- Nel 2023, circa 3.780 decessi sono stati attribuiti a disturbi alimentari.
- I casi di disturbi alimentari sono aumentati del 60% dall'era pre-Covid-19.
- Tagliato il fondo da 25 milioni di euro per il biennio 2023-2024.
Il recente via libera della Regione Lazio alla realizzazione di una rete per il trattamento dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA) segna un passo significativo nella lotta contro queste patologie. Questa iniziativa, accolta con favore da diverse realtà associative come Donna Donna Onlus, rappresenta un tentativo concreto di fornire risposte più strutturate e capillari a un problema che affligge un numero crescente di persone, con particolare incidenza tra i giovani. La creazione di questa rete integrata di cura mira a superare la frammentazione dei servizi e a garantire un percorso assistenziale unitario e multidisciplinare su tutto il territorio regionale.
Secondo le informazioni disponibili, il provvedimento, atteso da diverse settimane, includerà anche l’introduzione del “pasto assistito” in ambulatorio, una modalità di intervento che si affianca alle terapie tradizionali e che punta a ripristinare un rapporto sano con il cibo in un contesto controllato e supportivo. Tale strategia si colloca all’interno di un più ampio panorama politico regionale mirato a potenziare il sistema sanitario e le politiche sociali. Questo è evidenziato dalla recente analisi condotta in commissione Sanità, dove sono state esaminate due proposte legislative focalizzate sui diritti degli anziani e delle persone con disabilità. Risulta dunque evidente come l’interesse da parte della Regione Lazio nei confronti della salute mentale non solo rimanga elevato, ma mostri segni significativi d’intensificazione; ciò avviene attraverso una maggiore attenzione rivolta alle pratiche preventive e alla diffusione di comportamenti consapevoli nelle giovani generazioni.
L’importanza dell’iniziativa guadagna ulteriore peso considerando il contesto attuale, contraddistinto dall’inquietante incremento dei disturbi alimentari. Si riporta che nel 2023 hanno avuto luogo circa 3.780 decessi attribuibili a malattie correlate ai disturbi alimentari, posizione che fa emergere tali affezioni come prima causa mortale tra i giovani dopo gli incidenti stradali.[SuperAbile] Alcuni dati indicano un incremento del 60% rispetto all’epoca pre-Covid-19, con un’incidenza particolarmente elevata di diagnosi nei bambini e negli adolescenti. Questa situazione allarmante rende ancora più urgente la necessità di risposte concrete e di un potenziamento dei servizi dedicati. La nuova rete regionale si propone dunque come uno strumento fondamentale per affrontare questa emergenza sanitaria e sociale, offrendo un punto di riferimento per i pazienti e le loro famiglie. La speranza è che l’implementazione di questa rete porti a un miglioramento tangibile nell’accesso alle cure e nell’efficacia dei trattamenti, contribuendo a invertire la tendenza di crescita di queste patologie.
La collaborazione tra istituzioni e associazioni come Donna Donna Onlus appare cruciale per il successo di queste politiche. Da anni impegnata nella sensibilizzazione e nella prevenzione dei disturbi alimentari, in particolare nelle scuole, Donna Donna Onlus ha accolto con entusiasmo il piano regionale, riconoscendone il valore come “passo fondamentale per vincere i disturbi alimentari”. Questa sinergia tra pubblico e privato può contribuire a diffondere la consapevolezza sulla gravità dei DNA e a promuovere un approccio integrato alla cura, che tenga conto non solo degli aspetti clinici ma anche di quelli psicologici e sociali. La “Campagna di sensibilizzazione ‘Deve vincere la vita’” promossa da Donna Donna Onlus, con il suo messaggio di accettazione e valorizzazione di sé, si allinea perfettamente con l’obiettivo di contrastare gli stereotipi legati ai disturbi alimentari e di promuovere la salute del corpo e dell’anima.
L’approccio della psicologia cognitiva e le terapie evidence-based
In campo clinico relativo ai disturbi alimentari, le terapie fondate sulla psicologia cognitiva e comportamentale assumono una posizione preminente grazie a robusti fondamenti scientifici. Nella varietà di approcci terapeutici spicca la Terapia Cognitivo-Comportamentale Migliorata (CBT-E), riconosciuta per la sua efficacia nell’affrontare diverse patologie come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da binge eating. L’obiettivo principale della CBT-E consiste nella ristrutturazione dei pensieri disfunzionali così come dei comportamenti mantenuti nel tempo dai pazienti; attraverso questo processo viene promossa l’acquisizione di strategie di coping più adattive, favorendo al contempo una relazione equilibrata con l’alimentazione e il corpo.
Diverse ricerche hanno attestato i risultati positivi ottenuti mediante CBT-E: ad esempio, studi su adolescenti colpiti da anoressia nervosa trattati in setting ambulatoriale hanno mostrato tassi elevati sia nel completamento del percorso terapeutico che nelle percentuali riportate al follow-up riguardanti la remissione completa. La CBT-E si profila pertanto come un’alternativa efficace e con prospettive ottimistiche rispetto a metodologie terapeutiche ancorate a paradigmi patologici più classici, con una particolare rilevanza per gli adolescenti.
In aggiunta alla CBT-E, vi sono altre forme di terapia cognitivo-comportamentale che hanno rivelato risultati positivi nel trattamento dei specifici componenti dei disordini alimentari; tra queste emerge la Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI), particolarmente utile nell’ambito dell’anoressia nervosa. La TMI si occupa del problema della comorbilità legata ai disturbi della personalità e si propone come un approccio innovativo nella gestione delle problematiche inerenti ai disordini alimentari.[State of Mind]. La Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI) pone particolare attenzione al potenziamento delle funzioni cognitive quali la flessibilità mentale e la coerenza centrale, frequentemente compromesse negli individui affetti da Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). Il rafforzamento di tali competenze cognitive ha il potere di influenzare favorevolmente l’abilità degli utenti nell’affrontare le difficoltà legate a questa patologia nonché nel mantenere attivo il proprio impegno all’interno del processo terapeutico.
L’avvio della rete integrata dedicata ai disturbi alimentari nella Regione Lazio segna un momento cruciale volto ad espandere l’accesso a terapie basate su evidenze scientifiche, tra cui spiccano gli interventi cognitivo-comportamentali. Tuttavia, integrare queste pratiche all’interno della sanità pubblica necessita di ingenti investimenti orientati alla formazione continua degli operatori sanitari; è imperativo che questi professionisti acquisiscano le competenze necessarie per somministrare trattamenti articolati come CBT-E e TMI. Ulteriormente rilevante risulta essere lo sviluppo di percorsi terapeutici multidisciplinari in grado di includere diverse figure professionali — dagli psicologi agli psichiatri fino ai nutrizionisti — ciò garantirà una gestione totale e adattabile ai bisogni individuali dei pazienti stessi. L’efficacia di questi trattamenti non si limita ai singoli individui, ma ha anche importanti ricadute sulla riduzione dei costi sociali legati ai disturbi alimentari.
Risultati recenti: Un’analisi epidemiologica ha mostrato un incremento del 40% dei nuovi casi di disturbi alimentari in Italia dal 2019 al 2023, confermando la necessità di misure immediate.[Serenis]

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- Sono scettico, la rete risolverà davvero il problema... 🤔...
- Disturbi alimentari: non solo cibo, ma un sintomo di... 💔...
Costi economici e sociali dei disturbi alimentari e l’interesse politico
La problematica legata ai disturbi alimentari va ben oltre la sofferenza individuale o quella delle famiglie coinvolte; essa produce effetti economici e sociali di rilevante entità che gravano sull’intera società. Tali effetti emergono su molteplici fronti: dal costo diretto del sistema sanitario derivante da ricoveri ospedalieri fino alle spese connesse ai trattamenti ambulatoriali, senza trascurare i dannosi riflessi sulla produttività lavorativa, il sostegno informale offerto dai familiari e l’inevitabile compromissione della qualità della vita degli individui colpiti. Recentemente è stata condotta un’analisi sui costi sostenuti per il trattamento in ospedale dei disturbi alimentari in Italia; quest’analisi ha messo in luce come sia il ricovero dovuto ad anoressia nervosa, sia quello causato da bulimia nervosa, generino un significativo esborso finanziario spesso insufficiente rispetto agli impuniti rimborsi standard previsti dal sistema. Tale disuguaglianza fra i necessari investimenti nella cura e le limitate risorse disponibili ostacola gravemente l’accesso a terapie efficaci; questo scenario enfatizza la cruciale necessità di implementare investimenti specificamente orientati.
Nonostante lo scarso budget disponibile dedicato alla terapia e alla prevenzione riguardanti i disturbi alimentari nell’ambito italiano abbia subito negli anni recentissimi tagli significativi sul versante dei fondi allocati destinati a questa delicata questione. L’annullamento del fondo destinato a ben 25 milioni di euro, previsto per il biennio 2023-2024, ha sollevato forti timori fra le figure professionali attive nel settore, così come tra le associazioni dei pazienti; questi ultimi avvertono un potenziale aggravarsi della fragilità dell’attuale rete assistenziale, che si presenta già notevolmente disomogenea su scala regionale. La scelta operata in ambito politico è stata oggetto d’acceso dibattito proprio in virtù delle gravi ripercussioni previste sul diritto all’accesso alle terapie necessarie per moltissimi giovani ed adulti colpiti da patologie legate ai disturbi del comportamento alimentare (DNA).
Non bisogna trascurare l’elemento chiave: anche se i costi associati alla prevenzione e alla cura dei disturbi alimentari risultano elevati, quelli derivanti dall’assenza d’interventi appropriati sono significativamente più onerosi. Una carenza nei trattamenti adeguati non solo vanifica le speranze diagnosticate verso la guarigione, bensì amplifica considerevolmente il rischio dell’insorgenza di complicazioni mediche severe fino ad arrivare al decesso. I dati mostrano chiaramente che i disturbi del comportamento alimentare costituiscono la principale causa mortale rispetto ad altre malattie nei giovani sopra citati; essa si colloca immediatamente dopo gli incidenti stradali nella graduatoria delle cause letali. Tale contesto drammatico sottolinea quanto sia vitale considerare i DNA come una questione prioritaria nell’ambito della salute pubblica moderna ed allocare opportune risorse affinché possano essere forniti percorsi terapeutici efficaci ed accessibili a tutti coloro che ne hanno bisogno. Il crescente interesse manifestato dalla politica nei confronti dei disturbi alimentari si evidenzia attraverso una serie di iniziative recentemente avviate in varie regioni. Tra queste spicca la creazione della rete nel Lazio.[Regione Lazio]. È imprescindibile dedicare uno sforzo duraturo e continuativo nel tempo affinché si possano fortificare i servizi esistenti, incentivare l’attività di ricerca insieme alla formazione professionale, nonché aumentare la conoscenza circa l’importanza della salute mentale e il tempestivo riconoscimento dei disturbi alimentari. Solo mediante una sinergia efficace tra istituzioni competenti, esperti del settore sanitario, associazioni attive in campo sociale e un coinvolgimento diretto della popolazione sarà fattibile affrontare con determinazione questo complesso problema. Ciò garantirà che ogni individuo affetto da disturbi alimentari possa usufruire di trattamenti adeguati alle proprie necessità sanitarie.
Riflessioni sull’importanza dell’approccio integrato e della consapevolezza personale
Per affrontare i disturbi alimentari, è necessario adottare un metodo che trascenda la semplice gestione dei sintomi. Secondo gli insegnamenti della psicologia cognitiva, i nostri pensieri e credenze influenzano profondamente le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Ciò implica, nel campo dei disturbi alimentari, che convinzioni errate riguardo al cibo, alla figura corporea e all’autoefficacia rivestono una funzione chiave nella perpetuazione del problema. Intervenire su tali schemi mentali disfunzionali rappresenta uno degli elementi cardine delle terapie basate sull’evidenza come la CBT-E.
Su un piano più approfondito possiamo analizzare il concetto di coerenza centrale debole, una difficoltà comune nei pazienti affetti da anoressia nervosa. Questa incapacità di elaborare informazioni in modo globale impedisce agli individui coinvolti di cogliere appieno l’entità della loro condizione e ostacola il processo di cambiamento personale. Approcci terapeutici mirati, quali la Cognitive Remediation Therapy, sono concepiti per potenziare questa abilità critica; assistono così i pazienti nell’integrare più efficacemente differenti tipi d’informazione mentre sviluppano una comprensione più ampia e realistica di se stessi e della loro malattia.
La battaglia contro i disturbi alimentari non si vince solo negli ambulatori o negli ospedali. Essa richiede anche un profondo lavoro di consapevolezza personale e un cambiamento culturale. La pressione sociale, gli standard di bellezza irrealistici promossi dai media e dai social network, e la tendenza a utilizzare il cibo come mezzo per gestire le emozioni possono contribuire all’insorgenza e al mantenimento dei DNA. È fondamentale interrogarsi su queste influenze esterne e imparare a riconoscere il proprio valore intrinseco, al di là dell’aspetto fisico o del peso.
Invito tutti a riflettere su quanto sia cruciale coltivare un rapporto sano con il proprio corpo e con il cibo, basato sul rispetto e sull’ascolto dei propri bisogni. I disturbi alimentari sono spesso espressione di un “male di vivere”, di un disagio esistenziale e relazionale profondo. Accendere la luce che è in noi, come suggerisce il messaggio di Donna Donna Onlus, significa trovare la forza e il coraggio di affrontare le proprie ferite e di cercare aiuto quando necessario. Ricordiamoci che la vita è preziosa e che tutti meritiamo di viverla pienamente, liberi dalla tirannia dei disturbi alimentari.
Glossario:
- DNA: Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione.
- CBT-E: Terapia Cognitivo-Comportamentale Migliorata.
- TMI: Terapia Metacognitiva Interpersonale.