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- Il pronto soccorso serve un bacino di utenza di circa 100.000 persone.
- Manca circa il 40% dei medici previsti dalla pianta organica.
- Il medico è rimasto assente dalla sala rossa per 1 ora e mezza.
Un evento accaduto all’ospedale “Giuseppe Tatarella” di Cerignola, nella provincia di Foggia, ha generato un’ondata di sdegno e inquietudine. Un dottore è stato filmato mentre dormiva durante il turno di lavoro al pronto soccorso, con un paziente bisognoso di assistenza a poca distanza. Il filmato, divenuto virale, ha innescato una tempesta mediatica ed ha messo in evidenza una serie di problemi strutturali all’interno del sistema sanitario locale. L’evento sotto accusa si colloca tra la notte del 30 aprile e il 1° maggio 2025.
Le immagini mostrano il medico in uno stato apparente di sonno, mentre un paziente, chiaramente in difficoltà, aspetta di essere esaminato. La situazione ha suscitato grande clamore, specialmente perché sembra non trattarsi di un caso isolato. Sembra che alcuni colleghi del dottore avessero già segnalato comportamenti analoghi nel passato, indirizzando una comunicazione alla direzione del pronto soccorso al fine di richiedere misure a tutela dei pazienti e del personale sanitario. Nella comunicazione si sottolineava una “condizione di profondo malessere” che si trascina da diversi mesi.
Le Accuse e le Denunce: Un Clima di Tensione e Sovraccarico
Stando a quanto esposto nella comunicazione, il medico in questione pare mostrasse una certa indisponibilità a occuparsi delle emergenze, suggerendo ai colleghi di “far gestire i pazienti alla collega” o di “mandarli dall’infermiera”. In una particolare circostanza, un paziente con problemi di pressione alta e sanguinamento dal naso è stato dimesso dopo una prima assistenza, ma ha continuato a sanguinare e ha avuto bisogno di un ulteriore intervento. Nonostante ciò, il medico avrebbe dato seguito alla dimissione, mostrando segni di sonnolenza e abbandonandosi al sonno di fronte ai familiari del paziente. L’intervento delle guardie giurate e del personale infermieristico ha sventato un’aggressione fisica.
La lettera riportava una condizione di serio e costante malessere per l’intero staff medico, unitamente a un pericolo concreto per l’incolumità sia dei degenti sia degli operatori stessi. I colleghi del medico hanno denunciato un “evidente stato di sonnolenza e rifiuto sistematico delle urgenze”, nonché un’assenza prolungata dalla “sala rossa” (l’area dedicata ai casi più gravi) per oltre un’ora e mezza. La lettera descrive una situazione di “disagio grave e persistente per tutto il personale sanitario, nonché un rischio reale e concreto per la sicurezza dei pazienti e degli stessi operatori”.
La moglie del medico ha formulato l’ipotesi di un complotto, affermando che il marito sarebbe stato narcotizzato con benzodiazepine nelle bevande che portava al lavoro e che le foto e i video sarebbero stati adoperati come strumento di ricatto. Il direttore generale dell’Asl Foggia, Antonio Nigri, ha annunciato di aver avviato verifiche nei confronti dell’intero sistema sanitario e di aver concordato con il medico e la sua famiglia un percorso di valutazione del suo stato di salute.
- Finalmente qualcuno ha il coraggio di mostrare... 👍...
- Questo è inaccettabile, un medico non può... 😡...
- E se invece ci concentrassimo sulle condizioni... 🤔...
Carenza di Personale e Pressione Assistenziale: Un Sistema al Limite
L’episodio del medico addormentato ha riacceso i riflettori sulle criticità del sistema sanitario locale, in particolare sulla carenza di personale e sulla pressione assistenziale. Il pronto soccorso del “Tatarella” serve un bacino d’utenza di circa 100.000 persone e, secondo le denunce, è spesso affidato a un solo medico per turno. Questa situazione genera sovraccarico, stress e tensioni con i pazienti, aumentando il rischio di errori e di eventi avversi. Le testate locali riportano una mancanza di circa il 40% dei medici previsti dalla pianta organica.
La carenza di personale non è un problema esclusivo di Cerignola, ma una criticità diffusa a livello nazionale. I turni massacranti, lo stress e la mancanza di risorse possono compromettere la salute fisica e mentale dei medici e degli infermieri, aumentando il rischio di burnout e di errori professionali. La sicurezza dei pazienti e la qualità dell’assistenza sanitaria dipendono dalla disponibilità di personale qualificato e motivato, in grado di gestire le emergenze e di fornire cure adeguate.

Riflessioni sulla Salute Mentale e il Benessere dei Professionisti Sanitari
La vicenda del medico addormentato a Cerignola non è solo un fatto di cronaca, ma un campanello d’allarme che invita a riflettere sulla salute mentale e il benessere dei professionisti sanitari. La pressione assistenziale, i turni massacranti, la carenza di personale e le difficoltà strutturali del sistema sanitario possono avere un impatto devastante sulla salute fisica e mentale di medici, infermieri e altri operatori sanitari. È fondamentale promuovere una cultura del benessere all’interno degli ospedali e delle strutture sanitarie, offrendo supporto psicologico, formazione sulla gestione dello stress e opportunità di riposo e recupero. La salute dei professionisti sanitari è un prerequisito essenziale per garantire la qualità e la sicurezza dell’assistenza sanitaria.
Il caso di Cerignola solleva interrogativi importanti sulla necessità di investire nella sanità pubblica, di migliorare le condizioni di lavoro dei professionisti sanitari e di promuovere una cultura della prevenzione e della cura della salute mentale. Solo attraverso un impegno concreto e coordinato sarà possibile garantire un sistema sanitario efficiente, sicuro e sostenibile, in grado di rispondere alle esigenze dei pazienti e di tutelare il benessere di chi si prende cura di loro.
Oltre il Sintomo: Verso un Approccio Integrato alla Cura
La vicenda del medico addormentato, al di là delle responsabilità individuali, ci pone di fronte a una realtà complessa che coinvolge la salute mentale, le condizioni di lavoro e l’organizzazione del sistema sanitario. È essenziale superare la mera stigmatizzazione del singolo e adottare un approccio più ampio e integrato, che tenga conto dei fattori di rischio psicosociali e delle vulnerabilità individuali.
Un approccio di questo tipo implica:
- La promozione della salute mentale: Attraverso programmi di prevenzione dello stress, di supporto psicologico e di formazione sulla gestione delle emozioni per i professionisti sanitari.
- Il miglioramento delle condizioni di lavoro: Riducendo i turni massacranti, aumentando il personale e fornendo risorse adeguate per svolgere il lavoro in sicurezza ed efficacia.
- La riorganizzazione del sistema sanitario: Ottimizzando i percorsi di cura, semplificando le procedure burocratiche e promuovendo la collaborazione tra i diversi professionisti sanitari.
Solo attraverso un approccio integrato e multidisciplinare sarà possibile affrontare le cause profonde del disagio dei professionisti sanitari e garantire un sistema di cura più umano, efficiente e sostenibile.
Amici lettori, riflettiamo un attimo. Questo episodio, per quanto possa sembrare isolato, è in realtà lo specchio di un problema ben più ampio. In psicologia cognitiva, si parla di “euristica della disponibilità”: tendiamo a sovrastimare la probabilità di eventi che sono facilmente richiamabili alla mente, come appunto le notizie di cronaca. Ma dietro a ogni “caso” c’è una realtà complessa, fatta di stress, sovraccarico di lavoro e carenza di risorse. Un concetto più avanzato è quello di “dissonanza cognitiva”: quando ci troviamo di fronte a informazioni che contrastano con le nostre credenze (ad esempio, l’idea che i medici siano sempre competenti e in forma), proviamo un disagio che cerchiamo di risolvere, magari attribuendo la colpa al singolo individuo. Ma forse, dovremmo interrogarci più a fondo sulle cause sistemiche di questo disagio e chiederci: cosa possiamo fare, come società, per supportare chi si prende cura della nostra salute?