Radiografie agli infermieri: la delibera trentina infiamma il dibattito

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  • La Delibera 1401 del 19 settembre 2025 autorizza radiografie agli infermieri.
  • Il SNR contesta la delibera per violazione delle competenze statali.
  • Articolo 13 del Codice Deontologico Medico: prescrizione esclusiva del medico.

Nel panorama sanitario trentino si è aperta una profonda spaccatura in seguito all’approvazione della proposta che autorizza gli infermieri addetti al triage a eseguire esami radiografici. Tale iniziativa suscita un notevole ventaglio di interrogativi, mettendo in discussione sia l’adeguata preparazione del personale coinvolto sia le ripercussioni sull’intero sistema. I contrasti che ne derivano non sembrano confinati alle sole questioni formative, ma si estendono a dilemmi etici concernenti il ruolo degli infermieri nell’identificazione precoce delle patologie nei pazienti. Nella Provincia Autonoma di Trento, la Delibera n. 1401 del 19 settembre 2025 è al centro di un acceso dibattito. Questa misura introduce un progetto pilota che mira a conferire agli infermieri impiegati nel triage e post-triage del Pronto Soccorso la facoltà di richiedere radiografie in caso di traumi di lieve entità, attenendosi a protocolli predefiniti. L’intento dichiarato è quello di sgravare i servizi di emergenza e ridurre i tempi di attesa per i pazienti che si presentano nelle strutture sanitarie; tuttavia, questa proposta ha generato reazioni negative da parte del Sindacato Nazionale dell’Area Radiologica (SNR), che ne caldeggia l’immediata revoca.

In particolare, il SNR — in quanto parte dell’organizzazione Fassid — contesta con forza tale deliberazione a causa della presunta violazione delle competenze legislative statali, sostenendo che queste ultime debbano rimanere confinate all’ambito delle prerogative pubbliche federali: in particolare quella relativa all’identificazione delle figure professionali sanitarie e ai loro specifici ambiti di competenza. Il sindacato sottolinea come a suffragare tali argomentazioni vi sia la sentenza numero 424/2006 emessa dalla Corte Costituzionale; quest’ultima chiarisce in maniera inequivocabile come né le amministrazioni regionali né quelle locali abbiano facoltà nell’attribuire incarichi non coerenti con i profili definiti dal livello nazionale, anche se mediati attraverso accordi procedurali formalizzati.

Il nodo della prescrizione e della responsabilità clinica

La questione centrale sollevata dal SNR riguarda l’essenza stessa dell’atto prescrittivo inerente agli esami radiologici. Secondo il sindacato, tale azione è da considerarsi un intervento medico, che implica specifiche capacità diagnostiche di cui la figura infermieristica è sprovvista. A supporto di questa tesi, viene citato l’articolo 13 del Codice Deontologico Medico, sottolineando così sia l’esclusività sia la non delegabilità della prescrizione medica; questa deve necessariamente scaturire da una diagnosi accurata e poggiarsi su criteri quali efficacia, sicurezza e appropriatezza.
Un ulteriore aspetto di rilievo evidenziato dal SNR concerne la necessità di motivare le esposizioni ai raggi X. In questo contesto, il sindacato evidenzia come la delibera impedisca al medico specialista in radiodiagnostica di valutare adeguatamente le richieste; si tratta dunque di un passaggio ritenuto essenziale per garantire la sicurezza dei pazienti. Si fa riferimento anche al D. Lgs. 101/2020, una disposizione legislativa che incorpora le direttive Euratom, in particolare all’articolo 159, il quale stabilisce esplicitamente che le esposizioni debbano avvenire sotto la responsabilità clinica del medico specialista, previa una richiesta giustificata da parte del professionista prescrittore.

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  • 👎 Questa delibera rischia di compromettere la sicurezza......
  • 🤔 E se invece di delegare, potenziassimo la medicina territoriale......

Le posizioni degli Ordini professionali e le possibili alternative

La questione ha suscitato reazioni anche da parte degli Ordini professionali. L’Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI) di Trento, pur mantenendo la ferma convinzione che la prescrizione di esami radiologici sia di competenza esclusiva del medico, ritiene che l’infermiere di triage possa avviare l’iter per una richiesta radiologica all’interno di un percorso predefinito, basandosi su sintomi o condizioni specifiche riscontrate, con l’obiettivo di rendere più celere ed efficace il successivo percorso di assistenza.

L’Ordine dei Medici, dal canto suo, enfatizza l’importanza di focalizzarsi “sul bene e la salute degli assistiti”, ponendo l’accento sul rischio radiologico. Sottolinea inoltre la necessità che l’esposizione alle radiazioni ionizzanti sia adeguatamente giustificata dai benefici attesi, che devono superare il rischio biologico dell’esposizione stessa, e che sia appropriata rispetto al quesito clinico.

*Alcune soluzioni alternative sono state presentate da Fulvio Campolongo, in qualità di Presidente dell’Associazione Nazionale Primari Ospedalieri (A. N. P. O.) della provincia di Trento, tra cui il potenziamento della medicina territoriale, l’implementazione del DM77 attraverso lo sviluppo di Ospedali e Case della Comunità, la creazione di Centrali Operative Territoriali, lo sviluppo delle cure palliative e domiciliari, e l’introduzione della figura del medico a ruolo unico.

Verso un nuovo modello di sanità o un rischio per la sicurezza del paziente?

Il tema esplorato pone l’accento su considerazioni cruciali relative all’evoluzione dei sistemi sanitari contemporanei. Una riflessione crescente ha luogo sull’opportunità di implementare approcci innovativi in questo campo, il quale porta con sé non solo potenzialità positive ma anche possibili minacce alla protezione degli utenti. I risultati e le statistiche ad oggi disponibili suggeriscono che una riforma verso modelli più avanzati potrebbe risultare benefica; tuttavia, emergono serie preoccupazioni sulle eventuali scompense riguardanti il benessere dei malati. La recente delibera emanata dalla Provincia di Trento provoca riflessioni significative riguardo al panorama sanitario e alla ridefinizione dei ruoli all’interno delle varie professionalità coinvolte. Da una parte, esiste l’urgenza di ottimizzare i flussi operativi e accorciare le tempistiche d’attesa per gli utenti, specialmente in contesti critici come quelli d’emergenza. Dall’altra parte, emerge con forza l’importanza di tutelare la sicurezza dei pazienti e mantenere fermezza nelle competenze specialistiche, evitando ambiguità o attribuzioni inappropriate.

Il dibattito attuale mette in luce non solo la complessità intrinseca del tema ma anche l’imperativa necessità che tutte le entità coinvolte partecipino a un confronto aperto e produttivo. Solo attraverso questa interazione sarà possibile trovare risposte idonee capaci di equilibrare efficienza operativa con salvaguardia della qualità assistenziale.

Riflessioni conclusive: tra efficienza e sicurezza, il futuro della sanità

La vicenda della delibera trentina ci pone di fronte a un bivio cruciale: come bilanciare l’esigenza di un sistema sanitario efficiente e rapido con la garanzia della sicurezza e della qualità delle cure? La psicologia cognitiva ci insegna che la rapidità decisionale può portare a errori di giudizio, soprattutto in contesti complessi come quello sanitario. È fondamentale, quindi, che ogni innovazione organizzativa sia accompagnata da una rigorosa valutazione dei rischi e da un’adeguata formazione del personale coinvolto.

Un concetto più avanzato, mutuato dalla medicina correlata alla salute mentale, è quello della “medicina narrativa”. Questo approccio sottolinea l’importanza di considerare la storia e l’esperienza del paziente nel processo decisionale, andando oltre la semplice diagnosi e il protocollo standardizzato. In questo senso, la figura del medico, con la sua competenza diagnostica e la sua capacità di ascolto, rimane centrale per garantire un approccio personalizzato e sicuro. È fondamentale intraprendere una riflessione su quali strategie adottare per sviluppare un sistema sanitario in grado di coniugare efficienza e umanità. Questo dovrebbe enfatizzare le competenze degli esperti nel campo, ponendo il focus sul bene del paziente. Sebbene giungere a risposte definitive possa rivelarsi complesso, l’attuale confronto costituisce senza dubbio una tappa cruciale nella direzione della realizzazione di una speranza concreta per il futuro della sanità.*


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