- Il singolo “Che gusto c'è” con Fabri Fibra ha scalato le classifiche.
- Nel 2020, il trasferimento a Milano ha innescato una spirale negativa.
- Il 60,1% degli italiani convive con disturbi psicologici.
- Suicidio: quarta causa di morte tra i giovani (15-19 anni).
- Nel video musicale, Gianni Morandi è un «demone che si autorappresenta».
Il 9 agosto 2025 ha segnato il ventottesimo compleanno di Pietro Morandi, noto nel panorama musicale come Tredici Pietro. La ricorrenza assume un significato particolare in quanto il giovane artista ha recentemente raggiunto un successo significativo con il singolo “Che gusto c’è”, realizzato in collaborazione con Fabri Fibra, un brano che ha scalato le classifiche radiofoniche e dominato le piattaforme social. Questo traguardo arriva in un momento in cui l’artista sta progressivamente abbracciando l’importante retaggio musicale del padre, Gianni Morandi, un’eredità che in passato aveva cercato di tenere a distanza, scegliendo persino uno pseudonimo proprio per non venire immediatamente associato al celebre genitore. La sua propensione per il rap, manifestatasi fin dall’infanzia con l’ammirazione per Fabri Fibra, ha delineato un percorso artistico distinto.
Tredici Pietro, figlio di Gianni Morandi e Anna Dan, ha coltivato una passione per il rap sin da giovane, ascoltando assiduamente le opere di Fabri Fibra. Un aneddoto rivela la sua sorpresa quando la Sony Music gli propose la collaborazione con Fibra, un evento che lui stesso considerava irrealizzabile. Nonostante l’ambiente musicale familiare, con il padre Gianni che lo incoraggiava fin da bambino, Pietro ha cercato di forgiare una propria identità artistica isolandosi dal cognome Morandi. Il suo percorso musicale ha visto la pubblicazione del primo EP, “Assurdo”, il 7 giugno 2019, contenente sette brani e un solo featuring con Madame. Nel 2021 ha pubblicato il secondo EP, “X questa notte”, con collaborazioni illustri come Mecna, Nayt e Giaime.
Il 4 aprile 2025 è uscito il suo ultimo album, “Non guardare giù”, che include il duetto con Fabri Fibra, il quale ha elogiato Tredici Pietro per la sua “fame di ambizione” e “fame di soldi”, qualità essenziali per un artista nel panorama odierno. Questi successi recenti, tuttavia, si inseriscono su uno sfondo di rivelazioni personali profonde che hanno gettato luce su un periodo di fragilità e sofferenza, rivelando una dimensione intima e spesso oscura dietro la facciata pubblica. Le dichiarazioni di Tredici Pietro riguardanti l’autolesionismo e l’uso di psicofarmaci offrono uno spaccato crudo delle sfide inerenti alla salute mentale nel mondo dello spettacolo, un settore noto per le sue pressioni intrinseche e l’esposizione costante.
La vulnerabilità del giovane artista, che ha scelto di parlare apertamente delle sue difficoltà, riflette una tendenza crescente tra le celebrità a normalizzare il disagio mentale, rompendo il tabù che lo circonda.
La lotta contro l’autolesionismo e l’abuso di psicofarmaci tra le sfide metropolitane
Il difficile periodo vissuto da Tredici Pietro a Milano, città dove si era trasferito nel 2020, in piena pandemia, per convivere con la sua ex fidanzata, è stato segnato da profonde crisi personali. La rottura della relazione e la difficoltà di adattarsi al ritmo frenetico e alle aspettative superficiali di una metropoli come Milano hanno innescato una spirale di malessere. “A Milano mi sono perso. Non puoi concederti il lusso di impiegare un intero anno per creare un lavoro discografico. Sono andato in tilt e ho cominciato ad avere comportamenti autolesionistici, facendomi del male con le sostanze,” ha confessato l’artista. Le sostanze in questione, come specificato, non erano droghe illegali come la cocaina, ma piuttosto un “mischione” di psicofarmaci e medicinali. Questa ammissione sottolinea la pericolosità dell’abuso di farmaci prescritti, soprattutto quando assunti senza la dovuta supervisione medica e in contesti di forte stress emotivo.
Il periodo di auto-danno e l’uso sregolato di farmaci evidenziano una fuga dal dolore emotivo e dalla pressione psicologica insostenibile. La sua esperienza a Milano, descritta come un ambiente in cui “tutto va veloce e bisogna essere ‘fighi’ a tutti i costi”, ha amplificato un senso di inadeguatezza, portandolo a sentirsi “sfigato”. Questa fase di crisi è stata superata grazie all’analisi, un percorso terapeutico che ha offerto strumenti e supporto per affrontare il proprio disagio.
La fine della storia d’amore, avvenuta nel febbraio 2024, ha rappresentato un ulteriore colpo devastante, generando una sofferenza intensa che solo ora, dopo un considerevole lasso di tempo, sembra attenuarsi, permettendogli di considerare la possibilità di nuove relazioni. La sua confessione arriva in un momento in cui sempre più figure pubbliche scelgono di condividere le proprie battaglie contro la depressione, l’ansia e altri disturbi mentali.
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- E se il vero coraggio fosse affrontare l'ombra del padre... 💡...
L’ingombrante ombra del padre e il cammino verso l’accettazione
Il legame con Gianni Morandi, figura emblematica nel panorama musicale italiano, si presenta per Tredici Pietro come uno scenario intriso da intricate tensioni emotive. Essere nato in un contesto artistico offre certamente vantaggi: opportunità professionali favorite e accesso a relazioni esclusive; tuttavia porta anche inevitabili controindicazioni: la difficile gestione della pressione sociale, accompagnata dalla lotta per costruire una credibilità individuale lontana dall’influenza paterna. Questa duplicità ha portato Pietro ad avvertire talvolta il peso della sua eredità come qualcosa che lo appesantisce.
“Sul perché ci abbia sofferto è una cosa che non ho ancora capito,” spiega in modo sincero durante uno degli incontri divulgativi. L’affermazione mette in luce i delicati meccanismi psicologici dietro questa scelta artistica. Tredici Pietro desidera emergere dalla vasta ombra paterna; e tale intenzione si concretizza nel suo scelto nome d’arte, bastione emblematico della sua ricerca identitaria. Tuttavia, la consapevolezza che il legame con Morandi “fa notizia” e “non posso non espiarla” lo ha portato a un graduale processo di riappacificazione con questa parte della sua identità.
La decisione di coinvolgere Gianni Morandi nel videoclip del suo ultimo singolo, facendogli pronunciare una frase significativa, è stato un gesto simbolico estremamente potente. L’intenzione di Tredici Pietro era di rappresentare il padre come un “demone che si autorappresentasse, quella figura paterna che tutti hanno da sconfiggere in qualche modo e hanno anche a protezione”. Questa ambivalenza di “demone” e “protezione” evidenzia la complessità del processo di individuazione e la difficile ma necessaria separazione psicologica dalle figure genitoriali per costruire la propria autonomia.
L’artista ha riconosciuto che questa esperienza è comune a molti che hanno la fortuna di avere un padre, indicando come il superamento di questa “ombra” sia una tappa fondamentale nella crescita personale. In passato, Tredici Pietro aveva “sempre cercato di nascondere l’essere ‘il figlio di’”, rifiutando un’eredità artistica che percepiva come un ostacolo. Oggi, tuttavia, egli vede il “lato positivo” di questa condizione, un riconoscimento che prima “stupidamente” non voleva considerare.
Questa evoluzione indica un notevole progresso personale, un’accettazione che trasforma un peso in una risorsa. Nonostante questa ritrovata consapevolezza, l’artista non nasconde la persistenza della “grossa ombra” paterna: “Avere lui come padre è una fortuna, ma al tempo stesso è una grossa ombra dalla quale è difficile uscire. È sempre presente, ovunque.” Questa affermazione riassume la duplice natura del suo rapporto con il padre, un legame che è al contempo un vantaggio e una sfida costante.
Le difficoltà di Tredici Pietro si inseriscono nel più ampio contesto delle sfide psicologiche affrontate da molte celebrità. L’ambiente dell’industria dello spettacolo è caratterizzato da un incessante carico di pressioni, dalla necessità vitale di preservare un’immagine pubblica sempre positiva e dalle interminabili ore lavorative. Tali fattori possono risultare determinanti nell’insorgenza di problematiche legate alla salute mentale. Inoltre, l’isolamento, che frequentemente si manifesta come effetto collaterale della celebrità, tende a rendere ancor più acute tali difficoltà.
Riflessioni sulla salute mentale nel panorama delle celebrità e oltre
La scelta di Tredici Pietro di parlare pubblicamente delle sue esperienze con l’autolesionismo e l’uso di psicofarmaci non è un atto isolato, ma si inserisce in un movimento crescente di celebrità che scelgono di aprirsi sui propri problemi di salute mentale. Questa trasparenza è cruciale per la società contemporanea, in quanto contribuisce a smantellare lo stigma che purtroppo ancora circonda i disturbi psicologici.
Quando personaggi pubblici, ammirati e idealizzati, mostrano la propria vulnerabilità e fragilità, trasmettono un messaggio potente: nessuno è immune dal disagio mentale, e chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di forza. La loro voce può normalizzare esperienze che molti vivono in silenzio, incoraggiando un dialogo più aperto e compassionevole.
In termini di psicologia cognitiva, l’esperienza di Tredici Pietro illustra bene come i nostri pensieri e le nostre credenze influenzino profondamente le nostre emozioni e i nostri comportamenti. La sua percezione di essere un “sfigato” a Milano, il sentirsi perso e oppresso dalle aspettative di una città frenetica, ha generato un circolo vizioso di pensieri negativi che hanno contribuito al suo malessere. La terapia analitica, come da lui stesso menzionata, è uno strumento fondamentale proprio per aiutare a identificare e ristrutturare questi schemi di pensiero disfunzionali, fornendo al soggetto una maggior consapevolezza delle sue dinamiche interne e permettendo di sviluppare strategie di coping più adattive.
Dal punto di vista della psicologia comportamentale, l’autolesionismo e l’abuso di psicofarmaci possono essere interpretati come tentativi (disfunzionali) di gestire emozioni intense e spiacevoli. In tale ottica, l’autolesionismo può servire come forma di rilascio del dolore emotivo, mentre le sostanze possono offrire una via di fuga temporanea da stati mentali angosciosi. Questi comportamenti, seppur dannosi nel lungo termine, offrono un sollievo immediato, rafforzando la loro reiterazione.
Un concetto avanzato e di grande rilevanza in questo contesto è quello del “burden of fame” o peso della fama, che non si limita alla semplice pressione mediatica, ma include anche le dinamiche psicologiche complesse legate all’identità. Per un “figlio d’arte”, come Tredici Pietro, questo peso si amplifica con il “conflitto di individuazione” – la difficile ricerca di un’identità autonoma e autentica al di fuori dell’ombra genitoriale. Tale processo è cruciale per la salute mentale, poiché la costante comparazione e la difficoltà a riconoscere il proprio valore intrinseco possono generare ansia, depressione e un senso di non appartenenza, spingendo talvolta a comportamenti auto-sabotatori nel tentativo di affermare una distinzione, anche se negativa.
La testimonianza di Tredici Pietro ci invita a una profonda riflessione. In una società che spesso glorifica il successo esteriore e proiettiva immagini di perfezione, è facile sentirsi inadeguati e soli nelle proprie difficoltà. La storia di un giovane artista che, nonostante il successo e una radicata eredità familiare, ha attraversato momenti di profonda crisi, ci ricorda che il benessere psicologico è un percorso, non una destinazione. È un viaggio che richiede coraggio, resilienza e, soprattutto, la volontà di chiedere aiuto quando le difficoltà superano le nostre capacità di affrontarle da soli.
- Tredici Pietro: Nome d’arte di Pietro Morandi, rapper italiano classe 1997.
- Gianni Morandi: Celebre cantautore e icona della musica italiana, padre di Tredici Pietro.
- Fabri Fibra: Riferimento fondamentale nel rap italiano, collaboratore di Tredici Pietro. La questione del peso associato a un cognome noto o alle frustrazioni quotidiane imposte dalla vita contemporanea non è da sottovalutare; in effetti, le difficoltà connesse alla salute mentale sono palpabili e richiedono la nostra considerazione insieme al sostegno che possiamo offrire. La musica creata da Tredici Pietro, adesso permeata da tale introspezione personale, può fungere da strumento per divulgare messaggi carichi di speranza e resilienza, illustrando come sia possibile generare una nuova forza e ispirazione persino a partire dai traumi più gravi.