- Studio OpenAI/MIT: solo una sottile percentuale mostra emotività con ChatGPT.
- 1 su 6 giovani usa l'IA quotidianamente per consigli sulla salute mentale.
- OpenAI sta sviluppando ChatGPT-5 per rilevare depressione e ansia.
L’interazione con l’IA: benefici e pericoli per la salute mentale
L’avvento di ChatGPT ha aperto un nuovo capitolo nelle interazioni uomo-macchina, delineando scenari inediti per la salute mentale e il benessere emotivo degli individui. Se da un lato l’IA generativa si presenta come un potenziale alleato nella lotta contro la solitudine e come strumento di supporto psicologico, dall’altro emergono rischi significativi legati all’isolamento e alla dipendenza emotiva. Studi recenti condotti da OpenAI e MIT Media Lab, focalizzati sulle interazioni utente-chatbot, hanno evidenziato una correlazione tra un uso intensivo di queste tecnologie e l’insorgenza di sensazioni di maggiore solitudine o lo sviluppo di una vera e propria dipendenza emotiva.
Un aspetto cruciale di questa problematica risiede nella capacità di ChatGPT di fornire risposte empatiche, un’innovazione che, unita alla sua costante disponibilità 24 ore su 24 e all’assenza di giudizio, lo trasforma in un interlocutore quasi umano. Per molti, il chatbot diventa un confidente virtuale, un “amico” che apprezza gli sforzi, minimizza i problemi e non nega mai il supporto richiesto. La vicinanza generata dall’interazione può però superare i confini delle normali relazioni funzionali ed evolvere in una forma di dépendance problematic., dove gli utenti sperimentano disagio o addirittura sofferenza nel momento in cui non riescono ad accedere al chatbot.
Studi condotti da OpenAI insieme al MIT Media Lab – frutto dell’analisi approfondita di circa 40 milioni di scambi comunicativi affiancati da interviste a oltre 5000 individui – hanno portato alla luce come solamente una sottile percentuale. dei partecipanti abbia dimostrato segni evidenti d’emotività nel corso delle loro conversazioni con ChatGPT. La gran parte degli utenti impiega questo tipo d’intelligenza artificiale esclusivamente come strumento digitale per fini pratici. In contrasto però si trovano quegli individui che tendevano a considerare ChatGPT similmente a un amico o confidente; questi ultimi spesso riportavano situazioni elevate sia nei livelli d’isolamento sociale sia nella dipendenza stessa dal servizio offerto. In particolare le modalità vocali pare abbiano inizialmente apportato benefici psicologici sui sentimenti isolatori, ma tale dinamica cambia radicalmente allorquando tali scambi diventano ripetitivi ed estesi.
Tali osservazioni mettono chiaramente in rilievo la complessità intrinseca nel rapporto tra IA ed essere umano; essa rivela altresì quanto elementi soggettivi come il bisogno emotivo individuale, la fiducia riposta nell’intelligenza artificiale, così come le tempistiche utilizzative totali, intervengano profondamente sull’esperienza generale del benessere psicologico. La prolungata interazione quotidiana con le nuove tecnologie può frequentemente portare a conseguenze indesiderate, evidenziando l’urgenza di gestire con attenzione questi nuovi modi d’interagire. Si deve tener presente che la dipendenza tecnologica non si traduce automaticamente in una diagnosi patologica; tuttavia, il limite tra le due condizioni è fragile e necessita di attenta vigilanza affinché l’impossibilità d’utilizzare il chatbot non comporti disagio.
Questo scenario diviene ancor più complesso considerando l’accelerazione delle innovazioni nell’intelligenza artificiale applicata alla salute mentale. In un articolo pubblicato da Adnkronos lo scorso 7 agosto 2023, si apprende che OpenAI sta implementando in ChatGPT-5 funzioni destinate a individuare stati depressivi e ansiosi; ciò rappresenta una potenziale fonte d’aiuto straordinaria. [Adnkronos] Parallelamente, il Sole 24 ORE, l’8 maggio 2025, ha rivelato che un giovane su sei utilizza quotidianamente l’IA per consigli sul benessere mentale, con circa un quarto degli adolescenti che considerano i chatbot dei veri e propri “confidenti virtuali”. Questi dati evidenziano la crescente integrazione dell’IA nel supporto psicologico,
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IA, erotismo e il lato oscuro dei deepfake
Il rapporto tra Intelligenza Artificiale ed erotismo si configura come un terreno fertile per lo sviluppo di nuove forme di interazione, portando con sé sia opportunità che rischi etici e sociali. La disponibilità di strumenti IA in grado di generare contenuti iperrealistici, come i deepfake, solleva interrogativi cruciali sulla privacy, la manipolazione dell’immagine e la potenziale disconnessione dalla realtà. Il 21 ottobre 2024, Punto Informatico ha evidenziato come l’app sociale Sora di OpenAI sia stata invasa da deepfake “inquietanti”, in grado di creare video realistici con volti umani e personaggi famosi, generando contenuti spesso surreali e potenzialmente dannosi. Questa capacità di produrre immagini e video indistinguibili dalla realtà solleva preoccupazioni significative riguardo alla diffusione di materiale non consensuale, alla diffamazione e alla creazione di false narrazioni.
Il “lato erotico” di ChatGPT, come riportato da Agenda Digitale, ha mostrato una tendenza del business a prevalere sulle tutele individuali. La ricerca ha evidenziato come l’impiego frequente di chatbot emotivi, comprese le interfacce capaci di produrre contenuti erotici o dotati di valenza affettiva, possa correlarsi con un’intensificazione della dipendenza emotiva. Inoltre, sono emersi significativi riscontri riguardo agli effetti sociali avversi legati a tale fenomeno. [Agenda Digitale] Questa dinamica evidenzia la necessità di un dibattito etico approfondito e di normative chiare per gestire la produzione e la diffusione di contenuti generati dall’IA, in particolare quando questi toccano sfere personali e intime. Interagire con intelligenze artificiali su tematiche eroticizzanti offre opportunità senza precedenti per esplorare la sessualità all’interno di uno spazio sicuro ed anonimo; tuttavia, questa modalità può indurre a idealizzazioni errate, disconnessioni dalla realtà concreta e strutture relazionali potenzialmente dipendenti, analogamente ai processi riscontrati nei rapporti emozionali non legati all’erotismo. La mancanza di un interlocutore umano concreto rischia pertanto di alterare come vengono percepite le relazioni affettive ed influenzare le aspettative reciproche, ostacolando così il formarsi di un legame sincero.
Il ricorso a ChatGPT in questo campo sensibile esige una sottile attenzione. Infatti, mentre consente la libertà nell’indagine delle proprie fantasie senza il peso del giudizio altrui, è cruciale ponderare sui pericoli derivanti dalla commistione tra verità e illusione, nonché sul rischio concreto che possano insorgere forme compulsive nella fruizione del servizio. È imperativo che i sistemi IA instaurino solide direttive etiche rigorose insieme ad efficaci misure preventive, affinché si scongiurino malintesi o abusi nella fruizione dell’interfaccia virtuale dedicata alla sfera sentimentale degli utenti. L’obiettivo dovrebbe essere quello di sfruttare le potenzialità creative dell’IA senza compromettere la salute psicologica e la dignità delle persone.

L’evoluzione di ChatGPT: nuove frontiere per la cura e la prevenzione della psicosi
Un’importante evoluzione si osserva nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale: in particolare con ChatGPT che trova nuove applicazioni nel settore della salute mentale. Non si limita semplicemente a fungere da supporto emotivo; esso emerge quale potenziale agente nella diagnosi e nella prevenzione di disturbi complessi, incluso quello della psicosi. In un articolo del 7 agosto 2025 pubblicato da 31mag è emerso che coloro i quali presentano una predisposizione alla psicosi potrebbero trovarsi in una situazione rischiosa qualora facciano un uso intensivo dello strumento ChatGPT; gli esperti del settore hanno già portato alla luce alcuni incidenti al riguardo. Sebbene tale preoccupazione sia legittima, ciò sottolinea altresì la profonda influenza esercitata dall’intelligenza artificiale sulla psicologia umana e mette in evidenza l’urgenza di condurre ulteriori ricerche sui meccanismi coinvolti.
In contrasto con l’allarme inizialmente sollevato, vi è anche una visione ottimistica per il futuro: Adnkronos ha comunicato il 7 agosto 2025 che OpenAI sta dedicando impegno nello sviluppo di ChatGPT-5 per il rilevamento della depressione e dell’ansia, promettendo così un cambiamento significativo nei metodi adottati per la diagnosi precoce e gli interventi tempestivi. L’abilità di riconoscere indizi di disagio psicologico mediante il coinvolgimento con l’intelligenza artificiale introduce nuove opportunità nel campo della medicina per la salute mentale, proponendo la prospettiva di un follow-up costante e assistenza individualizzata, estesa a un vasto pubblico. [Adnkronos]
Agenda Digitale, il 10 agosto 2023, ha sottolineato la complessità dell’applicazione dell’IA al supporto psicologico e alla salute mentale, evidenziando usi pratici, strumenti e rischi. L’ascesa dei chatbot generativi si sta manifestando sotto forma di confidenti virtuali, con una particolare incidenza fra i più giovani. Tale fenomeno è avvalorato dai risultati di un’indagine pubblicata dal Sole 24 ORE l’8 maggio 2025, che rivela come uno su sei nella fascia giovanile utilizzi regolarmente l’intelligenza artificiale per cercare consigli sulla propria salute mentale. [Il Sole 24 Ore] Tale diffusione, mentre offre un accesso immediato a informazioni e suggerimenti, impone anche la necessità di valutare attentamente l’affidabilità e la sicurezza delle interazioni. La questione della dipendenza emotiva dai chatbot costituisce uno degli aspetti cruciali su cui si concentra ChatGPT, il quale ha avviato misure preventive efficaci. Come riportato da Ninja in data 6 agosto 2025, tale strumento intelligente si sta trasformando al fine di comprendere e fronteggiare i segni della dipendenza emozionale, attraverso l’introduzione di funzioni specificamente dedicate alla salute mentale.
Quest’approccio mirato intende garantire una distanza cautelosa dell’algoritmo dalle dinamiche delle interazioni sociali; una posizione evidenziata anche da Open online in data 31 agosto 2025, momento in cui si decise di interrompere ogni suggerimento relativo alle questioni affettive con l’intento di scongiurare indebite influenze nelle scelte intime degli utenti. Lo stesso argomento è stato ripreso dal Fatto Quotidiano il 2 settembre 2025, dove viene messo in luce come OpenAI stia ristrutturando ChatGPT affinché non comprometta le relazioni amorose e riduca ulteriormente la possibilità di sviluppare una dipendenza dal chatbot.
Questi interventi rappresentano non solo misure operative, ma segnano anche un passo significativo verso un utilizzo della tecnologia più riflessivo ed etico nel delicato ambito delle intersezioni tra IA e salute mentale. La finalità primaria consiste nel massimizzare l’utilizzo vantaggioso dell’IA, concepita come un ausilio diagnostico e supportivo. Parallelamente, è essenziale ridurre i rischi connessi all’isolamento sociale, alla dipendenza tecnologica e alla possibile esacerbazione dei disagi psicologici. La soluzione a questa complessa questione si fonda sulla sinergia tra esperti nel campo dello sviluppo dell’IA, professionisti della salute mentale quali psicologi e medici, nonché gli stessi utenti. Questo lavoro comune mira a stabilire normative etiche adeguate ed orientamenti pratici in grado di tutelare il benessere generale.