Violenza in gravidanza: perché l’ISS ha aggiornato le linee guida?

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  • Nel 2023, il 24,5% delle donne incinte ha mostrato segni di depressione.
  • 1 donna su 4 subisce violenza durante la gravidanza.
  • L'11,3% delle donne ha subito un aumento della violenza in gravidanza.

L’evoluzione delle Normative dell’ISS relative alla gravidanza fisiologica: un passo avanti per il benessere psicologico e la salvaguardia da atti di violenza

Un recente e significativo aggiornamento della seconda parte della Linea Guida “Gravidanza fisiologica”, elaborata dal Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e la Promozione della Salute (CNAPPS) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), ha acceso i riflettori su tematiche cruciali finora forse non adeguatamente considerate: la
salute mentale durante la gestazione e nel post-parto e la
violenza domestica e di genere. Pubblicata il 24 giugno 2025 e presentata in un webinar che ha visto la partecipazione di oltre 800 professionisti, questa revisione si affianca all’aggiornamento della prima parte, focalizzata sulle informazioni da fornire e sugli screening per le malattie infettive. L’importanza di questo documento risiede nell’introduzione di raccomandazioni basate su
solide prove scientifiche, volte a migliorare la qualità e l’appropriatezza dell’assistenza in un periodo così delicato della vita di una donna.

L’iter di aggiornamento, guidato da un panel multidisciplinare e multiprofessionale che ha coinvolto esperti, professionisti del settore nascita e associazioni di cittadini e pazienti, ha portato alla strutturazione del documento in quattro parti distinte, data la vastità dei quesiti emersi. Tra le novità di rilievo, spicca la raccomandazione di un modello di
continuità assistenziale ostetrica che preveda
almeno otto bilanci di salute in gravidanza. Questi incontri periodici e personalizzati sono concepiti con un
approccio centrato sulla persona, mirando a tutelare il benessere fisico, emotivo e relazionale della gestante. Questo approccio olistico rappresenta un passo avanti fondamentale nel considerare la gravidanza non solo da un punto di vista medico-biologico, ma anche psicologico e sociale.

Statistiche recenti sulla salute mentale durante la gravidanza:
Una nuova indagine condotta nel 2023 su 4.884 donne ha evidenziato che il 24,5% ha mostrato segni di depressione
[Epicentro ISS]. L’informativa riportata evidenzia chiaramente il valore cruciale degli interventi rapidi ed efficaci per supportare il benessere psicologico delle future madri durante il periodo della gestazione. È particolarmente degno d’osservazione un elemento innovativo inerente alla misurazione del peso corporeo nel corso della gravidanza. Con riferimento alle attuali prove scientifiche, le ultime indicazioni fornite
sconsigliano la consueta registrazione del peso ad ogni visita medica per quelle donne che presentano un indice ponderale nella norma. Si rende pertanto necessaria una maggiore attenzione nell’offrire dati precisi riguardo ai
vantaggi derivanti da uno stile alimentare equilibrato e dall’esercizio fisico regolare. È fondamentale che gli operatori sanitari adottino modalità comunicative sensibili, evitando pregiudizi o forme di stigmatizzazione, soprattutto durante incontri con i partner o nei casi riguardanti donne che hanno precedenti relativi a disturbi dell’alimentazione. Ciò rimarca l’emergere sempre più evidente dell’importanza della relazione tra medico e paziente attraverso un approccio rispettoso dei bisogni individuali.

Nel contesto clinico-sanitario come in quello laboratoristico si registra inoltre un cambiamento significativo: viene suggerito infatti che alle pazienti Rh(D) negative prive di segnali riconducibili all’alloimmunizzazione sia offerta informazione sullo strumento diagnostico noto come
Non-Invasive Prenatal Testing (NIPT), utile nella strategia d’immunoprofilassi specifica. Sebbene questa opzione non sia ancora universalmente disponibile su tutto il territorio nazionale, la sua inclusione nelle linee guida ne evidenzia la crescente importanza e il potenziale per un’assistenza più personalizzata e meno invasiva. Si prevede che a partire dal 2024 il NIPT diventi disponibile in modo più ampio, fornendo alle donne maggiori informazioni sulle anomalie cromosomiche fetali
[Osservatorio Malattie Rare].

Cosa ne pensi?
  • Finalmente l'ISS si concentra su salute mentale e violenza... 👍...
  • Davvero necessario tutto questo screening sistematico? 🤔...
  • Violenza in gravidanza: non solo fisica, ma anche psicologica... 💔...

L’emergere di un’urgenza: salute mentale, violenza e vulnerabilità psico-sociale

L’aggiornamento delle linee guida sull’assistenza in gravidanza segna un punto di svolta epocale nel riconoscimento e nell’approccio a condizioni di
vulnerabilità psico-sociale sempre più diffuse. In virtù dell’aumentata prevalenza di tali condizioni e dei drammatici dati del sistema di sorveglianza ostetrica ItOSS, che indicano il
suicidio come prima causa di morte materna tardiva in Italia tra il 2011 e il 2019, una nuova e cruciale sezione è stata dedicata a queste emergenti priorità di salute pubblica.

Raccomandazioni per la salute mentale:
Screening sistematici per depressione e ansia potrebbero infatti portare a diagnosi e trattamenti migliori, riducendo l’impatto negativo sia sulla madre che sul nascituro
[ISS].

La raccomandazione fondamentale è che, ad ogni bilancio di salute, venga effettuato uno
screening sistematico per depressione e ansia. Questo approccio proattivo mira a identificare precocemente eventuali disagi psicologici che, se non trattati, possono avere ripercussioni profonde sia sulla madre che sul nascituro. Parallelamente, viene sottolineata l’importanza cruciale della
valutazione dell’esposizione a violenza domestica e di genere. Questa tematica, spesso sommersa e difficile da affrontare, riceve finalmente lo spazio che merita, riconoscendo la gravidanza come un periodo in cui le donne possono essere particolarmente vulnerabili a forme di abuso, anche quelle che iniziano proprio durante la gestazione.

La violenza rimane una questione centrale; studi recenti mostrano che
una donna su quattro subisce violenza durante la gravidanza. Inoltre, il 11,3% delle donne ha segnalato un aumento della violenza durante questo periodo
[Istat]. Dati di questo tipo sottolineano la necessità di un’efficace rete di supporto e di screening.

Un ulteriore elemento di novità è l’identificazione di
fattori sociali complessi che possono accrescere la vulnerabilità delle donne in gravidanza. Tra questi, vengono esplicitamente citati le
difficoltà economiche, le
gravidanze in donne adolescenti e/o con
background migratorio, e le
difficoltà di accesso ai servizi. Questa visione più ampia e inclusiva riconosce la necessità di un approccio integrato che tenga conto non solo degli aspetti medici, ma anche del contesto sociale ed economico in cui vive la donna.

Tipo di violenza Percentuale di donne colpite
Violenza fisica 30%
Violenza domestica durante la gravidanza 24%
Aumento della violenza gravidanza 11. 3%

Al fine di fornire risposte efficaci alle complesse sfide attuali, gli esperti suggeriscono con convinzione l’attivazione della necessaria
rete assistenziale, dove essa non fosse già implementata. È fondamentale che tale rete integri in maniera coordinata i
dipartimenti di salute mentale, i
servizi sociali, assieme ad altre agenzie locali competenti. La finalità primaria consiste nell’assicurare diagnosi tempestive unite a terapie appropriate contro depressione e ansia; parallelamente è essenziale offrire sostegno protettivo alle donne vittime di violenza e agli individui vulnerabili.

Significativo è sottolineare come le recenti linee guida includano per la prima volta l’indicazione dello
screening delle mutilazioni genitali femminili per tutte le donne ritenute a rischio; queste ultime provengono infatti da contesti o comunità in cui tale atroce pratica è culturalmente radicata. Si tratta indubbiamente di un traguardo considerevole nella lotta contro questa specifica forma di
violenza basata sul genere, poiché essa presenta ripercussioni severissime sulla salute tanto fisica quanto psicologica delle donne stesse—problematiche tali da esigere attenzione particolare nei momenti cruciali della gravidanza o del parto.

La violenza in gravidanza: una violenza “doppia” e le sue conseguenze a lungo termine

La gravidanza, un periodo che per molti è sinonimo di attesa gioiosa e protezione, si rivela purtroppo per alcune donne un momento di
elevata vulnerabilità alla violenza domestica. Come evidenziato dai dati ISTAT, nel mondo una donna su quattro subisce qualche forma di violenza durante la gestazione, e in Italia la stima si aggira intorno al
10-12% delle donne in attesa. Questo dato, già di per sé allarmante, diventa ancora più inquietante se consideriamo che per la maggior parte di queste donne la violenza non solo non diminuisce con la gravidanza, ma nell’
11% dei casi peggiora e nel
6% inizia proprio in questo periodo.

Questa realtà drammatica è stata portata tragicamente all’attenzione pubblica da casi eclatanti, come quello di
Giulia Tramontano, uccisa dal compagno mentre era incinta di sette mesi. La sua storia è diventata il simbolo di una
violenza “doppia”: quella contro la donna e quella contro la vita nascente che portava in grembo. Il suo assassino, condannato all’ergastolo, aveva pianificato l’omicidio, dimostrando una premeditazione e una crudeltà agghiaccianti. La violenza che ha subito Giulia non è stata improvvisa, ma si è inserita in un contesto di mesi di manipolazione, bugie, isolamento e tentativi di controllo. Questo sottolinea come la violenza domestica sia spesso un crescendo di abusi fisici, psicologici ed emotivi che logorano la vittima e la rendono sempre più fragile e isolata.

Conseguenze della violenza in gravidanza:
Gli abusi subiti in gravidanza possono portare a problemi di salute significativi; ad esempio, il 40,3% delle donne colpite ha sviluppato depressione e il 46,8% ha riportato ansia e attacchi di panico
[Istat]. Il fenomeno della
violenza durante il periodo della gestazione trascende l’ambito privato per configurarsi come un grave problema per
la salute pubblica, manifestando conseguenze severe tanto per
la madre quanto per il nascituro. Secondo quanto riportato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna,
la violenza domestica rappresenta la seconda causa principale di mortalità durante la gravidanza, subito dopo le emorragie. Questo dato pone chiaramente in risalto una realtà drammatica spesso trascurata. Oltre ai casi tragici isolati, infatti, gli atti abusivi commessi nei confronti delle donne incinte generano esiti deleteri quali danni fisici alla gestante e al bambino portatore; essi possono dare origine a condizioni di stress prolungato e depressione oltre a indurre pratiche rischiose come l’abuso di alcol o droghe e a potenzialmente favorire complicazioni ostetriche – includendo parti prematuri o pesanti deficit nel peso neonatale.

Organizzazioni dedicate all’assistenza delle vittime denunciano anche come queste donne tardino ad accedere alle cure prenatali necessarie; frequentemente mancano agli appuntamenti fissati oppure giungono presso i pronto soccorsi con ferite dai contorni poco chiari riguardo all’origine degli stessi. È dunque evidente l’urgenza impellente d’investire nella formazione dei professionisti sanitari affinché sviluppino maggiore consapevolezza nell’identificare indizi relativi ad episodi silenziosamente violenti, compresi quelli meno facilmente percepibili.

Riconoscere la gravità di questo fenomeno e rafforzare la rete di prevenzione e supporto è fondamentale. Le nuove linee guida dell’ISS rappresentano un passo importante in questa direzione, ponendo l’accento sulla necessità di uno screening sistematico per la violenza domestica e di genere durante i bilanci di salute. Tuttavia, per spezzare il silenzio che ancora troppo spesso circonda questa “violenza invisibile”, è necessario un impegno congiunto di tutte le componenti della società: istituzioni, operatori sanitari, forze dell’ordine, associazioni e cittadini. Solo così sarà possibile offrire alle donne in gravidanza la protezione e il supporto di cui hanno bisogno per vivere questo periodo in sicurezza e serenità.

Riflessioni sulla violenza, il trauma e lo sviluppo del legame madre-bambino

Le prove scientifiche disponibili, insieme alle tragiche narrazioni provenienti dalle pagine della cronaca, ci inducono a compiere una riflessione approfondita sulla dinamica intrinseca alla violenza, specie nel contesto particolarmente vulnerabile della gravidanza. Sotto l’ottica della
psicologia comportamentale, è possibile interpretare la violenza domestica durante la gestazione come uno scatenante per uno stato persistente di
stress cronico, capace di attivare meccanismi fisiologici legati alla risposta materna allo stress stesso. La protratta secrezione degli ormoni da stress—quali ad esempio il cortisolo—può riversarsi negativamente sul corretto sviluppo del feto. Analizzando invece dal punto di vista della
psicologia cognitiva, subire esperienze traumatiche può modificare profondamente le visioni e i pensieri che una madre ha su se stessa, così come sulle relazioni con il partner o sull’ambiente circostante; ciò incide direttamente nella sua capacità d’instaurare un fortunato
legame di attaccamento sicuro col bambino che sta per nascere. L’
trauma vissuto dalla madre trascende i confini del suo io personale; esso ha infatti potenziali ricadute anche sul neonato attraverso percorsi talvolta intricati.

Un concetto fondamentale nel campo delle scienze psicologiche relative al benessere mentale sottolinea l’importanza dell’ambiente in cui cresce ciascun individuo: quest’ultimo esercita una forza decisiva sul suo processo evolutivo. La questione della gravidanza in situazioni di violenza si rivela preoccupante poiché il feto vive un’esistenza indirettamente immersa in un contesto deleterio. Nell’ambito della
medicina connessa alla salute mentale, è noto che un prolungato stato di stress materno ha implicazioni sullo sviluppo cerebrale del nascituro; ciò riguarda principalmente quelle aree deputate alla gestione delle emozioni, all’adattamento agli stimoli stressogeni e alle capacità cognitive generali. Tale condizione potrebbe accrescere significativamente la sua
vulnerabilità, rendendolo suscettibile nel lungo periodo ad affrontare problematiche relative al comportamento e all’emotività. Ricerche approfondite nell’ambito della psicologia comportamentale e del
trauma evidenziano chiaramente che esperienze precoci negative – come la violenza domestica vissuta durante l’infanzia intrauterina – possono compromettere i normali funzionamenti dei
CIRCUITI NEURALI, precondizionando così gli individui ad avere reazioni più accentuate agli eventi percepiti come minacciosi o difficoltà significative nella gestione delle proprie emozioni.

Inoltre, va sottolineato come la dinamica violenta durante il periodo gestazionale sia strettamente legata ai modelli relazionali affettivi instaurati tra madre e figlio sin dalle prime interazioni: secondo quanto suggerisce la disciplina della
PSICOLOGIA COGNITIVA, queste interconnessioni iniziali sono determinanti per forgiare quei meccanismi interni che plasmano le relazioni future dell’individuo. Un contesto intriso di
violenza può gravemente interferire con la capacità materna nel diventare una figura d’attaccamento
sensible ed adeguata; ciò preclude uno sviluppo sereno dell’attaccamento nel fanciullo. Questo spunto riflessivo sottolinea l’importanza imprescindibile della salvaguardia della salute mentale materna: essa è vitale non soltanto per il benessere individuale della madre stessa ma si rivela determinante anche riguardo al destino del nascituro. In tal modo ogni episodio violentemente perpetrato durante il periodo gestazionale si erge non come mero affronto all’individuo femminile ma come seria insidia alla corretta crescita di una vita emergente. Ciò rappresenta quindi uno stimolo imperativo a
non lasciare mai alcuno spazio all’apatia, invitando tutti a identificare precocemente eventuali indicatori — spesso sottili — che possano presagire situazioni problematiche o rischiose; così facendo sarà possibile intervenire con immediata empatia ed azioni efficaci. Pertanto l’approfondita attenzione verso la condizione psicologica durante il periodo gestazionale insieme ad azioni preventive contro episodi abusivi devono essere considerate scelte fondamentali se desideriamo investire realmente nella qualità futura delle nostre comunità; assicurando così che ciascun infante venga accolto in condizioni favorevoli costellate da amorevolezza, stabilità ed accudimento protettivo.

Glossario:
  • ISS: Istituto Superiore di Sanità, ente pubblico di ricerca italiano.
  • CNAPPS: Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e la Promozione della Salute.
  • NIPT: Non-Invasive Prenatal Testing, test prenatale non invasivo per il rilevamento di anomalie cromosomiche.
  • ItOSS: Italian Obstetric Surveillance System, sistema di sorveglianza ostetrica italiano.
  • Screening: Test utilizzati per identificare precocemente condizioni o malattie.
  • Vulnerabilità psico-sociale: Condizioni che rendono un individuo maggiormente esposto a problemi di salute mentale e sociale.

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