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Traumi cranici e LGBTQ+: Scopri come la psicologia può fare la differenza

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  • Nel 2023 NICE ha enfatizzato l'approccio multidisciplinare per i traumi.
  • 85.000 persone in Italia convivono con lesioni spinali.
  • Persone LGBTQ+ hanno più disturbi affettivi, ansia e abuso.
  • 2.500 nuovi casi all'anno di lesioni al midollo spinale.
  • 67% dei casi di lesioni spinali sotto i 60 anni.

L’intreccio complesso tra trauma fisico e benessere psicologico

Il fenomeno traumatologico, siano essi quelli afferenti alla sfera cranio-spinale oppure quelli di natura esistenziale, crea una trama impercettibile che si riflette nel profondo della nostra interiorità psicologica. L’insorgenza di eventi traumatici che colpiscono strutture cerebrali o spinali non produce semplicemente dei danni materiali; bensì genera una complessa interazione tra l’alterazione neurologica e le sfere emozionali e comportamentali.

Le recentissime linee guida emanate da NICE nel 2023 enfatizzano con grande urgenza la necessità di perseguire strategie multidisciplinari capaci di tenere in considerazione anche gli aspetti psicologici del trattamento. È stato riportato in una recente pubblicazione come i tassi di mortalità associati ai traumi cranici abbiano registrato significativi miglioramenti grazie all’applicazione corretta delle raccomandazioni fornite dai professionisti della salute. [Nurse24]. Analizziamo ora un aspetto legato a un significativo rischio: quello dello sviluppo della depressione. Questa condizione può emergere persino in assenza di precedenti storie cliniche riguardanti i disturbi dell’umore. Fenomeni come profonde cadute nell’umore o irritabilità inspiegabile non risultano affatto insoliti; tali stati possono essere accompagnati da pensieri suicidi. Inoltre, esistono altresì modifiche comportamentali che si affiancano a problematiche mnemoniche e cognitive. Non mancano neppure i disturbi del sonno e uno stato generale di faticamento che ha ripercussioni sostanziali sulla qualità della vita complessiva degli individui coinvolti. È interessante notare come queste manifestazioni possano verificarsi anche molto tempo dopo l’insorgenza dell’evento traumatico stesso; ciò complica significativamente sia la diagnosi sia il processo volto a offrire il supporto necessario.

Per quanto riguarda le lesioni spinali, invece, esse portano a considerare ulteriormente la questione sotto nuove angolazioni. Come risulta da dati statistici recenti sul territorio nazionale italiano, circa 85 mila persone convivono quotidianamente con lesioni al midollo spinale, dei quali due terzi sono al di sotto dei sessant’anni. [State of Mind]. Oltre alle gravi conseguenze fisiche – la tetraplegia che compromette l’uso dei quattro arti, la paraplegia che limita il movimento degli arti inferiori, i problemi viscerali e il controllo degli sfinteri – emerge prepotentemente l’impatto psicologico. Il dolore neuropatico, spesso cronico e difficile da gestire, esacerba la sofferenza. La rottura anatomica data dalla lesione si traduce in una frattura psicologica e temporale, alterando profondamente la percezione di sé.

Statistiche sulle lesioni spinali in Italia: – 85.000 persone con lesione al midollo spinale – 2.500 nuovi casi all’anno – 67% dei casi in individui sotto i 60 anni

La necessità di ricorrere a manovre speciali per le funzioni fisiologiche, il coinvolgimento dei familiari nel ruolo di caregiver, e le implicazioni sulla sessualità generano un carico emotivo notevole. Lo psicologo, integrato nelle Unità Spinali multidisciplinari, diviene figura cruciale per accompagnare il paziente e i suoi familiari nell’elaborazione di questi cambiamenti, nella ricostruzione di una nuova identità e nella promozione dell’autonomia.

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La vulnerabilità amplificata delle comunità LGBTQ+

Nel caso in cui il trauma fisico costituisca una vera e propria prova per ciascuno, l’impatto sulle vite degli individui facenti parte della comunità LGBTQ+ assume contorni ulteriormente intricati. Tali individui, frequentemente soggetti a livelli elevati di esperienza traumatica dovuti all’omo-lesbo-bi-transfobia, devono affrontare le ripercussioni sia dei traumi cranici sia spinali in condizioni caratterizzate da uno stress minoritario già presente. È cruciale considerare il concetto definito come Homophobia-Related Trauma (HRT), poiché esso aiuta a delineare come la discriminazione incessante, i pregiudizi radicati e l’assenza di accettazione possano incidere profondamente sulla salute mentale della popolazione LGBTQ+, creando maggiore vulnerabilità.

Analisi recenti attestano che gli individui LGBTQ+ presentano un’accentuata predisposizione allo sviluppo dei disturbi affettivi, al manifestarsi di ansia persistente nonché all’abuso di sostanze stupefacenti. In particolare, uno studio realizzato presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia evidenzia che la comunità LGBT corre rischi superiori nel contrarre disturbo post-traumatico da stress (PTSD) rispetto al resto della popolazione. [Le Scienze]. Questo non è dovuto a una fragilità intrinseca, ma è una diretta conseguenza del minority stress, un fenomeno che si basa su pregiudizi errati e comportamenti discriminatori, talvolta violenti, nei confronti di chi viene percepito “diverso da sé”.

Implicazioni del minority stress:
  • Aumento di sintomi ansiosi e depressivi
  • Maggiore rischio di abuso di sostanze
  • Rischio elevato di tentativi di suicidio

Se in passato la discriminazione era più apertamente manifestata (violenza overt), oggi assume anche forme più sottili e insidiose, le cosiddette micro-aggressioni: brevi e frequenti umiliazioni che minano costantemente il benessere psicologico. L’esposizione cronica a queste fonti di stress si correla a una maggiore sensazione di malessere, a un conflitto interiore sulla propria identità e a una costante messa in discussione da parte dell’ambiente esterno. Il trauma cranico o spinale, in questo scenario, può esacerbare problematiche di salute mentale latenti o preesistenti, amplificando gli effetti negativi dello stress da minoranza. Recenti ricerche hanno messo in luce come le microaggressioni influenzino in modo profondo la salute mentale degli individui appartenenti alla comunità LGBTQ+. Tali atti insidiosi si correlano significativamente all’insorgenza di sintomi depressivi e ansiosi, oltre a favorire comportamenti autolesionisti. [Serenis].

Barriere e risorse nel percorso di cura

La disponibilità ad accedere a cure adeguate costituisce un aspetto decisivo nel recupero delle persone vittime di trauma cranico o spinale; questo assunto è particolarmente rilevante all’interno della comunità LGBTQ+. Le Unità Spinali operano prevalentemente seguendo un approccio medico-biologico assai specializzato nella riabilitazione dei pazienti; tuttavia, tale metodo tende a enfatizzare le sole dimensioni fisiche del danno subito. Sebbene questa linea d’azione risulti imprescindibile nell’ambito terapeutico globale della persona colpita dal trauma, si corre il rischio della perdita d’occhio delle intricate componenti psicologiche e sociali coinvolte – elementi che risultano accentuati nelle esperienze vissute dagli individui LGBTQ+.

In questo contesto particolare emerge in modo critico il compito dello psicologo: la sua presenza diventa vitale poiché deve affrontare il fenomeno del minority stress, considerato uno dei principali driver della riabilitazione stessa. Nonostante ciò, persiste una serie considerevole d’ostacoli lungo il cammino verso una cura efficace; i pregiudizi e i luoghi comuni relativi alle minoranze sessuali e alle identità di genere sono talvolta disseminati anche negli ambienti clinici da parte degli stessi professionisti sanitari inconsapevoli dell’impatto negativo che questi atteggiamenti possono avere sull’accessibilità ai servizi e sulla qualità delle prestazioni sanitarie offerte. Testimonianze eloquenti da parte dei pazienti documentano situazioni in cui sono stati oggetto di interventi inadatti o discriminatori; tali esperienze rendono evidente l’urgente imperativo dell’adozione di un programma formativo specificamente indirizzato su questioni legate alla popolazione LGBTQ+ rivolto agli operatori del settore sanitario. A dispetto delle difficoltà che si possono presentare, è fondamentale riconoscere l’esistenza di elementi protettivi significativi e risorse disponibili. Sebbene appartenere a un gruppo minoritario possa indurre al minority stress, questa condizione ha anche il potenziale per generare forti legami comunitari caratterizzati da sentimenti di solidarietà e coesione, che servono come protezioni contro i dannosi effetti dello stress vissuto. La presenza del supporto familiare e sociale diviene allora cruciale: l’accoglimento affettuoso così come il sostegno emotivo fornito dagli amici o dai familiari contribuiscono a creare una rete sicura; in aggiunta, la sensazione di ricevere rispetto all’interno della società costituisce una risorsa inestimabile. Sul piano individuale, emerge con forza il valore della resilienza insieme alle strategie efficaci per far fronte agli ostacoli quotidiani – fenomenologie necessarie per superare anche situazioni gravi come quelle derivanti da traumi cranici o spinali.

In relazione alle recentissime linee guida NICE del 2023 riguardanti la gestione del trauma cranico, l’importanza dell’approccio multidisciplinare deve sempre essere sottolineata mediante formazione adeguata. Inoltre, è imperativo acquisire consapevolezza sull’importanza dell’affronto ai vari aspetti del trauma stesso – compresi quelli psicologici – poiché una gestione integrata e immediata delle cure rappresenta una strategia chiave per garantire miglioramenti negli esiti a lungo termine. [Nurse24].

Linee Guida NICE 2023: Le nuove linee guida raccomandano un approccio multidisciplinare e un’attenzione specifica ai fattori psicologici e sociali che influenzano il recupero dopo un trauma cranico.

Oltre la lesione visibile: la complessità del benessere interiore

La traiettoria del trauma cranico e spinale si intreccia profondamente con le problematiche relative alla salute mentale; tale connessione acquista ulteriore rilevanza se si guarda alla specifica vulnerabilità delle popolazioni LGBTQ+. Questo cammino supera le ferite esteriori per esplorare i labirinti dell’equilibrio psichico individuale, dell’identità personale e delle modalità attraverso cui gli individui affrontano una realtà capace di esasperare disabilità tramite pregiudizi radicati.

Per cogliere appieno l’influenza esercitata dal minority stress unitamente ai traumi vissuti in variegate forme, è imprescindibile avviare una riflessione mirata sulla creazione di un sistema assistenziale realmente comprensivo ed efficiente. Ciò implica una dedizione costante all’istruzione degli operatori sanitari al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla verità secondo cui lo stato di salute va inteso non solo come mancanza di patologie fisiche, ma come una sinfonia equilibrata fra corpo vivente (materiale), dimensione psicologica (interiore) ed ambiente sociale circostante. Solo perseguendo tali obiettivi saremo capaci di appoggiare in modo esaustivo chi lotta contro questi doppi ostacoli nella vita quotidiana: questa azione deve mirare a favorire tanto il ripristino funzionale quanto l’emancipazione totale degli individui nel loro essere distintivi in tutte le loro sfaccettature. Immagina per un istante che ogni esperienza, ogni interazione con il mondo, lasci una traccia nella tua mente. La psicologia cognitiva ci dice che il nostro cervello elabora continuamente informazioni, costruendo schemi e memorie che influenzano il nostro comportamento e le nostre emozioni. Quando si verifica un trauma, sia esso fisico come un colpo alla testa o emotivo come un’esperienza di discriminazione, questa intricata rete di informazioni può venire sconvolta.

In questo contesto, è cruciale l’intervento psicologico sin dal momento del trauma. Gli studi dimostrano che la risposta immediata alle esperienze traumatiche può prevenire lo sviluppo di disturbi secondari come PTSD e depressione [Serenis]. A tal fine, l’approccio olistico nel trattamento del trauma, che considera l’interconnessione tra corpo, mente e ambiente sociale, è essenziale per una riabilitazione efficace e per la promozione del benessere sostenibile.

Psicologia e trauma: Un trattamento precoce e integrato del trauma, considerando sia l’aspetto fisico che quello psicologico, è fondamentale per prevenire disturbi futuri e garantire un recupero completo.

Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)

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