- Più del 50% delle vittime sviluppa PTSD.
- Il 25% delle donne sperimenta manifestazioni depressive.
- Nel 97% dei casi l'aggressore è un uomo.
Un’Analisi Approfondita
La violenza di genere rappresenta una piaga sociale con ripercussioni devastanti sulla salute mentale delle vittime. Studi recenti, come il progetto EpiWE coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, evidenziano come più della metà delle donne che hanno subito violenza sviluppi un disturbo da stress post-traumatico (PTSD), anche a distanza di anni dall’evento traumatico. *Approssimativamente il venticinque percento di queste donne sperimenta manifestazioni depressive, mentre il trentatré percento è esposto a una notevole probabilità di incorrere in ulteriori episodi di violenza. Questi dati allarmanti sottolineano l’urgenza di comprendere a fondo i meccanismi psicologici e biologici che sottendono a tali conseguenze, al fine di sviluppare interventi preventivi e terapeutici mirati.

L’Impatto Epigenetico della Violenza
La ricerca EpiWE si concentra sull’analisi delle “cicatrici epigenetiche”, ovvero modificazioni del DNA che non ne alterano la sequenza ma possono influenzarne l’attività, condizionando la risposta allo stress e la salute psicofisica. _Comprendere queste modificazioni potrebbe aprire nuove prospettive nella prevenzione e nel trattamento del PTSD e di altre patologie croniche correlate alla violenza_. Lo studio ha coinvolto diverse regioni italiane, raccogliendo dati su donne vittime di violenza e su un gruppo di controllo. I risultati preliminari indicano che la maggior parte delle partecipanti presenta forme gravi di PTSD, spesso riconducibili a PTSD complesso. Un’alta percentuale di donne mostra sintomi di depressione e un rischio significativo di subire ulteriori episodi di violenza. È importante notare che oltre la metà delle partecipanti possiede un livello di istruzione pari o superiore al diploma e oltre un terzo ha un’occupazione stabile, sfatando il mito che la violenza domestica sia un problema esclusivo di determinate fasce sociali. Nel 97% dei casi, l’aggressore è un uomo e nel 71% dei casi si tratta del partner o dell’ex partner, evidenziando la natura prevalentemente maschile della violenza di genere.
- 💪 Ottimo articolo! Approfondisce un tema delicato......
- 😔 Davvero sconvolgente, difficile credere che nel 2024......
- 🤔 Interessante l'analisi epigenetica, ma non rischia......
Disturbo Post-Traumatico da Stress: Sintomi e Comorbilità
Il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) è una patologia che può svilupparsi in persone che hanno subito o assistito a un evento traumatico. I sintomi del PTSD possono variare notevolmente da individuo a individuo, ma includono comunemente la risperimentazione del trauma attraverso flashback e incubi, l’evitamento di situazioni che ricordano l’evento traumatico, alterazioni negative dei pensieri e delle emozioni e sintomi di iperattivazione (arousal). È fondamentale sottolineare che il PTSD raramente si presenta in forma isolata. L’American Psychiatric Association (APA, 2013) afferma che l’80% delle persone affette da PTSD potrebbe contemporaneamente manifestare altri disagi o problematiche inerenti la salute mentale, come ansia, depressione, disordini alimentari, disturbi del sonno, dipendenze da sostanze e disturbi della personalità.* In particolare, il PTSD complesso (C-PTSD) si manifesta tipicamente in seguito a traumi precoci e cronici, come abusi fisici, sessuali o psicologici durante l’infanzia.
Meccanismi Psicologici di Difesa: Un Ostacolo alla Guarigione
Le donne vittime di violenza spesso mettono in atto meccanismi psicologici di difesa per proteggersi da una situazione traumatica. Questi meccanismi, sebbene inizialmente utili per fronteggiare lo stress, possono diventare un ostacolo alla guarigione e all’allontanamento dalla situazione di violenza. Tra i meccanismi di difesa più comuni troviamo la negazione, l’evitamento, la dissociazione, la minimizzazione, la razionalizzazione e l’idealizzazione. Ad esempio, una donna che nega la gravità della violenza subita potrebbe giustificare il comportamento del suo aggressore o minimizzare le conseguenze dell’abuso. Allo stesso modo, una donna che idealizza il suo partner potrebbe ignorare i segnali di pericolo e aggrapparsi ai rari momenti positivi della relazione. _Comprendere questi meccanismi di difesa è fondamentale per aiutare le vittime a riconoscere la realtà della situazione e a intraprendere un percorso di guarigione_.
Verso un Futuro di Cura e Prevenzione: La Resilienza delle Donne
La violenza di genere è un problema complesso che richiede un approccio multidisciplinare. È necessario investire nella prevenzione, sensibilizzando la popolazione e promuovendo una cultura del rispetto e dell’uguaglianza. È altrettanto importante garantire alle vittime un accesso facile e tempestivo a servizi di supporto psicologico, legale e sociale. La psicoterapia può essere un valido strumento per aiutare le donne a elaborare il trauma, a rafforzare la propria autostima e a ricostruire la propria identità. È fondamentale creare una rete di sostegno che coinvolga familiari, amici, operatori sanitari e associazioni del territorio. Solo così potremo spezzare il ciclo della violenza e costruire un futuro in cui tutte le donne possano vivere libere e sicure.
Amiche e amici, riflettiamo un attimo su quanto abbiamo letto. La psicologia cognitiva ci insegna che i traumi possono alterare i nostri schemi mentali, portandoci a interpretare la realtà in modo distorto. La psicologia comportamentale, invece, ci mostra come i meccanismi di difesa, pur essendo strategie di sopravvivenza, possono intrappolarci in circoli viziosi.
Ma c’è una speranza. La neuroplasticità, un concetto avanzato della psicologia cognitiva, ci rivela che il nostro cervello è in grado di riorganizzarsi e adattarsi anche dopo un trauma. Possiamo imparare nuove strategie di coping, modificare i nostri schemi mentali e ricostruire la nostra identità.
Quindi, non perdiamo la speranza. Cerchiamo aiuto, parliamone, sosteniamoci a vicenda. Ricordiamoci che la resilienza è una forza potente che risiede in ognuno di noi. E che insieme possiamo superare anche le sfide più difficili.








