Psichedelici: la rivoluzione terapeutica che accende la speranza contro i traumi

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  • In Italia, avviato il primo test clinico con psilocibina su 68 pazienti con depressione resistente.
  • L'MDMA facilita l'accesso alle memorie traumatiche con maggiore autocompassione.
  • Ibogaina ha mostrato una riduzione dell'88% dei sintomi del PTSD.
  • Svizzera autorizza l'uso compassionevole dal 2014 per sofferenze psichiche croniche.
  • MDMA attenua risentimenti e la neuroplasticità dura tre giorni.

Il panorama della salute mentale è attualmente testimone di una rinascita dell’interesse verso l’impiego delle sostanze psichedeliche a fini terapeutici, un approccio che promette nuove speranze per affrontare disturbi psichici complessi e spesso resistenti ai trattamenti tradizionali. Questa ondata di ricerca e sperimentazione, definita da molti come un “rinascimento psichedelico”, sta spingendo oltre i confini della psicofarmacologia classica, riaprendo dibattiti su etica, legalità e protocolli di cura. L’attenzione si concentra in particolare sul trattamento di condizioni invalidanti quali il disturbo da stress post-traumatico (PTSD), la depressione maggiore resistente, l’ansia da fine vita e altre dipendenze, per le quali le terapie attuali mostrano spesso limiti significativi.

La recente notizia dell’avvio del primo test clinico con psilocibina in Italia, a Chieti, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e coinvolgente 68 pazienti affetti da depressione resistente, segna un passo significativo in questo percorso. Lo studio italiano, come altri condotti negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Svizzera, mira a valutare l’efficacia di questa sostanza, contenuta nei funghi allucinogeni, nel ” resettare” il cervello, sospendendo temporaneamente i collegamenti tra specifiche aree cerebrali e facilitando una rielaborazione profonda dei conflitti psichici. Questa ricerca segue l’onda di studi che, dagli anni ’50 e ’60, avevano già esplorato il potenziale di sostanze come LSD, MDMA e psilocibina, prima che la “guerra alla droga” ne causasse un lungo oblio.

Le applicazioni terapeutiche si estendono ben oltre la depressione. L’MDMA, ad esempio, è oggetto di numerosi studi per il trattamento del PTSD, dimostrando la capacità di facilitare l’accesso alle memorie traumatiche con maggiore autocompassione e ridotti livelli di rabbia e vergogna. Un’esperienza notevole in Messico ha coinvolto veterani con lesioni cerebrali traumatiche e PTSD, trattati con Ibogaina, una sostanza psicoattiva derivata da un arbusto africano. I risultati hanno mostrato una riduzione media dell’88% dei sintomi del PTSD, dell’87% per la depressione e dell’81% per l’ansia, con effetti duraturi per almeno un mese. L’ibogaina induce uno stato onirico dove i pazienti possono rivedere gli eventi passati da una prospettiva esterna, un meccanismo che aiuta a rielaborare i traumi. Anche la ketamina, in forma di spray nasale, ha ricevuto l’approvazione della FDA statunitense nel 2019 per la depressione resistente ai farmaci.

In questo scenario, emergono anche iniziative a livello europeo, come il progetto PsyPal, finanziato dalla Commissione Europea, che valuta l’efficacia della psilocibina nel trattamento dell’ansia e della depressione in pazienti affetti da patologie croniche come la broncopneumopatia ostruttiva, la sclerosi multipla, la sclerosi laterale amiotrofica e il Parkinson atipico. Queste iniziative sottolineano l’ampio spettro di condizioni per le quali le terapie psichedeliche vengono considerate un’opzione promettente.

Visualizzazione iconica e astratta, ispirata all'arte neoplastica e costruttivista, che rappresenta la psicoterapia assistita da psichedelici come un processo di guarigione e riorganizzazione mentale.

Protocolli Terapeutici e Quadro Normativo

L’approccio terapeutico con le sostanze psichedeliche non si limita alla semplice somministrazione del farmaco. Al contrario, si basa su protocolli complessi e strutturati che enfatizzano l’importanza del “set e setting”, ovvero lo stato mentale del paziente e l’ambiente fisico e psicologico della seduta. Questi protocolli includono diverse sedute di preparazione, durante le quali il paziente viene informato sui possibili effetti, si ripercorre la sua storia personale e terapeutica e si discutono i conflitti psichici. Questa fase è cruciale, poiché i ricordi e i pensieri che riaffiorano durante l’esperienza psichedelica possono essere determinanti per la risoluzione del trauma.

Una delle forme più studiate è la terapia assistita da MDMA, che prevede un arco di 18 settimane con tre sessioni di otto ore ciascuna. In questo contesto, l’MDMA, nota per aumentare l’empatia e abbassare le difese, facilita una profonda rielaborazione del trauma in un ambiente emotivo di sicurezza e apertura. Il paziente trascorre diverse ore sotto la supervisione di uno o due terapeuti, esplorando sentimenti e traumi profondi, seguito poi da incontri di follow-up per integrare l’esperienza vissuta e collegarla agli obiettivi terapeutici.

In Svizzera, l’uso compassionevole di queste sostanze è autorizzato dal 2014 per casi di sofferenze psichiche croniche. Fabio Villa, psichiatra e psicoterapeuta a Losanna, ha accompagnato oltre 130 pazienti in percorsi di psicoterapia assistita con psilocibina, MDMA e LSD. La sua esperienza, maturata anche come paziente, evidenzia come la psilocibina abbia la capacità di aiutare a superare depressioni reattive, offrendo una “porta aperta” verso la risoluzione dei conflitti. Le autorizzazioni federali in Svizzera durano un anno per un massimo di sei sedute e sono rinnovabili, con una media di tre o quattro sedute a distanza di uno o due mesi per ottenere risultati duraturi.

Fabio Villa, psichiatra e psicoterapeuta, ha effettuato studi pionieristici sulla terapia assistita da psichedelici in Svizzera. Possiede un’esperienza tangibile tanto da professionista quanto da soggetto trattato riguardo a queste terapie, evidenziandone le potenzialità nella gestione della sofferenza psicologica.

A dispetto del fatto che il consenso della FDA americana riguardante l’MDMA rimanga oggetto di discussione (la sua approvazione è stata recentemente negata nell’agosto del 2024), si può notare come negli Stati Uniti gli operatori terapeutici abbiano utilizzato questo composto durante gli anni Settanta e Ottanta con finalità assistenziali nelle coppie; ciò ha portato a risultati assai promettenti nel diminuire conflitti interpersonali e nell’accrescere sentimenti empatici. Secondo le parole del Professor David Nutt dell’Imperial College londinese, “l’MDMA non solo attenua risentimenti…”* ed *aumenta così. Si rivela quindi fondamentale comprendere che la neuroplasticità, stimolata dall’assunzione dell’MDMA, crea un intervallo critico della durata di tre giorni nei quali il sistema nervoso centrale dimostra una propensione maggiore al rinnovamento e all’assimilazione delle esperienze passate.
La realtà italiana offre uno scenario più intricato: anche se dalla legislazione vigente dal 2017 si ammette in particolari contesti l’uso terapeutico di farmaci privi di approvazione ufficiale, i relativi studi clinici restano limitati dalla riluttanza manifestata da molti medici e psichiatri verso eventuali innovazioni. L’Associazione Luca Coscioni è attivamente impegnata nel lanciare un’iniziativa mirata ad integrare gli psichedelici all’interno delle opzioni terapeutiche disponibili come cure palliative e compassionate. Questo sforzo si fonda sul fatto che sono già stabilite delle procedure idonee per l’importazione di tali sostanze, purché vengano ottenuti i necessari consensi dal comitato etico e dal Ministero della Salute. Tuttavia, risulta evidente la mancanza di iniziativa nel formulare una domanda ufficiale in tal senso.

Cosa ne pensi?
  • Finalmente una speranza concreta per chi soffre di traumi... ✨...
  • Attenzione a creare false aspettative, non è una panacea... ⚠️...
  • E se la vera rivoluzione fosse nel 'set e setting'? 🤔......

Rischi e Sfide della Formazione e dell’Accesso

L’entusiasmo attorno alle terapie psichedeliche non deve oscurare i rischi intrinseci e le sfide che accompagnano la loro diffusione. La sicurezza di queste sostanze, pur essendo generalmente elevata in un contesto clinico controllato, non significa che siano del tutto prive di effetti avversi. La ketamina, ad esempio, è stata associata a danni acuti e cronici dose-dipendenti, inclusa tossicità neurologica e cardiovascolare. L’ibogaina, nonostante i risultati promettenti, è legata a diversi decessi a causa dell’accelerazione del ritmo cardiaco, se non gestita con protocolli specifici come la somministrazione di magnesio endovenoso.

Un aspetto critico è la potenziale ri-traumatizzazione. Se i pazienti, soprattutto quelli con traumi complessi come il PTSD, accedono alle memorie dolorose senza il giusto supporto terapeutico e un’adeguata fase di integrazione, il rischio di peggiorare la loro condizione è reale. Le storie di coppie che tentano la “terapia MDMA” in autonomia, senza la guida di professionisti qualificati, evidenziano come l’esperienza possa degenerare in paranoia, allucinazioni intense o riemersione di traumi infantili non gestiti, portando a un’ulteriore disgregazione della relazione. PsychedeliCare è un’iniziativa che ha guadagnato attenzione grazie al supporto dell’Associazione Coscioni; il suo scopo principale è quello di assicurare un diritto d’accesso equo ed economico*, oltre a offrire percorsi terapeutici che siano tanto *sicuri quanto legali.

Tuttavia, in Italia sussistono notevoli sfide collegate alla legalità e all’origine delle sostanze impiegate. Attualmente, tutti gli agenti psichedelici figurano nella tabella 1 relativa alle sostanze illegali e ciò comporta che possano essere usati solo all’interno dell’ambito delle sperimentazioni ufficiali autorizzate. Di conseguenza, chiunque tenti di accedere ai mercati non regolamentati rischia fortemente—è esposto a composti con qualità imprevedibile e privi della necessaria garanzia sulla purezza—il che aumenta notevolmente i pericoli associati alla propria salute. Aggiungendo complessità alla questione, c’è anche il problema della mancata rimborsabilità da parte del servizio sanitario nazionale italiano: questa condizione crea tensione su uno dei punti più controversi; se le terapie basate sugli psicoattivi richiedono intense forme d’intervento terapeutico, questo rischio limita senz’altro il loro accesso prevalentemente a una ristretta classe sociale privilegiata.

Non va dimenticato infine come sia cruciale investire nella formazione dei professionisti: questo aspetto risulta vitale se si desidera confrontarsi efficacemente con le attuali problematiche nascenti da questi nuovi approcci terapeutici. Come sottolinea la dottoressa Michèle Anne Barocchi, presidente di MAPS Italia, è cruciale “fare formazione per i professionisti della salute mentale” per comunicare quali trial sono in atto, quali sono i dati scientifici e quali i rischi. L’annuncio del primo corso in Italia di terapie assistite con psichedelici, rivolto a medici, psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, valido per i crediti ECM, rappresenta un esempio di come si stia cercando di colmare questa lacuna. Tuttavia, la resistenza all’innovazione nel nostro Paese, come evidenziato dal dottor Buonarroti, rende la strada in salita.

Il rischio di creare una “bolla speculativa” nel settore degli investimenti sulle terapie psichedeliche è un’altra preoccupazione. Nonostante l’afflusso di capitali e i dati preliminari promettenti, l’imponente impegno richiesto dai protocolli clinici porta a un elevato tasso di abbandono dei trial. Questo si manifesta in modo sproporzionato nelle categorie di pazienti con condizioni socio-economiche svantaggiate o appartenenti a minoranze etniche, per le quali l’efficacia dei farmaci psichedelici è risultata inferiore, portando alla coniazione dell’acronimo MDPR (“Minorities’ Diminished Psychedelics Returns”). Razzismo*, *sfiducia nei confronti del sistema sanitario e diseguaglianze strutturali: questi elementi possono ostacolare l’accesso alle risorse necessarie e incrementare il livello di stress a seguito dell’assunzione di psichedelici, minando così la loro efficacia terapeutica.

Oltre la chimica: l’importanza dell’Integarazione Terapeutica

Non è soltanto nel potere farmacologico dei composti psichedelici che si trova la chiave dell’efficacia terapeutica; infatti sostanze quali MDMA, psilocibina e LSD fungono da forti catalizzatori ma raggiungono risultati autentici attraverso un sostegno psicoterapeutico duraturo e coeso. Questo concetto rappresenta uno degli insegnamenti principali tratti da ricerche ed esperienze cliniche vissute tanto in ambiti regolamentati quanto nella sfera rischiosa dell’auto-somministrazione.

Dalla disciplina della psicologia cognitivo-comportamentale possiamo dedurre con chiarezza che il trauma trascende il suo status di mera esperienza passata: esso diventa una intricata rete composta da memorie evocative, emozioni dense ed elaborate reazioni fisiologiche, tutte presenti nell’esistenza attuale. Di fronte a situazioni traumatiche affrontate dall’individuo, il cervello può adottare una risposta difensiva automatica; così facendo si radicano modelli cognitivi errati e atteggiamenti poco funzionali (tra cui evitamento o ipervigilanza), inizialmente concepiti come strumenti protettivi ma destinati a ostacolare quella necessaria elaborazione del dolore per poter finalmente giungere alla sua risoluzione. Le terapie psichedeliche, in questo contesto, agiscono come agenti che possono temporaneamente “sospendere” o de-consolidare questi schemi rigidi. Tuttavia, senza un’adeguata fase di integrazione, il rischio è che il paziente si trovi di fronte a un “vuoto” emotivo o a una riemersione caotica di contenuti traumatici che non sa come gestire.

Un concetto avanzato e cruciale in questo ambito è la neuroplasticità potenziata indotta dai psichedelici. Dopo l’assunzione di MDMA, ad esempio, si osserva una finestra critica di neuroplasticità che può durare diversi giorni. Durante questo periodo, il cervello è particolarmente aperto a rimodellare le proprie connessioni neurali; è come se i “mobili” della mente potessero essere riorganizzati con maggiore facilità. La psicoterapia, in questa fase, diventa l’architetto che guida la ricostruzione, aiutando il paziente a integrare le nuove intuizioni, a ristrutturare le narrazioni traumatiche e a sviluppare strategie di coping più adattive. Senza questa guida esperta, l’esperienza psichedelica rischia di essere un’illuminazione momentanea, priva di un impatto duraturo sulla vita quotidiana. È il terapeuta che aiuta a tradurre l’intensità emotiva dell’esperienza in un cambiamento cognitivo e comportamentale significativo, un ponte tra la “visione” e l’azione.

Riflettere su questo tema ci porta a considerare l’importanza di un approccio olistico e umano alla salute mentale. Non basta una “pillola magica” per risolvere decenni di sofferenza o di traumi. Quella chimica, per quanto potente, è solo uno strumento che apre delle porte. La vera guarigione avviene nell’incontro umano, nella relazione terapeutica, nella capacità di un professionista di accompagnare il paziente attraverso territori interiori sconosciuti, aiutandolo a dare un senso a ciò che emerge e a integrarlo nella propria esistenza. La sfida, al di là delle problematiche legali e economiche, è proprio questa: riconoscere che la forza terapeutica risiede nell’interazione sinergica tra la molecola e la relazione, e che la formazione dei terapeuti deve essere all’altezza di questa immensa responsabilità.

Glossario:
  • MDMA: metilenediossimetamfetamina, sostanza psicoattiva nota anche come ecstasy o molly, utilizzata in terapia per il PTSD.
  • Psilocibina: composto attivo presente in funghi allucinogeni, utilizzato nel trattamento di depressione e ansia.
  • PTSD: Disturbo da Stress Post-Traumatico, condizione che può insorgere dopo aver vissuto un evento traumatico.
An artistic representation of a serene therapeutic environment where a patient engages in psychedelic-assisted therapy. The scene includes a comfortable room with soft lighting, soothing colors, and natural elements such as plants, symbolizing safety and openness.
A vivid depiction of the brain with neural connections glowing and transforming after psychedelic therapy, showcasing enhanced neuroplasticity. The image emphasizes dynamic neural pathways, with bright colors representing activity and restructuring.

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