- Studio rivela che l'immagine corporea è fonte di stress per il 51% dei giovani.
- In Italia, oltre 3 milioni soffrono di disturbi alimentari, acuiti in estate.
- Il DBR è una psicoterapia corporea basata sulle neuroscienze per il trauma.
L’ombra delle vacanze: traumi psicologici e l’immagine corporea
Le vacanze estive, tradizionalmente percepite come un periodo di riposo e spensieratezza, celano in realtà un lato oscuro per molte persone, specialmente per coloro che lottano con la propria immagine corporea e con i disturbi alimentari. La ricerca di uno studio condotto su un campione di 315 partecipanti universitari ha rivelato che l’immagine corporea è tra le principali fonti di stress per i giovani adulti, insieme all’ambito accademico, relazionale e familiare, e alla paura del futuro e del fallimento. Questa pressione, già presente durante l’anno, si intensifica notevolmente con l’arrivo dell’estate, trasformando un momento di potenziale relax in una fonte di ansia e disagio emotivo.
Il periodo estivo, infatti, espone gli individui a una serie di fattori scatenanti che possono acutizzare insicurezze preesistenti o far emergere nuove problematiche. L’abbigliamento più leggero e “scoprente” porta a una maggiore visibilità del corpo, aumentando di conseguenza il livello di autocritica e la percezione distorta del proprio aspetto fisico. La temuta “prova costume”, sostenuta da un incessante bombardamento di immagini di corpi “perfetti” veicolate dai social media e dalla pubblicità, crea un confronto costante e impietoso con ideali estetici spesso irrealistici. Questo genera un dialogo interno durissimo, fatto di vergogna, repulsione e rifiuto di sé, che può portare a comportamenti disfunzionali come un controllo ancora più rigido sull’alimentazione e sull’esercizio fisico, o all’evitamento di contesti sociali e attività all’aperto.
Le preoccupazioni legate alla propria immagine corporea non si limitano al confronto con sé stessi. L’esposizione ai corpi altrui, in particolare negli ambienti estivi come spiagge e piscine, amplifica il senso di inadeguatezza. I paragoni, spesso ossessivi e automatici, trasformano l’interazione sociale in una potenziale fonte di sofferenza e conferma del proprio “fallimento” estetico. Questo fenomeno è particolarmente rilevante per la GenZ, con il 51% che dichiara di sentirsi sotto pressione per il proprio corpo da spiaggia prima delle vacanze, secondo uno studio pubblicato su Forbes, che ha confermato questo dato con l’analisi delle aspettative e pressioni sociali che i giovani avvertono in estate.
Non solo l’aspetto estetico, ma anche i segni più evidenti di una condizione di disagio possono emergere in estate. Ossa sporgenti, dimagrimento marcato, smagliature dovute a variazioni di peso, lividi o cicatrici, spesso celati durante l’anno da abiti più pesanti, diventano più visibili, attirando sguardi, domande o commenti. Questo aumenta il senso di esposizione, vulnerabilità e la paura del giudizio altrui, contribuendo a un ulteriore ritiro sociale o, paradossalmente, a un rinforzo della malattia come “segno di controllo”. La dismorfia muscolare, ad esempio, evidenziata dal caso dell’ex calciatore Bixente Lizarazu, che ha rivelato i dettagli della sua lotta con questo disturbo (notizia del 6 dicembre 2024), rappresenta un altro esempio di come la percezione distorta del proprio corpo possa portare a conseguenze significative.
In Italia, oltre 3 milioni di persone soffrono di disturbi alimentari, molti dei quali vedono il proprio rapporto con il cibo e il corpo acutizzarsi nel periodo estivo. Recenti ricerche hanno evidenziato come la frazione di adolescenti compresi tra i 12 e i 24 anni affetti da disturbi alimentari abbia registrato un incremento significativo nel corso degli ultimi anni. La crescente pressione esercitata dalla società è diventata motivo di preoccupazione, poiché sta innescando l’emergere di problematiche psichiatriche fra le nuove generazioni.
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L’estate: un catalizzatore per i disturbi del comportamento alimentare
L’estate si configura come un periodo particolarmente critico per chi soffre di Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), amplificando le manifestazioni fisiche ed emotive della malattia. I DCA, come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder), che in Italia colpiscono circa 3,5 milioni di persone (dato del 6 maggio 2025) e provenienti da recenti studi sull’impatto della pandemia sul benessere mentale, trovano nel contesto estivo un terreno fertile per esacerbarsi.
Nel caso dell’anoressia nervosa, il dimagrimento importante rende il corpo visibilmente segnato: ossa sporgenti, assenza di massa muscolare, pelle secca e smagliature dovute alla rapida perdita di peso diventano evidenti “prove” della malattia. Questa esposizione genera un’angoscia profonda, un desiderio di nascondere il corpo che si scontra con la sensazione, a volte contraddittoria, di voler mantenere il controllo e ricevere conferme per la propria magrezza patologica. Il peso delle valutazioni altrui, siano esse reali o immaginate, diventa un fattore centrale che può aggravare notevolmente il malessere.
Chi soffre di binge eating disorder, al contrario, esperimenta spesso un corpo in trasformazione verso un aumento di peso, talvolta repentino e difficile da gestire. L’estate, con il suo ideale di magrezza dominante, può scatenare vergogna, rabbia verso sé stessi e una profonda sensazione di essere “fuori posto”. Indossare un costume o esporsi in pubblico diventa un atto carico di dolore e rifiuto. Questo malessere può alimentare il circolo vizioso delle abbuffate e ostacolare la richiesta di aiuto.
Anche nella bulimia nervosa, sebbene il peso possa rientrare nella norma, il corpo subisce frequenti variazioni, anche minime, che possono manifestarsi con smagliature, gonfiore addominale e un’alternanza tra fasi di “controllo” e “perdita di controllo”. Il vissuto corporeo è profondamente disturbato e l’esposizione forzata dell’estate rischia di accentuare l’odio verso il proprio corpo e il desiderio di comportamenti compensatori. La sofferenza, spesso sottovalutata perché non “visibile” esternamente, è comunque altrettanto intensa e invalidante.
Durante l’estate, molte persone notano un aumento della pressione sociale, il che può esacerbare disturbi come l’anoressia e la bulimia. Ricerche mostrano che il 51% dei giovani si senti sotto pressione per il proprio corpo, con un aumento dei sintomi nei mesi di esposizione al corpo in costume da bagno. L’accentuazione della vergogna e dell’ansia sociale diventa per molti un ostacolo significativo nella gestione dei propri disturbi alimentari.

Oltre alle pressioni estetiche, la costante presenza di momenti conviviali legati al cibo – grigliate, aperitivi, gelati, pranzi o cene all’aperto – che dovrebbero essere occasioni di piacere, si trasformano spesso in veri e propri incubi per chi soffre di DCA. L’ansia generata dal dover mangiare in pubblico, senza un controllo preciso sulle porzioni o sugli ingredienti, può diventare paralizzante. La semplice idea di dover “giustificare” le proprie scelte alimentari può portare all’evitamento di queste situazioni, alimentando l’isolamento sociale. Anche l’aumento delle temperature può avere un impatto significativo. Molte persone in estate sperimentano una naturale riduzione dell’appetito; tuttavia, per chi ha un DCA, questo effetto può essere esasperato, fornendo una “giustificazione” per intensificare le restrizioni, saltare i pasti o ridurre ulteriormente porzioni già minime. Il caldo e la spossatezza ad esso associata possono essere interpretati come un “prezzo da pagare” per mantenere il controllo sul peso, mentre disidratazione e sudorazione eccessiva possono contribuire a una perdita di peso anche involontaria, alimentando il meccanismo patologico.
Strategie per affrontare il disagio e la ricerca di aiuto
Dato il complesso intreccio di fattori psicologici e sociali che rendono l’estate un periodo particolarmente vulnerabile per l’immagine corporea e i disturbi alimentari, diventa fondamentale adottare strategie mirate e, ove necessario, cercare un supporto professionale.
Un primo passo cruciale è riconoscere che il disagio, l’ansia legata alla “prova costume” o la difficoltà a vivere con serenità i momenti conviviali e l’esposizione del proprio corpo, non sono sentimenti “normali” o da sottovalutare. Spesso, infatti, si tratta di forme “sotto soglia” di DCA, meno evidenti ma comunque cariche di sofferenza e potenzialmente pericolose se ignorate o normalizzate.
La psicoterapia, in particolare la Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC), si rivela uno strumento efficace per affrontare tali problematiche. Professionisti specializzati in disturbi dell’alimentazione e dell’immagine corporea, come psicologi e psicoterapeuti, possono offrire un percorso di cura personalizzato. In Italia, esistono numerosi centri e specialisti con competenze specifiche in quest’ambito. Un interessante esempio è fornito dalla Dott.ssa Lucia Camporese, che riveste il ruolo di socia fondatrice presso l’AIDAP (Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso). La sua expertise risiede nella pratica della Terapia Cognitivo Comportamentale, focalizzata sui disturbi alimentari e sull’obesità, anche in contesto chirurgico bariatrico. Un’altra figura significativa nel panorama romano è rappresentata dal Dott. Fabio Meloni; lui tratta principalmente problematiche legate al Binge Eating, all’anoressia bulimica e ai fenomeni collegati all’obesità mediante valutazioni psicologiche approfondite.
In taluni centri multidisciplinari, come quello situato alla Casa di Cura San Rossore per i Disturbi Alimentari, si effettua un intervento collettivo che include le capacità professionali degli specialisti: medici chirurghi, piuttosto che psichiatri o nutrizionisti, operano insieme con l’intento comune di affrontare tali sfide complesse in modo globale. In parallelo, vi è anche il Centro per i Disturbi della Condotta Alimentare (DCA) sito nel San Raffaele Turro a Milano, noto per l’approccio verso anoressie e altre forme disfunzionali di alimentazione, incluse appunto quelle incontrollate. Infine, c’è Lilac – Centro DCA, che offre percorsi telematici su tutto il territorio nazionale, oltre ad avere delle sedi fisiche localizzate sia a Savona sia a Bari; qui lavora un’équipe composta da esperti, tra cui psicoterapeuti ed esperti nutrizionali, collaborando efficacemente sul fronte terapeutico. GAM-Medical è un altro centro specializzato nella diagnosi e nel trattamento dei DCA in adolescenti e adulti. A Milano e Varese, FoodForMind accoglie persone affette da disturbi alimentari. La Casa di Cura Le Betulle offre un programma multidisciplinare per la diagnosi e il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare e del peso.
Un approccio terapeutico che sta guadagnando terreno è il Deep Brain Reorienting (DBR), una psicoterapia corporea basata sulle neuroscienze (articolo del 10 luglio 2025). Questo metodo è particolarmente rilevante per il trattamento dei traumi, che spesso si manifestano non solo a livello cognitivo ma anche corporeo. Integrare interventi “bottom-up” e “top-down”, come suggerito nel libro “Il trauma e il corpo” (recensione del 4 novembre 2013), è essenziale per pazienti la cui esperienza corporea impedisce la riflessione, trattando l’espressione somatica del trauma. L’anorgasmia, per esempio (articolo del 14 dicembre 2023), può essere un sintomo più complesso in cui la componente psicologica corporea ha un ruolo fondamentale.
- I professionisti della salute mentale sono fondamentali per costruire una strada verso la cura e il benessere. È importante iniziare un percorso terapeutico che permette di capire meglio il proprio corpo e il proprio rapporto con il cibo.
- La terapia dello specchio è un metodo innovativo che sta guadagnando attenzione per il trattamento dei disturbi alimentari.
- Per chi ha bisogno di supporto immediato, la consulenza online è una valida alternativa.
Inoltre, è fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie reazioni corporee, indipendentemente dalla presenza di un DCA diagnosticato. La paura di fallire e l’estremo sentimento di inadeguatezza, generati dall’idea di dover essere costantemente “migliori”, sono problematiche diffuse tra i giovani adulti, come evidenziato dalla ricerca sui fattori di stress del 2 novembre 2021.
Tenendo conto che l’insorgenza di molti disturbi mentali, come la depressione maggiore, il disturbo bipolare e l’abuso/dipendenza da sostanze, avviene tra i 18 e i 24 anni, migliorare le politiche di prevenzione e promozione della salute mentale in questa fascia d’età è un obiettivo prioritario (Kessler et al. , 2012; Foster et al., 2008). L’attuazione di una richiesta di supporto da parte di esperti in salute mentale segna un passo significativo verso la creazione di un ambiente sano, accogliente ed esperto, all’interno del quale intraprendere un processo di guarigione e imparare a gestire più serenamente il rapporto tra corpo e nutrizione.
Verso una cultura corporea più resiliente
Nel dibattito contemporaneo sulla salute mentale, la connessione tra la percezione dell’immagine corporea, i traumi psicologici e le pressioni sociali emerge con forza, soprattutto in contesti come quello estivo. È un richiamo potente a una riflessione più profonda sul modo in cui interagiamo con il nostro corpo e con le aspettative esterne. Da una prospettiva di psicologia cognitiva, è fondamentale comprendere che la nostra esperienza corporea non è una registrazione oggettiva della realtà, ma piuttosto una complessa costruzione mentale. Le nostre convinzioni, i nostri schemi mentali e i nostri bias interpretativi modellano profondamente il modo in cui percepiamo il nostro corpo, amplificando o minimizzando quelle che potremmo considerare “imperfezioni” e trasformandole in fonti di profondo disagio.
Un concetto avanzato della psicologia comportamentale, applicabile a questo contesto, è quello dell’evitamento esperienziale. Quando una persona vive un intenso disagio legato alla propria immagine corporea o a ricordi traumatici, tende a mettere in atto comportamenti di evitamento (sociale, alimentare, esperienziale) per sfuggire a sensazioni sgradevoli. Questo, però, crea un circolo vizioso: sebbene l’evitamento possa offrire un sollievo momentaneo, a lungo termine impedisce l’elaborazione delle emozioni e la costruzione di coping più adattivi, intrappolando l’individuo nel problema stesso. La “prova costume”, gli eventi sociali legati al cibo o la semplice esposizione del corpo diventano così stimoli fobici, mantenendo attiva l’ansia e rafforzando le convinzioni negative sul Sé.
È cruciale, dunque, che ciascuno di noi si interroghi sul proprio rapporto con il corpo e con le pressioni estetiche. Quanto del nostro valore personale è legato all’aspetto fisico? Siamo consapevoli di quanto le immagini che ci vengono proposte quotidianamente modellino le nostre aspettative e il nostro giudizio? Riusciamo a riconoscere il momento in cui il disagio diventa un richiamo all’azione, un segnale che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe? Accogliere la vulnerabilità, accettare l’imperfezione e cercare supporto non sono segni di debolezza, ma atti di grande forza e consapevolezza. In un mondo che celebra incessantemente la perfezione, la vera rivoluzione sta nell’abbracciare la propria autenticità e nel coltivare una relazione più gentile e compassionevole con il proprio corpo e la propria mente.
- DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare, condizioni psicopatologiche legate a un’attenzione malsana verso cibo, peso e immagine corporea.
- Body Image Disturbance: Distorsione dell’immagine corporea, spesso riscontrata nei DCA, dove la persona percepisce il proprio corpo in modo alterato.
- Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC): Forma di psicoterapia che aiuta a modificare pensieri e comportamenti disfunzionali.
- Anorgasmia: Incapacità di raggiungere l’orgasmo, spesso legata a fattori psicologici.