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Salute mentale: L’allarme dell’OMS sulla crisi italiana, un miliardo di euro per evitare il collasso

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  • Servirebbe 1 miliardo di euro per colmare le lacune nella salute mentale.
  • Necessari almeno 400 posti letto per adolescenti con problemi mentali.
  • Previsto aumento posti nelle carceri da 320 a oltre 3.000.
  • 300 milioni di euro: costo per i 7.000 pazienti con misure giudiziarie.
  • DSM assorbono dal 50% al 70% delle risorse.
  • Investimento del 5% della spesa sanitaria richiesto dall'oms.

L’assenza di nuovi finanziamenti pubblici specifici mette in discussione la concreta attuazione delle linee guida e delle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). La mancata analisi dello stato attuale dei servizi e della dotazione del personale aggrava ulteriormente la situazione. Si stima che per colmare le lacune esistenti nel settore della salute mentale sarebbe necessario un investimento di circa 1 miliardo di euro.

I dipartimenti di salute mentale, che includono neuropsichiatria infantile e adolescenziale, psichiatria, dipendenze patologiche e psicologia, operano senza indicazioni precise sulla loro configurazione. Gli aspetti organizzativi sono demandati alle competenze regionali, creando potenziali disparità nell’offerta dei servizi su tutto il territorio nazionale. L’istituzione dello psicologo “di primo livello” non tiene conto di altri documenti sull’organizzazione della psicologia clinica e di comunità, sollevando interrogativi sulla sua effettiva integrazione nel sistema sanitario.

Adolescenti e Neurosviluppo: Rischi di un’Attenzione Solo Apparente

La salute mentale degli adolescenti richiede interventi mirati e la creazione di nuovi servizi territoriali e ospedalieri. Si stima che siano necessari almeno 400 posti letto per evitare il ricorso a ricoveri in reparti per adulti, inadatti alle esigenze dei minori. L’interesse per il neurosviluppo, l’ADHD, l’autismo e la disabilità intellettiva rischia di rimanere una mera affermazione priva di effetti concreti se non si formano squadre multidisciplinari capaci di implementare percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali completi, che includano servizi semiresidenziali, gruppi appartamento e progetti personalizzati con budget di salute.

Questo approccio si applica anche alla salute mentale perinatale, all’insorgenza di psicosi e ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

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Il Carcere: Una Torsione Securitaria Inquietante

In ambito penitenziario, il piano prevede un aumento dei posti nelle articolazioni per la tutela della salute mentale, portandoli da 320 a oltre 3.000 (il 5% della popolazione detenuta), con l’obiettivo di raggiungere il 10%. Questo comporterebbe un costo gestionale di oltre 300 milioni di euro all’anno, oltre alle ingenti spese strutturali per la realizzazione dei reparti. Ciononostante, con la medesima mole di investimenti si potrebbe dare priorità a misure alternative alla detenzione, incoraggiare l’inserimento in contesti residenziali e comunità terapeutiche, e promuovere iniziative per l’autonomia abitativa e lavorativa.

Si sottolinea l’urgenza di introdurre la liberazione anticipata e il numero chiuso, come delineato nella proposta di legge Magi.

L’attuazione della legge 81/2014 non prevede un sostegno adeguato ai centri di salute mentale che seguono circa 7.000 pazienti con misure giudiziarie, dei quali circa 4.800 ospiti in strutture residenziali, con un crescente impegno economico di circa 300 milioni di euro all’anno. La visione incentrata sulla sicurezza e sulla gestione dei rischi, seppur in maniera velata, riporta in auge il concetto di pericolosità insito nei soggetti con disturbi psichici, alimentando così lo stigma e i pregiudizi nei loro confronti.

Questa tendenza securitaria desta ancor più preoccupazione alla luce della proposta di legge Zaffini e in mancanza di una chiara direzione verso il no restraint, il superamento delle contenzioni e la riduzione dei Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO).

Diritti Dimenticati e Mancanza di Visione Olistica

Il ruolo dell’ospedalità privata e della residenzialità psichiatrica rimane nell’ombra, nonostante assorbano dal 50% al 70% delle risorse dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM). Questi settori non vengono ripensati secondo le linee guida per la deistituzionalizzazione. La questione dei diritti, della partecipazione di utenti esperti, dei familiari e della rete degli enti del terzo settore non acquisisce un ruolo predominante nell’affrontare le sfide della vita reale e quotidiana, quali il reddito, l’abitazione, l’occupazione e la socialità.

La salute mentale deve essere pienamente integrata in tutte le politiche mirate a contrastare i fattori sociali determinanti, come la povertà, le disparità, l’isolamento, le patologie croniche, le comorbidità e l’invecchiamento demografico.

È indispensabile un coinvolgimento di tutte le componenti sociali e un impegno politico che sia trasversale e interistituzionale, per un investimento appropriato nella salute mentale, pari almeno al 5% della spesa sanitaria.

Oltre le Parole: Un Impegno Concreto per la Salute Mentale

È evidente che il Piano d’Azione per la Salute Mentale 2025-2030 solleva importanti interrogativi. Al di là delle dichiarazioni di intenti, è fondamentale un impegno concreto e tangibile per garantire servizi adeguati e accessibili a tutti. La salute mentale non può essere considerata un tema marginale, ma un elemento centrale del benessere individuale e collettivo.

Amici, riflettiamo un attimo. In psicologia cognitiva, un concetto fondamentale è quello degli schemi mentali. Questi schemi sono come delle “lenti” attraverso cui interpretiamo il mondo. Se la società ha uno schema negativo sulla salute mentale, tenderà a stigmatizzare e a non investire adeguatamente in questo settore. Un concetto più avanzato è quello della plasticità neuronale: il nostro cervello è in grado di modificarsi e adattarsi continuamente. Questo significa che, anche di fronte a traumi o difficoltà, è possibile recuperare e migliorare la propria salute mentale, ma è necessario un ambiente favorevole e risorse adeguate. Chiediamoci: cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per cambiare gli schemi mentali negativi e promuovere una cultura della salute mentale?


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