Lundbeck e la salute mentale giovanile: il progetto ‘Mi vedete?’ sotto la lente

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  • Nel 2021, Lundbeck ha investito il 20% dei ricavi globali, pari a 514 milioni di euro, in ricerca e sviluppo.
  • Il 49,4% dei giovani italiani tra i 18 e i 25 anni ha sofferto di ansia e depressione post-pandemia.
  • Solo il 31% dei genitori è consapevole del disagio dei figli, contro il 71% degli studenti che lo prova.

Il panorama della ricerca sulle neuroscienze in italia vede lundbeck, azienda biofarmaceutica danese specializzata nell’area, giocare un ruolo significativo. Secondo quanto riportato, l’azienda si dichiara fortemente orientata alla ricerca e sviluppo, con una quota rilevante dei propri ricavi globali, circa il 20% nel 2021 pari a 514 milioni di euro, investita in quest’ambito. Tale impegno si traduce in partnership con importanti centri di ricerca presenti sul territorio italiano, confermando la volontà di lundbeck di contribuire attivamente al progresso delle conoscenze nel campo delle malattie neurologiche e psichiatriche.

Ultimi sviluppi nella ricerca:
Nel 2024, Lundbeck ha annunciato nuovi progetti di ricerca umanistica per affrontare le malattie neurologiche, rendendo la cura dei pazienti più personalizzata grazie all’analisi dei sintomi clinici.


La comprensione di queste patologie viene sempre più approcciata da una prospettiva biologica, sottolineando l’importanza della ricerca di base, definita anche ricerca fondamentale, per una comprensione più completa del cervello. Tale approccio si propone non esclusivamente di affrontare i sintomi manifesti delle patologie in questione; esso ambisce altresì a influenzare positivamente il decorso delle malattie mediante lo sviluppo innovativo di small molecule e farmaci biologici. Con una presenza che vanta oltre trent’anni sul territorio nazionale — ricorrenza celebrata nel 2024 — Lundbeck Italia ha introdotto sul mercato numerose molecole terapeutiche, incluse quattro importanti antidepressivi derivanti dalla sua stessa ricerca scientifica.

L’impresa favorisce dinamicamente cooperazioni strategiche con vari attori sociali, quali professionisti sanitari, organismi pubblici ed enti no-profit, per conseguire l’ambizioso scopo di ottimizzare il benessere neurologico collettivo. Un chiaro riscontro tangibile del suo impegno è rappresentato dal sostegno accordato a iniziative destinate non soltanto all’offerta terapeutica, ma anche alla creazione di servizi integrati riguardanti la salute mentale. Le aree cliniche oggetto d’interesse includono prevalentemente condizioni patologiche come la depressione grave, la schizofrenia acuta ed infine l’emicrania: quest’ultima appare particolarmente rilevante all’interno degli studi condotti dall’azienda, poiché identificata come uno dei settori d’indagine prioritari.

L’italia si configura come un paese con centri di ricerca considerati importanti a livello internazionale, con i quali lundbeck collabora attivamente per portare avanti i propri programmi di ricerca nel campo delle neuroscienze. Centri come l’Istituto di Neuroscienze Cavalieri Ottolenghi e l’Istituto di Neuroscienze di Firenze si sono distinti per la loro innovazione e la loro volontà di integrare pratiche terapeutiche all’avanguardia nella cura dei pazienti.

Salute mentale e giovani: il progetto “mi vedete?” di lundbeck italia

Uno degli aspetti più rilevanti nell’ambito dell’impegno di lundbeck italia per la salute mentale è il progetto “mi vedete?”. Questa iniziativa nasce come risposta diretta ai dati emersi dal rapporto “generazione post pandemia: bisogni e aspettative dei giovani italiani nel post covid 19”, elaborato nel giugno 2022 da censis, consiglio nazionale dei giovani e agenzia nazionale dei giovani.

Il rapporto ha evidenziato come quasi la metà dei giovani italiani, nello specifico il 49,4% tra i 18 e i 25 anni, abbia dichiarato di aver sofferto di ansia e depressione a causa della pandemia di covid-19, un evento che ha avuto un impatto significativo sulla visione futura del 62,1% di loro. In risposta a queste preoccupazioni, l’attenzione è stata rivolta anche alle iniziative del governo italiano, che ha allocato 8 milioni di euro per programmi di salute mentale giovanile durante la pandemia, inclusa la creazione di unità specializzate per gli adolescenti.
Di fronte a queste evidenze, “mi vedete? ” si propone di affrontare il disagio adolescenziale attraverso un modello di ascolto e analisi all’interno degli istituti scolastici. Il progetto ha coinvolto studenti, insegnanti, famiglie ed esperti, con l’obiettivo di identificare i disagi e fornire risposte adeguate e tempestive, attivando una rete di supporto sul territorio. Attraverso sei giornate di awareness, 96 conversazioni antropologiche e sei workshop, sono stati raccolti dati quali-quantitativi significativi.


Sergio de filippis, docente di psichiatria delle dipendenze all’università di roma la sapienza, ha sottolineato la gravità della situazione a livello globale, riportando statistiche dell’organizzazione mondiale della sanità che indicano quasi 1 miliardo di persone affette da disturbi mentali, di cui il 14% sono adolescenti. In europa, secondo lo state of children in the european union del 2024, si stima che tra i ragazzi di 15 e 19 anni circa l’8% soffra di ansia e il 4% di depressione, con un numero preoccupante di suicidi giovanili nel 2020.

Il progetto “mi vedete?” ha rivelato una percezione della realtà differente tra studenti, genitori e docenti. Il 71% degli studenti intervistati ha dichiarato di provare un disagio, mentre solo il 31% dei genitori se ne accorgeva. Il 100% dei docenti ha denunciato questa situazione, in misura maggiore rispetto agli studenti stessi. Le cause del disagio sono state attribuite principalmente alla sfera familiare (27,6% degli studenti e 37% dei docenti) e all’ambiente scolastico (39% dei genitori e 12% dei docenti). Questo dato evidenzia una tendenza ad attribuire la responsabilità all’altro da parte degli adulti.

Il progetto ha analizzato anche altre situazioni comuni tra i giovani, come l’uso di sostanze (54% degli studenti, 15% dei genitori, 19% dei docenti), i disturbi alimentari (38% degli studenti, 13% dei genitori, 33% dei docenti), i disturbi del sonno (63% degli studenti, di cui un terzo fatica ad addormentarsi per ansie e preoccupazioni, ma solo 19% dei genitori e 8% dei docenti ne è consapevole) e il bullismo (38% degli studenti, 17% dei genitori, 4% dei docenti).

Ketty vaccaro, responsabile salute e welfare censis, ha evidenziato come l’impatto psicologico della pandemia sia stato maggiore sui giovani rispetto agli adulti e agli anziani. Alberto siracusano, professore ordinario di psichiatria università di roma policlinico tor vergata, ha sottolineato l’importanza della prevenzione nelle scuole per sviluppare una cultura sulla salute mentale.

Tiziana mele, amministratore delegato lundbeck italia, ha concluso evidenziando come il progetto “mi vedete?”, nato da un cortometraggio sulla depressione adolescenziale, rappresenti un punto di partenza per sviluppare un modello di ascolto e risposta rapida, con il coinvolgimento di figure professionali adeguate. Lundbeck italia ha presentato i risultati alle istituzioni con l’obiettivo di estendere il progetto ad altri istituti. Ascoltare, comprendere e agire sono considerati elementi fondamentali per prevenire che il disagio giovanile evolva in un disturbo.

Cosa ne pensi?
  • 👍 Ottima iniziativa di Lundbeck, finalmente un focus sui giovani......
  • 🤔 Il progetto 'Mi vedete?' sembra valido, ma rischia di medicalizzare......
  • 🤯 Interessante notare la discrepanza tra la percezione degli studenti......

Un futuro per le neuroscienze in italia: sfide e prospettive

Il dibattito riguardante il futuro delle neuroscienze nel contesto italiano pone l’accento sull’impegno profuso da entità come Lundbeck nel fronteggiare le sfide esistenti oltre ad esplorare nuove opportunità. Investigare nel campo delle neuroscienze risulta essenziale per sviluppare una conoscenza più dettagliata ed esaustiva del funzionamento del cervello umano insieme alle varie patologie associate. È importante notare quanto evidenziato da Di Luca (Unimi), secondo cui l’importanza della ricerca fondamentale venga universally recognized, poiché questa svolge un ruolo centrale nell’assicurarsi basi solide affinché emergano possibili innovazioni terapeutiche. L’approccio multifasico adottato da Lundbeck abbraccia tanto le piccole molecole quanto i medicinali biologici; ciò mette in luce l’intrecciarsi complesso degli squilibri neurologici così come psicologici, necessitando approcci terapeutici variabili.

In mezzo a tali difficoltà, l’Italia mantiene comunque una vocazione straordinaria nella ricerca scientifica attraverso centri d’eccellenza citati precedentemente che giocano un ruolo proattivo nello sviluppo della scienza contemporanea. Cruciale risulta la sinergia fra compagnie farmaceutiche ed enti accademici/clinici al fine di velocizzare i processi coinvolti nella creazione e messa a punto di nuovi trattamenti efficaci. Tuttavia, è fondamentale mantenere un dibattito aperto e trasparente sui finanziamenti alla ricerca e sui potenziali conflitti di interesse, assicurando che la direzione della ricerca sia guidata primariamente dall’esigenza di rispondere ai bisogni insoddisfatti dei pazienti e non da logiche prettamente commerciali.

La salute mentale, in particolare, richiede un impegno che vada oltre la sola dimensione farmacologica. L’intervista a tiziana mele, amministratore delegato lundbeck italia, evidenzia l’importanza di integrare le terapie farmacologiche con servizi e progetti di supporto, riconoscendo la natura complessa e multifattoriale dei disturbi psichiatrici. Progetti come “mi vedete?”, sebbene focalizzati sulla salute mentale giovanile, rappresentano un esempio di come l’industria farmaceutica possa contribuire a promuovere una cultura della salute mentale e a supportare percorsi di cura integrati.

La crescente consapevolezza riguardo all’importanza della salute mentale, anche a seguito della pandemia, fornisce un’opportunità per rafforzare gli investimenti e le policy nel settore. Il progetto del ministero della salute per un nuovo piano d’azione nazionale per la salute mentale, con una forte attenzione all’età evolutiva e alla transizione all’età adulta, indica una direzione positiva in tal senso.


L’innovazione in questo campo non si limita solo allo sviluppo di nuove molecole, ma include anche l’esplorazione di tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale nella neurologia, come discusso dall’european academy of neurology. La profilassi dell’emicrania con anticorpi monoclonali, come eptinezumab, rappresenta un esempio di come la ricerca stia portando a nuove opzioni terapeutiche per patologie debilitanti.

In definitiva, il futuro delle neuroscienze in italia, e il ruolo di attori come lundbeck, dipenderà dalla capacità di mantenere un elevato livello di investimento in ricerca, promuovere collaborazioni virtuose tra i diversi attori del sistema e garantire che l’innovazione terapeutica e i servizi di supporto siano accessibili a chiunque ne abbia bisogno.

Riflessioni sulla salute del cervello e i percorsi di cura

Il benessere cerebrale costituisce una questione centrale dal significato profondo nell’influenza quotidiana sulle nostre vite. Le teorie della psicologia cognitiva dimostrano chiaramente quanto siano interconnessi i meccanismi mentali – dalla percezione alla memoria, passando per il pensiero – con le architetture fisiologiche ed operative del cervello stesso. In parallelo, l’approccio fornito dalla psicologia comportamentale evidenzia come le nostre azioni siano forgiati dall’intreccio tra processi neurologici ed elementi esterni presenti nel nostro contesto vitale.

Riguardo ai traumi – tanto fisici quanto psichici – emerge una consapevolezza crescente sull’effetto perdurante di tali esperienze sui circuiti neurologici: esse possono modificare irreversibilmente le traiettorie neuronali favorendo l’emergenza di vari disturbi. Di conseguenza, gli ambiti medici legati alla sanità mentale vengono a configurarsi come discipline complesse in cui convergono saperi provenienti da più campi scientifici volti a esplorare, diagnosticare e curare disfunzioni associate al funzionamento cerebrale.

Un concetto basilare rilevante è quello della plasticità neurale, rappresentando così quella straordinaria predisposizione dell’organo cerebrale a rimodellarsi ed evolvere durante tutto l’arco dell’esistenza umana. Questa plasticità ci offre una speranza concreta per il recupero e la resilienza, anche dopo traumi o in presenza di disturbi. Anche se alcuni percorsi neurali possono essere danneggiati o alterati, il cervello ha la straordinaria capacità di creare nuove connessioni e di compensare le perdite.

Portando questa riflessione a un livello più avanzato, possiamo considerare il concetto di allostatic load nel contesto della salute mentale. L’allostatic load si riferisce al “costo” cumulativo che il corpo paga per adattarsi a stress cronici. Nel caso dei disturbi mentali, l’esposizione prolungata a stress psicologici, come quelli vissuti dai giovani durante la pandemia, può portare a una disregolazione dei sistemi fisiologici, incluso l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, con conseguenze negative sulla struttura e sulla funzione cerebrale. Comprendere l’allostatic load ci aiuta a *guardare oltre la semplice diagnosi e a considerare l’impatto a lungo termine dello stress e delle esperienze avverse sulla salute del cervello.

Ci invita a riflettere su come le nostre esperienze passate e presenti modellino la nostra salute mentale e su come possiamo intervenire non solo a livello sintomatico, ma anche agendo sui meccanismi sottostanti del disagio. L’importanza di progetti come quello promosso da lundbeck, che cercano di intercettare il disagio giovanile e di offrire supporto, risiede proprio nella capacità di mitigare l’allostatic load in una fase cruciale dello sviluppo, offrendo ai giovani gli strumenti per affrontare le sfide e costruire una maggiore resilienza. Questa prospettiva integrata, che considera sia la dimensione biologica che quella psicosociale della salute mentale, è essenziale per costruire percorsi di cura più efficaci e personalizzati.

Glossario:

  • Allostatic load: il costo cumulativo dell’esposizione a stress cronico sul corpo.
  • Plasticità neurale: capacità del cervello di adattarsi e riorganizzarsi in risposta a esperienze.

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