- Infortunio alla Cimolai: operaio cade da 1 metro, non in pericolo.
- Condanna per la morte di Andrea Fellet, schiacciato da 500 kg.
- Nei primi 6 mesi del 2025, 357 denunce di infortunio mortale.
- Aumentano del 32,7% gli incidenti «in itinere» nel 2025.
- Scoperta fuoriuscita radioattiva di Iridio 192, 71 mesi fa.
Un’ombra sulla sicurezza: il recente infortunio alla Cimolai accende i riflettori
Un nuovo campanello d’allarme risuona nel panorama della sicurezza sul lavoro in Italia: un infortunio avvenuto appena venti ore fa, il 5 agosto 2025, alla Cimolai di San Giorgio di Nogaro. Un operaio, nato nel 1983 e residente a Fogliano Redipuglia, è caduto da una pedana, da un’altezza di circa un metro, mentre era impegnato in interventi su un natante in costruzione. L’incidente ha causato diversi traumi all’uomo, fortunatamente non in pericolo di vita, e ha richiesto il tempestivo intervento dei Carabinieri e dei soccorsi, culminato nel trasporto del ferito all’ospedale di Palmanova per le cure e gli accertamenti del caso. Questo episodio, seppur non mortale, riaccende il dibattito sulle condizioni di sicurezza in ambienti lavorativi complessi come quelli industriali, e in particolare sulle implicazioni psicologiche che tali eventi possono avere sui lavoratori.
La Cimolai, azienda di spicco nel settore delle costruzioni navali e delle grandi strutture metalliche, non è purtroppo nuova a episodi di questo genere, richiamando alla mente precedenti tragici e infortuni meno gravi che si sono susseguiti nel corso degli anni. Risale a soli 22 mesi fa la condanna di tre individui per la morte di Andrea Fellet, operaio cinquantatreenne di Roveredo in Piano, schiacciato da una lastra d’acciaio del peso di 500 chilogrammi il 16 luglio 2018. Salvatore De Luna, all’epoca ottantunenne e datore di lavoro, Enzo Maria Baro, sessantunenne delegato alla sicurezza, e Laura Gavagnin, quarantaduenne incaricata di valutare i rischi, furono condannati a otto mesi di reclusione con pena sospesa per omicidio colposo. L’azienda, la Cimolai S.p. A., fu invece assolta dalla responsabilità amministrativa, e fu revocato il sequestro preventivo di 158mila euro, somma che secondo la pubblica accusa rappresentava i risparmi dell’azienda in termini di manutenzione e sicurezza del macchinario coinvolto nell’incidente. Il processo mise in luce una dinamica drammatica: Fellet, che operava da solo su una fresatrice verticale, fu travolto dalla lastra dopo aver ultimato le forature e averla sbloccata senza averla precedentemente stabilizzata al carroponte. Secondo l’accusa, il macchinario non sarebbe stato conforme ai requisiti di sicurezza, presentando rischi di caduta o ribaltamento, soprattutto durante l’operazione di sbloccaggio. La difesa, dal canto suo, sostenne un concorso di colpa da parte della vittima, il quale avrebbe iniziato le operazioni di “staffaggio” prima di assicurare il pezzo al carroponte. Questo caso enfatizza non solo l’importanza delle misure di sicurezza fisica, ma anche la possibile interazione tra la formazione, la percezione del rischio e le decisioni operative del lavoratore, elementi che rientrano a pieno titolo nel campo della psicologia della sicurezza.
Un altro infortunio significativo, avvenuto 97 mesi fa, vide la morte di Roberto Pillon, 52 anni, sempre presso la Cimolai di Roveredo. Anche in quel caso, furono inflitte tre condanne, inclusa una pena sospesa di due anni al responsabile dello stabilimento. Questi episodi, insieme a scoperte di fuoriuscite radioattive di Iridio 192 (71 mesi fa) che portarono al ricovero di tre operai e un infortunio meno grave (17 gennaio 2025) in cui un operaio fu colpito al ginocchio da un gancio metallico staccatosi da un ponteggio, delineano un quadro che va oltre la semplice casualità. Tali eventi, infatti, mettono in luce la necessità di un approccio olistico alla sicurezza, che comprenda non solo gli aspetti ingegneristici e procedurali, ma anche quelli psicologici e organizzativi, spesso più insidiosi e meno visibili.
I fattori psicologici nell’equazione della sicurezza sul lavoro
Gli infortuni sul lavoro, come quelli occorsi alla Cimolai, non sono quasi mai il risultato di un unico fattore. Sebbene guasti meccanici, carenze manutentive o irregolarità procedurali siano spesso sotto i riflettori, una fetta consistente di incidenti è riconducibile a quelli che la psicologia della sicurezza definisce “comportamenti incerti” o “azioni non sicure”. Questi comportamenti sono spesso influenzati da una serie di fattori psicologici che agiscono a livello individuale e organizzativo. Tra i più rilevanti troviamo lo stress lavoro-correlato, l’affaticamento, la distraibilità, e la percezione alterata del rischio.
Lo stress, l’ansia e la depressione sono riconosciuti come il secondo problema di salute lavoro-correlato più comune tra i lavoratori europei. La correlazione tra alti livelli di stress e un aumento del rischio di infortuni è stata dimostrata da diversi studi. Un ambiente lavorativo che induce stress cronico può compromettere la capacità di concentrazione, l’attenzione ai dettagli e la reattività, elementi cruciali per prevenire gli incidenti. La pressione per la produttività, i carichi di lavoro eccessivi, le scadenze stringenti, le relazioni interpersonali difficili o la mancanza di controllo sul proprio lavoro possono alimentare un clima di tensione che rende i lavoratori più vulnerabili agli errori.
- Stress lavoro-correlato
- Affaticamento
- Distraibilità
- Percezione alterata del rischio
Anche l’affaticamento, sia fisico che mentale, gioca un ruolo determinante. Lavorare per lunghe ore, affrontare turni notturni o essere sottoposti a compiti ripetitivi e monotoni può portare a una diminuzione delle prestazioni cognitive e fisiche, aumentando la probabilità di incidenti. La distraibilità, intesa come una riduzione della capacità di mantenere l’attenzione focalizzata sul compito, può derivare da preoccupazioni personali, problemi familiari o anche da un ambiente di lavoro rumoroso e caotico. Nell’ambito della sicurezza nei luoghi di lavoro, anche una piccola disattenzione può comportare esiti letali, specie in ambiti industriali ad alta pericolosità.
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Le conseguenze invisibili: l’impatto psicologico degli infortuni
Gli effetti degli incidenti lavorativi trascendono le sole ferite fisiche. Indagini recenti dell’Università di Padova hanno messo in luce una sempre più preoccupante diffusione di ansia e depressione fra coloro che sono stati coinvolti in sinistri professionali. Accanto al dolore corporeo, i soggetti che subiscono tali eventi traumatici frequentemente incontrano ostacoli nell’organizzazione delle loro attività quotidiane così come nella loro capacità attenzionale e mnemonica. Tali carenze cognitive complicano notevolmente il processo di reintegrazione all’interno della sfera professionale e interpersonale.
La problematica dei disturbi post-traumatici si presenta frequentemente tra gli individui che hanno vissuto un incidente sul posto di lavoro. Un’indagine svolta su un gruppo rappresentativo ha rivelato elevate percentuali d’incidenza riguardo a condizioni ansiose e depressive; inoltre si è osservato come queste manifestazioni cliniche possano compromettere severamente sia la gestione del fattore stress sia l’attitudine alla focalizzazione dell’attenzione.
La protezione del benessere psicologico: un imperativo moderno
In un’epoca in cui la complessità dei processi industriali e le pressioni economiche si intensificano, la protezione della salute mentale sul luogo di lavoro diventa un imperativo non solo etico, ma anche economico e sociale. Le statistiche sull’incremento di problemi di salute mentale correlati al lavoro, come lo stress, il burnout, l’ansia e la depressione, evidenziano la necessità di un’attenzione particolare a questi aspetti.
Il Codice Etico e il Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo aziendale dovrebbero essere strumenti attivi nella prevenzione dei rischi psicosociali, non semplici documenti formali. La tutela della salute mentale implica un approccio multidimensionale che includa misure di promozione, prevenzione e trattamento. Le aziende possono ridurre drasticamente il rischio di sviluppare malattie mentali implementando programmi di supporto psicologico, formando i dirigenti a riconoscere i segnali di disagio, promuovendo una cultura aziendale che valorizzi il benessere e non solo la produzione e fornendo risorse per la gestione dello stress.
La formazione dei lavoratori sulla sicurezza deve essere continua e adattata allo specifico ambiente di lavoro per garantire migliori pratiche di sicurezza.
L’Europa ha già riconosciuto l’importanza di questi temi, con l’EU-OSHA che propone orientamenti su come sostenere le persone con problemi di salute mentale nei luoghi di lavoro. È essenziale che l’equilibrio tra benessere fisico, mentale e sociale dei dipendenti sia considerato prioritario per prevenire incidenti e infortuni. Questo richiede un lavoro interdisciplinare che coinvolga il Datore di Lavoro, il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), il medico competente e lo psicologo.
Tipo di supporto | Descrizione | Benefici |
---|---|---|
Formazione e Sensibilizzazione | Programmi di formazione continui per lavoratori e dirigenti. | Maggiore conoscenza dei rischi e responsabilità. |
Supporto Psicologico | Accesso a servizi di consulenza e supporto mentale. | Miglioramento del benessere psicologico. |
Cultura della Sicurezza | Promozione di un clima di lavoro sicuro e responsabilità condivisa. | Riduzione degli incidenti e maggiore collaborazione tra colleghi. |
Glossario
- Cimolai: Azienda italiana attiva nel settore delle costruzioni navali e delle infrastrutture.
- Inail: Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, ente pubblico che gestisce le assicurazioni per infortuni sul lavoro.
- Stress lavoro-correlato: Condizione di stress generata dagli eventi o dalle dinamiche lavorative.
- Comunicato stampa su investimento in Cimolai Technology, utile per contesto aziendale.
- Sito ufficiale di Cimolai S.p.A.; utile per informazioni sull'azienda.
- Sito ufficiale Cimolai S.p.A., utile per approfondire attività e sicurezza.
- Documento ufficiale della Cassazione sull'infortunio mortale di Roberto Pillon.