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Salute mentale in guerra: come Sudan e Sud Sudan affrontano l’emergenza

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  • In Sudan, 30 milioni di persone su 48 milioni necessitano assistenza umanitaria.
  • Nel Sud Sudan, oltre un quinto dei 12 milioni soffre disturbi mentali.
  • Il progetto M(H)IND ha sottoposto a screening oltre 65.000 persone.

Ansia, depressione e disturbo da stress post-traumatico (PTSD) emergono come conseguenze devastanti dei conflitti armati e delle crisi umanitarie, colpendo in modo particolare le popolazioni più vulnerabili. In Sudan e Sud Sudan, la guerra, la fame e i disastri naturali creano un terreno fertile per problemi di salute mentale, con un impatto significativo sulla vita quotidiana e sullo sviluppo a lungo termine delle comunità.

## L’Emergenza Psicosociale in Sudan

In Sudan, la situazione umanitaria è aggravata dal conflitto in corso tra l’esercito regolare (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF). Oltre alla fame e alla violenza fisica, lo stress estremo, l’ansia e la depressione causano un aumento della mortalità, soprattutto tra le donne. Emmanuel Okeng, rappresentante di Cesvi in Sudan, ha testimoniato direttamente questi effetti devastanti, sottolineando come la salute mentale sia una componente cruciale, ma spesso trascurata, dell’emergenza umanitaria.
Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA), in Sudan ci sono 48 milioni di persone, di cui oltre 30 milioni necessitano di assistenza. Il World Food Programme stima che 24,6 milioni di persone si trovino in una condizione di insicurezza alimentare acuta. Oltre all’emergenza alimentare e sanitaria, le ricadute psicosociali della guerra, come stupri, violenze di massa e arruolamenti forzati, lasciano segni profondi, specialmente nei soggetti più vulnerabili come donne e bambini.

Cesvi sta intervenendo attraverso la creazione di “Protection Safe Corner”, spazi sicuri dove team di psicologi offrono assistenza strutturata. Inoltre, team di operatori raggiungono direttamente i campi di sfollati per intercettare situazioni a rischio e fornire supporto psicologico. Un aspetto cruciale è lo sviluppo di reti comunitarie di protezione, formate da personale locale in grado di identificare e segnalare casi di abuso, sensibilizzare sui diritti e promuovere la prevenzione della violenza di genere.

## Il Sud Sudan e la Sfida della Salute Mentale Nel Sud Sudan, un Paese segnato da decenni di guerra e povertà, oltre un quinto dei 12 milioni di abitanti soffre di disturbi mentali. Inoltre, la nazione presenta una delle più alte incidenze di suicidi nel continente africano. Per affrontare questa crisi, Amref Health Africa, insieme a Caritas Italia e Caritas Sud Sudan, ha avviato il progetto Mental Health Integrated Development — M(H)IND.

Il progetto mira a sviluppare i servizi di salute mentale in otto distretti del Sud Sudan, formando medici e infermieri per assistere i pazienti presso cliniche specializzate all’interno delle strutture sanitarie esistenti. Jacopo Rovarini, esperto di salute pubblica di Amref, sottolinea l’importanza di partire da ciò che già esiste, per quanto fragile, per costruire un sistema di supporto efficace.

Una ricerca antecedente al conflitto civile del 2013-2018 ha rivelato che il 36% degli abitanti manifestava disturbi da stress post-traumatico e il 50% soffriva di depressione. Il progetto M(H)IND ha sottoposto a screening oltre 65.000 persone, offrendo assistenza psicologica a livello comunitario a circa 10.000 individui. Circa 5.000 pazienti sono stati assistiti negli ambulatori rafforzati o istituiti dal progetto.

## L’Impatto dei Conflitti sulla Salute Mentale dei Bambini

I conflitti e i disastri naturali hanno un impatto devastante sulla salute mentale dei bambini. In Ucraina, dal febbraio 2022, l’aggressione russa ha causato la morte o il ferimento di oltre 2.200 minori. I raid contro ospedali e strutture pediatriche hanno aggravato la situazione, provocando ulteriori vittime e sconvolgendo la quotidianità dei più giovani.

Azione Contro la Fame offre sostegno psicologico e psicosociale a numerosi bambini, con l’obiettivo di aiutarli a superare i traumi e a ristabilire un senso di normalità. Nella regione del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, gli scontri tra fazioni armate e le forze governative hanno causato 2,7 milioni di persone costrette a fuggire dalle loro case, vivendo in condizioni estreme. L’organizzazione si prodiga per fornire sostegno psicologico ai rifugiati, molti dei quali hanno attraversato esperienze estremamente difficili e dolorose.

## Superare lo Stigma e Costruire Resilienza: Un Imperativo Globale

La crisi della salute mentale nei contesti di conflitto e crisi umanitarie richiede un approccio integrato che combini interventi psicologici, supporto psicosociale e sensibilizzazione. È fondamentale superare lo stigma associato ai disturbi mentali e promuovere la resilienza delle comunità colpite.

Le storie di persone come Eva e Zakayos in Sud Sudan dimostrano che il recupero è possibile con il giusto supporto. Tuttavia, è necessario un maggiore investimento nella salute mentale, sia a livello nazionale che internazionale, per garantire che tutti abbiano accesso alle cure di cui hanno bisogno.

Amici lettori, riflettiamo un attimo su quanto abbiamo letto. La psicologia cognitiva ci insegna che i traumi possono alterare profondamente i nostri schemi mentali, influenzando il modo in cui percepiamo il mondo e noi stessi. In situazioni di conflitto e crisi, questi schemi possono diventare distorti, portando a sentimenti di disperazione e impotenza.
Ma c’è una nozione avanzata che vorrei condividere con voi: la neuroplasticità. Il nostro cervello ha la straordinaria capacità di rimodellarsi e adattarsi, anche dopo esperienze traumatiche. Attraverso interventi psicologici mirati, possiamo aiutare le persone a rielaborare i loro traumi, a sviluppare nuove strategie di coping e a ricostruire una vita significativa.
Vi invito a riflettere su come possiamo contribuire a creare un mondo più compassionevole e inclusivo, dove la salute mentale sia riconosciuta come un diritto fondamentale per tutti.


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