Orlando di Silvestre: il burnout silente che uccide i professionisti?

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  • Il burnout è aumentato del 30% tra i professionisti sotto pressione.
  • Il 65% dei professionisti si sente costantemente disponibile per il lavoro.
  • Aziende con welfare psichico hanno un incremento di produzione del 30%.

La tragica scomparsa e l’ombra del burnout

La recente e drammatica scomparsa di Orlando Di Silvestre, avvenuta il 2 novembre 2023, ha riacceso un dibattito cruciale sulla salute mentale nel mondo professionale, specialmente in contesti ad alta pressione. Inizialmente attribuita a un malore fatale, la tragedia ha sollevato interrogativi sulla possibilità che un “burnout silente” possa aver giocato un ruolo determinante. L’evento ha innescato una riflessione profonda sui rischi psicologici e ambientali che minacciano il benessere di individui costantemente esposti a elevati livelli di stress lavorativo, trasformando un singolo episodio in un campanello d’allarme per l’intera società. Il caso Di Silvestre non è un’eccezione, ma un simbolo di una problematica più ampia che affligge silenziosamente migliaia di professionisti.

Persona con la testa tra le mani, seduta di fronte a un computer con molti documenti sparsi sulla scrivania, illuminata dalla luce di un monitor che mostra grafici e dati. L'ambiente circostante è scuro, suggerendo un lavoro protratto fino a tarda notte o in condizioni di stress.

Il concetto di burnout, coniato originariamente da Herbert Freudenberger negli anni ’70, descrive una sindrome caratterizzata da esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale, spesso conseguenza di un eccessivo e prolungato stress lavorativo.

“Il burnout non è solo una sensazione di affaticamento, ma una condizione complessa che può culminare in eventi gravi se non affrontata.”

Le implicazioni del burnout vanno ben oltre il semplice affaticamento; possono manifestarsi con sintomi fisici, disturbi del sonno, ansia cronica e depressione, compromettendo seriamente la qualità di vita e la capacità lavorativa. La sua incidenza è in crescita, specialmente in un’era caratterizzata da una costante connettività e dalla pervasività del lavoro agile, che spesso sfuma i confini tra vita privata e professionale, aumentando l’isolamento sociale e la percezione di dover essere sempre disponibili e produttivi. Secondo uno studio recente della Mind UK, il burnout è aumentato del 30% tra i professionisti in contesti ad alta pressione. Questa condizione di costante allerta e pressione può portare a un deterioramento progressivo della salute mentale, culminando, in casi estremi, in eventi fatali. L’indagine relativa alla scomparsa di Di Silvestre, oltre alle singole risultanze che potrebbe presentare, evidenzia con forza la necessità di un’analisi approfondita delle dinamiche che caratterizzano tali eventi drammatici. È fondamentale per poter scoprire e attuare misure preventive realmente incisive.

Fattori di rischio e l’ambiente lavorativo contemporaneo

I diversi elementi che incrementano i rischi legati al burnout e ai disturbi associati allo stress generato dal lavoro si rivelano sia variegati sia complessi, intrecciando aspetti tanto personali quanto contesti esterni. Dal punto di vista psicologico emerge che caratteristiche quali il perfezionismo, l’eccessiva responsabilità, insieme alla difficoltà nel delegare compiti, possono portare a una maggiore esposizione al rischio. L’abitudine a interpretare il fallimento come una colpa individuale anziché considerarla frutto delle circostanze esterne o delle condizioni sistemiche avvia un loop negativo caratterizzato da autocritica incessante e pressione su se stessi. Recenti studi condotti dalla Harvard University evidenziano infatti che approssimativamente il 65% dei professionisti avverte l’impellenza a essere costantemente disponibili per le esigenze lavorative; ciò si traduce in livelli elevati di burnout.

Inoltre, la carenza nell’adozione di adeguate strategie per affrontare lo stress quotidiano unitamente alla ridotta percezione dei propri limiti fisici e psichici rappresentano ulteriori fattori predisponenti all’affaticamento emotivo sul posto di lavoro. Sotto l’aspetto ambientale e organizzativo risulta evidente come l’attuale contesto lavorativo imponga notevoli sfide da affrontare. La cultura della performance, che eleva la produttività e la disponibilità costante a status di virtù incondizionate, esercita una pressione immensa.

Fattori di Stress Incidenza di Burnout (%)
Carico di lavoro elevato 40
Mancanza di supporto management 30
Scadenze irrealistiche 25
Ambiente di lavoro tossico 45

La mancanza di autonomia decisionale, la carenza di supporto manageriale e la scarsa chiarezza dei ruoli contribuiscono anch’essi a un senso di impotenza e frustrazione, elementi chiave nell’escalation verso il burnout. Inoltre, le nuove forme di lavoro agile introdotte negli ultimi anni, sebbene offrano flessibilità, hanno spesso contribuito ad aumentare l’isolamento sociale, ridurre le opportunità di interazione spontanea tra colleghi e amplificare la sensazione di essere sempre “on call”. Tale condizione può dar vita a una sensazione persistente d’incapacità nel disconnettersi dal contesto lavorativo, alterando così l’armonia tra vita professionale e sfera personale.

Analizzando le opinioni espresse da esperti quali medici del lavoro, psicologi, coach e dirigenti aziendali si ottiene una visione complessa della situazione attuale. I medici dell’ambiente lavorativo mettono in evidenza un incremento delle malattie associate a fenomeni ansiogeni: si tratta di problemi cardiaci, oltre a disturbi digestivi, fino a stati ansiosi o depressivi. Dal lato degli psicologi emerge il principio fondamentale che va perseguito: quello della prevenzione precoce, abbinato alla diffusione della consapevolezza riguardo al mantenimento del benessere psichico. Anche coach e dirigenti manifestano coscienza riguardo all’urgenza crescente nell’adottare misure efficaci per gestire lo stress; essi sono fortemente propensi a costruire ambienti lavorativi in cui venga apprezzata sia la salute dei lavoratori che le prestazioni operative.

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  • Articolo molto importante, il burnout è un problema serio... 👍...
  • La scomparsa di Di Silvestre è un campanello d'allarme... 😔...
  • E se il problema fosse la cultura del lavoro tossica...? 🤔...

Il ruolo delle aziende e strategie di prevenzione

Non può gravare interamente sull’individuo l’onere della lotta al burnout né quello della promozione della salute mentale; sono invece le aziende a rivestire un ruolo cruciale e irrinunciabile in tale contesto. Si è giunti alla consapevolezza generale che garantire una condizione lavorativa salubre rappresenta non solo una questione morale, ma si configura altresì come una variabile strategica per accrescere la produttività, migliorare la retention dei talenti e favorire il trionfo globale dell’entità aziendale. Combattere lo stigma connesso alle questioni riguardanti il benessere psichico deve risultare tra i compiti prioritari delle organizzazioni.

È imprescindibile incorporare misure efficaci nella prevenzione e nell’elaborazione dello stress all’interno delle normative aziendali su ogni scala gerarchica. Ciò comporta l’adozione diffusa di iniziative dedicate al miglioramento del benessere psicologico, spaziando dall’introduzione di pratiche come mindfulness fino all’offerta gratuita e confidenziale di assistenza psicologica. Stando ai risultati recenti provenienti da Forbes, emerge chiaramente come quelle imprese che decidono di investire attivamente sul welfare psichico dei propri collaboratori possano riscontrare incrementi significativi nella produzione pari al 30%. È cruciale che le aziende offrano formazione ai manager per riconoscere i segnali di disagio nei loro team e per adottare stili di leadership empatici e di supporto.

Importanza della Comunicazione Aperta: Favorire un ambiente in cui i dipendenti possano parlarne apertamente senza timore di ripercussioni è essenziale per il benessere collettivo.

La promozione di un sano equilibrio tra vita professionale e privata, attraverso politiche di orario flessibile, la possibilità di disconnessione digitale dopo l’orario di lavoro e un’attenzione alla riduzione dei carichi di lavoro eccessivi, è un altro pilastro fondamentale. Inoltre, la riorganizzazione degli ambienti lavorativi, soprattutto nell’era del lavoro ibrido e agile, deve considerare l’impatto sulla socialità e sul senso di appartenenza.

Un uomo, stressato, si tiene la testa tra le mani in un ufficio poco illuminato. Una grande sveglia indica che è quasi l'una di notte. La scrivania è sommersa di scartoffie, e la scena trasmette un senso di isolamento e sovraccarico di lavoro.

È importante creare opportunità per interazioni, anche virtuali, che possano mitigare l’isolamento e rafforzare le relazioni tra colleghi. Le imprese devono altresì dedicarsi all’investimento in strumenti appropriati che rendano possibile una gestione ottimale sia del tempo che delle attività progettuali. Questo intervento è fondamentale per attenuare la percezione di sovraccarico lavorativo ed elevare la sensazione di autocontrollo tra i membri dello staff.

L’esecuzione periodica di valutazioni relative al benessere dei collaboratori, attraverso l’impiego di sondaggi anonimi unitamente a feedback strutturati, offre informazioni indispensabili per l’adattamento costante delle politiche assistenziali. L’adozione di un modello preventivo e metodico riguardante la salute mentale non solo tutela i dipendenti stessi, ma favorisce anche lo sviluppo di realtà aziendali più robuste, inventive ed empatiche.

Riflessioni sulla resilienza e la connessione umana

La vicenda di Orlando Di Silvestre ci spinge a una riflessione più ampia sulla fragilità umana in un contesto che spesso idealizza la forza e la performance incessante.

“La capacità di resilienza non riguarda solo la capacità di riprendersi, ma anche di riconoscere e valorizzare le connessioni umane.”

La psicologia cognitiva ci insegna che il modo in cui percepiamo e interpretiamo gli eventi ha un impatto profondo sul nostro benessere emotivo e fisico. In situazioni di stress cronico, siamo inclini a sviluppare distorsioni cognitive, come la catastrofizzazione o la generalizzazione, che amplificano il senso di minaccia e impotenza. Riconoscere questi schemi di pensiero automatici è il primo passo per modificarli e adottare una prospettiva più realistica e costruttiva. Questa capacità di auto-osservazione e di ristrutturazione cognitiva è una componente fondamentale della resilienza, ovvero la capacità di affrontare e superare le avversità.

A un livello più avanzato, la psicologia comportamentale evidenzia come i nostri comportamenti siano modellati dall’ambiente e dalle conseguenze che ne derivano. In un ambiente lavorativo che premia la disponibilità e la produttività senza limiti, tendiamo a perpetuare comportamenti dannosi per la nostra salute mentale, come il lavorare troppo, trascurare il riposo o isolarci socialmente. Invitiamo ciascuno a una riflessione personale non solo sul proprio rapporto con il lavoro, ma anche sulla qualità delle proprie connessioni umane. In un mondo che celebra spesso l’individualismo e la competizione, è facile dimenticare che siamo creature sociali, interconnesse e dipendenti l’una dall’altra.

Glossario:

  • Burnout: una sindrome collegata a un’esaurimento emotivo, fisico e mentale causato da lunghi periodi di stress.
  • Mindfulness: una pratica che implica prestare attenzione momentanea alla propria esperienza presente senza giudizio, spesso utilizzata per migliorare la salute mentale.
Un gruppo eterogeneo di persone è seduto attorno a un tavolo rotondo in un ambiente luminoso e accogliente, probabilmente un ufficio o uno spazio di coworking. Sembrano impegnati in una discussione collaborativa o una sessione di brainstorming, mostrando un'atmosfera di interazione sociale e supporto reciproco.

Il supporto sociale, la possibilità di condividere le proprie difficoltà e di sentirsi parte di una comunità, sono antidoti potenti contro l’isolamento e il burnout. Non attendiamo che un’altra tragedia scuota le nostre coscienze, ma iniziamo oggi a coltivare la gentilezza – verso noi stessi e verso gli altri – come fondamento di una vita e di una società più sane. Pensate a quanto sia cruciale parlare, confrontarsi, costruire reti di solidarietà autentiche. Non c’è successo che valga il prezzo della propria pace interiore, e non c’è performance che possa sostituire la ricchezza di un benessere condiviso e supportato.


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