Psicofarmaci tra i giovani: boom di automedicazione, ecco i dati allarmanti

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  • 12% degli studenti usa psicofarmaci senza prescrizione.
  • Tra le ragazze, l'uso sale al 16%, nei ragazzi al 7,5%.
  • 510 mila studenti (15-19 anni) usano psicofarmaci senza ricetta.

Mutamenti nel panorama giovanile: l’ascesa dell’automedicazione psicofarmacologica

Le abitudini e i comportamenti a rischio degli adolescenti italiani sono in continua evoluzione, delineando un panorama complesso che richiede attenzione e nuove strategie preventive. Un recente report, frutto di un’indagine approfondita condotta su un campione significativo di studenti delle scuole superiori (età compresa tra i 15 e i 19 anni), rivela tendenze inaspettate e, per certi versi, preoccupanti. Mentre il consumo di alcune sostanze illecite tradizionali, come la cannabis, mostra una lieve flessione, si registra un aumento storico nell’abuso di psicofarmaci senza prescrizione medica, un fenomeno che si configura sempre più come una forma di automedicazione per la gestione di ansia, stress e disagio emotivo.

Glossario:

  • Automedicazione: uso di medicinali senza prescrizione per il trattamento di disturbi.
  • Psicofarmaci: farmaci utilizzati per trattare disturbi mentali, che includono antidepressivi e ansiolitici.

Questo cambio di rotta non è un semplice spostamento di preferenze, ma un segnale profondo di nuove vulnerabilità emergenti. Il 12% degli studenti ha fatto uso di psicofarmaci non prescritti nell’ultimo anno, con un dato ancora più allarmante tra le ragazze, dove la percentuale sale al 16% rispetto al 7,5% dei ragazzi. Questo dislivello di genere suggerisce che le pressioni sociali e le aspettative possono influenzare in modo diverso i due sessi. L’utilizzo di questi farmaci, spesso sottratti in ambito familiare o reperiti attraverso canali non ufficiali, non si lega a una ricerca di trasgressione, quanto piuttosto a un tentativo di autoterapia fai-da-te per placare un malessere interiore. La facilità con cui questi medicinali vengono percepiti come “soluzioni rapide” contribuisce ad alimentare un ciclo potenzialmente pericoloso, dove la gestione del disagio emotivo viene demandata a sostanze chimiche, senza affrontare le radici del problema.

Un interessante studio condotto dall’Istituto di fisiologia clinica del CNR nel 2024*, mostra che il fenomeno dell’abuso di psicofarmaci è in rapida trasformazione. I dati suggeriscono che 510 mila studenti tra i 15 e i 19 anni hanno fatto uso di psicofarmaci senza prescrizione, con una predominanza delle ragazze. Questo cambiamento non è solo un trend, ma un chiaro segnale di una società che deve confrontarsi con nuove forme di vulnerabilità. Un altro aspetto che emerge è la disomogeneità territoriale nel consumo di psicofarmaci senza controllo medico. Le regioni del Nord Italia, in particolare Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Veneto, mostrano le percentuali più elevate. Al contrario, il Centro Italia, con Lazio e Umbria in testa, registra una maggiore diffusione di sostanze come cocaina e cannabis, mentre Sud e Isole mantengono il primato per il fumo di sigarette tradizionali. Questa ripartizione geografica suggerisce che fattori socio-culturali e contestuali specifici possano influenzare le diverse tipologie di comportamenti a rischio.

Statistiche Recenti:

  • 12% degli studenti ha usato psicofarmaci non prescritti nell’ultimo anno.
  • Nella fascia femminile emerge una percentuale pari al 16%, mentre in quella maschile si attesta su un modesto 7.5%.
  • Un numero significativo di circa 510 mila giovani compresi tra 15 e 19 anni ha fatto uso di psicofarmaci senza una prescrizione medica.

Nel suo recente studio, viene segnalata una generale contrazione nell’impiego delle sostanze illecite nel corso del 2024* rispetto all’anno precedente (2023*). In particolare riguardo alla cannabis si nota uno scostamento marginale che passa dal **22%* al 21%, facendo sì che continui ad essere considerata la sostanza più frequentemente assunta dai giovani; inoltre essa risulta prevalente nelle valutazioni effettuate sulle acque reflue urbane. Questa perdurante diffusione in ambito giovanile s’intreccia con l’accresciuta potenza degli stupefacenti disponibili: basti pensare che l’hashish ha subito una crescita esponenziale nella concentrazione del principio attivo THC—decuplicato passando dal (2016) all’attualità (*2024*) con tassi oscillanti fra il *(7%) e (29%). Tale scenario introduce difficoltà significative per quanto concerne le politiche preventive messe in atto. Tuttavia, va notato come vi sia stata anche una riduzione riguardante il consumo di cocaina —dal <= 2.2%* portandosi ora –[*1…]*{}€€€-{–\_[£¥«¨|$3|/-]@+*#!!!¤}—TL-=][@@)_}) ! ¥§¢[{18^( (-){^(£-)#{(-#<&[^ — [_ –_________/}{$///==”}

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Boy surrounded by abstract elements and medicine pills, representing emotional discomfort.

Il paradosso del rischio: meno cannabis, più psicofarmaci e dipendenze digitali

L’analisi fornita dall’ultimo rapporto riguardante l’adolescenza in Italia mette in luce uno scenario contraddittorio: mentre si osserva una diminuzione leggermente marcata nel consumo tradizionale della cannabis — storicamente simbolo delle ribellioni giovanili — si evidenzia invece un preoccupante incremento nell’assunzione irresponsabile di farmaci psicotropi privi della necessaria autorizzazione sanitaria. Si stima infatti che il 12%* degli alunni fra 15 e 19 anni abbia utilizzato tali sostanze nel corso dell’anno passato; questo valore cresce ulteriormente fino al *16%* nelle ragazze. Non si tratta chiaramente di fenomeni sporadici: questi dati pongono l’accento su qualcosa ben più grave legato a quelle dinamiche moderne denominate “mutazione del rischio”, all’interno delle quali modalità consuete d’intossicazione cedono terreno ad opzioni decisamente più subdole e meno riconosciute socialmente. È particolarmente rilevante notare come nella fascia compresa fra i 15 e i 17 anni*, ben 180 mila** giovani abbiano fatto ricorso a psicofarmaci senza la prescrizione dei medici soltanto nel corso del 2024*, mostrando livelli d’assunzione incredibilmente superiori nelle adolescenti rispetto ai loro coetanei maschi.

Ciò suggerisce che la questione non può essere ridotta alla mera oscillazione delle mode giovanili; piuttosto essa rappresenta un’eccessità frenetica nell’individuare soluzioni immediate per far fronte a condizioni affettive sempre più complesse ed intense — generalmente aggravate da pressioni sociali significative, aspettative accademiche elevatissime o problematiche relazionali intricate. Gli psicofarmaci per dormire, rilassarsi (8,4%*), per l’umore (2,4%*), per l’attenzione e l’iperattività (**2,1%**), o addirittura per il controllo del peso (*1,5% con una prevalenza triplicata tra le ragazze) diventano mezzi per sedare l’ansia e lo stress. La percezione comune che questi farmaci siano “meno pericolosi” delle droghe tradizionali è un grave errore, che sottovaluta i rischi di dipendenza, gli effetti collaterali e l’assenza di un percorso terapeutico adeguato.

Parallelamente, il “rischio” si trasferisce nel mondo digitale. Il gioco d’azzardo online raggiunge uno dei livelli più alti di sempre, con quasi 6 ragazzi su 10 che lo hanno provato, e l’**11% che mostra un profilo di gioco “a rischio” o “problematico”. Questa crescita è particolarmente preoccupante in un’età in cui l’accesso ai minori è vietato per legge, ma evidentemente poco controllato. Anche il mondo dei videogiochi presenta delle criticità, con oltre 290 mila studenti minorenni che nel **2024 hanno manifestato comportamenti a rischio, spesso associati a forti reazioni emotive quando impediti dal giocare. Nel 2024, oltre *320 mila studenti hanno manifestato problematiche legate all’impiego del web, delineando così una situazione in cui la tecnologia, sebbene ricca di opportunità, si trasforma in un contesto propizio per l’emergere di nuove forme di vulnerabilità e dipendenza.

Cosa ne pensi?
  • È incoraggiante vedere una diminuzione della cannabis... 👍...
  • L'aumento dell'uso di psicofarmaci è allarmante... 😟...
  • Automedicazione: sintomo di una società che chiede aiuto? 🤔......

Salute mentale e benessere: nuove priorità nell’era digitale

Il panorama delle dipendenze giovanili in Italia, come emerso dalle recenti indagini, si distacca nettamente dalle tendenze del passato. Se da un lato si osserva una modesta diminuzione nell’uso di alcune sostanze illecite consolidate, dall’altro si registra un’inedita e preoccupante ascesa nell’uso non supervisionato di psicofarmaci, una pratica che coinvolge un numero significativo di adolescenti e che solleva interrogativi cruciali sullo stato della loro salute mentale. Questo fenomeno, che nel 2024* ha visto il 12%* degli studenti tra i **15 e i 19 anni* assumere psicofarmaci senza prescrizione, con un picco del 16%* tra le ragazze, è indicativo di una più profonda difficoltà nella gestione del disagio emotivo. La ricerca di “soluzioni rapide” attraverso queste sostanze sottolinea l’urgenza di un approccio preventivo che non si limiti alla mera proibizione, ma che si focalizzi sulla promozione del benessere psicologico e sullo sviluppo di strategie di coping più adattive. La crescente pressione sociale, unitamente alle esigenze scolastiche sempre più gravose e alle intricate dinamiche delle relazioni interpersonali, così come quelle digitali, plasmano un ambiente suscettibile all’ansia, allo stress e persino alla depressione in determinate circostanze. In tale scenario complesso emerge l’assunzione non autorizzata degli psicofarmaci: una risposta maladattativa alla sofferenza emotiva caratterizzata da tentativi improduttivi d’automedicazione che tendono a celare i sintomi anziché ad affrontarne radicalmente le origini. È essenziale prendere coscienza del fatto che gli adolescenti—soggetti estremamente impressionabili durante questo periodo decisivo dello sviluppo—richiedono assistenza adeguata nel superamento degli ostacoli legati alla loro crescita personale. La scarsità di strumenti adeguati per elaborare negatività emozionali spinge questi giovani su strade potenzialmente pericolose: scelte illusoriamente semplicistiche con gravi ripercussioni sulla loro salute futura.

Stando ai risultati riportati nella Relazione annuale al Parlamento 2025, risulta evidente un incremento nell’uso non prescritto degli psicofarmaci tra i giovani, segnando il record più elevato mai documentato fino ad ora. Si è registrato un incremento nell’utilizzo di medicinali da parte degli studenti appartenenti alla fascia di età 15-19 anni, i quali ne fanno uso senza la dovuta prescrizione. È interessante notare che la prevalenza appare maggiore nel sesso femminile.

Oltre la superficie: la psicologia del disagio nascosto

L’emergere di un uso sempre più diffuso di psicofarmaci senza prescrizione tra gli adolescenti italiani, come documentato dagli studi più recenti, ci invita a guardare oltre la superficie dei comportamenti e a interrogarci sulle intime dinamiche della mente giovanile. Nel campo della psicologia cognitiva e comportamentale, questo fenomeno può essere interpretato come una strategia di coping disfunzionale, un modo per affrontare il disagio emotivo attraverso l’evitamento o la soppressione dei sintomi, piuttosto che con l’elaborazione delle cause sottostanti. È come se la mente, sovraccaricata da stimoli, aspettative e pressioni – che oggi sono amplificate anche dal mondo digitale – cercasse una scorciatoia chimica per ritrovare un equilibrio precario. Non si tratta solo di una questione di “volontà” o di “scelte sbagliate”; è spesso la risposta quasi istintiva a un sovraccarico emotivo per il quale non si hanno gli strumenti adeguati.

Da una prospettiva più avanzata della salute mentale, l’abuso di psicofarmaci potrebbe indicare una forma di “regolazione emotiva esterna” che, sebbene offra un sollievo immediato, preclude lo sviluppo di meccanismi interni più resilienti. I traumi relazionali, le esperienze di esclusione sociale o i fallimenti percepiti possono portare a un senso di impotenza e disperazione. In assenza di una validazione emotiva e di un supporto adeguato, l’adolescente può ricorrere a sostanze per attenuare il dolore, senza però imparare a tollerare e trasformare quella sofferenza. Questo comportamento, se protratto, può consolidare dei “cicli di mantenimento” del problema, dove l’uso del farmaco diventa un rinforzo negativo che impedisce l’esplorazione di soluzioni più sane e durature. La medicina correlata alla salute mentale, in questo contesto, ci ricorda come l’uso di psicofarmaci dovrebbe essere sempre guidato da una diagnosi precisa e inserito in un piano terapeutico complessivo, che includa psicoterapia e supporto psicosociale. L’automedicazione, al contrario, espone a rischi quali dosaggi errati, interazioni farmacologiche pericolose e la mancata identificazione di patologie sottostanti che richiederebbero un intervento specialistico. Come potremmo avviare una profonda riflessione individuale e comunitaria su questa tematica così sensibile? Una possibile strada consiste nel riconoscere che ogni azione umana—anche quella ritenuta disfunzionale—può rappresentare uno sforzo per soddisfare specifiche necessità. Nell’osservare ragazzi adolescenti ricorrere all’assunzione indiscriminata di farmaci senza supervisione medica appropriata giunge spontanea una domanda: qual è quel bisogno insoddisfatto da cui scaturisce tale comportamento? Si tratta forse dell’espressione silenziosa della loro richiesta d’aiuto? Oppure potrebbe essere interpretato come tentativo estremo di anestetizzare sentimenti profondamente solitari o aneliti alla serenità in contesti percepiti come estremamente tumultuosi?

Viviamo oggi in epoche dove le prestazioni vengono venerate quasi con ossequio e le fragilità sono nascoste fra i filtri digitalizzati della nostra quotidianità; pertanto diventa cruciale creare ambientazioni nelle quali i giovani possano manifestare liberamente le loro angustie interiori. Come comunità ci spetta l’onorevole compito di instaurare pratiche culturali tali da posizionare al centro il benessere emozionale, garantendo che cercare sostegno venga considerato indizio forte piuttosto che indicazione di debolezza. Investire nell’insegnamento delle competenze emotive mirate alla resilienza—quale metodo per affrontarsi nella variabilità del vivere quotidiano—dovrà attivarsi nei processi formativi affinché questi ragazzi riescano a edificare infrastrutture psichiche molto più stabili rispetto ai brevi rimedi offerti dalle sostanze chimiche disponibili sul mercato. È un lavoro di ascolto profondo, di empatia e di accompagnamento, che richiede pazienza e una visione lungimirante, andando oltre i sintomi per toccare il cuore autentico delle loro fragilità.

Boy amidst city buildings, with social media icons and notifications floating around, illustrating digital influences.
Group of diverse teenagers in a city with social media graphics, showcasing emotional reactions to digital engagement.


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