- Silo Pharma punta a richiesta IND all'FDA entro il 2025.
- Valore di mercato Silo Pharma stimato a 4.93 milioni di euro.
- Margini commerciali lordi di Silo Pharma al 91.9%.
- Rapporto corrente di Silo Pharma a 4.73, ampie riserve liquide.
- Azione societaria Silo Pharma in crescita del +35.8%.
In un panorama terapeutico che evolve rapidamente riguardo al disturbo da stress post-traumatico (PTSD), emerge una nuova curiosità verso sostanze psichedeliche quali la psilocibina. All’interno del settore biofarmaceutico, Silo Pharma si distingue nettamente grazie ai propri sforzi rivolti allo sviluppo
di soluzioni innovative. Tra queste spicca il candidato farmaco
SPC-15, mirato specificamente a contrastare gli effetti del PTSD e attualmente sottoposto a studi clinici fondamentali. Un aspetto chiave del progresso in questo ambito è rappresentato dalla cooperazione avviata con Veloxity Labs, LLC; questa sinergia si configura come essenziale nel condurre le analisi biologiche imprescindibili per lo sviluppo dell’SPC-15.
Il fine primario perseguito da Silo Pharma consiste nell’offrire un metodo terapeutico preventivo e facilmente somministrabile tramite via intranasale.
Considerati i vincoli significativi delle attuali soluzioni terapeutiche destinate al PTSD, l’urgenza nella ricerca di opzioni più valide appare evidente. Non appare quindi fortuita l’alleanza con Veloxity Labs: essa scaturisce dall’esigenza inderogabile di mantenere elevati standard secondo il protocollo delle Good Laboratory Practice (GLP). La conformità a tali requisiti si rivela essenziale nei settori della tossicologia e della tossicocinetica. I risultati ottenuti in questi ambiti vengono successivamente inviati alle entità regolatorie, tra cui figura la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti.
Questi approcci rappresentano fasi preliminari necessarie prima che possa avvenire qualsiasi test clinico sull’essere umano. Il primo obiettivo raggiungibile da parte di Silo Pharma è l’invio della richiesta per un nuovo farmaco sperimentale (IND) all’FDA, prevista entro il 2025. [Investing.com]
La situazione finanziaria della Silo Pharma si presenta molto favorevole: il suo valore sul mercato è attualmente stimato attorno ai
4.93 milioni* di euro e registra margini commerciali bruti assai
consistenti—circa
91.9%—che attestano una solidità economica essenziale per le operazioni dedicate alla ricerca e allo sviluppo. Inoltre,
un rapporto corrente rilevato in
4.73 indica ampie riserve liquide
, fondamentali per sostenere le complesse fasi dello sviluppo sia preclinico che clinico. L’incremento recente dell’azione societaria (+35.8% nell’arco dell’ultima settimana) è emblematico dell’interesse suscitato dal mercato nei confronti delle future potenzialità della
Silo Pharma.
Il Chief Executive Officer,
Eric Weisblum, ha dichiarato ampia fiducia nelle competenze operative di
Veloxity Labs nel produrre dati altamente significativi in maniera tempestiva; ciò permetterà all’azienda non solo di realizzare progressioni conformi alla programmazione temporale verso studi su soggetti umani relativi a
SPC-15.A seguito della ricezione dell’approvazione relativa all’
IDN, si prevede l’avvio imminente di uno studio clinico iniziale classificabile come
Fase I.
L’intento primario dello studio sarà quello di esaminare
la sicurezza oltre all’
efficacia iniziale del farmaco tra gli individui umani. Al netto dei casi complessi legati al PTSD, Silo Pharma ha in cantiere una serie
d’interventi terapeutici, comprendendo la fibromialgia, il dolore cronico e altre disfunzioni associate al sistema nervoso centrale (SNC). Questo riflette una visione multidisciplinare orientata alla soddisfazione delle necessità sanitarie non ancora esaudite.
A tal proposito è fondamentale evidenziare che, pur essendoci elementi promettenti nel panorama terapeutico attuale, il cammino verso lo sviluppo farmacologico non è esente da sfide d’incertezza e rischio insiti nel settore stesso. Rallentamenti o raccomandazioni su modifiche operative avanzate dalla FDA possono avere impatti significativi sulla tempistica stabilita per SPC-15. Tuttavia,
Silo Pharma continua a mostrare dedizione nella sua attività di ricerca-sviluppo, ponendo come obiettivo finale l’implementazione d’interventi clinici utili ai pazienti afflitti da problemi psichiatrici derivati dallo stress, insieme ad altri disturbi relativi al SNC.
Di recente, l’impresa ha comunicato i significativi avanzamenti raggiunti in vari ambiti. Sono stati riportati risultati preclinici promettenti riguardanti
SP-26, un dispositivo per il rilascio prolungato della ketamina volto a trattare la fibromialgia; questo dimostra un
profilo di sicurezza positivo nei test preliminari condotti. Inoltre, uno studio sulla sicurezza che si è svolto nell’arco di sette giorni riguardo
SPC-15, realizzato con la collaborazione dei Frontage Laboratories, sta seguendo il suo iter normativo regolare. L’azienda ha anche inoltrato una richiesta brevettuale relativa a
SPC-14, sviluppata per affrontare le problematiche legate al Morbo di Alzheimer, e ha ottenuto diritti su una sostanza farmacologica finalizzata alla prevenzione dei disturbi affettivi derivanti dallo stress in particolari gruppi sociali; ciò sottolinea le ampie possibilità terapeutiche esplorate dal gruppo imprenditoriale.
L’importanza dell’approccio trauma-informed nella terapia psichedelica
L’adozione di un approccio “trauma-informed” nella somministrazione di terapie psichedeliche, in particolare per condizioni come il PTSD, riveste un’importanza cruciale per garantire la sicurezza e massimizzare l’efficacia del trattamento.
Questo approccio si fonda sulla comprensione profonda del modo in cui le esperienze traumatiche possono influenzare la vita di un individuo, le sue interazioni con i servizi di cura e la potenziale vulnerabilità durante un’esperienza psichedelica.
La letteratura scientifica evidenzia da tempo la forte correlazione tra traumi vissuti nell’infanzia e nell’adolescenza e lo sviluppo di patologie psichiatriche in età adulta. Inoltre, le persone che già accedono ai servizi di salute mentale spesso portano un carico significativo di esperienze potenzialmente traumatiche, sia dirette conseguenze della loro condizione psicopatologica (come l’isolamento sociale, la perdita di ruolo, lo stigma) sia indirette, legate ai trattamenti ricevuti (come effetti collaterali dei farmaci o, in alcuni casi, trattamenti coercitivi). Questa stratificazione di esperienze traumatiche rende fondamentale un approccio terapeutico che non si limiti a trattare i sintomi, ma che riconosca e affronti le radici traumatiche della sofferenza.
- Sicurezza: Garantire un ambiente sicuro e accogliente per il paziente.
- Scelta: Offrire opzioni e rispetto per le decisioni del paziente.
- Collaborazione: Lavorare insieme al paziente come partner nel processo terapeutico.
- Empowerment: Favorire una maggiore autonomia e capacità di gestione del paziente.
La “trauma-informed care” (TIC) va oltre la semplice applicazione di tecniche specifiche per il trauma. É un quadro concettuale che permea l’intero sistema di cura, dalla formazione degli operatori all’organizzazione dei servizi. Nella contestualizzazione delle terapie psichedeliche per il PTSD, l’adozione della TIC è particolarmente vitale. Le sostanze psichedeliche, agendo in profondità sulla coscienza e facilitando l’accesso a contenuti emotivi o mnestici anche dolorosi, possono potenzialmente riattivare o amplificare esperienze traumatiche se non somministrate in un setting adeguato e con un supporto psicologico mirato.
Le “best practices” per un approccio trauma-informed nella terapia psichedelica per il PTSD includono una meticolosa fase di preparazione psicologica prima della sessione psichedelica. Questo periodo preparatorio mira a costruire una relazione di fiducia con il team terapeutico, a stabilire aspettative realistiche sul processo e a dotare il paziente di strumenti di coping per navigare gli stati non ordinari di coscienza indotti dalla sostanza. É essenziale che il paziente si senta sicuro e supportato durante l’esperienza psichedelica. Questo richiede la presenza di terapeuti adeguatamente formati, capaci di creare un ambiente rasserenante e di intervenire con sensibilità in caso di difficoltà emergenti. Di rilevante importanza risulta essere anche la fase successiva all’esperienza psichedelica:
l’integrazione post-sessione. Durante questo periodo, il paziente richiede un supporto mirato affinché possa riflettere sui contenuti emergenti dall’esperienza stessa e riuscire a incorporarli tanto nella sua consapevolezza quanto nelle dinamiche della vita quotidiana.
È essenziale una terapia post-sessione adattata alle specifiche necessità dell’individuo al fine di trasformare le illuminazioni conseguite durante l’incontro in modifiche terapeutiche efficaci nel lungo termine. Numerosi studi hanno evidenziato come l’utilizzo della MDMA integrata con interventi terapeutici risulti efficace nel trattare il PTSD, ribadendo così l’importanza capitale dell’integrazione psicoterapeutica come elemento fondante dei risultati favorevoli del trattamento.
Inoltre, va sottolineato che
l’approccio trauma-informed deve includere un’adeguata formazione destinata agli operatori sanitari. Elevando la loro consapevolezza riguardo agli effetti insidiosi del trauma e i potenziali rischi connessi alla ritraumatizzazione (che possono avvenire anche senza volontà tramite pratiche coercitive), si può incentivare una sensibilità maggiore ed indirizzarli verso metodologie atte a ridurre tali problematiche. Pertanto, possiamo affermare che la TIC rappresenta non solo un insieme normativo d’azione ma realmente una cultura assistenziale volta a creare ambienti nei quali i pazienti percepiscano rispetto, ascolto e un coinvolgimento attivo nel processo curativo personale. La sua implementazione nella terapia psichedelica per il PTSD non è un’opzione, ma una necessità per garantire risultati ottimali e, soprattutto, la sicurezza dei pazienti più vulnerabili.

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Prospettive future e risultati preliminari negli studi clinici
Il panorama contemporaneo della ricerca sulle
terapie psichedeliche, specificamente riguardo al
PTSD, è caratterizzato da una nuova ondata d’interesse sia scientifico che clinico. Tra i soggetti principali emerge
Silo Pharma, il quale sta conducendo indagini sull’
SPC-15. Nonostante gli sviluppi legati alla psilocibina siano ancora nelle prime fasi, ci sono già lavori iniziali accompagnati da esiti promettenti provenienti da ricerche ampliate su sostanze analoghe o meccanismi d’azione paralleli.
All’interno dell’ambito delle terapie assistite dall’approccio psichedelico per affrontare il PTSD, è stato riscontrato che l’
MDMA presenta esiti ottimistici nei trial clinici avanzati (Fase 3), alimentando così aspettative sul suo futuro impiego terapeutico. La crescente attenzione verso la psilocibina si basa sulla sua abilità nell’indurre stati mentali favorevoli all’elaborazione emozionale e all’affioramento dei traumi memorizzati, specialmente quando viene somministrata entro un contesto terapeutico protetto. Alcune ricerche preliminari dimostrano che questa sostanza potrebbe generare effetti significativi contro ansia e depressione anche dopo una sola somministrazione; tuttavia è fondamentale compiere ulteriori approfondimenti affinché tali esiti possano essere definitivamente confermati nella sfera del PTSD. Rifacendosi ai progetti condotti da Silo Pharma, è interessante osservare come i dati precisi riguardanti gli esiti preclinici relativi a SPC-15 in associazione con la psilocibina rimangano ad oggi parzialmente sotto silenzio nei documenti disponibili. Tuttavia, l’accordo raggiunto con Veloxity Labs per le analisi biologiche e il piano concreto per avanzare verso una richiesta d’IND insieme a un trial clinico in fase iniziale attestano
progressi tangibili verso la valutazione clinica del medicinale. È fondamentale sottolineare che affermativi riscontri da queste indagini precliniche—così come dai test riguardanti tossicologia e tossicocinetica—saranno cruciali nel garantire il transito delle ricerche ai successivi stadi dell’esperimento umano previsti entro il 2025.
Va evidenziato come alcuni tentativi investigativi preliminari sull’impiego della psilocibina nel trattamento del PTSD suggeriscano potenzialità terapeutiche all’inizio esplorative. Le evidenze sulla validità delle sostanze psichedeliche generali nello scopo terapeutico riguardante esperienze traumatiche paiono intimamente legate alla loro abilità nell’accrescere la plasticità neuronale; in altre parole, favorendo lo stabilirsi di nuove interconnessioni sinaptiche. La supposizione concerne come questa spiccata
elasticità neurale possa supportare gli individui nell’infrangere modelli consolidati di pensiero e atteggiamenti reattivi nati dal
trauma, facilitando una rielaborazione innovativa delle esperienze sofferte.
L’
ibogaina, oggetto d’indagine per affrontare il
PTSD, così come le lesioni craniche subite dai veterani, rappresenta un caso emblematico riguardo ai risultati incoraggianti derivanti da altre sostanze psicotrope. Una specifica ricerca ha documentato una
diminuzione notevole dei sintomi associati al PTSD, alla depressione e all’ansia, post somministrazione dell’ibogaina all’interno di ambienti clinici; però è opportuno sottolineare che tale studio presentava limiti quali una dimensione campionaria esigua e assenza di gruppo controllo. Anche se questi effetti non sono pertinenti direttamente alla psilocibina stessa, stimolano comunque l’attenzione verso il potenziale terapeutico offerto dagli psichedelici relativamente ai traumi subiti e ai disturbi psichiatrici ad essi legati.
Il futuro della terapia basata sulla psilocibina rispetto al trattamento del PTSD sembra fortemente influenzato dai riscontri ottenuti nei vari studi clinici attualmente avviati o pianificati. Qualora emergessero dati positivi circa la sicurezza e l’efficacia dell’intervento terapeutico sviluppatosi intorno a tale sostanza psicotropica, ciò potrebbe consentire lo sviluppo successivo alla fase sperimentale su ampia scala (Fase 2 & Fase 3), indispensabile prima della definitiva approvazione normativa. Implementare un
approccio trauma-informed risulta essere fondamentale per il buon esito delle terapie in questione. La
customizzazione dei protocolli terapeutici, supportata da prove scientifiche e tenendo conto delle peculiarità individuali dei pazienti, si dimostrerà cruciale nell’ottimizzare i risultati ottenuti, così come nel ridurre le possibili insidie associate a tali trattamenti.
Oltre la molecola: l’esperienza umana e la guarigione dal trauma
Quando parliamo di PTSD e dell’uso di sostanze come la psilocibina in un contesto terapeutico, ci addentriamo nei territori più complessi dell’esperienza umana: il trauma, il dolore, la resilienza e la possibilità di guarigione. La psicologia cognitiva ci insegna che il trauma non è semplicemente un evento, ma
il modo in cui quell’evento viene processato e immagazzinato nella nostra memoria e nel nostro sistema nervoso. Le memorie traumatiche possono rimanere “bloccate”, frammentate e inaccessibili all’integrazione, generando sintomi debilitanti come flashback, incubi e ipervigilanza. La terapia, inclusa quella assistita da psichedelici, mira a facilitare la rielaborazione di queste memorie, permettendo al sistema nervoso di completare il processo di integrazione che è stato interrotto dal trauma.
Da un punto di vista comportamentale, il PTSD si manifesta spesso attraverso strategie di evitamento: evitare luoghi, persone, pensieri o sentimenti associati al trauma. Sebbene queste strategie possano offrire un sollievo temporaneo, a lungo termine limitano la vita e impediscono la vera guarigione. Le terapie che integrano protocolli “trauma-informed” e l’uso di sostanze come la psilocibina puntano a creare un ambiente sicuro e supportivo in cui il paziente possa gradualmente affrontare ciò che ha evitato. Questo confronto non è un’esposizione forzata, ma un processo guidato e attentamente calibrato, dove il paziente mantiene un senso di controllo e agentività.
Pensiamo al delicato atto del “vedere diversamente”, quella particolare abilità che alcuni sostengono le terapie psichedeliche possano agevolare. Non si tratta di dimenticare il trauma, sarebbe impossibile e controproducente. Si tratta piuttosto di poterlo osservare da una prospettiva nuova, meno minacciosa, magari come una parte complessa della propria storia, ma non l’intera storia. Questa possibilità di ristrutturazione cognitiva ed emotiva è il cuore potenziale di queste terapie. Immaginiamo la mente come una biblioteca le cui sezioni più dolorose sono state sigillate per proteggerci. Le sostanze psichedeliche, in un setting terapeutico sicuro, potrebbero delicatamente aprire quelle porte, ma è il “trauma-informed care” a fornire la mappa, la luce e il supporto emotivo per navigare tra quei libri polverosi senza perdersi nell’oscurità.
Questo cammino di guarigione è profondamente personale e unico per ogni individuo. Richiede coraggio, sia da parte del paziente nell’affrontare il proprio dolore, sia da parte del terapeuta nel saper accompagnare con presenza, empatia e competenza. La ricerca scientifica ci fornisce gli strumenti e le evidenze, ma la guarigione avviene all’interno della relazione terapeutica e nel profondo della psiche individuale. È un processo che ci ricorda la straordinaria capacità del cervello umano di adattarsi, di ripararsi e di trovare nuovi percorsi, anche dopo aver attraversato le esperienze più oscure.

- Pagina ufficiale di Silo Pharma dedicata al farmaco SPC-15 per il PTSD.
- Informazioni dettagliate sugli studi di tossicocinetica e metabolismo secondo GLP.
- Sito ufficiale di Silo Pharma, approfondimento sullo sviluppo di SPC-15.
- Comunicato stampa ufficiale sulla collaborazione tra Silo Pharma e Veloxity Labs.