Sessualità e trauma: neuroscienze rivelano il legame inscindibile

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  • Il 63% delle donne con dolore pelvico cronico ha subito abusi sessuali infantili.
  • Il trauma è una memoria impressa nel corpo, non solo nella mente.
  • Tecniche come EMDR aiutano a reinterpretare memorie traumatiche tramite stimolazioni bilaterali.

La sessualità, sfera intima e complessa dell’esistenza umana, può essere profondamente segnata da esperienze traumatiche. Queste cicatrici, spesso invisibili, si manifestano non solo a livello psicologico, ma lasciano tracce indelebili anche nel corpo, alterando la percezione di sé e delle relazioni. L’impatto del trauma sulla sessualità è un tema di crescente interesse, e le recenti scoperte nel campo della neurobiologia offrono nuove prospettive per comprendere e trattare queste ferite profonde. Il 4 luglio 2025 a Napoli, presso l’NH Hotel Panorama, si terrà la presentazione di un volume che esplora in dettaglio questo legame: “Sessualità: corpo, relazione e trauma” di Carla Iuliano. L’evento mette in luce l’importanza di un approccio integrato che consideri la complessità del trauma e il suo impatto sulla dimensione sessuale.

Il trauma non è un evento che si limita a risiedere nella mente; è una memoria impressa nel corpo. Anche quando i ricordi coscienti svaniscono, il corpo mantiene le tracce dell’esperienza traumatica attraverso tensioni muscolari, risposte automatiche e posture che possono riattivarsi in contesti intimi. Questa “memoria corporea” è il modo in cui il trauma continua a manifestarsi, anche in assenza di consapevolezza mentale. Studi hanno dimostrato come il trauma, soprattutto se subito durante l’infanzia, possa portare a disturbi specifici della sfera sessuale e a una ridotta soddisfazione. Tra questi, il disturbo da desiderio sessuale ipoattivo, caratterizzato da una marcata riduzione dell’interesse per l’attività sessuale. Questo disturbo può derivare dall’associazione inconscia della sessualità con ricordi traumatici, portando a un evitamento delle situazioni intime e a un senso di distacco emotivo. In alcuni casi, si manifesta una vera e propria repulsione verso il partner o gli atti sessuali.

Recenti studi evidenziano che l’impatto del trauma sulla sessualità non si limita solo a queste dinamiche, ma si estende a reali alterazioni fisiologiche nel corpo. Infatti, il trauma può agire come un fattore scatenante di varie disfunzioni sessuali, contribuendo a favorire condizioni come dolore pelvico cronico, disfunzione erettile e difficoltà nel raggiungere l’orgasmo. I dati evidenziano come ben il 63% delle donne affette da dollia pelvica cronica presenti una tragica esperienza passata segnata da abusi sessuali nell’infanzia. Questo scenario mette in rilievo la necessità cruciale di interventi tempestivi, così come l’urgenza di adottare un metodo collaborativo e integrato per trattare questi disturbi.

Cicatrici emotive e incarnate: l’impatto del trauma sulla fisiologia sessuale

Il legame tra trauma vissuto e impatti sulla sfera sessuale emerge anche sul piano fisico. Molti individui lamentano dispareunia – ovvero dolore durante l’atto intimo – insieme al vaginismo; quest’ultimo si presenta con spasmi involontari della muscolatura della vagina ed è particolarmente comune nelle donne che hanno subito abusi nel corso della loro infanzia. Tali problemi non risultano sempre riconducibili a fattori biologici diretti; piuttosto sembrerebbero originarsi da uno stato di tensione muscolare cronica o dalla paura associativa all’intimità. Diverse indagini scientifiche hanno messo in luce un nesso tra episodi di abuso infantile e l’insorgenza di disturbi come il vaginismo. Tra i fattori scatenanti vi sono la violenza fisica oppure atti di penetrazione forzata che incrementerebbero significativamente il rischio delle complicazioni sopra menzionate. Il fenomeno del vaginismo rappresenta frequentemente una reazione alla paura complessiva nei confronti dell’attività sessuale; tale situazione può essere esacerbata da ricordi intrusivi dolorosi che riaffiorano nella mente delle vittime d’abuso. Di fatto, per molte persone abusate, gli incontri intimi possono venire percepiti come un richiamo a esperienze traumatiche passate: ciò genera un persistente ciclo di ansia ridondante e fuga dalle situazioni intime tale da rendere difficoltosa qualsiasi forma d’adattamento sia emotivo sia nelle relazioni interpersonali. L’anorgasmia, l’incapacità di raggiungere l’orgasmo, è un altro disturbo comune, spesso legato a una difficoltà nel lasciarsi andare emotivamente e fisicamente durante l’intimità.


Sia negli uomini che nelle donne, il trauma può portare a difficoltà nel raggiungimento o nel mantenimento dell’erezione o dell’eccitazione, causate da ansia da prestazione, flashback traumatici o altre conseguenze psicologiche. Queste condizioni sono spesso aggravate da sentimenti di inadeguatezza e vergogna, che minano l’autostima.

L’ipervigilanza e i disturbi sessuali sono legati a una continua attivazione del sistema nervoso simpatico, che può generare reazioni somatiche anche in assenza di una minaccia reale

Questo stato di allerta, mantenuto dagli ormoni dello stress come cortisolo e adrenalina, rende difficile il rilassamento durante l’intimità. La sessualità, in questo contesto, diventa un terreno fragile e instabile, dove il corpo si difende da un pericolo che non esiste più.

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Dalla frammentazione alla riconnessione: percorsi terapeutici integrati

Questi fenomeni non sono semplici disfunzioni, ma risposte profonde del corpo che cerca di proteggersi. Non sono scelte consapevoli, ma reazioni automatiche del sistema nervoso. Il corpo, “custode” della memoria traumatica, agisce per proteggere la persona, anche a costo di inibire esperienze positive come il piacere e l’intimità secondo quanto suggerito da diverse prospettive. L’esperienza di abuso può frammentare la sessualità non solo a livello corporeo, ma anche nell’identità e nella relazione. Il trauma altera in profondità il modo in cui la persona vive sé stessa e si rapporta agli altri.

La sessualità è una funzione complessa dove corpo, mente ed emozioni sono interconnessi. Quando il trauma colpisce, questo equilibrio si spezza, portando a difficoltà emotive, blocchi corporei e problemi relazionali. La vergogna, il senso di colpa e un’immagine di sé distorta sono bagagli emotivi pesanti che i sopravvissuti portano con sé, ostacolando l’intimità.

La guaina della memoria somatica non rappresenta solo un ostacolo, ma può essere utilizzata come strumento di identità profonda e ricostruzione. Il fenomeno del trauma trascende l’individuale e ha ripercussioni dirette sulle relazioni interpersonali; esso erode pilastri fondamentali quali fiducia e sicurezza, cruciali per costruire legami affettivi salutari. L’esperienza traumatica porta molti ad astenersi dal contatto fisico: una forma di protezione percepita come essenziale che spesso implica una rinuncia all’intimità o un severo controllo su tutte le modalità relazionali, provocando così una perdita della spontaneità.

In questa cornice complessa emerge l’urgenza di trasformare strategie reattive in pratiche che privilegiino connessione autentica ed esperienze gratificanti. Pratiche terapeutiche quali il SOMATIC EXPERIENCING (SE), gli interventi basati sulla psicoterapia sensomotoria o lo yoga specificamente orientato ai traumi si configurano come strumenti efficaci per favorire nei sopravvissuti quel processo di riconnessione tra corporeità ed emozioni; questo conduce verso percorsi integrativi di guarigione personale. Altresì significativo è l’utilizzo dell’EMDR (DESENSIBILIZZAZIONE E RIELABORAZIONE TRAMITE MOVIMENTI OCULARI); utilizzato anche nella cura del trauma sessuale, mira precisamente a reinterpretare memorie traumatiche tramite stimolazioni bilaterali, riuscendo così ad agevolare nuovamente quella sintesi delle esperienze dolorose affrontate.

Verso la guarigione: il ruolo della terapia e del supporto relazionale

L’impatto del trauma sulla sessualità è profondo e complesso, ma non è immutabile. Comprendere come corpo, mente ed emozioni reagiscono al trauma è il primo passo verso la guarigione.

La terapia deve andare oltre l’elaborazione cognitiva, coinvolgendo anche il corpo e la sua memoria.

Il percorso può essere lungo, ma la consapevolezza e il dialogo possono aprire la strada verso una sessualità che può tornare a essere uno spazio di connessione e piacere. In tal senso, è fondamentale la costruzione di una rete di supporto sociale e relazionale. La memoria somatica, benché ostacolo, è anche una guida: ascoltare il corpo con rispetto e gentilezza permette di individuare i blocchi e iniziare a scioglierli. L’intervento professionale mirato offre uno spazio sicuro per elaborare il trauma, mentre il supporto di amici e familiari aiuta a ridurre l’isolamento e favorire la partecipazione attiva alla propria guarigione. Questo approccio integrato non solo affronta l’impatto multidimensionale del trauma, ma aiuta a costruire un percorso verso una sessualità sana e libera.

Glossario:

  • Somatic Experiencing (SE): approccio terapeutico focalizzato sull’elaborazione del trauma attraverso il corpo.
  • EMDR: terapia che utilizza stimolazioni bilaterali per rielaborare ricordi traumatici.
  • Vaginismo: contrazione involontaria della muscolatura vaginale, spesso associata a paura e trauma.
  • Dispareunia: dolore durante i rapporti sessuali, che può avere cause sia fisiche che psicologiche.
  • Anorgasmia: incapacità di raggiungere l’orgasmo nonostante una stimolazione adeguata.

Attraverso un dialogo aperto e il supporto reciproco, è possibile promuovere una rinascita autentica, mentre gli individui vinceranno il loro trauma, favorendo una maggiore autoconsapevolezza e relazione sana con se stessi e con gli altri.


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