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Salute mentale in bilico: la riforma zaffini riapre le ferite della legge basaglia?

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  • Il ddl Zaffini preoccupa per la reintroduzione di «manicomietti».
  • Estensione dei TSO da 7 a 15 giorni: libertà a rischio?
  • Critiche alla codifica della contenzione meccanica: dignità violata?
  • La legge Basaglia, dopo 40 anni, necessita di un aggiornamento.

Il panorama politico italiano è scosso da un acceso dibattito riguardante la riforma della salute mentale. La decisione della commissione Affari Sociali del Senato di adottare come testo base il disegno di legge (ddl) firmato dal presidente di Fratelli d’Italia (FdI), Francesco Zaffini, ha innescato una forte reazione da parte del Partito Democratico (Pd) e di altre forze di opposizione. Il fulcro della controversia risiede nella percezione, da parte dell’opposizione, che tale riforma possa rappresentare un pericoloso passo indietro rispetto ai principi sanciti dalla Legge Basaglia, pietra miliare nella storia della psichiatria italiana. La legge Basaglia, approvata nel 1978, ha segnato la chiusura dei manicomi e l’apertura di un’era di approcci più umani e integrati alla cura della salute mentale.

Il Pd esprime forte preoccupazione per tre aspetti principali del ddl Zaffini. In primo luogo, si teme la reintroduzione di strutture residenziali o semiresidenziali di dimensioni ridotte, definite dal senatore del Pd Filippo Sensi come “manicomietti”. Queste strutture, secondo l’opposizione, rischiano di isolare nuovamente i pazienti affetti da disturbi mentali, compromettendo i progressi compiuti negli ultimi decenni verso un’assistenza più comunitaria e inclusiva. In secondo luogo, il ddl prevede l’estensione della durata massima dei Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO) da 7 a 15 giorni, una misura che solleva interrogativi sulla libertà individuale e sui diritti dei pazienti. Infine, la codifica della contenzione meccanica, ovvero l’utilizzo di mezzi fisici per limitare i movimenti dei pazienti, è vista come una potenziale violazione della dignità umana e un ritorno a pratiche considerate obsolete e lesive.

Le Reazioni degli Psichiatri e le Sfide del Sistema Sanitario

Di fronte a queste preoccupazioni, la comunità degli psichiatri si mostra cauta e invita alla prudenza. La presidente uscente della Società Italiana di Psichiatria (Sip), Emi Bondi, sottolinea la necessità di valutare attentamente il testo del ddl e i suoi eventuali emendamenti prima di esprimere un giudizio definitivo. Bondi riconosce che un aggiornamento della Legge Basaglia, a distanza di oltre 40 anni, potrebbe essere necessario per adattarsi ai cambiamenti sociali e alle nuove esigenze dei pazienti. Tuttavia, ribadisce con forza che i principi fondamentali della legge, come il rispetto della persona e il rifiuto della segregazione, devono essere preservati.

La richiesta di una maggiore residenzialità per i pazienti con disturbi mentali è un tema complesso e delicato. Da un lato, è fondamentale garantire che le persone con problemi di salute mentale abbiano accesso a cure adeguate e a un sostegno continuo, soprattutto quando le famiglie non sono in grado di fornire l’assistenza necessaria. Dall’altro, è essenziale evitare che le strutture residenziali si trasformino in luoghi di isolamento e di esclusione sociale, riproponendo modelli assistenziali superati. La sfida consiste nel trovare un equilibrio tra la necessità di proteggere i pazienti più vulnerabili e l’imperativo di promuovere la loro autonomia e la loro integrazione nella comunità.

Cosa ne pensi?
  • Finalmente un dibattito aperto sulla salute mentale... 👍...
  • Questa riforma mi sembra un passo indietro... 😔...
  • Ma siamo sicuri che la Basaglia sia ancora attuale? 🤔......

Le Implicazioni per la Psicologia e la Salute Mentale

La riforma della salute mentale in discussione ha implicazioni significative per la psicologia e la salute mentale nel contesto moderno. La psicologia cognitiva e comportamentale sottolineano l’importanza di un approccio terapeutico individualizzato, che tenga conto delle specifiche esigenze e dei bisogni di ogni paziente. La Legge Basaglia ha rappresentato un passo avanti in questa direzione, promuovendo la deistituzionalizzazione e l’integrazione dei pazienti nella società. Un eventuale ritorno a modelli assistenziali più restrittivi e segreganti potrebbe compromettere i progressi compiuti negli ultimi decenni, limitando le opportunità di riabilitazione e di recupero per le persone con disturbi mentali.

Inoltre, la riforma solleva interrogativi sulla gestione dei traumi e sulla promozione della salute mentale. La contenzione meccanica, ad esempio, può essere traumatica per i pazienti e può avere effetti negativi sulla loro autostima e sulla loro fiducia negli operatori sanitari. È fondamentale che gli interventi terapeutici siano basati sull’empatia, sul rispetto e sulla promozione della dignità umana, evitando pratiche che possono causare sofferenza e umiliazione. La medicina correlata alla salute mentale sottolinea l’importanza di un approccio integrato, che tenga conto degli aspetti biologici, psicologici e sociali della malattia mentale. La riforma in discussione dovrebbe promuovere questo approccio, garantendo che i pazienti abbiano accesso a cure complete e personalizzate, che includano terapie farmacologiche, psicoterapie, interventi psicosociali e supporto sociale.

Un Futuro Incerto: Tra Innovazione e Conservazione

Il dibattito sulla riforma della salute mentale è un riflesso delle tensioni esistenti tra diverse visioni del mondo e diversi approcci alla cura della malattia mentale. Da un lato, c’è chi sostiene la necessità di un ritorno a modelli assistenziali più tradizionali, basati sulla segregazione e sulla contenzione, al fine di proteggere i pazienti più vulnerabili e di garantire la sicurezza pubblica. Dall’altro, c’è chi difende i principi della Legge Basaglia e promuove un approccio più umano e integrato, basato sulla deistituzionalizzazione, sull’inclusione sociale e sulla promozione dei diritti dei pazienti.

Il futuro della salute mentale in Italia dipenderà dalla capacità di trovare un equilibrio tra queste diverse visioni, evitando di cadere in facili semplificazioni e di riproporre modelli assistenziali superati. È fondamentale che la riforma in discussione sia basata su evidenze scientifiche, su un’attenta valutazione dei bisogni dei pazienti e su un ampio confronto tra tutti gli attori coinvolti, compresi i pazienti, le famiglie, gli operatori sanitari, le associazioni di volontariato e le istituzioni pubbliche. Solo in questo modo sarà possibile garantire un sistema di salute mentale equo, efficace e rispettoso della dignità umana.

Amici lettori, riflettiamo un attimo su questo tema complesso. In psicologia cognitiva, un concetto fondamentale è quello degli schemi mentali, ovvero le strutture cognitive che organizzano le nostre conoscenze e le nostre aspettative sul mondo. Quando sentiamo parlare di “manicomi”, si attivano automaticamente schemi mentali negativi, legati a immagini di isolamento, sofferenza e privazione della libertà. La riforma della salute mentale dovrebbe mirare a superare questi schemi mentali, promuovendo una visione più positiva e inclusiva della malattia mentale.

Un concetto più avanzato, sempre nell’ambito della psicologia cognitiva, è quello della plasticità neuronale, ovvero la capacità del cervello di modificarsi e di adattarsi in risposta all’esperienza. La riabilitazione psicosociale, ad esempio, si basa sulla plasticità neuronale, stimolando il cervello a creare nuove connessioni e a recuperare funzioni compromesse dalla malattia. Un sistema di salute mentale che promuove la riabilitazione e l’inclusione sociale può favorire la plasticità neuronale e migliorare la qualità della vita dei pazienti.

Vi invito a riflettere su come i vostri schemi mentali influenzano la vostra percezione della malattia mentale e su come potete contribuire a promuovere una visione più positiva e inclusiva. Ricordate, la salute mentale è un diritto di tutti e tutti possiamo fare la nostra parte per costruire una società più giusta e più umana.


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