- Il 40% degli adulti israeliani esposti agli attacchi ha sviluppato sintomi DOC.
- Il 24% dei sopravvissuti ha manifestato nuovi sintomi ossessivo-compulsivi.
- La dTMS ha ridotto del 30% la gravità dei sintomi nel 38,1% dei pazienti.
L’eco del trauma risuona nel profondo della psiche umana, manifestandosi in modi inaspettati e complessi. Un recente studio ha gettato luce su una connessione inquietante: l’insorgenza del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) in seguito a eventi traumatici. Questa scoperta, emersa in seguito agli attacchi del 7 ottobre 2023 in Israele, offre una prospettiva inedita sulla vulnerabilità della mente umana di fronte all’orrore.
Il trauma come catalizzatore del DOC
La ricerca, condotta su un campione di 132 adulti israeliani esposti alla violenza degli attacchi, ha rivelato che il *40% di essi ha sviluppato sintomi compatibili con il DOC, un dato nettamente superiore al 7% riscontrato nel gruppo di controllo. Ancora più sorprendente è il fatto che il 24% dei sopravvissuti ha manifestato sintomi ossessivo-compulsivi completamente nuovi, mai sperimentati prima del trauma, contro un misero 2% nel gruppo di controllo. Questo studio, pubblicato su Psychotherapy and Psychosomatics, stabilisce per la prima volta una linea causale diretta tra un evento traumatico specifico e l’insorgenza del DOC. Il sintomo più comune emerso tra i sopravvissuti è il controllo compulsivo, un tentativo disperato di ristabilire un senso di sicurezza e prevedibilità in un mondo improvvisamente diventato caotico e minaccioso.

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Le molteplici facce del DOC post-traumatico
Le diverse manifestazioni del DOC post-traumatico. Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo, che solitamente interessa una percentuale ridotta, circa il 2-3% della popolazione, si palesa attraverso pensieri invadenti (ossessioni) e condotte iterative (compulsioni) che l’individuo non riesce a dominare, pur riconoscendone l’assurdità. Nel contesto del trauma, questi sintomi possono assumere forme specifiche, strettamente legate all’esperienza traumatica vissuta. Ad esempio, un bambino vittima di abusi sessuali potrebbe sviluppare compulsioni di lavaggio per liberarsi dalla sensazione di sporco e contaminazione, mentre un sopravvissuto a un incidente potrebbe controllare ossessivamente i freni della propria auto per evitare che l’evento si ripeta. La letteratura scientifica è concorde nell’ipotizzare che una combinazione di fattori predisponenti, tra cui la suscettibilità genetica e la propensione a sopprimere i pensieri, interagisca con l’esposizione a circostanze stressanti e traumatiche percepite come al di fuori del controllo del bambino. In questi casi, si parla di “DOC post-traumatico”, un fenomeno in cui il bambino sviluppa i sintomi del DOC nel tentativo di fronteggiare ed evitare i pensieri e le immagini dolorose legate al trauma subito.
Oltre la terapia cognitivo-comportamentale: un approccio integrato
La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) si è dimostrata efficace nel trattamento del DOC, ma nei casi in cui il disturbo è legato a un trauma, è necessario affiancare interventi specifici rivolti al trauma stesso. I soggetti che hanno subito abusi sessuali in età infantile mostrano spesso una comorbilità di PTSD e DOC, un quadro sintomatologico notevolmente più intricato da gestire. Alcune indagini hanno evidenziato che i pazienti con diagnosi congiunta di DOC e PTSD non hanno registrato miglioramenti sintomatici dopo la TCC, a differenza di coloro che erano affetti unicamente da DOC. Questo suggerisce che il trattamento del DOC deve essere integrato con un approccio specifico al trauma, che tenga conto delle peculiarità dell’esperienza traumatica vissuta dal paziente. La ricerca ha anche esplorato l’uso di sostanze come l’MDMA nel trattamento del PTSD, con risultati promettenti. Uno studio preliminare dell’Università israeliana di Haifa ha rilevato che i sopravvissuti all’attacco di Hamas del 7 ottobre che avevano assunto MDMA prima dell’evento hanno mostrato meno ripercussioni psicologiche sia nell’immediatezza degli eventi che nei mesi successivi. Questo potrebbe essere dovuto agli effetti dell’MDMA sugli ormoni come l’ossitocina, che promuove i legami, riduce la paura e aumenta il senso di cameratismo.
La stimolazione magnetica transcranica profonda (dTMS): una nuova speranza
Per i pazienti affetti da DOC che non rispondono adeguatamente ai trattamenti farmacologici e/o psicoterapici, la stimolazione magnetica transcranica profonda (dTMS) rappresenta una valida alternativa. Questa tecnica di stimolazione cerebrale non invasiva agisce sulla plasticità cerebrale e modula l’attività delle cellule cerebrali, apportando benefici significativi nel trattamento del DOC. Numerosi studi hanno evidenziato cambiamenti funzionali in specifiche aree cerebrali coinvolte nei processi di estinzione e acquisizione di nuove conoscenze, come la corteccia orbitofrontale, la corteccia cingolata anteriore e lo striato. Queste strutture manifestano un’attività eccessiva nei pazienti con DOC in stato di riposo e aumentano ulteriormente la loro attività quando i sintomi vengono provocati. Uno studio pilota condotto dall’Università di Tel Aviv ha dimostrato che la dTMS della corteccia prefrontale mediale e della corteccia cingolata anteriore apporta benefici contro il DOC. Il 38,1% dei pazienti trattati con dTMS ha ottenuto una risposta di oltre il 30% di riduzione della gravità dei sintomi, rispetto all’11,1% nel gruppo di controllo.
Verso una comprensione più profonda e una cura più efficace
Lo studio israeliano apre nuove prospettive sulla comprensione e il trattamento del DOC, evidenziando la necessità di un approccio integrato che tenga conto sia dei sintomi ossessivo-compulsivi che dell’esperienza traumatica sottostante. La scoperta che il trauma può innescare l’insorgenza del DOC sottolinea l’importanza di una diagnosi precoce e di un intervento tempestivo, per prevenire la cronicizzazione del disturbo e migliorare la qualità di vita dei pazienti.
Resilienza e Ricostruzione: Un Percorso di Speranza
Il viaggio attraverso le complessità del trauma e del disturbo ossessivo-compulsivo ci conduce a una riflessione profonda sulla resilienza umana. La capacità del cervello di adattarsi e reagire a eventi traumatici, sebbene possa manifestarsi attraverso sintomi debilitanti come il DOC, testimonia la sua straordinaria plasticità.
Una nozione base di psicologia cognitiva ci insegna che i pensieri intrusivi e le compulsioni sono meccanismi di coping disfunzionali, tentativi maldestri di gestire l’ansia e il senso di perdita di controllo derivanti dal trauma.*
Una nozione più avanzata ci rivela che la neuroplasticità, la capacità del cervello di riorganizzarsi formando nuove connessioni neurali per tutta la vita, offre una via di speranza per la guarigione. Attraverso terapie mirate, come la TCC integrata con interventi specifici sul trauma e la dTMS, è possibile rimodellare i circuiti neurali coinvolti nel DOC, promuovendo un recupero duraturo.
Riflettiamo: Quali sono le nostre strategie di coping di fronte alle avversità? Siamo consapevoli dei meccanismi che mettiamo in atto per proteggerci dal dolore? E soprattutto, siamo disposti a esplorare nuove vie per affrontare le nostre ferite e ricostruire un futuro di benessere e serenità?