale degli utenti, è un segnale positivo. Tuttavia, la recente decisione di OpenAI di alleggerire le restrizioni sui contenuti adulti per ChatGPT entro dicembre 2025, pur con l’introduzione di controlli parentali e verifica dell’età, solleva nuove questioni. La possibilità di accedere a “ChatGPT erotica” potrebbe espandere ulteriormente l’interazione con l’IA in ambiti delicati, potenzialmente influenzando la percezione di relazioni e intimità in giovani e adulti.

L’OMS/Europa ha già sollecitato un’azione coordinata per proteggere la salute mentale dei giovani nel contesto delle tecnologie digitali, evidenziando la necessità di un equilibrio tra vantaggi e rischi. Mustafa Suleyman, responsabile dell’IA di Microsoft, ha addirittura segnalato un aumento delle “psicosi da IA”, un termine che indica i disturbi mentali direttamente correlati all’interazione eccessiva o distorta con l’intelligenza artificiale. Uno studio effettuato dall’American Psychological Association ha rivelato che l’impiego intensivo degli schermi è connesso a un’accresciuta incidenza di ansia e depressione. [American Psychological Association]

A thought-provoking and abstract representation of the impact of artificial intelligence on mental health.
Leggi un’analisi visiva delle interazioni tra IA e salute mentale.
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  • Sono molto preoccupato. 😟 L'articolo evidenzia rischi reali......
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Danni cerebrali e l’esposizione al display: un campanello d’allarme

L’uso intenso e frequentemente incontrollato delle tecnologie digitali è diventato sempre più evidente quale fattore determinante per danni cerebrali potenziali nei giovani individui. Quest’aspetto sta acquisendo rilevanza soprattutto considerando che questa esposizione comincia già nella prima infanzia ed ha effetti pesanti sullo sviluppo sia cognitivo sia comportamentale. Innumerevoli ricerche scientifiche mettono in luce il modo in cui l’impiego smodato di smartphone, tablet ed altri apparecchi elettronici possa compromettere lo sviluppo neurologico dei minori; questo incide anche sulle relazioni familiari oltre a plasmare comportamenti futuri che non sempre risultano vantaggiosi.

A partire dal 2019 sono state espresse preoccupazioni crescenti da parte degli esperti su questo tema; ciò è stato ulteriormente supportato dalle evidenze emerse nel corso degli anni successivi fino al 2025. Tra questi professionisti spicca il Professor Giuseppe Riva, direttore del Laboratorio di Tecnologia applicata alla psicologia presso Auxologico. Recentemente effettuate indagini hanno rivelato che i ragazzi nella fascia d’età compresa tra gli 8 e i 12 anni dedicano mediamente più di cinque ore quotidianamente all’interazione con diversi strumenti digitali. [Common Sense Media]. I bambini al di sotto dei due anni, in particolare, che trascorrono troppo tempo davanti a TV, tablet e smartphone, mostrano problemi nell’elaborazione delle informazioni, suggerendo alterazioni nel funzionamento cognitivo.

An artistic depiction of a child engaging with digital screens, showing signs of cognitive impact.

Questo scenario si estende oltre l’età infantile, interessando gli adolescenti e gli adulti. L’IA, in questo contesto, presenta una duplice natura: da un lato, può diventare un “amico-psicologo” come rivelato da un’indagine Skuola.net del maggio 2025, dove un numero crescente di giovani italiani cerca consigli personali e sostegno dall’intelligenza artificiale. D’altro canto, la dipendenza dagli algoritmi, come evidenziato in un articolo di aprile 2025, mina la nostra autonomia, spingendo a preservare l’intuito e la libertà personale. La “Sindrome dell’Approvazione Algoritmica”, descritta nell’ottobre 2025, rappresenta una nuova forma di dipendenza digitale, in cui la ricerca di feedback algoritmici modifica i nostri comportamenti e la percezione di noi stessi, influenzando l’autostima e la salute mentale.

Effetti neurologici dell’esposizione agli schermi

Recenti ricerche hanno evidenziato come l’impiego intensivo di tecnologie digitali possa provocare modifiche significative nella corteccia prefrontale del cervello umano. Tali alterazioni sembrano incidere in maniera sfavorevole su due aspetti fondamentali delle funzioni cognitive: l’attenzione e la memoria. [Duke University]. Una ricerca suggerisce che intorno al 20% dei ragazzi, nella fascia d’età che va dai 6 ai 17 anni, manifesta indizi di una fruizione problematica degli smartphone. L’incapacità di controllare il tempo dedicato alla navigazione online provoca difficoltà nell’autoregolazione personale e crea situazioni sociali complicate, le quali potrebbero comportare effetti deleteri nel corso della vita adulta. [PubMed]. In concomitanza con ciò, si registrano importanti dati di ricerca che rivelano come il fenomeno del gaming disorder stia assumendo proporzioni sempre più inquietanti. Un’indagine specifica rivolta agli adolescenti italiani ha rivelato che una quota del 3,1% presenta comportamenti potenzialmente problematici nel rapporto con i videogiochi; addirittura l’11,6% risulta essere esposto a un rischio significativo. [Italian Journal of Pediatrics]. Non c’è dubbio che un intervento tempestivo, insieme a valide strategie educative, sia fondamentale per evitare e attenuare queste conseguenze.

La geometria distorta dei bias e dei deepfake: una nuova realtà?

Il panorama dell’Intelligenza Artificiale, pur offrendo strumenti potenti e rivoluzionari, si scontra con una realtà complessa e ambigua, permeata dai bias cognitivi e dalla diffusione di fenomeni come i deepfake. Questi elementi distorcono non solo i processi algoritmici ma anche la nostra percezione del reale, con implicazioni profonde per la salute mentale e il tessuto sociale.

Il termine “bias” nell’ambito dell’IA si riferisce a una distorsione che può influenzare i risultati generati dagli algoritmi in modo sistematico e involontario [AI Bias Report]. Nel panorama attuale, caratterizzato dall’impiego diffuso dei sistemi di riconoscimento facciale e da algoritmi predittivi in molteplici settori, si manifesta con chiarezza che i bias possono dar vita a situazioni discriminatorie.

Esempi di bias e discriminazione nei sistemi IA

Un esempio significativo è quello dell’algoritmo COMPAS. Quest’ultimo viene sfruttato nel contesto del sistema giudiziario statunitense per valutare il rischio di recidiva: è stato dimostrato come tale strumento metta in luce una marcata presenza di bias razziale, conducendo così a forme evidenti di discriminazione ai danni delle persone appartenenti a minoranze etniche. [ProPublica]. Le problematiche emerse nell’ambito dell’IA mettono in risalto l’esigenza impellente di promuovere una maggiore trasparenza e una riconosciuta responsabilità, soprattutto dalle entità che si dedicano allo sviluppo delle tecnologie.

La natura intrinsecamente complessa della questione suggerisce l’urgenza di una collaborazione fruttuosa tra gli attori del settore tecnologico e coloro che formulano le normative. È fondamentale che gli standard etici, perciò, vengano inseriti sia nella fase progettuale sia in quella esecutiva dei sistemi IA, assicurando così risultati che non solo giusti ma anche rappresentativi delle diverse realtà sociali.

Tra percezione e dipendenza: la navigazione attraverso i mari dell’IA

In questo viaggio tra le pieghe dell’intelligenza artificiale e le sinapsi del nostro cervello, abbiamo incrociato le rotte dei bias cognitivi e la potenza destabilizzante dei deepfake. Ora, è il momento di tirare le somme, non per chiudere un capitolo, ma per aprire gli occhi su una nuova era, quella in cui la nostra mente e il nostro essere sono chiamati a navigare mari inesplorati.

Da un punto di vista della psicologia cognitiva, un concetto fondamentale è quello di euristica. Le euristiche sono scorciatoie mentali innate, meccanismi rapidi che il nostro cervello utilizza per prendere decisioni e risolvere problemi. Tuttavia, queste scorciatoie, sebbene efficienti, non sono infallibili e possono portare a errori sistematici, i cosiddetti bias cognitivi. L’incertezza intrinseca dei deepfake, il non sapere se ciò che vediamo è autentico, agisce come un rinforzo intermittente continuo, mantenendoci in uno stato di costante attivazione e ricerca di validazione, simile alla “Sindrome dell’Approvazione Algoritmica” che abbiamo descritto.

Glossario:

  • Deepfake: tecnologia informatica per generare contenuti audio o video falsificati, utilizzando tecniche di intelligenza artificiale.
  • Bias Cognitivo: errori di giudizio e decisione che influiscono sulla nostra percezione della realtà.
  • Gaming Disorder: disturbo caratterizzato dall’uso eccessivo di videogiochi, considerato problematico quando interferisce con la vita quotidiana.

An abstract visualization of cognitive biases and deepfakes in artificial intelligence.

Alla luce di queste considerazioni, l’invito è a una riflessione profonda. Quanto siamo disposti a lasciare che gli algoritmi e le loro manifestazioni distorte modellino la nostra realtà? La nostra capacità di distinguere il genuino dal manipolato è una risorsa preziosa, fragile e sempre più minacciata.


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