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Traumi oculari nello sport: come proteggere la vista e superare il trauma

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  • Ogni anno, 10.000 incidenti oculari severi in Italia sono causati dallo sport.
  • Il 40% dei traumi oculari sportivi porta a riduzione della vista.
  • Il 90% degli incidenti sono prevenibili con adeguate misure di sicurezza.

L’incidenza dei traumi oculari associati alla pratica sportiva riveste un’importanza fondamentale nell’ambito della medicina dedicata allo sport e alla sanità pubblica. Ogni anno, si calcola che ben diecimila incidenti oculari severi in Italia siano il risultato diretto dell’attività fisica, con un tasso inquietante del 40% di tali eventi che culminano in una diminuzione sostanziale della capacità visiva.[Quotidiano Sanità] Questo dato sottolinea l’importanza di una maggiore consapevolezza e di strategie preventive efficaci. Le categorie maggiormente interessate da queste problematiche risultano essere i bambini, seguiti da un altro gruppo significativo: i giovani adulti aventi un’età compresa tra 18 e 35 anni. Notabilmente, è il genere maschile a risentirne in misura superiore. Tuttavia, c’è una nota positiva: circa il 90% degli incidenti verificatisi può essere considerato non solo prevedibile ma anche suscettibile di intervento preventivo mediante l’implementazione delle opportune misure di sicurezza.[Pleyers]

Statistiche sui traumi oculari: Ogni anno in Italia si registrano circa 40. 000 nuovi incidenti legati ai traumi oculari, evidenziando una notevole quota riconducibile alle pratiche sportive.
Numerosi sport comportano un incremento sostanziale della possibilità di subire lesioni agli occhi. In particolare quelli caratterizzati dall’impiego di palle o palline – si pensi a calcio, basket, tennis, padel, baseball, hockey e volleyball – risultano frequentemente segnalati grazie all’elevata velocità dei proiettili coinvolti. Analogamente, le discipline combattive come la boxe e le arti marziali rappresentano un notevole fattore di rischio per via del contatto fisico immediato e delle potenziali forze d’impatto elevate. È sorprendente osservare che anche sport apparentemente meno rischiosi nascondono delle insidie; ad esempio, nel golf si registrano casi riferibili a ferite provocate dalla pallina o dalla mazza utilizzata, mentre nella pesca è frequente riscontrare infortuni dovuti agli ami affilati. Anche nelle modalità d’immersione come i tuffi — benché prive dell’utilizzo esplicito d’oggetti — ci si può imbattere in problemi relativi alla comorbosità dell’umor vitreo, dettandone così spiacevoli effetti sulla retina, inclusa persino l’eventualità del distacco.
La categorizzazione degli sport secondo il relativo livello espositivo al rischio visivo appare quindi essere quantomai opportuna. Gli sport ad alto rischio includono boxe, arti marziali e discipline che prevedono oggetti piccoli e veloci come lo squash. A rischio medio si trovano tennis, baseball, hockey, calcio e rugby. Nuoto, ciclismo, ginnastica, pattinaggio ed equitazione rientrano nella categoria di rischio modesto. Le lesioni possono variare da lievi abrasioni corneali a traumi contusivi gravi con distruzione di tessuti. I sintomi acuti possono manifestarsi con dolore, fotofobia, lacrimazione e deficit visivo. Tuttavia, esistono anche lesioni asintomatiche, che sono particolarmente insidiose in quanto possono condurre a una perdita visiva parziale o totale, come distrofie, rotture retiniche, emorragie vitreali ed edemi intraretinici, senza che il trauma iniziale sia immediatamente associato al danno.

Strategie di prevenzione e protezioni oculari specifiche

La prevenzione dei traumi oculari nello sport è un aspetto cruciale che merita un’attenzione particolare, dato che, come evidenziato, la maggior parte di questi infortuni potrebbe essere evitata. L’utilizzo di protezioni oculari adeguate è la misura più efficace per ridurre drasticamente il numero e la gravità dei danni agli occhi. Non tutti gli occhiali offrono la stessa protezione. Gli occhiali “comuni”, infatti, mostrano una resistenza all’impatto di appena il 4-5% rispetto a quelli specificamente progettati per lo sport, realizzati in policarbonato. Le lenti di occhiali tradizionali, rompendosi, possono addirittura aggravare il danno anziché prevenirlo.

Tipologia di Sport Rischio di Trauma Oculare
Boxe, Arti Marziali Alto
Tennis, Calcio, Hockey Medio
Nuoto, Ciclismo Basso
Ginnastica, Corsa Eye Safe

Le protezioni oculari sportive sono progettate con montature e lenti studiate per resistere a impatti anche molto forti e a corpi contundenti, conformemente a precise normative di sicurezza. La scelta del policarbonato si rivela opportuna per le lenti destinate all’ambito sportivo: questo materiale non solo garantisce una spiccata abilità nell’assorbire i raggi UV, ma presenta anche una straordinaria resistenza agli impatti – addirittura otto volte superiore rispetto ai materiali concorrenti. In situazioni sportive caratterizzate da oggetti volanti rapidi quali palline o racchette aerodinamiche, risulta altamente consigliabile utilizzare occhiali protettivi equipaggiati con tali lenti.
In aggiunta all’impiego degli occhiali specifici per le attività fisiche sopra menzionate, caschi con visiere protettive rivestono un’importanza cruciale in varie discipline sportive. Un esempio emblematico sono quelli utilizzati nel baseball e hockey: qui i caschetti dotati di mascherine realizzate in policarbonato risultano imprescindibili. Tuttavia occorre tenere presente anche altre attività sportive—come tennis e padel—dove, sebbene non sia obbligatorio indossare questa tipologia d’attrezzatura di sicurezza, i occhialini anti-urto suggeriti rappresentano comunque uno strumento valido vista la potenziale velocità delle palle coinvolte nel gioco. È quindi imperativo rispettare tutte le indicazioni normative relative alla protezione personale fornite dalle associazioni competenti nello sport praticato; a tal fine esistono requisiti specifici, incluso l’uso del casco durante partite hockeistiche o di football americano, così come della mascherina durante la pratica della scherma. Non ci si può limitare all’adeguatezza dell’equipaggiamento: diviene fondamentale assicurarsi che lo spazio dedicato allo sport rispetti elevati standard di sicurezza e di illuminazione. La scelta attenta delle protezioni non è solo una questione superficiale, ma rappresenta un modo per tutelare visione e benessere nel tempo, prevenendo effetti collaterali gravosi tanto sul piano corporeo quanto su quello mentale.

Cosa ne pensi?
  • Ottimo articolo! Finalmente si parla di prevenzione nello sport......
  • Davvero allarmante il numero di traumi oculari 😟, soprattutto......
  • Interessante l'EMDR! Ma siamo sicuri che sia la soluzione......

Recupero cognitivo e gestione del trauma psicologico: il ruolo dell’EMDR

Il trauma oculare nello sport, oltre alle manifestazioni fisiche tangibili che presenta, si riflette anche in un significativo impatto sulla sfera psicologica degli atleti. Quando accadono eventi traumatici—specialmente quelli imprevisti ed estremamente seri—si attivano risposte emotive ed elaborazioni cognitive articolate; queste vanno dall’ansia al disturbo da stress post-traumatico (PTSD), includendo atteggiamenti preventivi volti all’evitamento del rischio ed effetti negativi sulle performance sportive. In simili circostanze è imprescindibile il contributo della psicologia dello sport: essa gioca un ruolo essenziale nel guidare gli atleti durante il loro processo riabilitativo che abbraccia tanto la dimensione corporea quanto quella mentale. È fondamentale affrontare le ripercussioni psichiche associate ai traumi affinché la persona possa elaborare ciò che ha vissuto con successo e sostituire gradualmente tale esperienza con stati mentali positivi così da ripristinare eventualmente le condizioni ottimali per praticare nuovamente lo sport.
Tra le tecniche terapeutiche comprovate su scala globale per gestire traumi emotivi collegati allo stress spicca l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), traducibile come Desensibilizzazione e rielaborazione tramite movimenti oculari. Questo approccio si concentra sul ricordo dell’esperienza traumatica e utilizza movimenti oculari o altre forme di stimolazione bilaterale alternata (destro/sinistra) per facilitare il riprocessamento delle informazioni. L’EMDR si basa sul modello di elaborazione adattiva dell’informazione (AIP), secondo cui un evento traumatico viene immagazzinato nella memoria in modo disfunzionale, “congelando” le emozioni, le percezioni e le cognizioni disturbanti. Queste informazioni, incapaci di connettersi con altre reti neurali utili, continuano a causare disagio e possono portare a patologie come il PTSD.
Dopo una o più sedute di EMDR, i ricordi disturbanti perdono la loro carica emotiva negativa e subiscono una desensibilizzazione. Il cambiamento è spesso rapido, indipendentemente dagli anni trascorsi dall’evento. L’immagine mentale del trauma cambia, i pensieri intrusivi si attenuano o spariscono, diventando più adattivi, e le emozioni e sensazioni fisiche diminuiscono di intensità. L’elaborazione permette al paziente di cambiare prospettiva, riformulando le valutazioni cognitive su di sé e adottando comportamenti più funzionali. Il fine primario di questa metodica consiste nel garantire che il ricordo di esperienze traumatiche venga assimilato nel passato, con una percezione distante e integrata all’interno di un quadro cognitivo ed emotivo favorevole. Il trattamento EMDR ha ottenuto riconoscimenti quali metodo evidence-based da parte di autorevoli istituzioni come l’American Psychological Association, l’American Psychiatric Association, l’International Society for Traumatic Stress Studies e dal Ministero della Salute italiano. Inoltre, nel 2013 la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ne ha attestato ufficialmente l’efficacia nell’affrontare traumi e i disordini ad essi legati. Oltre alla riduzione della sofferenza emotiva e dell’arousal fisiologico provocati dal trauma vissuto, questo approccio terapeutico si rivela prezioso soprattutto per quei pazienti incapaci di esprimere verbalmente le proprie esperienze traumatiche; consente infatti un maggiore controllo durante le fasi espositive e agevola una più efficace gestione delle intense emozioni.[EMDR Milano]

Affrontare il trauma e ricostruire la resilienza: un percorso possibile

La capacità umana di fronteggiare eventi traumatici è straordinaria, ma non priva di sfide. Un trauma, in particolare uno che colpisce una parte così vitale come la vista, non si limita all’evento fisico; si insinua nella psiche, alterando la percezione di sicurezza e la fiducia nelle proprie capacità. In questo senso, la psicologia ci insegna che il modo in cui elaboriamo un’esperienza dolorosa è fondamentale per il nostro benessere futuro. Il trauma, infatti, può “congelare” le memorie negative, rendendole intrusive e disfunzionali. La terapia EMDR, con i suoi movimenti oculari o altre stimolazioni bilaterali, offre un meccanismo per sbloccare queste informazioni “intrappolate” nelle reti neurali, permettendo al cervello di rielaborarle in un contesto più adattivo. Questo processo non cancella il ricordo, ma ne attenua la carica emotiva negativa, trasformandolo da fonte di sofferenza a esperienza integrata nel proprio percorso di vita. È un promemoria potente di come la mente e il corpo siano intrinsecamente connessi e di come il lavoro psicologico possa avere un impatto diretto sul nostro funzionamento fisiologico.
A un livello più avanzato, il trauma oculare sportivo, soprattutto se implica una significativa perdita di acuità visiva, può innescare una riorganizzazione neurologica complessa. Ciò che potremmo definire “riconnessione neurale adattiva” è il processo attraverso il quale il cervello, dopo un trauma, ricerca e crea nuove vie neurali per compensare le funzioni compromesse o per reinterpretare le esperienze sensoriali. L’EMDR, in questo contesto, non si limita a desensibilizzare il ricordo, ma facilita questa riconnessione, permettendo al soggetto di “riscrivere” la narrazione dell’evento traumatico e di integrarla in un framework di resilienza. Questo è un campo di studio affascinante che lega la neuroscienza alla psicologia clinica, mostrando come interventi mirati possano letteralmente rimodellare il cervello. Riflettiamo su quanto sia incredibile la capacità di recupero del nostro organismo e su come, anche di fronte a un danno apparentemente devastante, esistano strumenti per ricostruire non solo la funzionalità, ma anche il senso e il significato della propria esperienza. È un invito a non arrendersi di fronte alle difficoltà e a cercare sempre le risorse, interne ed esterne, per superare gli ostacoli e ritrovare un equilibrio.

Glossario:
  • EMDR: Metodologia di terapia psicologica utilizzata per trattare traumi attraverso movimenti oculari.
  • PTSD: Disturbo da Stress Post-Traumatico, condizione psicologica che può svilupparsi dopo aver vissuto eventi traumatici.
  • Policarbonato: Materiale plastico ad alta resistenza, spesso utilizzato per occhiali protettivi.

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