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FOTOGRAF@MENS: L’obiettivo rivela l’anima, scatti di resilienza emotiva

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  • Il concorso FOTOGRAF@MENS si inserisce nel Festival RO.MENS, giunto alla sua quarta edizione.
  • Le opere saranno esposte alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea dal 1 al 15 ottobre 2025.
  • La premiazione si terrà il 7 ottobre nella Sala della Protomoteca in Campidoglio.
  • Uno studio del 2018 dimostra che la fototerapia riduce i sintomi del PTSD.

Il concorso FOTOGRAF@MENS: uno sguardo sull’anima attraverso l’obiettivo

Nell’ambito delle iniziative concepite per promuovere il benessere psicologico si distingue chiaramente il concorso FOTOGRAF@MENS, definibile quale faro d’innovazione e speranza. Tale competizione trova collocazione all’interno dell’importante contesto rappresentato dalla quarta edizione del Festival della Salute Mentale RO. MENS. Questo festival assume una notevole importanza poiché è organizzato dal Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2, coadiuvato dall’Assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute dell’amministrazione capitolina romana. La passata edizione aveva già potuto beneficiare dell’appoggio istituzionale offerto dal Ministero della Cultura assieme alla RAI; riconoscimenti prestigiosi attualmente in fase di rinnovo in vista dell’edizione prevista per il 2025, evidenziando così la crescente significatività su scala nazionale.

Il concorso stesso abbraccia ambizioni che vanno oltre una semplice gara artistica; si propone piuttosto come un potente mezzo capace di incoraggiare gli individui nella loro capacità di esprimere le proprie visioni sulla salute mentale utilizzando la fotografia come strumento comunicativo globale. Secondo quanto evidenziato da numerosi professionisti nel campo psicosociale, questo medium ha potenzialità terapeutiche indiscutibili: essendo efficace nell’autorispondere al bisogno d’introspezione personale nonché nell’indurre processi autovaloriali positivi.

Alcuni studi recenti hanno dimostrato che l’atto di scattare foto può migliorare significativamente la salute mentale, in particolare in individui con ansia, depressione e disturbi post-traumatici da stress (PTSD). [Happiful Magazine]

Questa iniziativa non è quindi solo un concorso, ma un autentico strumento di promozione sanitaria. È evidente come sia cruciale promuovere tra i cittadini un autentico interesse e una rinnovata attenzione per la salute mentale; questo approccio non fa altro che contribuire alla graduale eradicazione dei pregiudizi, oltre allo stigma diffuso nei confronti delle problematiche psichiche. Tale iniziativa costituisce quindi un supporto palpabile all’inclusione sociale, creando una rete empatica e accogliente per tutti coloro che devono fronteggiare difficoltà nella sfera psicologica.

I lavori fotografici dovranno essere inviati rispettando scrupolosamente le direttive del bando entro il 31 luglio 2025, momento a partire dal quale avrà luogo una selezione particolarmente accurata delle opere ricevute. I lavori ritenuti idonei avranno il privilegio d’essere presentati nella rinomata Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea durante il periodo compreso tra il 1 e il 15 ottobre 2025. Una caratteristica distintiva dell’esposizione sarà rappresentata da un’area specificamente dedicata agli autoritratti—indipendentemente dall’uso del colore o del bianco e nero—offrendo così uno spazio privilegiato per riflessioni intime in cui i partecipanti possano indagare ed esternare dettagli della loro identità attraverso quest’espressione visiva personale. La cerimonia culminante del concorso avrà luogo con la premiazione delle immagini selezionate vincitrici; si tratta senza dubbio di un evento significativo fissato per il martedì 7 ottobre, che si svolgerà nell’imponente Sala della Protomoteca al Campidoglio. L’aggiunta della targa onorifica da conferire alla presenza prevista del Sindaco di Roma accrescerà ulteriormente l’aura prestigiosa dell’evento stesso, enfatizzando così il suo rilievo sia sul piano civico sia su quello culturale. Tale concorso emerge distintamente non solo grazie al suo significato artistico-culturale, ma anche per le sue profonde ricadute sociali. In tale frangente, la fotografia oltrepassa le sue mere qualità estetiche trasformandosi in una formidabile forma espressiva capace d’interconnettere narrazioni individuali all’interno di un racconto comune riguardante la salute mentale; ciò favorisce pertanto l’eliminazione delle barriere invisibili e promuove percorsi verso una comprensione reciproca e solidarietà.

La fotografia come lente sulla resilienza e terapia mindful

La fotografia, ben oltre la sua funzione di mero strumento di documentazione visiva, si rivela un alleato prezioso nel percorso di recupero e nella promozione del benessere psichico, specialmente per coloro che hanno vissuto esperienze traumatiche.

Studi nella psicologia hanno evidenziato come l’atto di fotografare possa agire come un potente antidoto allo stress, favorendo la riduzione dell’ansia e promuovendo una maggiore consapevolezza del momento presente, in linea con i principi della mindfulness. [Finding North]

Questa pratica, che invita a “togliere il pilota automatico” della routine quotidiana, incoraggia a rallentare, a osservare il mondo con occhi nuovi e a riscoprire il valore delle piccole cose. L’integrazione della fotografia con la mindfulness, conosciuta come “mindful photography”, permette di esercitare una profonda introspezione, concentrandosi sulla bellezza, sul significato e sul valore intrinseco degli elementi circostanti.

Un esempio concreto di questa sinergia è l’invito a scattare quotidianamente un numero limitato di fotografie, magari cinque, relative alla propria vita, al proprio pasto, a un tramonto o a un “selfie”. Questa parziale restrizione, lungi dall’essere un limite, incentiva l’individuo a una scelta più ponderata e consapevole, contrastando la compulsione a fotografare indiscriminatamente e spingendo a focalizzarsi su ciò che è realmente importante. Le immagini così catturate non sono semplici scatti, ma promemoria visivi che rafforzano il senso di gratitudine e aiutano a riconoscere i valori autentici della propria esistenza. Questo processo, come suggerito da esperti di psicologia positiva, può portare a una trasformazione nel modo in cui percepiamo il quotidiano, trasformando la routine in un’opportunità di scoperta e apprezzamento.

La mindful photography diventa, dunque, un veicolo per l’esplorazione del sé e del proprio ambiente, un metodo per navigare le sfide emotive con maggiore equilibrio. Per coloro che hanno affrontato traumi, l’obiettivo si trasforma in uno strumento di elaborazione e guarigione. Il concetto di fototerapia, e in particolare il metodo Photovoice, evidenziano come la fotografia possa essere impiegata per creare narrazioni personali, offrendo uno spazio sicuro per esprimere pensieri ed emozioni profondi.

Un interessante studio condotto nel 2018 ha dimostrato che la terapia fotovoce può ridurre significativamente i sintomi del PTSD, specialmente in chi ha subito traumi come la violenza sessuale. [MDPI]

Queste tecniche, sviluppate inizialmente per comunità svantaggiate, si sono dimostrate straordinariamente efficaci nel contesto clinico, permettendo ai sopravvissuti a eventi traumatici di comunicare le proprie esperienze in modo meno dirompente, mediato dall’immagine. L’arte, in tutte le sue forme, e la fotografia in particolare, offrono un sentiero non verbale per esplorare il dolore, il trauma e il processo di guarigione, consentendo al paziente di sentirsi visto e ascoltato.

A photo with lines and circles, looking like a diagram

Photovoice: la narrazione visiva come catarsi del trauma

L’applicazione di tecniche terapeutiche innovative, come il Photovoice, sta rivoluzionando l’approccio al Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) e alla gestione del trauma. Questa metodologia, originariamente concepita negli anni ’90 da una ricercatrice statunitense con l’intento di rafforzare le comunità vulnerabili attraverso la narrazione visiva, ha trovato una fertile applicazione in ambito clinico.

Uno studio condotto da Rolbiecki e collaboratori nel 2016 ha dimostrato l’efficacia del Photovoice nel trattamento del PTSD, in particolare per sopravvissuti a violenze sessuali. Nove donne coinvolte nello studio hanno riportato una significativa riduzione dei sintomi del PTSD e dei sentimenti di auto-colpevolizzazione, parallelo a un notevole incremento degli indici di crescita post-traumatica. [Journal of Holistic Nursing]

Il Photovoice invita i partecipanti a esprimere pensieri ed emozioni complesse non attraverso il linguaggio verbale, che può risultare limitante o doloroso in determinate circostanze, ma attraverso la potenza evocativa delle fotografie. Il principio è semplice ma profondo: fornire una fotocamera ai pazienti con PTSD e indicare loro di scattare immagini che rappresentino l’essenza del trauma vissuto, così come il percorso di recupero intrapreso. Questo processo consente un’esposizione graduale e meno dirompente agli stimoli attivanti, favorendo la discussione e la messa in discussione di pensieri e sentimenti legati all’esperienza traumatica, il tutto entro un ambiente terapeutico sicuro e supportivo.

Contrariamente ai trattamenti tradizionali che spesso si concentrano esclusivamente sulla gestione dell’ansia, il Photovoice mira a un più ampio empowerment delle vittime.

Questo approccio incoraggia a riscrivere la propria storia, a dare un nuovo significato a quanto accaduto, e a liberarsi dell’etichetta di “vittima inerme”. Si promuove una ripresa e una crescita successive al trauma, un’ottica che le terapie tradizionali non sempre riescono a catturare. [BMC Public Health]

La fototerapia, insomma, non è solo una tecnica, ma un ponte tra l’esperienza interna e il mondo esterno, una voce per ciò che non può essere detto a parole. Sottolineando quanto emerge dal concorso FOTOGRAF@MENS, risulta evidente che il traguardo non si limita al conseguimento del premio ma include un’autentica sfida interiore: quella di riacquistare il controllo sulla propria immagine personale e, parallelamente, sulla narrazione della propria esistenza futura. Le mostre fotografiche nate da queste iniziative rappresentano più che semplici eventi artistici; esse diventano dei potenti mezzi per accrescere la consapevolezza pubblica. In particolare, la mostra in programma alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea serve come strumento educativo per sensibilizzare i membri della comunità sui temi attinenti alla salute mentale e alle politiche correlate a tale ambito.

La fotografia tra arte e psicoterapia: un’opportunità di comprensione profonda

La relazione tra fotografia e processi psicoterapeutici è un campo di studio sempre più riconosciuto e applicato, con la fotografia che si afferma non più solo come espressione artistica, ma come un autentico strumento di conoscenza di sé e di facilitazione della guarigione.

Le tecniche di fototerapia, come le PhotoTherapy Techniques ideate da Judy Weiser, sfruttano il potere intrinseco delle immagini per aiutare i pazienti a confrontarsi con le proprie problematiche psicologiche. Questa approccio incoraggia tassativamente a trascrivere le immagini e raccontare le storie legate ad esse tramite l’interpretazione personale e le emozioni suscitate dal vedere. [Canadian Art Therapy Association Journal]

A differenza dell’arteterapia in senso più ampio, la fototerapia si concentra specificamente sull’uso delle fotografie come medium per catalizzare pensieri ed emozioni, rivelando informazioni e prospettive che potrebbero rimanere inaccessibili attraverso metodi puramente verbali. In questo contesto, la fotografia offre un’esperienza unica e sicura: quella di essere visti e ascoltati. L’immagine parla al posto del paziente, traducendo in un linguaggio visivo complesso e stratificato ciò che a parole risulterebbe difficile o impossibile esprimere. Questa capacità della fotografia di fungere da estensione dell’apparato psichico, o meglio, di uno dei suoi organi percettivi fondamentali – la vista – è stata evidenziata anche in ambiti come la psicoanalisi. Essa permette di indagare, esprimere e rafforzare l’identità, creando un ponte solido e viscerale con ricordi e sentimenti reconditi.

In particolare, quando si lavora su traumi, l’attivazione di un processo creativo tramite medium artistici come la fotografia si rivela cruciale, fungendo da veicolo per simbolizzare il trauma e permettere al paziente di dargli forma, dimensione e, in ultima analisi, di elaborarlo. [Phototherapy and Therapeutic Photography]

L’incremento dell’interesse per la fototerapia si manifesta anche attraverso iniziative come il concorso FOTOGRAF@MENS e il Festival della Salute Mentale RO. MENS, che operano per stimolare una riflessione collettiva sul tema. Questi eventi non solo validano il contributo artistico, ma agiscono come poderosi strumenti di promozione sanitaria, smantellando lo stigma e il pregiudizio che ancora affliggono la salute mentale.

L’esposizione delle opere in luoghi di prestigio, come la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea, eleva il dibattito pubblico e permette una più ampia diffusione dei concetti di resilienza e guarigione. [BMC Women’s Health]

Il dibattito sull’uso della fotografia in psicoterapia non si limita alla mera documentazione, ma si estende alla capacità dell’immagine di riattivare la memoria, di stimolare l’associazione e di fornire una rappresentazione tangibile di stati emotivi complessi. Che si tratti di foto scattate dal paziente stesso, di immagini trovate, o di album di famiglia, ogni fotografia diventa uno spunto per l’esplorazione e la discussione. Questo approccio non solo potenzia l’efficacia dei trattamenti tradizionali, ma offre una via alternativa e potentemente espressiva per chi trova difficile la verbalizzazione delle proprie esperienze traumatiche.

In questo senso, la fotografia e la psicoterapia non sono solo complementari, ma reciprocamente arricchenti, offrendo percorsi innovativi verso il benessere psicologico e un’inclusione sociale più piena. [Transcultural Psychiatry]

La fotografia come specchio dell’anima: riflessioni sulla psiche e l’obiettivo

La fotografia, con la sua inesorabile capacità di catturare un frammento di tempo e di spazio, si rivela un incomparabile alleato nell’esplorazione delle profondità della psiche umana.

Ad octava edizione del Festival della Salute Mentale, la fotografia è stata riconosciuta non solo come un modo per documentare la vita quotidiana, ma anche come un mezzo per affrontare e rielaborare emozioni complesse e traumi. [Festival della Salute Mentale]

Questa pratica, apparentemente semplice, celata in ogni smartphone o macchina fotografica, si trasforma, se abbracciata con intenzione e consapevolezza, in un vero e proprio esercizio di mindfulness. Non si tratta più solo di immortalare un’istantanea, ma di coltivare un’attenzione profonda al qui e ora, un’immersione che può lenire l’ansia e offrire una prospettiva inedita sulla propria realtà interiore ed esteriore. Dalla psicologia cognitiva sappiamo che il modo in cui percepiamo e interpretiamo il mondo esterno influenza direttamente il nostro stato emotivo.

La mindfulness fotografica interviene proprio su questo meccanismo: invitandoci a selezionare e a dare valore a ciò che scattiamo, ci spinge a rimodellare le nostre lenti percettive. [Canva]

Ci allontana dalla compulsione dell’automatismo, quel “pilota automatico” che spesso governa le nostre giornate, e ci radica nel presente, trasformando ogni scatto in un atto di gratitudine e di riscoperta.

Approfondendo ulteriormente, la psicologia comportamentale ci insegna che il modellamento del comportamento attraverso rinforzi positivi può portare a cambiamenti duraturi. In questo contesto, l’atto di fotografare e la successiva condivisione delle immagini, soprattutto in iniziative come FOTOGRAF@MENS, agiscono come potenti rinforzi per l’espressione di sé e per la creazione di una narrazione positiva.

Pertanto, è premiante seguire questa nuova dimensione della fotografia che abbraccia l’autosufficienza e il welfare attraverso la creatività e il supporto reciproco. [Metafox]

Pensiamoci un attimo: quante volte ci affrettiamo, catturando immagini senza quasi guardarle per davvero? E se quella stessa lente potesse diventare uno specchio, non solo del mondo che ci circonda, ma dell’anima che lo osserva? La fotografia – quella consapevole, quella riflessiva – ci invita a fermarci, a scegliere, a sentire. Ci spinge a considerare non solo cosa vediamo, ma come lo vediamo, e come quel “come” influisce su ciò che siamo. È un invito a riscoprire, attraverso la luce e l’ombra, la nostra intrinseca resilienza e la capacità di trovare bellezza e significato anche nei frammenti. È un percorso, questo, che la scienza e l’arte intrecciano con sapienza, offrendoci strumenti per navigare la complessità della nostra esistenza con occhi più aperti e un cuore più sereno.

Non è forse questa, in fondo, una delle più grandi conquiste umane: trasformare un semplice atto meccanico in un profondo gesto di cura di sé? [Earthendeavours]

Glossario:

  • mindfulness: Pratica di attenzione consapevole al momento presente, utile per ridurre lo stress e aumentare il benessere psicologico.
  • Photovoice: Tecnica di ricerca partecipativa che consente agli individui di esprimere le proprie esperienze attraverso la fotografia.
  • fototerapia: Utilizzo terapeutico della fotografia per esplorare sentimenti e esperienze.
A photo of an analog camera in a field of flowers with the sun setting in the background.

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