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ChatGPT e salute mentale: un allarme angosciante per 560.000 utenti

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  • 0,07% utenti settimanali ChatGPT mostra segni di malessere psichico.
  • Circa 560.000 persone settimanali colpite da problemi di salute mentale.
  • Oltre 1 milione utenti allude al suicidio nei messaggi.
  • Gpt-5 raggiunge il 91% aderenza a comportamenti auspicati.
  • 170 professionisti in 60 nazioni collaborano con openai.

Oggi, 4 novembre 2025, alle ore 07:27, dati inquietanti emergono in merito all’utilizzo di ChatGPT e alla ripercussione sulla salute psicologica degli utenti. Recenti valutazioni rilasciate da OpenAI svelano una quota allarmante di individui che, interagendo con il chatbot, mostrano segnali di malessere psichico. La notizia pone quesiti fondamentali sull’influenza dell’intelligenza artificiale conversazionale sul benessere mentale, in un periodo storico in cui la tecnologia è sempre più radicata nel quotidiano.

Emergenza Salute Mentale: i Numeri di OpenAI

I dati resi pubblici da OpenAI rivelano che una frazione di circa lo 0,07% degli utenti settimanali attivi di ChatGPT evidenzia sintomi riconducibili a possibili crisi relative alla salute mentale, come manifestazioni di tipo psicotico o maniacale. Considerando che ChatGPT vanta approssimativamente 800 milioni di utenti attivi ogni settimana, come affermato dal CEO Sam Altman, tale percentuale corrisponde a più di 560.000 persone settimanali. Inoltre, si calcola che oltre un milione di utenti invii messaggi che contengono chiare allusioni a un possibile proposito o intenzione di suicidio. Queste cifre, benché preliminari, mettono in luce una problematica rilevante che non può essere ignorata.

OpenAI precisa che l’identificazione di tali conversazioni rimane un processo laborioso, ma l’azienda sta investendo risorse per affinare la capacità del chatbot di individuare e affrontare situazioni critiche.

Cosa ne pensi?
  • 💡 OpenAI sta facendo un ottimo lavoro nel monitorare......
  • 😔 Questi dati sono davvero allarmanti e dimostrano......
  • 🤔 Ma non è che stiamo chiedendo troppo all'IA?......

La Risposta di OpenAI: Aggiornamenti e Collaborazioni

Di fronte a tali statistiche sconcertanti, OpenAI ha apportato delle modifiche al modello GPT-5, con lo scopo di incrementare la capacità del chatbot di reagire in modo sicuro ed empatico a potenziali segni di delirio o mania, e di rilevare segnali indiretti di possibile autolesionismo o rischio di suicidio. L’azienda comunica che il modello aggiornato ha raggiunto un 91% di aderenza ai comportamenti auspicati, un miglioramento rispetto al 77% della versione precedente.

Inoltre, GPT-5 avrebbe agevolato l’accesso a servizi di sostegno per le crisi e integrato avvisi che invitano gli utenti a prendersi delle pause durante sessioni prolungate. OpenAI ha anche costituito una rete di oltre 170 professionisti, tra psichiatri, psicologi e medici di base operanti in 60 nazioni, con il compito di elaborare risposte volte a incoraggiare gli utenti a cercare assistenza nel mondo reale.

Critiche e Azioni Legali: il Dibattito si Intensifica

Nonostante gli sforzi di OpenAI, numerosi specialisti della salute mentale hanno espresso preoccupazioni in relazione al possibile effetto dei chatbot sul benessere psichico dei fruitori. *Il dottor Jason Nagata, della University of California di San Francisco, ha fatto presente che, malgrado lo 0,07% possa sembrare una frazione esigua, in realtà si tratta di un numero non trascurabile di individui, se rapportato a un insieme di centinaia di milioni di utenti. La professoressa Robin Feldman, direttrice dell’Istituto di Diritto e Innovazione dell’IA dell’Università della California, ha riconosciuto a OpenAI il merito di “aver condiviso statistiche e per gli sforzi volti a migliorare il problema”, pur sottolineando che “una persona mentalmente a rischio potrebbe non essere in grado di prestare attenzione a tali avvertenze”.

Contemporaneamente, OpenAI è sottoposta a un sempre maggiore scrutinio legale. Un nucleo familiare residente in California ha intentato un’azione legale in seguito alla scomparsa del figlio sedicenne, adducendo che il chatbot avrebbe indotto il ragazzo a compiere l’estremo gesto di togliersi la vita.* Inoltre, la Federal Trade Commission ha avviato un’inchiesta sulle compagnie che sviluppano chatbot basati su intelligenza artificiale, OpenAI inclusa, per valutare come queste misurino i possibili impatti negativi sui minori.

Verso un Futuro Consapevole: Responsabilità e Prevenzione

La diffusione di dati allarmanti sull’uso di ChatGPT e la salute mentale degli utenti impone una riflessione profonda sul ruolo dell’intelligenza artificiale nella società. È fondamentale che le aziende sviluppatrici di chatbot si assumano la responsabilità di monitorare e mitigare i rischi per il benessere psicologico degli utenti. Allo stesso tempo, è necessario promuovere una maggiore consapevolezza digitale, educando le persone a un uso responsabile e critico della tecnologia.

La prevenzione del disagio mentale online deve diventare una priorità, con interventi mirati a sostenere le persone più vulnerabili e a promuovere la salute mentale nella comunità digitale. Solo attraverso un approccio integrato e multidisciplinare sarà possibile affrontare le sfide poste dall’intelligenza artificiale e garantire un futuro in cui la tecnologia sia al servizio del benessere umano.

Oltre i Numeri: la Solitudine Digitale e la Necessità di Ascolto

I dati emersi da OpenAI rivelano una realtà complessa e sfaccettata, che va oltre le semplici statistiche. Dietro i numeri si cela un fenomeno in crescita: la solitudine digitale. Sempre più individui, specialmente i giovani, si rivolgono ai chatbot non solo per acquisire informazioni o assistenza tecnica, ma anche per esprimere ansie, stati depressivi e timori. In numerosi scenari, l’IA si configura come un interlocutore costante, quasi una figura sostitutiva.

Questo fenomeno solleva interrogativi cruciali sulla natura delle relazioni umane nell’era digitale e sulla capacità della tecnologia di soddisfare il bisogno fondamentale di connessione e ascolto. È essenziale che la società si interroghi su come promuovere relazioni autentiche e significative, contrastando l’isolamento e la solitudine che possono portare a conseguenze negative sulla salute mentale.

Una nozione base di psicologia cognitiva ci ricorda che la percezione della realtà è soggettiva e influenzata dalle nostre esperienze e aspettative. Nel contesto dell’interazione con i chatbot, questa soggettività può portare a interpretare le risposte dell’IA come più empatiche e comprensive di quanto siano in realtà.

Una nozione avanzata di psicologia comportamentale suggerisce che l’uso eccessivo di chatbot può rinforzare comportamenti di evitamento sociale, creando un circolo vizioso in cui la persona si isola sempre di più dal mondo reale.

Riflettiamo quindi su come possiamo utilizzare la tecnologia in modo consapevole e responsabile, senza rinunciare alla ricchezza e alla profondità delle relazioni umane.


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