Genitori sull’orlo del baratro: cos’è il burnout genitoriale e come uscirne

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  • Il burnout genitoriale colpisce tra il 2% e il 12% dei genitori europei.
  • Uno studio del 2023 indica che il 33% dei genitori ha stress elevato mensilmente.
  • Il protocollo CBSM riduce i sintomi del burnout, mantenuto per 3 mesi.

L’ombra crescente del burnout genitoriale: una sindrome tra aspettative e realtà

In seno alle molteplici sfide odierne emerge con forza il fenomeno della paternità/maternità quale uno dei compiti maggiormente complessi – non privo d’insidie – da affrontare. Già all’epoca del celebre Sigmund Freud era evidente che educare fosse uno degli impegni più ardui; nel contesto attuale però ci troviamo a fare i conti con i ritmi incalzanti della vita quotidiana insieme all’instabilità finanziaria e alla disintegrazione dei legami sociali tradizionali. Queste dinamiche hanno comportato per molti individui – uomini o donne – pressioni immense mai avvertite prima d’ora. Il risultato tangibile è l’emergere drammatico del burnout genitoriale, sindrome oramai ampiamente identificata nella società contemporanea.

Questo disagio supera la mera stanchezza transitoria o lo stress abituale; esso rappresenta in realtà un vero esaurimento profondo e duraturo delle risorse psicologiche, vitali per svolgere appieno le proprie funzioni di caregiving. Si distingue nettamente da uno stato momentaneo poiché si tratta piuttosto di una costante patologia derivata dalla discordanza fra le incessanti richieste del ruolo parentale e il percepito esiguo supporto personale disponibile agli adulti coinvolti nella crescita dei loro bambini. Gli effetti risultano evidenti: da un forte esaurimento emozionale associato all’esperienza materna o paterna a una progressiva alienazione nei confronti dei propri figli fino ad arrivare a sentirsi inadeguati nel proprio compito educativo. Essenzialmente, il disagio legato alla genitorialità tende a predominare sia in termini quantitativi che qualitativi rispetto agli aspetti gratificanti dell’essere genitori; ciò trasforma quella che dovrebbe essere un’esperienza serena in una strada tortuosa segnata dall’ansia.

La crisi globale scaturita dalla pandemia da COVID-19 ha svolto un ruolo determinante nel mettere sotto intensa pressione tale condizione già problematica ed evidenziarla al grande pubblico come qualcosa che merita attenzione immediata. L’incremento delle ore passate all’interno delle mura domestiche, combinato con l’obbligo di interagire simultaneamente con smart working, lezioni online e obblighi casalinghi all’interno di ambienti talora angusti, ha amplificato le frustrazioni dei genitori, provocando sentimenti opprimenti, prevalentemente diffusi tra tutti, ma con impatti più gravosi sulle madri — è indubbio che esse affrontano quotidianamente pressioni addizionali correlate al carico elevato riguardo alle faccende familiari, unite alla precarietà occupazionale oppure a impieghi parziali — tuttavia, nemmeno i padri ne escono indenni da questo ciclo logorante.

Variabili fondamentali alimentano il fenomeno del burnout tra i genitori, creando così complessi intrecci causali formati da elementi sia individuali sia contestuali, oltreché socioculturali. Particolare rilievo assumono inclinazioni interne come nevroticismo, tendenze ad avvertire stati d’animo negativi costanti o standard perfezionistici percepiti come normativi dal contesto sociale circostante, assieme ai limiti nel gestire le proprie emozioni. A questi si aggiungono le pressioni ambientali ed economiche: la mancanza di un impiego stabile, le difficoltà finanziarie, l’assenza di un adeguato supporto sociale e la presenza di figli con bisogni speciali, elementi di rischio significativi. Una famiglia sempre più isolata, con i nonni spesso ridotti a unica ancora di salvezza, si trova a fronteggiare nuove complessità. Anche la scarsa conoscenza delle pratiche di accudimento, in particolare con il primogenito, e le difficoltà di accesso a servizi essenziali come asili nido e scuole materne, possono contribuire a un senso di inadeguatezza e sovraccarico.

Statistiche recenti:
Percentuale di genitori in burnout: Il burnout genitoriale colpisce tra il 2% e il 12% della popolazione europea, con un 18% di madri a rischio.
Studio 2023: Un’indagine recente ha mostrato che oltre il 33% dei genitori riporta livelli di stress elevati ogni mese.

I segnali d’allarme e il circolo vizioso: riconoscere il burnout prima che sia troppo tardi

I segnali premonitori e il ciclo negativo: identificare il burnout prima che sia giunto al punto critico

Riconoscere i segnali del burnout genitoriale è il primo passo cruciale per rompere il suo circolo vizioso. I sintomi, sebbene con peculiari sfumature, richiamano quelli del burnout professionale, ma con un riferimento specifico al ruolo genitoriale. Si manifestano con una sensazione costante di essere emotivamente scarichi e fisicamente esausti, che si protrae fin dal risveglio. L’individuo percepisce di non farcela più, che essere genitore richieda un impegno eccessivo e insostenibile.

Tra i sintomi psicologici più distintivi si annoverano:

  • Senso di inadeguatezza genitoriale: una persistente e profonda convinzione di non essere all’altezza del proprio ruolo di padre o madre, che va oltre la normale insicurezza e mina la fiducia nelle proprie capacità.
  • Logorio emotivo: la pressione autoindotta, la bassa autostima e lo stress cronico portano a un esaurimento emotivo che lascia il genitore svuotato, spento e apatico.
  • Fughe immaginative o sentimenti d’abbandono: questo elemento riveste importanza fondamentale; benché possa essere riscontrato anche in genitori esausti, nel contesto del burnout raggiunge livelli tali da diventarea tutti gli effetti un’evasione mentale dalla quotidianità della paternità o maternità.
  • Tensione continua accompagnata da irritabilità: l’individuo si manifesta come sempre teso ed estremamente suscettibile, mostrando malumore persistente. Esplosioni d’ira possono accadere frequentemente in risposta a piccole difficoltà.
  • Senso di disinteresse emotivo: questo è indubbiamente il segnale più angustiante, esemplificato dall’indifferenza verso i propri figli; rappresenta una forma difensiva contro l’oppressione emozionale.
  • Negletto: negli scenari più allarmanti, chi soffre di burnout abbandona la cura dei propri bambini su molteplici aspetti, compromettendo così sicurezza e salute dei piccoli.
  • Miseria psicologica: tratto comune associato alla depressione è contraddistinto da gradi variegati; può comportare alterazioni nel sonno stesso nonché generare stati ansiosi oltre a conflitti relazionali con i partner.

Il cosiddetto fenomeno denominato “burnout” nell’ambito della genitorialità spesso determina l’emergere di un vero e proprio circolo vizioso nella vita quotidiana dell’individuo colpito. Tutto inizia con un senso di inadeguatezza, magari un’insicurezza latente, che spinge il genitore a compensare passando più tempo con il figlio/a. Tuttavia, questo tentativo, lungi dal migliorare la situazione, finisce per aumentare ulteriormente la pressione, portando a comportamenti inadeguati che diminuiscono l’autostima e la percezione di efficacia genitoriale, chiudendo il cerchio in un’escalation di logorio. Questo meccanismo autoalimentato rende difficile per il genitore uscirne da solo, trasformando la fatica in un vero e proprio esaurimento. In una società che non offre sempre le reti di supporto necessarie, molti genitori si ritrovano a gestire da soli questo fardello, rendendo la sindrome ancora più pervasiva e difficile da affrontare.

Strategie di intervento e percorsi di recupero: la via d’uscita dal logorio

Fortunatamente, esistono strategie concrete e percorsi di recupero per affrontare il burnout genitoriale e ripristinare un equilibrio fondamentale. Quando lo stress diventa cronico e la sensazione di essere sopraffatti costante, è essenziale adottare un approccio proattivo.

Le strategie di gestione e prevenzione si basano su più livelli e possono iniziare con l’adozione di abitudini quotidiane più sane:

  • Cura di sé: dedicare tempo a sé stessi, curando il sonno, l’alimentazione, e promuovendo un sano equilibrio vita-lavoro. Ritagliarsi spazi per i propri interessi non è debolezza, ma necessità per ricaricare le energie.
  • Supporto sociale: cercare aiuto in una rete di sostegno vitale. Connettersi con altri genitori e partecipare a gruppi di supporto è fondamentale.
  • Ridefinizione delle aspettative: abbandonare ideali di perfezione genitoriale irrealistici. Psicoterapia e parent training possono essere strumenti preziosi per riequilibrare aspettative e ruoli.
  • Prioritizzazione consapevole: saper discernere le questioni rilevanti per dedicarsi ad esse in modo mirato, delegando quanto più possibile. La collaborazione del partner si rivela fondamentale in questo contesto.
  • Aware Emotional Dynamics: sviluppare l’abilità di identificare ed affrontare sentimenti ed eventuali limitazioni. Tecniche come la mindfulness si rivelano efficaci nel favorire l’autoconsapevolezza.

Un metodo considerato altamente efficace dal punto di vista scientifico è rappresentato dal CBSM (Cognitive Behavioral Stress Management). Tale protocollo organizzato integra metodologie destinate alla gestione delle emozioni, alla modifica dei modelli mentali disfunzionali, al rilassamento fisico ed all’arricchimento delle abilità interpersonali. Recentemente condotte ricerche evidenziano come i genitori coinvolti in tale percorso abbiano registrato un notevole abbattimento dei segni del burnout psicologico; questa diminuzione persiste anche dopo tre mesi dall’intervento. Di particolare interesse è il fatto che i miglioramenti maggiormente significativi siano emersi tra coloro che hanno constatato una diminuzione dello stress avvertito insieme a un incremento della propria autocompassione.

Dettagli dello studio CBSM:
Un studio del 2023 ha mostrato risultati promettenti: dopo otto settimane, i genitori partecipanti al protocollo hanno evidenziato una riduzione significativa dei sintomi di burnout mantenuta nel follow-up a tre mesi.

Quando lo stress cronicizza e sintetizza sintomi ansiosi o depressivi, aumentando la distanza emotiva dai figli, è fondamentale rivolgersi a un professionista. Uno psicologo o un terapeuta può offrire un percorso di sostegno personalizzato, aiutando a riconoscere e trasformare schemi relazionali e stati emozionali disfunzionali. In alcune situazioni, associato a comportamenti a rischio o problematiche mediche, è necessario l’intervento di uno psichiatra.

La complessità della genitorialità e la forza della compassion di sé

L’arte del genitore si presenta oggi con le complessità d’un’antica carta geografica: sempre più difficile da decifrare giorno dopo giorno. È semplice cadere nella trappola della solitudine e percepire una fatica incessante che pare impossibile da superare; ci riferiamo non a una semplice mancanza temporanea di energie bensì a uno stato profondo ed estenuante definito da un esaurimento profondo. Questo sconvolgente affaticamento compromette persino la capacità d’assaporare gioia e significato nell’essere madri o padri: così l’amore stesso diventa fardello pesante.

La psicologia dell’individuo offre spunti cruciali sulla materia; qui entra in gioco il potere della cognizione. Le strutture mentali individuali insieme alle aspettative occulte e ai pregiudizi cognitivi tessono reti invisibili attraverso cui ciascun soggetto può rimanere intrappolato. Un fenomeno noto come ruminazione astratta, caratterizzato dal ripensamento costante a scenari sfavorevoli o esperienze personali ritenute fallimentari, delle quali soffriamo nostalgia, per l’autocritica alimenta questo circolo vizioso portando al burnout; comprenderlo rappresenta uno dei primi passi necessari alla liberazione dall’angustia.

In questo contesto sorge poi uno sviluppo ancora più raffinato: ciò che è chiamato self-compassion, ovvero quella dimensione interiore nota anche come gentilezza verso se stessi. Non parliamo dunque d’egoismo ma piuttosto dell’empatia appositamente riservata ad amici intimi; in tale panorama dominato dall’imposizione d’un perfezionismo irreale legato alla figura parentale consapevole è essenziale abbracciare questa forma di generosa accettazione: permetterci momenti d’incertezza pur riconoscendo vulnerabilità è difatti necessario concedersi clemenza rispetto ai propri sbagli, avendone tutto il diritto umano. Questo atto di gentilezza diventa una leva per ridurre lo stress e rinforzare la resilienza.

Glossario

Glossario:

  • Self-compassion: capacità di trattarsi con comprensione e calore, anche di fronte a imperfezioni.
  • Burnout genitoriale: sindrome caratterizzata da esaurimento emotivo legato al ruolo di genitore, distacco dai figli e percezione di inefficacia.
  • Protocollo CBSM: programma di gestione dello stress che combina strategie cognitive e comportamentali per mitigare il burnout.

Quando ci permettiamo di essere meno giudicanti verso noi stessi, si apre uno spazio per ricaricare le energie e riabbracciare la genitorialità con una consapevolezza rinnovata. Abbandonare l’immagine perfetta può essere il primo passo liberatorio per scoprire la bellezza e la sincerità nel viaggio straordinario della genitorialità.


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