- La Domus Salutis utilizza «due appartamenti» per simulare ambienti domestici.
- Il «metodo VIKTOR» è impiegato per il recupero neuromotorio dal 2020.
- La piscina riabilitativa è di 65 mq con acqua a 33°C.
- Dal 1988, 29 posti letto per riabilitazione specialistica polifunzionale.
- Circa «un milione» di europei soffrono di paralisi.
L’approccio innovativo alla riabilitazione post-trauma: il modello Domus Salutis
Un recente sviluppo nel campo della riabilitazione neurologica e traumatica ha acceso i riflettori sulla Domus Salutis di Brescia, che sta ridefinendo il percorso di recupero per i pazienti che hanno subito traumi invalidanti. L’istituto ha introdotto un modello che non si limita alla dimensione fisica, ma ingloba una prospettiva olistica e psicosociale, cruciale per un ritorno completo alla vita. Nelle ultime ore, sono emerse notizie riguardanti “due appartamenti e speciali set” all’interno della struttura, pensati per mimare l’ambiente domestico e allenare i pazienti a riconquistare l’autonomia. Questo pone la Domus Salutis all’avanguardia nell’integrazione di approcci moderni alla riabilitazione post-traumatica, un ambito in cui la complessità degli esiti richiede soluzioni sempre più personalizzate e multifattoriali.
Il “metodo VIKTOR”, una metodologia innovativa riconosciuta per la sua efficacia nel recupero di deficit neuromotori, è ampiamente impiegato presso la Domus Salutis. Questo metodo, già citato in articoli risalenti a dicembre 2020 per aver permesso la riabilitazione di pazienti con emiplegia, è ora al centro dell’attenzione per il suo ruolo nel favorire il recupero da lesioni da trauma o da esiti post-Covid. La sua applicazione a Brescia, come sottolineato in un articolo di novembre 2022, dimostra l’impegno della struttura nell’adozione di tecniche all’avanguardia per supportare i pazienti nel processo di guarigione.
La riabilitazione, in questo contesto, trascende la mera riparazione fisica, abbracciando una più ampia visione del benessere che include la sfera emotiva, cognitiva e sociale. È un approccio che riconosce come il trauma non si limiti a intaccare una singola parte del corpo o della mente, ma coinvolga l’individuo nella sua interezza, necessitando un intervento simultaneo e coordinato su più fronti. Ad esempio, la “riabilitazione per lesioni traumatiche cerebrali” è considerata più efficace proprio quando adotta un “approccio olistico”, andando a considerare le “esigenze fisiche, cognitive, emotive e sociali” della persona. Questo è un principio cardine che guida l’operato della Domus Salutis, in linea con le direttive più avanzate della psicotraumatologia e della riabilitazione neuropsicologica.
Un modello riabilitativo integrato: dal recupero funzionale al reinserimento sociale
La Domus Salutis di Brescia si distingue per un modello riabilitativo che integra diverse discipline e terapie, tutte finalizzate al recupero e al reinserimento del paziente nella vita quotidiana. La struttura offre servizi specializzati di recupero e rieducazione funzionale, con due palestre – una di 120 mq per la riabilitazione neuromotoria e terapia manuale ambulatoriale, e una di 102 mq con pedana baropodometrica e strumentazione isocinetica per la rieducazione del passo. A ciò si aggiunge una piscina di 65 mq con acqua calda a 33°C, equipaggiata con strumenti all’avanguardia come nuoto controcorrente e idromassaggio, per la deambulazione assistita e il trattamento riabilitativo in ambiente acquatico.
Struttura | Dimensione | Funzione |
---|---|---|
Palestra Neuromotoria | 120 mq | Riabilitazione neuromotoria e terapia manuale |
Palestra Isocinetica | 102 mq | Rieducazione del passo |
Piscina Riabilitativa | 65 mq | Trattamento riabilitativo in ambiente acquatico |
L’unità operativa di riabilitazione specialistica neurologica propone un trattamento intensivo e personalizzato, caratterizzato da un approccio multiprofessionale che dimostra una spiccata attenzione per le esigenze individuali. La “riabilitazione neurologica intensiva” è cruciale per i pazienti con “malattie neurologiche di origine degenerativa, infettiva, traumatica e neoplastica”, come evidenziato dalla descrizione dei servizi offerti.
Il modello della Domus Salutis si estende anche alla riabilitazione specialistica polifunzionale, attiva dal 1988 con 29 posti letto, e al servizio di riabilitazione dell’età evolutiva, dedicato a bambini e adolescenti con disabilità complesse. Questo quadro di interventi diversificati è un esempio di come la struttura miri a coprire un ampio spettro di necessità riabilitative, dimostrando una profonda comprensione delle sfide che i pazienti e le loro famiglie devono affrontare.
La recente iniziativa della “casa che allena i pazienti a tornare alla vita” è un passo significativo in questa direzione. Attraverso due appartamenti e set speciali, i pazienti con traumi invalidanti possono esercitarsi in un contesto che riproduce fedelmente l’ambiente domestico. L’obiettivo è esplicito: “favorire il loro […] ritorno alla vita”, preparandoli concretamente alle attività quotidiane. Questo approccio è in piena sintonia con le moderne teorie sulla riabilitazione psicosociale, che vedono il reinserimento sociale come l’apice di un percorso di guarigione che richiede non solo il ripristino delle funzioni fisiche, ma anche l’acquisizione di competenze pratiche e la ricostruzione della propria identità e autonomia. La riabilitazione, seppur concentrata sul recupero motorio e cognitivo, non può prescindere dalla dimensione psicosociale. La sfida è fornire “interventi individualizzati, funzionali al reinserimento sociale e lavorativo” del paziente, come emerge dal dibattito sulla riabilitazione post-ictus e trauma cranico.

La psicotraumatologia e i modelli di intervento nei disturbi post-traumatici
La comprensione del trauma psicologico è fondamentale per delineare percorsi riabilitativi efficaci, e la psicotraumatologia si occupa proprio di studiare le reazioni a eventi estremi che si cristallizzano in sintomi clinicamente significativi, come il Disturbo correlato a trauma e stress (DSM 5). Eventi potenzialmente traumatici possono causare una “lacerazione improvvisa, violenta ed imprevedibile dell’integrità psichica”, con “alterazioni permanenti delle capacità di adattamento”.
La ricerca ha dimostrato che in seguito a un evento stressante, in alcuni individui, il cervello smette di processare le informazioni in modo normale, incapace di integrare l’esperienza in un sistema di significato coerente a causa dell’intensità estrema delle emozioni, della perdita di controllo e del senso di impotenza. Questo porta a un “immagazzinamento disfunzionale delle informazioni correlate all’evento traumatico”, che rimangono “congelate” nella loro forma ansiogena originale e possono essere impropriamente attivate, scatenando reazioni sproporzionate.
La sintomatologia legata al Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), caratterizzata da pensieri intrusivi, evitamento degli stimoli associati al trauma, alterazioni dell’umore e ipervigilanza, è spesso collegata a risposte peritraumatiche come la dissociazione. Quest’ultima, pur avendo un beneficio immediato nell’aiutare a sopportare l’evento, diventa disfunzionale se persistente, impedendo l’elaborazione del dolore.
La psicotraumatologia moderna, basandosi anche sui contributi di Pierre Janet, padre della disciplina, suggerisce un “Modello Trifasico” per il trattamento dei traumi complessi e dei disturbi dissociativi. La prima fase, la “stabilizzazione”, si concentra sulla riduzione dei sintomi, sul rafforzamento del senso di controllo e sull’iniziale riconoscimento delle parti dissociate. È una fase cruciale, che può richiedere un tempo considerevole e mira a creare un’alleanza terapeutica solida, permettendo al paziente di operare all’interno della sua “finestra di tolleranza” emotiva. La seconda fase è dedicata all'”elaborazione delle memorie traumatiche”, attraverso l’integrazione di episodi specifici e la risoluzione di legami di attaccamento disfunzionali. Questo lavoro è delicato e richiede una profonda comprensione del sistema interno del paziente, delle sue risorse e delle sue resistenze, che devono essere gestite con estremo rispetto. Le tecniche come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), la Psicoterapia Sensomotoria e l’Ipnosi sono riconosciute come efficaci in questo contesto, permettendo al soggetto di accedere a informazioni correttive e di collegarle alla memoria traumatica per un’assimilazione adattiva. Infine, la terza fase, quella di “integrazione della personalità e riabilitazione”, mira a rafforzare le risorse, accettare le perdite del passato, costruire relazioni funzionali e sviluppare un senso di sé unificato per una vita piena e significativa. È in questa fase che si concretizza il reinserimento sociale, attraverso la costruzione di quelle capacità necessarie per affrontare la quotidianità non più come un sopravvissuto, ma come un individuo pienamente integrato.
Oltre la clinica: la riabilitazione come costruzione di nuovo significato
Nel panorama della salute mentale e della medicina correlata ai traumi, emerge una constatazione fondamentale: la riabilitazione post-trauma non è un mero meccanismo di riparazione. Non si tratta semplicemente di “aggiustare” ciò che è stato danneggiato, ma di avviare un processo più profondo, quasi alchemico, di ricostruzione del significato. La psicologia cognitiva ci insegna che il nostro cervello è costantemente impegnato a dare un senso al mondo che ci circonda. Di fronte a un trauma, questa capacità di attribuire significato può essere profondamente perturbata, portando a un “congelamento” dell’esperienza che impedisce l’integrazione e perpetua il dolore. L’individuo, in un certo senso, rimane intrappolato nel momento traumatico, incapace di andare avanti.
Una nozione avanzata in questo contesto è quella della resilienza trasformativa. Non si tratta solo di tornare allo stato pre-trauma, ma di emergere dall’esperienza con una nuova consapevolezza, nuove risorse e, in definitiva, una versione più forte di sé. Questo concetto si discosta dalla semplice resilienza, che implica il rimbalzare indietro, e si avvicina a un’idea di crescita post-traumatica, dove la sofferenza diventa un catalizzatore per un cambiamento positivo.
La riabilitazione, quindi, si trasforma in un viaggio verso la creazione di un nuovo sé, che incorpora l’esperienza traumatica senza esserne definito. Questo richiede un impegno a “lavorare sulle credenze e gli schemi disfunzionali”, piuttosto che sulle singole strategie di evitamento, per “provocare un cambiamento a livello più profondo” e fornire “schemi più flessibili e quindi maggiore coping”. È un percorso che interroga la nostra capacità intrinseca di reinventarci, di trovare luce anche nelle crepe più profonde.
- Metodo VIKTOR: Innovativo approccio alla riabilitazione mediante elettrostimolazione che rende i pazienti attivi nel trattamento.
- PTSD: Disturbo da Stress Post-Traumatico, una condizione mentale scaturita da esperienze traumatiche.
- EMDR: Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari, una metodologia terapeutica per il trattamento di traumi.
- Dettagli sulla riabilitazione neurologica specialistica offerta dalla Casa di Cura Domus Salutis.
- Approfondimento sul Metodo VIKTOR, tecnica di riabilitazione neuromotoria utilizzata nella struttura.
- Descrizione del progetto CARE della Domus Salutis per la riabilitazione.
- Dettagli sulla riabilitazione specialistica polifunzionale offerta dalla Domus Salutis.