- Nel 2023, si sono verificati 166.525 incidenti in Italia.
- Fino al 45% dei sopravvissuti sviluppa il disturbo post traumatico da stress (PTSD).
- La sentenza n. 28986 dell'11.11.2019 riconosce le preesistenze nella quantificazione del danno.
Gli incidenti stradali rappresentano un fattore scatenante di grande rilevanza non solo per le lesioni fisiche immediate, ma anche per le profonde ripercussioni sulla salute mentale. Questo fenomeno, spesso sottovalutato, emerge con forza analizzando casi specifici, come quello di una donna di 52 anni coinvolta in un sinistro. La sua vicenda, infatti, offre uno spaccato significativo su come un evento traumatico apparentemente isolato possa fungere da catalizzatore per la riattivazione di traumi pregressi, specialmente quelli radicatisi nell’infanzia, e innescare una serie complessa di disturbi mentali a lungo termine.
Nel 2023, si sono verificati 166.525 incidenti in Italia, con oltre 50 milioni di persone coinvolte in incidenti stradali a livello globale ogni anno. Le ripercussioni psicologiche sono gravi e le statistiche mostrano che fino al 45% dei sopravvissuti a incidenti stradali sviluppa un disturbo post traumatico da stress (PTSD) [GuidaPsicologi.it].

La giurisprudenza, come evidenziato dalla Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 28986 dell’11.11.2019, riconosce la rilevanza delle preesistenze nella quantificazione del danno, segnalando un’attenzione crescente verso la dimensione psicologica dei traumi. Questo aspetto è cruciale, poiché il danno non si limita alla frattura tibiale o alla menomazione fisica, ma si estende alla sfera emotiva e cognitiva del soggetto.
Il disturbo post-traumatico da stress (PTSD), la depressione e l’ansia sono tra i disturbi mentali più frequentemente riscontrati in seguito a incidenti stradali, e non richiedono necessariamente gravi lesioni fisiche per manifestarsi. Anche un evento di lieve entità, pur non causando danni corporali evidenti, può generare una risposta allo stress acuta, che, se non adeguatamente gestita, può evolvere in PTSD. I sintomi di tali disturbi sono variegati e possono includere uno stato di agitazione e ipervigilanza, comportamenti evitanti (come l’avversione al contatto fisico o la riluttanza a guidare), disturbi del sonno che si manifestano con incubi ricorrenti o difficoltà nell’addormentarsi, e pensieri intrusivi o flashback legati all’incidente. Occasionalmente, vengono riscontrati fenomeni quali sbalzi d’umore, difficoltà nella concentrazione, una marcata irritabilità e reazioni sproporzionate a situazioni normali. Tali manifestazioni incidono profondamente sulla qualità della vita quotidiana e sulle dinamiche interpersonali. Questo scenario evidenzia l’urgenza di un intervento multidisciplinare, capace di superare i confini della mera assistenza alle lesioni fisiche, integrando in modo sinergico il supporto al benessere psicologico del paziente.
Traumi infantili e la loro riattivazione
Il cervello umano, e in particolare quello infantile, è estremamente vulnerabile agli eventi traumatici. Le esperienze negative vissute durante l’infanzia, anche quelle che possono sembrare “piccoli traumi” o “traumi con la t minuscola”, possono lasciare segni duraturi che si manifestano in una varietà di modi. Questi possono includere un senso di impotenza, frustrazione, rabbia, o addirittura un’ottundimento affettivo e l’insorgenza di fobie o paure acute. Eventi come il rigetto o l’abbandono da parte di figure genitoriali, dispute familiari prolungate, violenza assistita o trasferimenti significativi possono alterare lo sviluppo emotivo, sociale e psicomotorio del bambino. Queste alterazioni non sono sempre evidenti nell’immediato, ma possono rimanere latenti, pronte a riemergere in età adulta in presenza di un nuovo evento stressante.
Nel caso della donna di 52 anni, è plausibile che l’incidente stradale, pur non essendo di per sé un evento che minaccia la vita, abbia riattivato schemi di risposta allo stress radicati in esperienze traumatiche passate. Il funzionamento del sistema nervoso autonomo riveste un aspetto determinante all’interno di questo contesto. Quando si verifica un trauma, il corpo attiva diverse risposte fisiologiche istintive; queste includono l’accelerazione della frequenza cardiaca, l’aumento della tensione muscolare nonché il rilascio dell’ormone dello stress noto come cortisolo. Se si è già verificato un terreno traumatico pregresso, queste reazioni possono essere intensificate e prolungate nel tempo, sfociando così in problemi come una disregolazione emotiva, insieme a maggiori probabilità d’insorgenza di disturbi psichici quali PTSD o depressione.
Secondo le valutazioni più recenti, circa metà dei bambini soggetti a esperienze traumatizzanti manifesta successivamente gravi disturbi emotivi; ciò mette in luce quanto sia cruciale procedere con identificazioni pronte ed efficaci degli eventi critici. Risulta essenziale condurre una disamina approfondita delle esperienze passate del paziente nella ricerca di traumi infantili o precedenti che possano alterare le sue reazioni agli incidenti subiti, nonché compromettere i suoi percorsi verso il recupero psicologico.
- Articolo molto interessante, soprattutto per chi ha vissuto traumi... 👍...
- Non sono d'accordo, banalizza un po' troppo la sofferenza... 😔...
- E se l'incidente fosse in realtà una chiamata del corpo... 🤔...
Approcci terapeutici per l’elaborazione del trauma

Il percorso di recupero da un trauma, soprattutto quando si intreccia con esperienze pregresse, richiede interventi terapeutici mirati e basati su evidenze scientifiche. Tra gli approcci più efficaci figurano l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) e la terapia sensomotoria. Entrambe queste metodologie mirano a favorire l’elaborazione dell’esperienza traumatica, consentendo al paziente di modificare la prospettiva soggettiva sull’evento e di adottare comportamenti più adattivi.
L’EMDR, in particolare, si concentra sulla rielaborazione dei ricordi disturbanti attraverso movimenti oculari guidati o altre stimolazioni bilaterali. Questo processo aiuta a ridurre la carica emotiva negativa associata al trauma, permettendo al paziente di integrare l’esperienza in modo più funzionale. La sua efficacia è stata dimostrata anche per i traumi complessi e quelli radicati nell’infanzia, mostrando risultati rapidi indipendentemente dal tempo trascorso dall’evento. La terapia sensomotoria, invece, concentra la sua attenzione sulle percezioni fisiche, accettando che il trauma rappresenti non soltanto una questione mentale bensì anche una realtà intrinsecamente corporea; attraverso questo percorso terapeutico i pazienti acquisiscono competenze nell’identificare e nel modulare le loro reazioni corporee legate all’esperienza traumatica, promuovendo così una percezione aumentata di controllo personale e sicurezza.
In aggiunta a queste modalità terapeutiche specifiche, è imprescindibile un intervento psicologico più globale, soprattutto nella gestione dei sintomi secondari come ansia, depressione ed alterazioni del sonno. In tale contesto, tecniche quali la Dialectical Behavior Therapy (DBT), la Terapia Narrativa e una Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) centrata sul trauma possono venire amalgamate in uno schema terapeutico adattato alle esigenze individuali. In situazioni dove i livelli d’ansia o depressione raggiungono intensità significative, si potrebbe prendere in considerazione l’integrazione di sostegno farmacologico avvalendosi magari degli SSRI oppure considerando talune condizioni per impiegare medicinali antiadrenergici finalizzati alla gestione dell’iperattività neurovegetativa. Fondamentale rimane evidenziare come sia determinante un intervento precoce dal punto di vista clinico; tale prassi può infatti avere ripercussioni considerevoli sulla prognosi finale limitando il potenziale decorso cronico dei disturbi insorti ed elevando notevolmente lo standard qualitativo della vita dell’individuo coinvolto. Un robusto sistema di sostegno sia familiare che sociale, instaurato prima e successivamente all’evento traumatico, si configura come un elemento altamente benefico. Questa rete non solo contribuisce a ridurre gli effetti deleteri del trauma, ma gioca anche un ruolo cruciale nel promuovere il processo di recupero.
La complessità della resilienza e la mente umana
La mente umana, considerata una struttura intrinsecamente elaborata e articolata, possiede notevoli capacità di resilienza, ma cela anche vulnerabilità poco visibili al primo sguardo. Il processo di affrontare una situazione traumatica – quale quella derivante da incidenti stradali – trascende il semplice superamento dell’accaduto; implica piuttosto una sincera introspezione su tutta la narrazione esistenziale dell’individuo coinvolto.
Le ferite del passato sono spesso occultate nell’inconscio e rivestono forme meno riconoscibili nel presente. Secondo i principi della psicologia cognitiva, l’elaborazione delle esperienze avviene attraverso schemi mentali specifici, ovvero vere e proprie “mappe” cognitive adottate per orientarsi nella realtà circostante.
Al manifestarsi di un evento traumatico, questi stessi schemi possono subire distorsioni o frantumazioni significative.
Questo porta a difficoltà tanto nell’interpretazione degli eventi futuri quanto nella regolazione delle proprie emozioni.
A tal proposito, L’American Society of Positive Care of Children sottolinea come i traumi durante l’infanzia possano originarsi da qualunque situazione capace di compromettere la sicurezza infantile, generando effetti duraturi sull’equilibrio psichico nel corso dell’età adulta. [American Society of Positive Care of Children].
Secondo l’ACE Study, le esperienze avverse infantili sono correlate ad un aumentato rischio per malattie mentali e fisiche durante tutto l’arco della vita [Felitti, 1998].
La nozione avanzata di “dissociazione strutturale della personalità” suggerisce che, in seguito a traumi intensi e prolungati, specialmente durante l’infanzia, la personalità può dividersi in diverse parti: una più orientata alla vita quotidiana (ANP) e una o più parti emotive (EP) che “conservano” l’esperienza traumatica. Queste parti emotive possono rimanere attivate, pronte a riprendere il controllo in situazioni che, anche inconsciamente, richiamano il trauma originale. L’incidente stradale, in questo contesto, non è solo un evento, ma un trigger potente che riattiva la parte emotiva legata a vecchie ferite, riportando alla luce sensazioni, pensieri e immagini di terrore o impotenza. La vera sfida terapeutica consiste nell’aiutare il paziente a integrare queste parti dissociate, a ricomporre la propria storia, trasformando il ricordo traumatico da una minaccia vivente a un’esperienza dolorosa del passato, ma ormai contenuta e gestibile.
Gli approcci più promettenti nel trattamento dei traumi infantili comprendono:
- Terapia cognitivo-comportamentale (CBT)
- EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari)
- Terapia sensomotoria
Ogni incidente, ogni evento traumatico, diventa così un’opportunità forzata per guardare più a fondo, per affrontare ciò che è rimasto irrisolto e per ricostruire una resilienza più autentica e consapevole.
- PTSD: Disturbo Post-Traumatico da Stress, una condizione psichiatrica che può svilupparsi dopo aver vissuto un evento traumatico.
- EMDR: Tecnica terapeutica per rielaborare traumi e ridurre sintomi distressanti.
- CBT: Terapia Cognitivo-Comportamentale, un approccio psicoterapeutico efficace per trattare disturbi d’ansia e depressione.








