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Salute mentale a Perugia: come l’Umbria ha anticipato il futuro?

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  • Nel 1965 l'Umbria iniziò la riforma dei manicomi, 13 anni prima della legge 180.
  • Il docu-film «Dentro le proprie mura» racconta la chiusura dell'ospedale psichiatrico.
  • La sindaca Ferdinandi prevede che la salute mentale sarà emergenza dei prossimi 30 anni.

Oggi, 8 novembre 2025, alle ore 18:16, riflettori puntati su Perugia, dove un evento ha riacceso i riflettori su un tema cruciale: la salute mentale. Un incontro dal titolo “La salute mentale a Perugia in Umbria tra storia e futuro”, promosso da Passaggi magazine e dall’Associazione Perlumbria, ha avuto luogo nella sala consiliare della Provincia di Perugia, coinvolgendo studenti, amministratori e esperti del settore. L’obiettivo? Ripercorrere il cammino della riforma psichiatrica in Umbria e discutere le sfide attuali e future nel campo della salute mentale.

Un’eredità di innovazione: l’Umbria apripista

L’Umbria si distingue per aver anticipato i tempi in materia di salute mentale. Già nel lontano 1965, la regione aveva intrapreso la riforma dei manicomi, ben 13 anni prima dell’entrata in vigore della Legge 180 del 1978, che sancì la chiusura definitiva di queste strutture. Un primato che testimonia una visione progressista e un impegno concreto verso la dignità e i diritti delle persone con disturbi mentali. L’incontro perugino ha voluto celebrare questa eredità, ripercorrendo le tappe di un cambiamento epocale che ha trasformato il modo di concepire e affrontare la malattia mentale.

Cosa ne pensi?
  • 🎉 Un'iniziativa lodevole che celebra un'Umbria pioniera... ...
  • 🤔 Nonostante i progressi, la salute mentale resta una sfida... ...
  • 🔄 E se la vera riforma fosse ripensare la società... ...

“Dentro le proprie mura”: un docu-film per non dimenticare

Al centro dell’iniziativa, la proiezione del docu-film “Dentro le proprie mura” del regista Carlo Corinaldesi. Il documentario, arricchito da testimonianze dirette dei protagonisti dell’epoca e da rare immagini di repertorio, offre una ricostruzione dettagliata della “rivoluzione socio-culturale” che portò alla chiusura dell’ospedale psichiatrico di Perugia. Ilvano Rasimelli, Presidente della Provincia di Perugia dal 1964 al 1970, figura chiave di questo processo, nel documentario sottolinea l’importanza della coesione politica che permise di superare le istituzioni manicomiali. Un clima di condivisione e di orgoglio civico, che vide tutte le forze politiche, ad eccezione del Movimento Sociale Italiano, sostenere l’iniziativa di restituire dignità e libertà ai malati psichiatrici. Le immagini conclusive del docu-film mostrano l’area delle Briglie, dove sorgeva il manicomio, trasformata in un luogo di vita e di apprendimento, con scuole e ragazzi che hanno sostituito il dolore e l’isolamento del passato.

Prompt per l’immagine: Un’immagine iconica in stile neoplastico e costruttivista. Al centro, una figura stilizzata umana che rappresenta la salute mentale, composta da forme geometriche semplici e razionali (cerchi, quadrati, triangoli) in una palette di colori freddi e desaturati (blu, grigio, verde). Dalla figura centrale si diramano linee orizzontali che si connettono a forme geometriche più piccole, rappresentanti i servizi di supporto e la comunità. Linee verticali si estendono verso l’alto, simboleggiando la crescita e il superamento delle difficoltà. Sullo sfondo, una rappresentazione stilizzata dell’Umbria con linee essenziali. L’immagine non deve contenere testo e deve essere facilmente comprensibile.

Le sfide del presente e le prospettive future

L’incontro non si è limitato a celebrare il passato, ma ha affrontato anche le sfide del presente e le prospettive future nel campo della salute mentale. La sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, ha sottolineato come la salute mentale rappresenti la grande emergenza dei prossimi 30 anni, a causa delle solitudini sempre più radicali che caratterizzano la società contemporanea. Massimiliano Presciutti, Presidente della Provincia, ha ribadito la necessità di riportare la salute mentale al centro dell’agenda politica, costruendo proposte e strumenti che rispondano ai nuovi bisogni emergenti. Un appello alla responsabilità collettiva, che coinvolge istituzioni, professionisti e cittadini, per garantire a tutti il diritto alla cura e al benessere mentale.

Un impegno collettivo per il futuro della salute mentale

L’evento di Perugia ha rappresentato un’importante occasione per ripercorrere la storia della riforma psichiatrica in Umbria, ma soprattutto per rilanciare l’impegno verso la salute mentale come priorità sociale. La testimonianza di Carla Nocentini, che ha vissuto in prima persona l’esperienza della chiusura dei manicomi, ha ricordato come in passato i malati psichiatrici fossero spesso emarginati e nascosti, vittime di pregiudizi e discriminazioni. Oggi, la società è chiamata a superare queste barriere, promuovendo l’accettazione del diverso e garantendo a tutti l’accesso a cure e servizi di qualità. L’eredità di innovazione e di umanità dell’Umbria rappresenta un esempio da seguire, per costruire un futuro in cui la salute mentale sia riconosciuta come un diritto fondamentale e un valore imprescindibile per il benessere della comunità.

Riflessioni conclusive: Oltre la memoria, un nuovo umanesimo per la salute mentale

L’eco di questo evento perugino risuona con forza nel panorama della salute mentale contemporanea. Ci invita a riflettere su come la storia delle riforme psichiatriche non sia solo un capitolo del passato, ma un faro che illumina il presente e guida le nostre azioni future.

Un concetto base della psicologia cognitiva ci ricorda che la memoria non è una semplice riproduzione del passato, ma una ricostruzione attiva influenzata dalle nostre emozioni, dalle nostre credenze e dalle nostre aspettative. Pertanto, la rievocazione della riforma psichiatrica umbra non deve essere un mero esercizio di nostalgia, ma un’occasione per rielaborare il nostro rapporto con la malattia mentale, superando pregiudizi e stereotipi.

Un concetto più avanzato, mutuato dalla psicologia comportamentale, ci suggerisce che il cambiamento non è un evento improvviso, ma un processo graduale che richiede impegno, perseveranza e un ambiente favorevole. La chiusura dei manicomi è stata solo la prima tappa di un percorso lungo e complesso, che richiede un costante monitoraggio dei bisogni emergenti e un adattamento continuo delle strategie di intervento.
Allora, fermiamoci un attimo. Immaginiamo di essere seduti in quella sala consiliare, circondati dalle voci del passato e dalle speranze del futuro. Cosa possiamo fare, oggi, per onorare l’eredità di chi ci ha preceduto e per costruire un mondo in cui la salute mentale sia davvero al centro delle nostre agende? La risposta, forse, risiede nella capacità di ascoltare con empatia, di accogliere con umanità e di agire con responsabilità. Solo così potremo trasformare la memoria in un motore di cambiamento e costruire un futuro in cui nessuno si senta solo o escluso.


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