- Nel 2023, il CNSAS ha effettuato 12.349 interventi di soccorso alpino.
- Il CNSAS nel 2023 ha soccorso 12.365 persone, di cui 491 decedute.
- I sintomi del PTSD includono incubi persistenti e iperattivazione.
Il lavoro dei soccorritori alpini è permeato da una profondità emozionale straordinaria; essi dimostrano continui atti non solo coraggiosi ma anche profondamente altruistici ed eroici. Tuttavia, esiste una dimensione oscura legata a questo ruolo: il carico psicologico associato al trauma non sempre riconosciuto appieno dalla società. Le imponenti montagne, dove avvengono salvataggi epocali, possono rivelarsi all’improvviso scene tragiche sature d’orrore e angoscia, realtà che lasciano profonde impronte nelle psiche dei professionisti chiamati a fronteggiare eventi estremi per proteggere vite umane.
Gli eventi cronachistici come quello della tragedia del Pollino nel 2018, segnata dall’emissione di avvisi nei confronti dei tre sindaci coinvolti, oltre a rivelarne l’intreccio complicato delle manovre salvavita durante episodi così critici, ci fanno prendere atto della profonda burocrazia che permea tali contesti emergenziali; infatti, non sono coinvolti soltanto fattori fisici o tecnici, bensì si sommano incessantemente alla gestione del dolore inevitabile derivante dal contatto con il tema della mortalità attraverso ricordi strazianti impossibili da dimenticare.
Le conseguenze sugli individui coinvolti direttamente negli eventi accidentali tra i monti meritano quindi attenzione, poiché queste persone manifestano generalmente alta vulnerabilità allo sviluppo del disturbo post-traumatico da stress (PTSD). È essenziale considerare che i soccorritori non sono immuni dai rischi psicologici cui si espongono quotidianamente mentre esercitano le loro funzioni. Pur mantenendo una postura professionale ed estranea agli eventi calamitosi che affrontano, si trovano comunque esposti agli effetti deleteri delle esperienze traumatiche. La connessione emozionale con il dolore altrui, insieme alla drammaticità degli accadimenti e all’urgenza decisionale, contribuisce a intensificare reazioni emotive profonde e persistenti.
Un’indagine condotta dallo Schweizer Alpen-Club (SAC) circa 67 mesi orsono rivela che le cicatrici lasciate da simili incidenti possono rimanere indelebili nella mente degli operatori umanitari. Sebbene uno studio del CNSAS nel 2003 avesse indicato una bassa prevalenza di PTSD fra i soccorritori montani rispetto ai feriti traumatizzati, testimonianze raccolte sul campo dipingono tutt’altra situazione. Un medico volontario del Soccorso Alpino e Speleologico ha rivelato nel 2018 di aver sperimentato questo disturbo dopo missioni d’emergenza; ha evidenziato come il continuo confronto con la sofferenza e la tristezza per le perdite umane facciano parte integrante della propria funzione professionale.
Malgrado l’assenza di statistiche ufficiali minuziose riguardanti i casi di PTSD tra i soccorritori nel 2023, risulta essenziale considerare l’incremento di corsi formativi come il Summer Mountain Rescue Course. Questo programma non solo fornisce competenze tecniche avanzate ma incorpora anche elementi dedicati al supporto psicologico e alla gestione dello stress, garantendo così un’adeguata preparazione tecnica ed emotiva.
Riguardo al PTSD nel soccorso alpino, emergono sintomi quali ricordi intrusivi, incubi persistenti, difficoltà a confrontarsi con i pensieri legati ai traumi, cambiamenti dell’umore e iperattivazione. Tali segni tangibili incidono profondamente sulle performance e sul benessere psico-fisico a lungo termine. Un’indagine del CNSAS ha evidenziato che nel 2023 si sono registrati 12 349 interventi, con 12 365 persone soccorse; tra queste 7 622 feriti e 491 decessi[CNSAS].
È allarmante constatare come, nonostante la riconosciuta vulnerabilità dei soccorritori, il tema del supporto psicologico non riceva ancora l’attenzione e le risorse necessarie a livello sistemico. La formazione, pur fondamentale per l’acquisizione di competenze tecniche, deve integrare moduli dedicati alla gestione dello stress e alla prevenzione del trauma psicologico.
- Missioni di soccorso: 12 349
- Persone soccorse: 12 365
- Feriti: 7 622
- Deceduti: 491

Il peso invisibile: stress vicario e resilienza nel soccorso alpino
Il disturbo da stress post-traumatico riscontrato nei soccorritori alpini trascende le reazioni immediate associate agli eventi critici; può manifestarsi come trauma vicario, una forma di traumatizzazione derivante non dall’esperienza diretta dell’incidente, bensì dall’essere testimoni della sofferenza altrui. In qualità di osservatori privilegiati delle tragedie umane, i soccorritori interiorizzano il peso emotivo dei soggetti coinvolti. Questo processo genera un impatto psichico significativo.
La resilienza emerge come tratto indispensabile tra i soccorritori alpini, descrivendo la capacità intrinseca di affrontare e superare situazioni avverse. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che questa resilienza richiede continuo nutrimento. L’esposizione reiterata ad eventi traumatici può erodere progressivamente le difese psicologiche, conducendo a esaurimento emotivo o a disturbi mentali. Per questo motivo le organizzazioni di soccorso e i servizi sanitari devono garantire strumenti e supporto adeguati.
La Croce Bianca riconosce l’importanza del supporto umano nell’emergenza, offrendo un servizio dedicato all’assistenza per le famiglie in lutto e per chi ha vissuto esperienze traumatiche. Un approccio analogo dovrebbe essere esteso ai soccorritori stessi, creando reti solidali che li aiutino a ritrovare serenità emotiva. L’istituzione del Trauma Center Psicologico presso l’ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo (dal 2020) rappresenta un passo rilevante in questa direzione.
PTSD e trauma vicario non devono essere percepiti come indicatori di fragilità, bensì reazioni naturali a circostanze straordinariamente opprimenti. Riconoscere e affrontare emozioni complesse costituisce un segno di vera audacia, consentendo ai soccorritori di proseguire la loro missione senza compromettere l’equilibrio psichico.
- 💪 Eroismo e fragilità: un binomio complesso che merita attenzione......
- 😔 La burocrazia e la mancanza di supporto psicologico aggravano la situazione......
- 🔄 Il trauma vicario: quando la sofferenza altrui diventa un fardello personale......
La prevenzione e il supporto: un imperativo per la salute mentale dei soccorritori
È imprescindibile che istituzioni e organizzazioni pongano massima attenzione alla prevenzione del trauma psicologico e alla fornitura di supporto adeguato ai soccorritori alpini. Ciò rappresenta un imperativo categorico e un investimento nella salute mentale di chi dedica la propria vita al salvataggio degli altri.
I percorsi formativi devono includere sezioni dedicate alla gestione dello stress, alla resilienza e all’individuazione tempestiva dei segni premonitori di PTSD. Ogni operatore dovrebbe essere in grado di identificare i segnali di disagio in sé stesso e nei colleghi, favorendo una comunità aperta e solidale.
L’introduzione sistematica dei protocolli di debriefing post-intervento si configura come strumento determinante: dopo situazioni particolarmente gravose, è essenziale offrire ai soccorritori l’opportunità di confrontarsi con esperti della psiche per elaborare le emozioni vissute. Analogamente, un numero verde o uno sportello d’aiuto psicologico attivo 24 h potrebbe costituire una risorsa preziosa.
Infine, è necessario promuovere una migliore sensibilizzazione interna alle organizzazioni: abbattere i pregiudizi legati alla ricerca di sostegno psico-emotivo è fondamentale affinché i membri possano avvalersi dei servizi necessari senza timore di stigmatizzazioni. Le politiche sanitarie nazionali e regionali dovrebbero adeguarsi alle peculiarità del lavoro svolto dai soccorritori alpini, garantendo accesso gratuito ai servizi di salute mentale, verifiche periodiche e copertura assicurativa per problematiche da stress lavoro-correlato.
Riflessioni sul trauma, la resilienza e il supporto
Il concetto di trauma psicologico, fondamento della psicologia cognitiva e comportamentale, emerge come risposta intensa a eventi estremi che superano le facoltà umane di gestione. Nel soccorso alpino è quindi vitale analizzare i meccanismi propri del trauma e le sue conseguenze psichiatriche, quali il PTSD. Esposizioni ripetute a stimoli traumatizzanti innescano meccanismi cronici d’ansia destinati a persistere oltre l’emergenza stessa.
Parallelamente, la resilienza va interpretata non solo come assenza di patologie, ma come raffinato processo di adattamento umano e crescita post-traumatica. L’analisi delle basi neurobiologiche del trauma potrebbe condurre all’identificazione di biomarcatori specifici, aprendo nuove strade preventive e terapeutiche. La questione dell’invalidità civile associata al PTSD (fino al 40 %) evidenzia la severità di questa condizione e l’importanza di un adeguato sostegno.
Sostenere la comunità di soccorso significa riconoscere e trattare i carichi invisibili generati dal trauma. Solo così è possibile tutelare la salute mentale collettiva da cui tutti dipendiamo, a partire da chi quotidianamente opera per garantire la nostra sicurezza.
- PTSD: Disturbo post-traumatico da stress, condizione psicologica che può insorgere dopo aver vissuto eventi traumatici.
- Soccorso Alpino: Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, organizzazione italiana di volontariato attiva nel soccorso in montagna e in situazioni di emergenza.
- Resilienza: Capacità di recuperare e adattarsi dopo esperienze difficili o traumatiche.
- Primordialissimo Soccorso Psicologico: Intervento immediato per assistere persone traumatizzate da eventi critici.