Frequenze a 40Hz: possono davvero migliorare la memoria e ridurre l’ansia?

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  • Ricerca del MIT nel 2019: stimolazione a 40 Hz riduce placche amiloidi.
  • Studio del 2021 sul Journal of Alzheimer’s Disease: miglioramenti cognitivi con stimolazione audio-visiva a 40 Hz.
  • Meta-analisi del 2023: terapie sonore efficaci per disturbi neurologici e psichiatrici.
  • «L'iniziativa 40Hz rappresenta un esempio concreto di come l'arte e la scienza possano collaborare», hanno dichiarato gli organizzatori.

Dal 17 al 23 novembre 2025, in concomitanza con la Milano Music Week, la Casa degli Artisti e Voce Triennale hanno fatto da cornice a “40Hz”, un evento dedicato all’esplorazione dell’ascolto come esperienza sensoriale e cognitiva al contempo. Questo progetto, sotto la guida del neuroscienziato Sasha d’Ambrosio, si propone di investigare l’impatto delle frequenze sonore, con particolare attenzione a quelle prossime ai 40Hz, su percezione, corpo e benessere. L’iniziativa, concretizzata con la collaborazione di Lifegate Radio, Rockit, Italia Music Lab e altri partner, funge da raccordo tra il mondo dell’arte e quello della scienza, inaugurando inediti percorsi nel campo della musicoterapia.

La Scienza dietro il Suono

La premessa di “40Hz” affonda le radici nelle scoperte scientifiche che mettono in luce il potenziale terapeutico delle frequenze sonore. Ricerche svolte presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) nel 2019 hanno mostrato come una stimolazione a 40 Hz possa drasticamente ridurre le placche amiloidi nel cervello di pazienti colpiti da Alzheimer. Ulteriori studi, pubblicati nel 2021 sul Journal of Alzheimer’s Disease, hanno confermato tali risultati, segnalando miglioramenti nella cognizione e nella memoria attraverso una stimolazione audio-visiva sincronizzata a 40 Hz.

Questi studi pionieristici hanno aperto la strada a ulteriori indagini, come quelle dell’Università di Toronto, le quali hanno dimostrato come determinate frequenze possano modulare l’attività delle onde cerebrali, attenuando in modo positivo stati di ansia e stress. In maniera simile, ricercatori dell’Università di Helsinki hanno documentato come specifiche frequenze sonore possano accrescere la connettività neurale e diminuire i sintomi della fibromialgia.

Cosa ne pensi?
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L’Ansia sotto la Lente della Neuroscienza

L’ansia, un disturbo sempre più pervasivo nella società odierna, si manifesta con l’incapacità del cervello di gestire ed elaborare efficientemente gli stimoli esterni. Questa condizione di squilibrio neurale può condurre a una sensazione di smarrimento del controllo e ostacolare significativamente la vita quotidiana. Le terapie tradizionali per l’ansia ricorrono sovente a interventi farmacologici, ma le scoperte del MIT hanno tracciato un nuovo sentiero: l’utilizzo di frequenze sonore mirate per potenziare l’armonia neurocognitiva.

Una meta-analisi pubblicata nel 2023 sul Journal of Clinical Medicine ha preso in esame 47 studi clinici, convalidando l’efficacia delle terapie basate sulle frequenze sonore nel trattamento di disturbi neurologici e psichiatrici. *Una ricerca di ampio respiro, svolta dall’Università di California a San Francisco, ha evidenziato come un’esposizione oculata a frequenze specifiche sia in grado di modificare il funzionamento delle onde cerebrali gamma, producendo notevoli attenuazioni della sintomatologia ansiosa.

40Hz: Un Progetto Innovativo

Il progetto “40Hz” rappresenta un avanzamento in questa direzione. A differenza degli studi pregressi, incentrati principalmente sugli effetti di singole frequenze, questo progetto esplora l’impatto della musica composita, un insieme armonico di frequenze, tonalità, ampiezze, assonanze, consonanze e dissonanze. L’intento è quello di mettere a punto delle procedure terapeutiche basate sulla musica, capaci di venire prescritte come autentiche “formule sonore” a sostegno delle terapie convenzionali.

Durante la Milano Music Week, il pubblico è stato invitato a immergersi in paesaggi sonori avvolgenti, dove la vibrazione ha assunto una consistenza fisica e la musica si è trasformata in uno spazio mentale. Artisti e ricercatori hanno concepito le frequenze non solo come elementi acustici, ma come strumenti per favorire attenzione, consapevolezza e presenza. MachineMachines ha inaugurato il programma con un’esplorazione di battimenti e sub-bassi che avvolgono lo spazio, mentre Thiago Leiros Costa ha presentato l’interconnessione tra neuroscienze e improvvisazione, investigando come l’udito influenzi la percezione di sé. Simone Frettoli ha reso percepibili segnali cerebrali, organizzandoli in fluidi panorami sonori, e Dominic Sambuco ha impiegato proporzioni matematiche e armoniche, evocando una dimensione meditativa basata su equilibrio e oscillazione.

La rassegna è proseguita con le sovrapposizioni acustiche di Les Biologistes Marins, che hanno trasformato l’ambiente in uno spazio fluido e organico, e con Key Clef, che ha introdotto la ritmicità come componente corporea e pulsante all’interno del protocollo 40Hz. Parel unì strumenti acustici, sistemi elettronici e suoni di campane, svelando una dimensione uditiva collegata con il respiro, la memoria e lo stato d’animo. La serata conclusiva a Voce Triennale ha offerto nuovi lavori creativi di BAAB, Novecento e IDRA, opere che sperimentano con la spazializzazione, un approccio sonoro minimalista e una ricca profondità timbrica, plasmando traiettorie interne che spaziano tra concentrazione, silenzi e risonanza.

Verso un Futuro di Terapie Sonore

Il progetto “40Hz” non è solo un evento culturale, ma un’esplorazione scientifica con implicazioni potenzialmente rivoluzionarie per il futuro della medicina e del benessere mentale. Se la ricerca continuerà a confermare i benefici terapeutici delle frequenze sonore, potremmo trovarci di fronte a una nuova era in cui la musica sarà prescritta come parte integrante di un protocollo terapeutico. Immaginate un futuro in cui, invece di una pillola, il medico vi prescrive un album musicale specifico per alleviare l’ansia o migliorare la concentrazione. Un futuro in cui la musica non è solo intrattenimento, ma una vera e propria medicina per l’anima e per il corpo.

L’iniziativa “40Hz” rappresenta un esempio concreto di come l’arte e la scienza possano collaborare per creare nuove soluzioni terapeutiche e migliorare la qualità della vita delle persone.

Amici, riflettiamo un attimo su questo. La psicologia cognitiva ci insegna che la nostra percezione del mondo è profondamente influenzata dai nostri sensi, e l’udito non fa eccezione. La musica, in particolare, ha il potere di evocare emozioni, ricordi e stati d’animo specifici.* Ma cosa succede quando la musica viene utilizzata in modo mirato, con frequenze e ritmi studiati per influenzare direttamente l’attività cerebrale?

Andando un po’ più in profondità, la neuroplasticità ci rivela che il nostro cervello è in grado di modificarsi e adattarsi in risposta alle esperienze. L’esposizione a determinate frequenze sonore potrebbe quindi “riprogrammare” il cervello, aiutandolo a superare stati d’ansia, depressione o altri disturbi. Immaginate le potenzialità di una terapia musicale personalizzata, basata sulle specifiche esigenze di ogni individuo. Un futuro in cui la musica diventa uno strumento potente per la guarigione e il benessere.


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