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Generazione Z e autolesionismo: perché l’arte è diventata un grido silenzioso?

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  • Nel 2023, quasi il 14% dei minori ha vissuto in povertà assoluta.
  • L'indice di salute mentale dei 14-19enni è sceso a 71 punti nel 2023.
  • Le adolescenti hanno un indice di salute mentale di soli 67,4 punti.

Il disagio nascosto della generazione Z: quando l’arte diventa grido silenzioso

Nel panorama complesso della salute mentale giovanile, l’autolesionismo emerge come un sintomo eloquente di un disagio profondo, particolarmente diffuso all’interno della generazione Z. Questa fascia demografica, cresciuta in un’era dominata dalla connettività digitale, si trova ad affrontare sfide uniche, spesso amplificate dalla pressione ininterrotta dei social media e da aspettative sociali che rasentano l’irrealistico. L’analisi di questo fenomeno rivela un intreccio intricato di fattori, che spaziano dalla vulnerabilità individuale alle dinamiche familiari, passando per l’influenza pervasiva del virtuale sulla costruzione dell’identità. È un percorso che ci invita a guardare oltre la superficie, a comprendere come le manifestazioni esteriori di dolore siano, in realtà, l’eco di battaglie interiori silenziose.

A young man sitting on the floor surrounded by artwork reflects on a tablet, symbolizing the pressure of social media on young artists.

La pressione dei social media, in particolare, si configura come un catalizzatore potente di ansia e insicurezza. La costante esposizione a vite filtrate, presentate come perfette e irraggiungibili, crea un senso di inadeguatezza e di fallimento. I giovani, in questa incessante vetrina digitale, si sentono costretti a conformarsi a standard estetici e comportamentali spesso irrealistici, sacrificando la propria autenticità in nome dell’approvazione virtuale. Questo scenario è particolarmente amplificato per i giovani artisti, la cui identità è intrinsecamente legata all’espressione di sé. La loro creatività, che dovrebbe essere un rifugio e un mezzo di auto-espressione, finisce per essere esposta al giudizio impietoso di un pubblico vastissimo, trasformando la loro arte da valvola di sfogo a fonte di ulteriore stress.

Young people at a dinner table are focused on their smartphones, illustrating the struggle of family dynamics and communication in the digital age.

La famiglia, purtroppo, non sempre riesce a fungere da baluardo protettivo in questo contesto. Spesso, le dinamiche familiari disfunzionali, la mancanza di comunicazione aperta o l’incapacità di riconoscere i segnali di disagio possono aggravare una situazione già precaria. La capacità dei genitori nel fornire ai propri figli uno spazio caratterizzato da supporto incondizionato è essenziale; ciò permette ai giovani stessi non solo di esprimere liberamente le loro vulnerabilità ma anche di allontanarsi dall’eventualità del giudizio esterno e dai rinforzi negativi. Altrettanto determinanti sono le dinamiche interpersonali che si svolgono oltre il contesto familiare: una cerchia sociale sana e accogliente costituisce infatti una rete protettiva decisiva contro sentimenti indesiderati quali solitudine e disperazione; viceversa, fenomeni come isolamento o legami tossici contribuiscono ad aggravare tali emozioni.

Secondo gli specialisti della psicologia e della psichiatria emerge con chiarezza quanto sia fondamentale adottare uno sguardo globale nella cura delle problematiche connesse al benessere mentale. Affrontare esclusivamente i sintomi risulta insufficiente: è imprescindibile scavare nelle origini profonde delle difficoltà esperite dagli individui. Approcci terapeutici consolidati quali la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) oppure quella dialettico-comportamentale (DBT) hanno mostrato effetti tangibili nell’assistere i ragazzi nello sviluppo di abilità coping più adattive, nonché nella regolazione emotiva personale. In specifiche circostanze, il ricorso a farmaci antidepressivi può rivelarsi utile per trattare manifestazioni severe quali depressione profonda oppure ansia cronica; questo impiego però deve avvenire sempre all’interno del contesto d’una strategia terapeutica complessa, seguita attentamente da professionisti competenti.

Nuove evidenze sul malessere adolescenziale

L’analisi effettuata da Openpolis nell’ambito della campagna Non sono emergenza rivela risultati allarmanti riguardo alla situazione dei giovani nel nostro Paese. Nel corso del 2023, quasi il 14% dei minori ha sperimentato condizioni di povertà assoluta, segnalando così le enormi difficoltà sia economiche sia sociali che ricadono sul loro stato psicologico. Di particolare rilievo è la diminuzione dell’indice di salute mentale: tra i ragazzi e le ragazze nella fascia d’età compresa fra i 14 e i 19 anni, tale indice ha mostrato una flessione attestandosi a soli 71 punti nel 2023. Questo decremento risulta ancor più marcato se consideriamo la disparità fra i generi: le adolescenti presentano infatti uno score medio pari a 67,4 punti, rivelando un deterioramento del loro benessere psichico. Tali dati non sono soltanto numerici; rappresentano una vera e propria “ferita invisibile” frutto delle sfide poste dalla pandemia e dalle mutate dinamiche sociali.

L’impatto dei traumi sullo sviluppo psichico giovanile

Il concetto di trauma, nel contesto della salute mentale giovanile, si estende ben oltre le esperienze estreme di violenza o abuso, abbracciando una gamma più ampia di eventi che alterano significativamente il normale sviluppo psichico e comportamentale. Un trauma non è solo un singolo evento devastante, ma può essere anche un accumulo di esperienze negative persistenti, come la negligenza emotiva, la disfunzione familiare cronica o la pressione accademica e sociale eccessiva. Questi fattori, apparentemente meno drammatici, possono erodere la resilienza di un giovane, rendendolo più suscettibile a disturbi dell’umore, ansia e comportamenti autolesivi.

Allo stesso modo, le neuroscienze cognitive hanno evidenziato che gli effetti del trauma possono manifestarsi attraverso cambiamenti strutturali e chimici nel cervello, influenzando le aree preposte alla regolazione emotiva e alla memoria.

“Le esperienze traumatiche possono modificare la struttura e la chimica del cervello, rendendo più difficile per i giovani affrontare lo stress e regolare le proprie emozioni”.

Tale disequilibrio, infatti, produce una condizione di suscettibilità, capace di riflettersi in comportamenti di tipo autodistruttivo.

Psicofarmaci e terapie: un percorso integrato per il benessere

Il confronto riguardo all’efficacia degli psicofarmaci rispetto alle terapie psicologiche per affrontare i disturbi legati all’umore e all’ansia rappresenta oggi uno snodo cruciale nel campo della salute mentale. È fondamentale non considerare questa questione come una mera alternativa fra due opzioni; piuttosto è necessario esplorare le modalità attraverso le quali questi metodi possono convergere in modo synergico al fine di garantire percorsi terapeutici completi e individualizzati. La medicina contemporanea ha progressivamente abbracciato il modello definito biopsicosociale, il quale integra le componenti biologiche, psicologiche e sociali creando una visione unitaria del soggetto assistito. Le linee guida cliniche raccomandano approcci combinatori consistenti nella congiunzione tra terapia farmacologica e intervento psico-sociale. Secondo le valutazioni professionali più aggiornate, risulta imprescindibile tener conto delle manifestazioni specifiche presentate dall’individuo giovane così come dell’ambiente circostante al fine di potenziare l’efficacia terapeutica. Un esempio evidente è costituito dall’applicazione della metodica conosciuta come CBT, frequentemente correlata a esiti favorevoli nella gestione sia dei disturbi ansiosi sia depressivi; recenti evidenze indicano che oltre il 75% degli individui coinvolti nelle sessioni CBT hanno riportato miglioramenti tangibili nei propri stati d’animo se confrontati con coloro i quali avevano ricevuto esclusivamente trattamenti farmacologici.

Oltre il sintomo: costruire un futuro di benessere

Il cammino verso il benessere mentale è un percorso complesso e profondamente personale, che spesso inizia con la consapevolezza del proprio disagio. È fondamentale riconoscere i segnali di disagio e intervenire tempestivamente. Gli studi dimostrano che oltre il 60% dei ragazzi che hanno ricevuto supporto psicologico entro sei mesi dalle prime manifestazioni di malessere hanno mostrato una significativa riduzione dei sintomi.

Per i giovani, avere accesso a risorse adeguate e a professionisti motivati rappresenta un vantaggio enorme per il loro processo di guarigione. Le community e le reti di supporto giocano un ruolo cruciale nel garantire che i giovani possano trovare le risposte e le strategie di cui hanno bisogno.

Glossario:

  • FOMO: Paura di perdersi qualcosa; una forma di ansia che si manifesta quando si è preoccupati di non essere parte di eventi o esperienze interessanti.
  • CBT: Terapia Cognitivo-Comportamentale; un tipo di psicoterapia che insegna ai pazienti a riconoscere e modificare schemi di pensiero disfunzionali.
  • DBT: Dialectical Behavior Therapy; una forma di terapia psicologica focalizzata sulla regolazione emotiva e sull’efficacia nelle relazioni interpersonali.

Note Aggiuntive

Le risorse e informazioni supplementari possono essere ottenute dalle organizzazioni locali impegnate nella sfera della salute mentale, che si prodigano per assistere i giovani che attraversano momenti di crisi.


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