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Psicofarmaci e adolescenti: ecco come le ricette false alimentano l’abuso

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  • Nel 2023, l'11% degli adolescenti ha usato psicofarmaci senza prescrizione.
  • Il 13,6% degli studenti sa dove reperire facilmente i farmaci.
  • Il 42,3% indica la propria casa come fonte principale di farmaci.

Nell’antichità greca, la parola “pharmakon” racchiudeva un dualismo intrinseco: medicina e veleno, cura e rischio. Quest’ambivalenza risuona oggi con particolare forza nel mondo degli adolescenti italiani, dove l’accesso a farmaci, talvolta attraverso strade illecite come la falsificazione delle ricette mediche, alimenta un preoccupante fenomeno di abuso. Le autorità sanitarie e le associazioni di categoria dei farmacisti lanciano l’allarme, evidenziando un notevole incremento nell’utilizzo “ricreativo” di psicofarmaci, spesso in combinazione con l’alcol. Questo trend non rappresenta una novità assoluta, ma le sue dimensioni attuali e le modalità di approvvigionamento destano serie preoccupazioni.

Una circolare della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI), risalente a fine marzo, ha posto l’accento proprio sul “dilagare dell’acquisto” di psicofarmaci da parte dei giovanissimi mediante ricette contraffatte. Recenti rapporti, come quello del CNR, evidenziano che nel 2023 l’11% degli adolescenti ha fatto uso di psicofarmaci senza prescrizione, un aumento significativo rispetto agli anni precedenti[CNR]. In risposta a questa gravità, è stato richiesto ai farmacisti di esercitare la massima attenzione nella verifica delle prescrizioni, incluse quelle elettroniche, in particolar modo quando presentate da giovani o provenienti da altre regioni.

Le ricette false sembrano circolare ancora diffusamente; alcune riconducibili persino a casi di cronaca tragici come quello del ragazzo che si è tolto la vita ingerendo un mix di farmaci ottenuti con prescrizioni falsificate. Il “modus operandi” dei falsari si evolve, rendendo difficile per i medici tutelarsi, mentre le farmacie si configurano come un potenziale baluardo. La circolare FOFI del 2 aprile ribadisce l’invito alla prudenza, specialmente per le prescrizioni provenienti da fuori regione e quelle relative a psicofarmaci richieste da adolescenti. Anche le ricette dematerializzate, teoricamente più sicure, possono essere oggetto di falsificazione, come dimostrato dall’utilizzo del nome di un medico iscritto all’Ordine di Varese su diverse prescrizioni false per l’ossicodone. Questo evidenzia la necessità di rafforzare i sistemi di controllo e la collaborazione tra medici e farmacisti. Alcuni Ordini provinciali, come quello di Bari Bat, stanno diffondendo vademecum per aiutare i farmacisti a riconoscere le prescrizioni fraudolente e suggeriscono una lista di farmaci che richiedono una “cautela supplementare” nella dispensazione, tra cui Oxycontin, Zolpidem, Rivotril, Depalgos, Contramal.

Le modalità attraverso cui gli adolescenti ottengono queste ricette, come riportato dalle circolari dei farmacisti, sono principalmente due: la modifica “artatamente” di prescrizioni preesistenti, spesso tramite furto di ricettari e timbri dagli ambulatori medici e successiva compilazione “fai da te”, o l’utilizzo di software grafici per crearle digitalmente, rendendole quasi indistinguibili dalle originali. In parallelo, emerge l’allarmante fenomeno dell’acquisto online, che alimenta un vero e proprio mercato nero sul web, con particolare riferimento a piattaforme come Telegram, come confermato da alcune indagini. Nuove indagini hanno rivelato che il 13,6% della popolazione studentesca ha accesso a fonti per reperire medicinali senza eccessiva difficoltà. Un’alta porzione di questi studenti identifica la propria casa come principale risorsa[Avvenire]. Una volta ottenuti i farmaci, si aprono due scenari: l’uso personale, sovente mischiato con l’alcol per intensificare lo “sballo”, o la rivendita, trasformando i medicinali in sostanze stupefacenti a tutti gli effetti. Questo business sotterraneo, nella sua apparente semplicità, nasconde rischi elevatissimi per la salute dei giovani.

Fattori psicologici e vulnerabilità: perché gli adolescenti ricorrono ai farmaci

Il fenomeno dell’abuso dei psicofarmaci fra gli adolescenti appare inestricabilmente legato a un contesto caratterizzato da crescente disagio psicologico. Ricerche quali l’ESPAD (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs), realizzata dal CNR su un campione significativo composto da studenti italiani nella fascia d’età compresa fra i 15 e i 19 anni, offrono preziose indicazioni sui fattori che inducono questi giovani a tale condotta. Dalle statistiche fornite dall’ESPAD, risulta che ben il 10,5% dei ragazzi ha sperimentato l’utilizzo degli psicofarmaci senza la necessaria prescrizione medica (SPM) almeno una volta nella propria esistenza; si osservano tendenze allarmanti anche nel corso dell’ultimo anno (6,6%) così come nell’ultima mensilità (4%). Di particolare rilievo è la costante crescita evidenziata dal periodo del 2007 al 2017, seguita però da una diminuzione nel triennio successivo fino al 2020. Solo per presentarsi sotto forma inquietante con una netta recrudescenza nel 2021, temporalmente vicina alle limitazioni derivanti dalla pandemia globale causata dal Covid-19. Questa dinamica lascia intendere l’esistenza di legami chiari fra condizioni stressanti ed esperienze d’isolamento sociale che incentivano comportamenti ad alto rischio.

Le motivazioni dichiarate dagli studenti per l’uso di psicofarmaci SPM sono molteplici e riflettono le pressioni e le fragilità tipiche dell’adolescenza. Tra queste, spiccano la ricerca di un miglioramento delle performance scolastiche (riportato dal 46,8% per i farmaci per l’attenzione), il desiderio di migliorare l’aspetto fisico (72,5% per i farmaci per le diete), e il bisogno di sentirsi meglio con se stessi (36,6% per i farmaci per dormire e 54,6% per quelli per l’umore). A queste ragioni si aggiunge, con una rilevanza non trascurabile, la ricerca dello “sballo” e dell’evasione, soprattutto per farmaci come ansiolitici o barbiturici, spesso assunti in combinazione con alcol o cannabis per amplificarne gli effetti. Si tratta di una scorciatoia percepita per raggiungere un obiettivo o sfuggire alla realtà, senza affrontare le difficoltà e le fragilità sottostanti.


La facilità di reperimento di questi farmaci aggrava ulteriormente il problema. Secondo l’ESPAD, il 13,6% degli studenti sa dove procurarseli facilmente, e tra questi, la percentuale più alta (42,3%) indica la propria casa come fonte principale, seguita da Internet (28,2%) e dalla strada (22,2%). Questo dato, particolarmente accentuato durante la pandemia, suggerisce che la disponibilità domestica giochi un ruolo cruciale, soprattutto per i ragazzi che hanno già avuto esperienze con psicofarmaci prescritti. L’uso di farmaci trovati in casa può essere interpretato in alcuni casi come una forma di “autocura” per gestire ansia e paura, sentimenti acuiti dal lockdown, o come una normalizzazione del farmaco come strumento per affrontare il disagio, influenzata anche dal comportamento degli adulti.

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  • È confortante vedere che si punta l'attenzione... 👍...
  • Allarmante! La facilità con cui gli adolescenti accedono... 🚨...
  • E se il problema fosse la pressione sociale... 🤔...

Le ragazze sono più a rischio: vulnerabilità e stigma sociale

Un dato particolarmente significativo emerso dalle indagini è la maggiore vulnerabilità delle ragazze rispetto ai coetanei maschi all’abuso di psicofarmaci senza prescrizione medica. Le ragioni di questa disparità sono complesse e affondano le radici in fattori sia psicologici che sociali. Oltre alle motivazioni già citate, come il desiderio di migliorare l’aspetto fisico e di conseguenza l’autostima, le ragazze sembrano essere più influenzate dallo stigma associato al consumo di sostanze illecite “tradizionali”. Tenderanno a evitare comportamenti visti come più trasgressivi o legati a contesti sociali stigmatizzati, come l’uso di cocaina o marijuana, che sono spesso associati a frequentazioni più “maschili” o a canali di spaccio diretti. L’uso di psicofarmaci, al contrario, può essere percepito come meno rischioso e meno stigmatizzante, anche all’interno dell’ambiente familiare.

La percezione di “normalizzazione” dei farmaci all’interno della famiglia gioca un ruolo cruciale. Se le ragazze vedono i genitori fare uso di farmaci o li trovano facilmente reperibili in casa, possono sentirsi implicitamente autorizzate a farne un uso proprio, senza esporsi al giudizio sociale a cui sono tendenzialmente più sensibili rispetto ai maschi. Inoltre, l’accesso ai farmaci in casa elimina la necessità di rivolgersi a canali di spaccio illegali o a frequentazioni che potrebbero esporle a rischi o giudizi negativi. La ricercatrice Sabrina Molinaro sottolinea come il “mondo del microspaccio” sia prevalentemente maschile, rendendo l’accesso diretto alle sostanze illecite più difficile per le ragazze, che, se ricorrono a farmaci, tendono piuttosto ad appoggiarsi ad amici o a trovare altre vie meno esposte. Questa dinamica evidenzia una vulnerabilità specifica legata alle norme sociali e alla percezione del rischio, che spinge le ragazze verso il consumo di sostanze “alternative” come gli psicofarmaci SPM.

I rischi legati all’abuso di psicofarmaci SPM sono equiparabili a quelli derivanti dall’uso di altre sostanze psicoattive, con conseguenze potenzialmente gravi a livello comportamentale, disturbi iatrogeni e un elevato rischio di dipendenza. In particolare, le benzodiazepine e i barbiturici presentano un alto tasso di “additività”, rendendo molto facile per i ragazzi sviluppare una dipendenza. Questi farmaci, se usati in modo inappropriato e senza controllo medico, possono causare una forte obnubilazione e, se mischiati con l’alcol, come spesso accade, l’effetto drogante viene amplificato, esponendo i giovani agli stessi rischi associati al consumo di qualunque altra sostanza illecita. Il Rivotril, una benzodiazepina molto diffusa tra i giovani, è un esempio emblematicamente citato per i suoi effetti “droganti” che, soprattutto se mischiati all’alcol, possono portare a un temporaneo “spegnimento” del cervello, desiderato forse come fuga dalle difficoltà adolescenziali.

Affrontare la complessità: prevenzione, informazione e supporto

Il fenomeno dell’abuso di psicofarmaci tra gli adolescenti, alimentato anche dalla circolazione di ricette false, pone l’accento sulla necessità di un approccio multidimensionale che abbracci prevenzione, informazione e supporto. È fondamentale rompere il silenzio e affrontare apertamente il problema, sia nelle scuole che in famiglia. Campagne informative specifiche, rivolte agli adolescenti e ai loro genitori, possono contribuire a smontare la percezione distorta che i farmaci siano meno pericolosi delle sostanze illecite tradizionali. Come sottolineato dagli esperti, la linea di demarcazione tra alcuni tipi di psicofarmaci e le sostanze psicoattive illegali è “sottilissima” quando i farmaci vengono usati in modo improprio. L’MDMA, ad esempio, nota come Ecstasy, ha in passato avuto un impiego come psicofarmaco, a dimostrazione di quanto sia labile il confine.

La rivoluzione informatica, mentre facilita l’accesso alle informazioni sui farmaci, rende anche più urgente una corretta educazione digitale e alla salute. I ragazzi, pur conoscendo caratteristiche ed effetti di molti farmaci grazie al web, mancano spesso della consapevolezza sui rischi legati all’uso improprio e alla dipendenza. Oltre a informare e sensibilizzare le famiglie, è cruciale rendere questi farmaci meno accessibili, sia in casa che attraverso i canali illegali. I genitori hanno un ruolo fondamentale nella custodia sicura dei farmaci e nel non trasmettere ai figli una “eccessiva normalizzazione” del loro utilizzo come soluzione a qualsiasi disagio.

Da un punto di vista psicologico, l’abuso di farmaci può essere interpretato come una forma di coping disfunzionale, ovvero un tentativo inadeguato di affrontare e gestire emozioni difficili o situazioni stressanti. Nell’adolescenza, un periodo caratterizzato da grandi cambiamenti emotivi e identitari, la mancanza di strategie di coping più adattive, la pressione dei pari, le aspettative (scolastiche, familiari, sociali) e le difficoltà relazionali possono spingere i giovani a cercare soluzioni immediate nel farmaco. Questo comportamento può essere rinforzato da un senso di sollievo temporaneo (rinforzo positivo) o dalla riduzione di emozioni negative come ansia o tristezza (rinforzo negativo), creando un circolo vizioso che può sfociare nella dipendenza.


Approfondendo, possiamo considerare il fenomeno attraverso la lente della Teoria dell’Apprendimento Sociale di Bandura, che sottolinea l’importanza dell’osservazione e dell’imitazione nel modellamento del comportamento. Gli adolescenti possono apprendere l’uso di farmaci osservando il comportamento degli adulti in famiglia o dei pari, percependo questo comportamento come “normale” o efficace per affrontare il disagio. Inoltre, la Teoria dell’Attaccamento evidenzia come relazioni di attaccamento insicure o insoddisfacenti possano aumentare la vulnerabilità dei giovani a comportamenti a rischio, poiché mancano di un “porto sicuro” emotivo a cui rivolgersi nei momenti di difficoltà. Un’esperienza traumatica, anche se non direttamente legata all’uso di sostanze, può lasciare una “cicatrice” emotiva che rende l’individuo più propenso a cercare nel farmaco una forma di auto-medicazione o evasione.

Per stimolare una riflessione personale, pensiamo a quanto sia facile, nella frenesia della vita quotidiana e nella ricerca di soluzioni rapide, delegare la gestione del disagio a una pillola. Quanto siamo consapevoli del potere trasformativo, in positivo e in negativo, di un farmaco? E quanto investiamo nella costruzione di competenze emotive nei nostri giovani, insegnando loro a riconoscere, esprimere e gestire in modo sano le proprie emozioni? Forse, il primo passo è riconnettersi a noi stessi, alle nostre emozioni, e ricordare che la vera forza risiede nella capacità di attraversare il disagio, non di evitarlo. Insegnare ai nostri ragazzi questa lezione, offrendo un supporto autentico e creando spazi di ascolto empatico, potrebbe essere la migliore “medicina” per prevenire derive pericolose, ricordando sempre che la fragilità, se compresa e supportata, può trasformarsi in una risorsa.

Glossario:

  • pharmakon: termine greco che indica sia medicina che veleno, sottolineando l’ambivalenza dei farmaci.
  • Abuso di psicofarmaci: uso non terapeutico di farmaci prescritti, spesso a scopo ricreativo.
  • Ricette false: prescrizioni mediche fraudolente, utilizzate per ottenere farmaci in modo illegale.
  • ESPAD: European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs, studio che analizza il consumo di sostanze tra giovani.

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