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Agrigento: l’incidente di Chiaramonti riapre il dibattito su trauma e NDE

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  • Il trauma multiorgano innesca risposte fisiologiche e psicologiche che plasmano la percezione cosciente e non cosciente.
  • Le esperienze pre-morte (NDE) e i traumi multiorgano suscitano domande sulla memoria, specialmente quella implicita.
  • L'EMDR si dimostra efficace nel recupero delle memorie implicite, con stimolazioni bilaterali.

Il tragico incidente di Marco Chiaramonti e le sue implicazioni psicologiche

La recente e tragica scomparsa di Marco Chiaramonti, istruttore di tennis e padel, avvenuta il 20 settembre 2025 in seguito a un incidente stradale lungo viale Emporium ad Agrigento, ha riacceso l’attenzione sulle conseguenze estreme del trauma multiorgano. Chiaramonti è deceduto dopo che il suo scooter si è schiantato contro un albero, un evento che ha scosso profondamente la comunità locale, già segnata dieci anni prima dalla perdita del fratello Gabriele nello stesso tipo di incidente. Questo drammatico evento offre un’occasione per esplorare le profonde connessioni tra trauma fisico estremo, le enigmatiche esperienze pre-morte (NDE) e i complessi meccanismi della memoria umana, in particolare la memoria implicita.

Glossario:
  • Trauma multiorgano: danno a più organi contemporaneamente, spesso causato da impatti violenti.
  • Esperienze pre-morte (NDE): esperienze riferite da persone che sono state vicine alla morte, spesso caratterizzate da visioni, sensazioni di fluttuare e una prospettiva distaccata dal proprio corpo.

Il trauma multiorgano, risultante da impatti violenti come quello subito da Chiaramonti, non si limita a causare danni fisici devastanti. Esso innesca una serie di risposte fisiologiche e psicologiche che possono plasmare la percezione cosciente e non cosciente degli individui che si trovano ai confini della vita e della morte. La scienza moderna, attraverso la psicologia cognitiva e le neuroscienze, cerca di decifrare come il cervello elabori eventi così estremi, soprattutto quando le funzioni cerebrali superiori sono compromesse.

La narrazione di Chiaramonti, sebbene interrotta dalla fatalità, funge da monito per approfondire la comprensione di questi fenomeni complessi e le loro ripercussioni sulla salute mentale dei sopravvissuti a eventi analoghi.

Memoria implicita e trauma: un’indagine nelle esperienze pre-mortem

Le esperienze pre-morte (NDE) nonché i traumi multiorgano suscitano domande fondamentali circa il funzionamento della memoria, specialmente relativamente alla sua dimensione implicita. Quest’ultima, distinta dalla memoria esplicita, che ci concede la facoltà del ricordo volontario degli eventi accaduti, opera invece sul piano inconscio, conservando le sensazioni fisiche unitamente alle emozioni e alle percezioni vissute. Nelle circostanze più estreme legate a esperienze vicine alla morte, dove il trauma è palpabile, può verificarsi una disattivazione della memoria esplicita; tuttavia continuano ad essere immagazzinati elementi tramite la già citata rete della memoria implicita.

Pertanto, un semplice stimolo sensoriale, quale può essere l’odore caratteristico o addirittura un suono qualsiasi oppure una mera sensazione corporea connotata da apparente banalità, può effettivamente riaccendere nei soggetti sopravvissuti episodi emozionali intensificati oppure manifestazioni fisiche sconosciute come ansia acuta oppure attacchi d’ansia – tutto ciò avviene persino quando non sussiste alcuna rievocazione cosciente del fatto traumatico iniziale. Questo incantesimo psichico contribuisce all’insinuarsi del trauma nelle esistenze quotidiane dei sopravvissuti, generando condotte reiterate così come riflessi reattivi privi però di una chiara cognizione delle origini scatenanti.

Ricerche sul Trauma e Memoria Recenti studi hanno dimostrato che il trauma non elaborato può alterare significativamente la struttura cerebrale e il funzionamento cognitivo. L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) offre metodi efficaci per rielaborare memorie traumatiche e integrare queste esperienze in una narrativa più coesa.

La memoria implicita si forma fin dai primi mesi di vita, codificando percezioni sensoriali e comportamentali che poi modellano le nostre aspettative sul mondo. In contesti traumatici, questa funzione di “preparazione” può trasformarsi in un meccanismo di difesa che, seppur evolutivamente utile per proteggerci dai pericoli, può diventare disfunzionale e debilitante.

Le NDE, spesso caratterizzate da sensazioni di profondo benessere e pace inspiegabili con le sole spiegazioni culturali o dissociative, suggeriscono che la coscienza possa persistere anche quando le funzioni cerebrali superiori sono compromesse. Pur con le difficoltà intrinseche alla ricerca sulle NDE, caratterizzata da resoconti prevalentemente retrospettivi, emerge una significativa frequenza che, assieme alla ripetizione dei temi descritti, suggerisce possibilità promettenti per riconsiderare l’essenza della coscienza. Questo invita a riflettere sul suo legame intricato con il corpo e con i meccanismi mnemonici durante fasi di stress estremo.

Cosa ne pensi?
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  • Trovo l'articolo un po' sensazionalistico sul tema NDE......
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La psicologia di fronte al trauma e alle NDE

La connessione tra trauma multiorgano e memoria implicita, soprattutto in relazione al fenomeno delle esperienze pre-morte (NDE), rappresenta una delle sfide più stimolanti per la psicologia contemporanea.

“Il trauma è una ferita emotiva profonda che può influenzare la vita di una persona in modi complessi e imprevedibili.” – Fondazione per la Disabilità Emotiva

La psicologia cognitiva e comportamentale, insieme alla psicotraumatologia, offre strumenti essenziali per comprendere e trattare le profonde implicazioni di tali esperienze sulla salute mentale. La ricerca dimostra che il trauma ha un impatto significativo sulla memoria, tendendo a rendere i ricordi frammentati e meno coerenti. Questo è particolarmente vero per la memoria implicita, che può conservare l’eco di un evento traumatico sotto forma di sensazioni corporee, emozioni e percezioni, attivandosi poi inconsapevolmente in situazioni apparentemente non correlate.

In questo contesto, il ruolo di una nozione di base della psicologia come la distinzione tra memoria implicita ed esplicita è fondamentale. La memoria esplicita è quella che ci permette di ricordare consapevolmente e verbalizzare eventi, mentre quella implicita opera al di fuori della nostra consapevolezza, guidando abitudini, automatismi e reazioni emotive.

Un disallineamento tra queste due forme di memoria, come accade nel trauma, può portare a sintomi complessi e duraturi, incluso il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD). Aiutare gli individui a integrare i ricordi impliciti ed espliciti è l’obiettivo centrale del trattamento del trauma, permettendo loro di dare un senso all’esperienza e di ridurre l’influenza inconscia del passato.

Una nozione avanzata della psicologia comportamentale e cognitiva rilevante in questo scenario riguarda il concetto di “memoria somatica”. Questa si riferisce a come il corpo stesso possa “ricordare” il trauma, manifestando tensioni muscolari, dolori o reazioni fisiologiche senza che la mente cosciente abbia un ricordo esplicito dell’evento. L’EMDR, acronimo per Eye Movement Desensitization and Reprocessing, rappresenta un approccio terapeutico innovativo che ha dimostrato grande efficacia nel recupero e nella rielaborazione delle memorie implicite e somatiche. Utilizzando stimolazioni bilaterali—come i movimenti oculomotori—questo metodo consente la fusione dei frammenti traumatici della memoria, comprendenti sensazioni, immagini ed emozioni, in una narrazione più armoniosa e meno perturbante. Ciò offre ai pazienti la possibilità di formarsi nuove convinzioni positive su se stessi, contribuendo così alla loro emancipazione dal fardello del passato.

L’importanza di dare un senso alle esperienze estreme

La vita ci pone di fronte a situazioni che sfidano la nostra comprensione più profonda. Il trauma, soprattutto quello multiorgano o quello che sfocia in esperienze pre-morte, è una di queste. Non è raro che in seguito a eventi così sconvolgenti, le persone si ritrovino con sensazioni inspiegabili, reazioni emotive intense a stimoli apparentemente innocui, o stati di ansia che sembrano emergere dal nulla. Queste manifestazioni, spesso etichettate frettolosamente come “irrazionali”, sono in realtà il linguaggio della nostra memoria implicita, un deposito di esperienze passate che continua a modellare il nostro presente, anche quando la nostra mente cosciente non ne ha memoria. Comprendere questo meccanismo è il primo passo per dare un senso al “non detto” del trauma e iniziare un percorso di guarigione.

Il Corpo e il Trauma “Il corpo conserva le esperienze traumatiche; terapie corporee come lo Yoga e l’EMDR possono rivelarsi fondamentali per la guarigione.” – Dr. Bessel van der Kolk

L’essere umano ha una capacità straordinaria di adattamento e di elaborazione. Anche le esperienze più estreme e frammentate possono essere narrate, comprese e, infine, integrate nella nostra storia personale. Questo processo, che può richiedere il supporto di professionisti specializzati, non mira a cancellare il dolore, ma a trasformarlo. L’obiettivo è passare da un’influenza inconscia e debilitante a una consapevolezza che permette di gestire il ricordo, di apprendere da esso e di costruire una vita più resiliente. La tragedia di Marco Chiaramonti e le riflessioni sulle NDE ci ricordano che la psiche umana è un labirinto complesso ma accessibile, dove, con gli strumenti giusti, è possibile trovare la via per una pace interiore anche dopo aver sfiorato l’abisso.


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